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Notizie Varie

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Gli studenti di Piacenza si mobilitano: «Via il brevetto, il vaccino sia per tutti»

campagna togliere brevetto dai vaccini anti Covid degli studenti di Piacenza

“Sarebbe triste se nel fornire il vaccino si desse la priorità ai più ricchi, o se questo vaccino diventasse proprietà di questa o quella Nazione, e non fosse per tutti”: così sottolineava papa Francesco incontrando i volontari del Banco Farmaceutico a vent’anni dalla nascita della realtà che combatte la “povertà sanitaria” garantendo farmaci a coloro che non potrebbero permetterseli e, dunque, finirebbero con il rinunciare a curarsi. Papa Francesco si era soffermato - e non è stata la sola volta - sulla necessità di “globalizzare la cura” anche sul fronte della lotta al Covid, garantendo l’accesso al vaccino a tutti i Paesi, compresi quelli più poveri.

Ora questo appello - che si inserisce in una pluralità di voci, da Amnesty International al Comitato nazionale di bioetica - viene raccolta dagli studenti del liceo “Gioia” di Piacenza, che lo rilanciano ai colleghi, attraverso la loro Consulta provinciale. “Chiediamo la sospensione della licenza dei brevetti, possibilità aperta dall’articolo 27 degli accordi Trips sugli aspetti commerciali di proprietà intellettuale”, sottolinea Alice Bonelli, studentessa di una delle tre classi del “Gioia” da cui è nata l’iniziativa di sensibilizzazione, partita da un input del docente di storia e filosofia Vincenzo Maini. “Il professore ci ha sottoposto un tema di grande attualità di cui però si parla poco - spiega Bonelli -. Ci siamo messi a studiare gli accordi Trips e ad approfondire la questione, abbiamo sottoposto la proposta al preside, che ci ha appoggiato, e alla Consulta degli Studenti”.

I precedenti non mancano. Il prof. Maini cita il caso dei farmaci antiretrovirali per il trattamento dei malati di Aids, il cui costo era insostenibile prima che il governo Mandela intervenisse sospendendo il brevetto. Anche il vaccino per la poliomielite di Sabin, per esempio, non venne brevettato proprio per consentirne l’utilizzo e la diffusione il più possibile. "Piacenza è una delle realtà più colpite nella prima fase della pandemia, sarebbe significativo se riuscisse a mettere in moto un coinvolgimento più vasto su questo tema, anche in onore della tante vittime che abbiamo pianto", riflette il prof. Maini.

Un video e un sito per sensibilizzare

Il primo step della campagna è la costruzione di un sito internet e la realizzazione di un video da far circolare anzitutto tra gli studenti, sfruttando i canali social che raggiungono più facilmente i giovanissimi. “Speriamo di portare l’iniziativa in Regione e anche a livello nazionale. Togliere il brevetto ai vaccini anti-Covid è possibile: perché non farlo ora? Tante categorie sociali stanno soffrendo, il vaccino aiuterebbe a ripartire, a ritrovare speranza”, evidenzia Costanza De Poli, rappresentante della Consulta degli Studenti.


“Crediamo che proprio noi studenti dobbiamo farci portavoce di questa esigenza: la nostra generazione sta perdendo i suoi anni più belli davanti a uno schermo - è l’accorata considerazione di Nicolò Lodigiani, rappresentante di Istituto al Liceo Gioia -. Vogliamo impegnarci al massimo in questa causa, saremo come la goccia che, poco alla volta, scava la pietra”.


Tra gli istituti piacentini, ha già dato l’appoggio ufficiale alla campagna il liceo “Colombini”, ma sono in corso contatti anche con le altre scuole. La campagna verrà diffusa inoltre agli studenti delle scuole all’estero con cui il “Gioia” ha avviato uno scambio. E se già altri, in Italia o fuori dai confini nazionale, si stanno muovendo con una proposta simile, il desiderio è di fare rete, di unire le voci. In una seconda fase, non si esclude di lanciare anche una petizione per raccogliere firme da presentare alle istituzioni e al mondo politico.


Barbara Sartori

Pubblicato l'11 marzo 2021.

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Emilia contemporanea: un itinerario nel cuore delle espressioni dell'oggi di Visit Emilia

arte

Le province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia svelano un’attitudine peculiare alla ricerca del nuovo e del nuovissimo, delle intuizioni che hanno lastricato la strada verso il presente, raccogliendo testimonianze di percorsi fuori dalle rotte e proponendo scorci su panorami artistici inediti ma fondamentali per riflettere su un’epoca in continua mutazione. Di seguito, una mappa su cui segnare le tappe di un viaggio tra correnti e tensioni in quell’Emilia che rivendica anche per il 2021 il proprio status di estensione della Capitale Italiana della Cultura.

Piacenza

Nel sottotetto del rinascimentale Castello di San Pietro in Cerro, lungo il percorso che si sviluppa tra le due torrette, nel 2001 è stato allestito il MiM – Museum in Motion, collezione d’arte di oltre millecinquecento pezzi dal dopoguerra all’attualità (tra pittura, grafica, scultura e installazione) esposti a rotazione, comprensiva di più di trecento opere di autori internazionali, nazionali e locali. La collaborazione dell’associazione parigina D’ARS, il sostegno critico di Pierre Restany e l’organizzazione di Roberta Castellani hanno portato alla divisione dell’esposizione in tre sezioni: le ricerche internazionali sono attestate da lavori di artisti come Gonzalo Martin Calero, Roger Selden, Alzek Misheff o Javier Loren, mentre il panorama creativo italiano da quelli di nomi quali Alberto Allegri, Agostino Bonalumi, Gianni Brusamolino, Gioxe De Micheli, Gianfranco Ferroni, Ugo La Pietra, Bruto Pomodoro o Concetto Pozzati. Una particolare attenzione è rivolta poi agli sviluppi dell’arte piacentina, valorizzata attraverso le opere di Carlo Berté, Armodio, Bot, Sergio Brizzolesi, Gustavo Foppiani, Mauro Fornari, Alberto Gallerati, Giorgio Groppi, Paolo Perotti, Ludovico Mosconi, Cinello Losi, Luciano Spazzali e William Xerra. Nel giardino sono presenti alcune sculture e installazioni contemporanee del periodo post-cubista e post-metafisico di Gianni Brusamolino, e della concettuale, poverista Pina Inferrera Curtò. Tra le ultime novità, l'inaugurazione della sala dedicata a Sergio Dangelo e la presentazione dell'installazione "I Guerrieri Robotici” di Ale Guzzetti.
(Per informazioni: https://www.visitemilia.com/en/plan-your-visit/castle-of-san-pietro-in-cerro/)

Risale invece al novembre del 2015 l’inaugurazione della Collezione Mazzolini nei monumentali ambienti del monastero di San Colombano a Bobbio. L’esposizione, che comprende principalmente opere di artisti italiani realizzate tra gli anni ’30 e gli anni ’60, raccoglie artisti autorevoli come Enrico Baj, Renato Birolli, Carlo Carrà, Massimo Campigli, Giuseppe Capogrossi, Giorgio De Chirico, Filippo De Pisis, Ottone Rosai, Lucio Fontana, Achille Funi, Piero Manzoni, Mario Nigro, Giò Pomodoro e Mario Sironi e conta 899 opere tra sculture e dipinti, di cui solo una minima parte esposte, per questioni logistiche di spazio. La storia della raccolta e la sua eterogeneità prendono le mosse dall’amore per l’arte dei fratelli Simonetti. La conoscenza di Rosa Mazzolini, appassionata collezionista che nel 1950 divenne assistente nel loro studio medico, suggellò l’incontro con l’arte del tempo e incoraggiò i Simonetti alla frequentazione di gallerie e alla scelta di opere coeve. Prese forma così una selezione qualificata dalla considerevole varietà dei pezzi, appartenenti a numerose e differenti correnti stilistiche.
(Per informazioni:
https://www.visitemilia.com/organizza-la-tua-visita/museo-collezione-mazzolini/)  

Parma

Fin dal momento della sua fondazione, nel 1968, Il Centro Studi e Archivio della Comunicazione (CSAC) si è posto l’obiettivo di costituire una raccolta rappresentativa di arte, fotografie, disegni di architettura, design, moda e grafica. Ospitato dal 2007 presso l’Abbazia di Valserena, è strutturato in cinque sezioni - Arte, Fotografia, Media, Progetto, Spettacolo – nelle quali sono conservati circa 12 milioni di pezzi. La sezione Arte offre, attraverso 1.700 dipinti, 300 sculture e 17.000 disegni, un panorama della cultura artistica italiana del secondo dopoguerra, dal realismo di Renato Guttuso, all’astrazione di Carla Accardi, Emilio Scanavino, Mario Radice e Nicola Carrino, fino all’informale di Arnaldo Pomodoro, all’arte povera di Mario Ceroli e al concettuale di Alighiero Boetti.
L’Archivio della Moda vanta circa 70.000 pezzi tra figurini, disegni, schizziabiti, riviste, mentre la sezione Media, conserva 7.000 bozzetti di manifesti e 2.000 manifesti cinematografici di autori come Ballester, Acerbo, Cesselon, Ciriello, Manno, 11.000 disegni di satira e fumetto e 3.000 disegni per illustrazione di autori come Pericoli e Chiappori, quelli del gruppo de “Il Male” (Angese, Giuliano, Perini, Vincino), quelli del gruppo de “La Repubblica” (Bevilacqua, Bucchi, Alain Denis, Eletti, Jezek, Micheli), e poi ancora Galantara e Bisi, oltre agli archivi di Brunetta Mateldi. Da ricordare, gli importantissimi archivi (circa 100.000 pezzi) di Carboni, Iliprandi, Provinciali, Sepo, Tovaglia e Vitale.
La Sezione Fotografia consta infine di oltre 300 fondi, più di 9.000.000 di immagini, dal 1840 ad oggi. (Per informazioni: https://www.visitemilia.com/organizza-la-tua-visita/csac-centro-studi-e-archivio-comunicazione/)

Reggio Emilia

Dal 21 maggio al 4 luglio torna il Festival FOTOGRAFIA EUROPEA, quest’anno ispirato da un verso di Gianni Rodari “Sulla Luna e sulla Terra / fate largo ai sognatori!”, un invito a continuare a guardare in alto, soprattutto in questi momenti di spaesamento, a portare contributi visivi che accompagnino gli sguardi verso prospettive nuove e necessarie. Con un programma denso di eventi, alla presenza di artisti internazionali, il Festival – prodotto e promosso da Comune di Reggio Emilia e Fondazione Palazzo Magnani – per convivere al meglio con le restrizioni che ci accompagneranno ancora per i prossimi mesi, partirà con un’anteprima, il 14 maggio, proponendo per la prima volta cinque mostre open air. (info: https://www.visitemilia.com/eventi/emilia-2020-21/)
Giovane Fotografia Italiana, progetto del Comune di Reggio Emilia dedicato alla valorizzazione dei migliori talenti della fotografia contemporanea under 35 in Italia.
Dal 21 maggio al 4 luglio, nel suggestivo complesso monumentale dei Chiostri di San Domenico, durante il Festival Fotografia Europea in una mostra collettiva dal titolo RECONSTRUCTION, a cura di Ilaria Campioli e Daniele De Luigi, saranno esposti sette nuovi progetti di Domenico Camarda, Irene Fenara, Alisa Martynova, Francesca Pili, Vaste Programme, Martina Zanin, Elena Zottola, selezionati da una giuria internazionale. La fotografia può essere un linguaggio tra i più efficaci per ricostruire il passato, costruire il reale nelle sue multiple dimensioni, anticipare nuove visioni e un’idea di futuro. (per info: https://www.visitemilia.com/eventi/emilia-2020-21/)
Negli spazi cinquecenteschi dei Chiostri di San Pietro, aprirà entro l’anno anche la mostra “Caleidoscopica. Il mondo illustrato di Olimpia Zagnoli”, rimandata a causa dell’emergenza sanitaria.
Dopo aver conquistato in pochissimi anni il mondo dell’editoria, della moda e della comunicazione, Olimpia Zagnoli torna a Reggio Emilia, città della sua infanzia, con un progetto espositivo capace di valorizzare le innumerevoli sfaccettature del suo lavoro. La mostra ripercorre dieci anni della carriera dell’illustratrice mostrando il suo tratto inconfondibile declinato in disegni, stampe, neon, tessuti, sculture in ceramica, legno e plexiglas e oggetti di uso comune. (per info:
https://www.visitemilia.com/organizza-la-tua-visita/fondazione-palazzo-magnani/)
È ricchissima la programmazione della Collezione Maramotti che, con una costante attenzione all'andamento della situazione sanitaria, vede aggiungersi alla mostra già in corso una lista di progetti futuri e una nuova esposizione, già pronta ad aprire i battenti, appena sarà consentito.

La Collezione, ha sede nell’ex stabilimento Max Mara progettato nel 1957 dagli architetti Antonio Pastorini ed Eugenio Salvarani e convertito in spazi espositivi dall’architetto inglese Andrew Hapgood nel 2003. La collezione permanente comprende diverse centinaia di opere d'arte realizzate dal 1945 a oggi, che rappresentano alcune delle principali tendenze artistiche italiane e internazionali della seconda metà del XX secolo. È fondamentalmente costituita da dipinti, ma sono presenti anche sculture e installazioni. Gli artisti sono rappresentati con opere significative soprattutto nel periodo della loro apparizione sulla scena artistica, quando cioè il loro lavoro introduceva elementi di sostanziale novità nella ricerca contemporanea. A fianco della collezione permanente si susseguono, con una programmazione sistematica, mostre e progetti commissionati ad artisti, negli spazi dell’edificio adibiti alle iniziative temporanee.
Appena sarà possibile riaprire, proseguirà fino al 30 maggio 2021 “Mollino/Insides” - che propone suggestive fotografie delle modelle di Carlo Mollino accanto a scorci dell’ultima enigmatica dimora dell’artista in via Napione a Torino, trasformata dall’interpretazione pittorica di Perez e dall’occhio fotografico di Schindler – fino al 25 luglio (inaugurazione non ancora definita) “HOW TO BE ENOUGH”, prima personale in Italia di ruby onyinyechi amanze, artista di origine nigeriana che ha concepito un nuovo disegno pluridimensionale per la Pattern Room della Collezione, lavorando su una scala monumentale mai sperimentata prima.
Il 17 ottobre aprirà infine i battenti la prima mostra italiana dei TARWUK, duo artistico formato dai croati Bruno Pogačnik Tremow e Ivana Vukšić, che per l’occasione propongono quattro nuove sculture di grandi dimensioni e una serie di disegni.
Da segnalare inoltre la fase di preparazione di due esposizioni con materiali della biblioteca e degli archivi, per espandere lo sguardo sulla ricerca degli artisti della Collezione, la residenza di Emma Talbot, vincitrice dell’ottava edizione del Max Mara Art Prize for Women, e la performance site specific della compagnia belga Peeping Tom – prevista per l’autunno 2021 - nell’ambito della collaborazione con la Fondazione I Teatri di Reggio Emilia e Max Mara. Merita una visita anche l’installazione permanente
La fontana Mahallat el-Ghouta94, Block 8, District 4  al Parco Alcide Cervi, parte del progetto The Fountains of Za’atari di Margherita Moscardini, presentato da Collezione Maramotti in collaborazione con il Comune di Reggio Emilia nell’aprile 2019.
(Per informazioni:
https://www.visitemilia.com/organizza-la-tua-visita/collezione-maramotti/)

Per informazioni: Visit Emilia

E-mail: info@visitemilia.com

Sito web: www.visitemilia.com

Pubblicato l'11 marzo 2021

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8 Marzo a Luna Stellata: siglato patto di amicizia tra imprenditrici e mamme

 Imprenditrici alla Luna Stellata

Mimose da donne a donne con una promessa di aiuto per quelle che stanno attraversando un momento di difficoltà.
In occasione dell’8 marzo una delegazione di imprenditrici piacentine, la presidente del Terziario Donna di Confcommercio Piacenza, Nadia Bragalini, e la sua vice Giacomina Zanelli, ha omaggiato di fiori le mamme della comunità “Luna Stellata”, un gesto per siglare l’inizio di una nuova amicizia con le giovani madri, donne con un vissuto drammatico, che stanno compiendo un difficile percorso riabilitativo per liberarsi dalla schiavitù della dipendenza da sostanze.
Al momento la struttura, che è gestita dall’associazione “La Ricerca”, ne accoglie dieci con i loro bambini (undici in tutto). Alcune di loro sono vicine al traguardo e quindi prossime a iniziare una vita autonoma.
“Per ricominciare daccapo dovranno poter lavorare, per questo sono in cerca di un’occupazione, quel che garantirà loro indipendenza, una casa, una vita serena con i loro bambini - ha spiegato la responsabile della comunità Loretta Volta - un semplice tirocinio significherebbe già tanto”.

Pubblicato il 9 marzo 2021

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Un piacentino a “Casa Sanremo”

 Mattia Signaroldi a Casa Sanremo

“Mattia Signaroldi”, un folle Frank Zappa della pianura padana. Così ha chiamato Red Ronnie, uno dei giornalisti e talent scout più importanti della musica italiana, il nostro concittadino Signaroldi nella diretta della sua trasmissione “We have dream”. Mattia è stato invitato da Red a “Casa Sanremo XIV Edizione”, un “Digital Hub” con numeri di successo: 96 ore di diretta streaming, 42 programmi tv, 61 ospiti in studio, 165 ospiti in collegamento, 300.000 contatti medi. Signaroldi ha avuto l’onore di presentare a Sanremo, sabato 5 marzo, il suo ultimo pezzo.


“Sono un chitarrista, compositore, didatta e musicologo di 29 anni - afferma il musicista piacentino. Ho iniziato a studiare chitarra dal 1999, e nel 2005 ho conseguito la licenza di teoria e solfeggio presso il conservatorio “F.A. Bonporti di Trento”. Nel 2007 ho iniziato l’attività musicale professionistica, suonando in diverse formazioni musicali. Dal 2011 al 2013 ho seguito i Civici Corsi di Jazz con il chitarrista Franco Cerri. Nel 2015 ho conseguito il Diploma Accademico di Primo Livello in Chitarra Jazz presso il Conservatorio “Giuseppe Verdi” di Milano. Nel 2017 mi sono specializzo “Summa cum Laude” in Musicologia presso il Dipartimento di Musicologia e Beni Culturali di Cremona, con una tesi sperimentale di stampo etnomusicologico sulla ricerca di protocolli educativi musicali nei centri di accoglienza per migranti. Ho suonato e recitato all’interno del gruppo musicale e teatrale “Lucky Fella”, con concerti in varie parti d’Italia. Ho composto musica per spettacoli teatrali e musicals. Dal 2016 lavoro nelle scuole primarie con progetti didattici che uniscono musica, teatro e letteratura, e dal 2018 insegno chitarra moderna presso la scuola “L’Officina della musica” di Piacenza, a cui nel 2019 ho affiancato il corso di propedeutica musicale. Attualmente suono con una nuova formazione del gruppo “Lucky Fella” chiamato “New Lucky Fella”.


Mattia, aderente al “Rinnovamento nello Spirito Santo” di Piacenza, è un giovane che sprizza vitalità ed entusiasmo e ricorda quest’ultima esperienza con Red Ronnie come un momento importante nella sua vita. Il pezzo che ha presentato a Sanremo ha come titolo “Puzzle (De Profundis)” e lo ha dedicato a tutti coloro che nel puzzle della loro vita hanno ancora pezzi che non riescono a incastrare. Il testo e la musica di Signaroldi si ispirano al grande scrittore Oscar Wilde.
“È stato un onore grandissimo - ha sottolineato Mattia - partecipare a questo evento. La chiamata di Red è stata una sorpresa stupenda ed incredibile. Ho potuto stringere legami di amicizia con colleghi non conosciuti e la mia musica “progress rock” è stata molto apprezzata. Spero che sia l’inizio di una collaborazione che possa continuare”.

Pubblicato il 9 marzo 2021

  R.Tonna

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Guardando il mondo. Gad Lerner a Cives

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Il corso Cives in collaborazione con il Laboratorio di Mondialità Consapevole, ha ospitato Gad Lerner il noto giornalista italiano nato a Beirut e di origini ebraiche; ed è proprio da questo fondersi di culture che nasce la profonda sensibilità di Lerner come saggista ed opinionista. Dalle sue esperienze di uomo e da quelle professionali, sono nate le considerazioni della lezione aperta al pubblico, numeroso nella connessione via internet.

Guardando il mondo dallesperienza personale

Mi sento il prodotto molto fortunato di diversi cicli demigrazione, la mia famiglia, a cominciare da mio nonno, si è trasferita dallUcraina verso la Palestina e poi mio padre in Libano ed in Siria. Successivamente, a causa delle difficoltà legate al vivere in un paese arabo per una famiglia ebraica, alcuni tornarono in Palestina ed altri per lavoro si trasferirono in Italia. Un lungo viaggio che ci ha visto sopravvivere allo sterminio tedesco e obbligato ad esodare per i conflitti mediorientali. Per questo quando si parla di fenomeno migratorio mi viene spontaneo mettermi nei panni di chi è sopravvissuto. Quando sono arrivato in Italia mi sono integrato senza troppe difficoltà, altre persone si erano spostate soprattutto allinterno del territorio italiano tra sud e nord ed esisteva un processo di fusionalità che ti faceva sentire di avere un destino comune, faceva di te uno tra gli altri ed io, pur essendo un apolide, ero perfettamente inserito ed accolto nel tessuto sociale. Ma ad un certo punto ho avvertito che il clima era cambiato e tornava importante la razza” e lidentità religiosa, nel contrapporsi dei nazionalismi si rigettavano i flussi migratori, si esaltavano le diversità pur essendo costretti alla convivenza”.  

Guardando al mondo da giornalista

Come giornalista mi sono occupato delle problematiche mediorientali e di quelle del territorio africano, rendendomi conto che abbiamo sottovalutato molte situazioni allarmanti come lassalto jihadista nei primi anni novanta in Algeria conclusosi con una carneficina, così come la pulizia etnica nellex Jugoslavia, tutti sintomi del risveglio di antichi rancori che contrapponevano miti e stereotipi del passato riaprendo antiche ferite perpetuatesi nei secoli, cicatrici che tornavano a sanguinare. Nei miei viaggi, dai Balcani alla Turchia sino al Libano e ad Israele, quello che incontravo era spesso un paradosso, città distanti meno di 200 km come Beirut e Tel Aviv, lontane dal punto di vista religioso e culturale ma vicine nella libertà dei costumi, nellespressione della giovinezza con caratteri di cosmopolitismo seppur cristallizzati nella separazione ideologica. E poi lAfrica: allontanandomi dal turismo di lusso ed entrando nella bolgia delle megalopoli africane, in un mondo dove letà media varia dai 15 ai 18 anni come in Uganda ed in Nigeria, ho trovato una feroce povertà e capito quanta inerenza ci sia tra quel mondo, a volte disumano, e le esperienze di casa nostra, prima di tutto il problema migratorio; non ci si può illudere che confrontandosi con simili questioni, la separazione ci preservi e ci salvi. Immaginando di piegare il mondo alla superiorità economica, tecnologica e militare dei paesi ricchi, si creano imprevisti e relazioni pericolose, laceranti e drammatiche. Investendo sulla rabbia dei deboli, si suscitano reazioni innatese. Immaginando un predominio dei forti, si strumentalizza la rabbia dei più poveri. Il rischio di tutto ciò è quello di arrivare ad un nuovo separatismo, che avrà conseguenze nel lungo periodo come già la storia ci ha insegnato. Il mondo è tutto intorno a noi, non è necessario guardare lontano. Ideologie naziste, fasciste e razziste si ripropongono come piante infestanti con malevola insidia”.

Il mondo dei ricchi

Ein corso un tentativo un po' maldestro di costituire un nuovo ordine mondiale, nuovi sistemi di alleanze dove oriente e occidente si mescolano per contrastare la competizione dei nascenti colossi economici come la Cina. Una nuova società che non ha più nulla a che fare con il modello liberale, democratico e pluralista, lidea che la pace e la stabilità mondiale si possa creare solo attraverso un accordo tra i forti che schiacciano i deboli e calpestano le minoranze e i diritti umani fa sì che alcuni si spingano sino a desiderare una sospensione della democrazia in nome di una pace mondiale. Le geografie, così importanti nel passato per determinare alleanze e potere, oggi non contano più nulla. Loro nero ha consentito di costruire nei luoghi più inospitali del pianeta paradisi e città energivore, sfruttando manodopera in condizioni di schiavitù e dando vita ad una nuova forma di capitalismo finanziario. Sono i forti che devono mettersi daccordo e fronteggiare le minacce e non sempre i forti sono rappresentati dagli Stati ma più spesso dalle multinazionali. Le problematiche sorte recentemente con la distribuzione dei vaccini ed il rifiuto di pensare alla possibilità di una deroga ai brevetti per dare la possibilità anche ai paesi più poveri di produrre gli immunizzanti dimostra che la regola dei profitti è più forte del senso di umanità e della volontà di protezione del genere umano, come se limmunità di gregge potesse realizzarsi solo proteggendo la minoranza più ricca”. 

Pubblicato il 9 marzo 2021

Stefania Micheli

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