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Vivere l’obbedienza nel «tornante della storia della Chiesa»

sacrocuore giugno 2021


È stata dedicata al tema dell’obbedienza la riflessione tenuta dal vescovo mons. Adriano Cevolotto nella Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni di Piacenza nel corso della Festa del Sacro Cuore il 10 giugno con i sacerdoti e i diaconi.


Gesù libera l’uomo prigioniero
Mons. Cevolotto ha preso le mosse dall’episodio biblico, narrato al capitolo 1, 21-28 del Vangelo di Marco, dell’incontro tra Gesù e un uomo tormentato da uno spirito impuro. Quell’incontro sfocia nella liberazione dell’uomo. Lo spirito impuro che è in lui - così precisa il Vangelo - tenta però di opporsi e grida: “Che vuoi da noi, Gesù Nazareno? Sei venuto a rovinarci?”.


Uno spirito maligno può possedere anche l’uomo religioso
Quella dura reazione - sintetizziamo l’intervento del Vescovo - rivela che uno spirito maligno può possedere anche l’uomo religioso; nel caso del Vangelo, l’uomo che frequenta regolarmente la sinagoga. Reazione che, rapportata a noi oggi, può esprimere tutte le situazioni in cui non siamo liberi di seguire le nuove vie che si aprono di fronte a noi. È il nostro desiderio, pur in un quadro di dedizione pastorale, di non essere inquietati da Gesù: ci siamo rinchiusi nelle nostre abitudini e sicurezze in un orizzonte rassicurante e non vogliamo incontrare qualcuno - Gesù - che viene a scombinare l’equilibrio del nostro habitat pastorale, psicologico e affettivo.
Per questo a noi è affidato il compito, ogni sera, di un esame di coscienza fatto in primo luogo di ascolto rispetto alle azioni della giornata: che cosa ha guidato le nostre scelte o non scelte che abbiamo vissuto? Il desiderio di consolidare le nostre abitudini oppure la volontà di aprire nuovi percorsi?


Un esame di coscienza tutte le sere
Questo esame di coscienza ci rimanda alla chiamata che ci è stata fatta da Dio: stiamo dando voce allo Spirito che abbiamo ricevuto nell’ordinazione sacerdotale e diaconale? Siamo disposti a offrire di nuovo la nostra vita come abbiamo fatto agli inizi della nostra vocazione? Allora avevamo accettato di essere condotti lì dove non avremmo programmato. La risposta di Dio non si è fatta attendere, è stata spesso imprevedibile e ci ha fatto sperimentare il centuplo che lui stesso ci aveva promesso.
La risposta alla chiamata di Dio parte dall’ascolto di lui; obbedienza deriva infatti da ob-audire (ascoltare di fronte a qualcuno). Se noi perdiamo la strada dell’obbedienza, smarriamo il legame la nostra origine, cioè con la chiamata di Dio che ci è venuto incontro chiedendoci di lasciare tutto per una missione. L’obbedienza perciò non è un’imposizione dall’alto, ma una possibilità di rinnovarci che ci viene offerta attraverso tre strade: l’obbedienza alla storia, l’obbedienza al cammino della Chiesa e l’obbedienza al Vescovo.


L’obbedienza alla storia
L’obbedienza alla storia: Dio lo incontriamo in un particolare momento della storia; in questo tempo, non nonostante questo tempo. Nel kronos, nel volgere del tempo, c’è sempre un kairos, cioè un evento di salvezza, un fatto che ci può cambiare. Questo per noi significa non fuggire in forme di ministero pastorale che ormai non parlano più all’uomo e alla donna di oggi, non ripetere le cose che abbiamo sempre fatto, non idolatrare un passato che non esiste più ritenendolo migliore di oggi. Ascoltare la storia significa essere pellegrini, accettare il travaglio delle cose venendo abitati dalla Grazia. Proprio attraverso questa Grazia, Dio opera in noi e attraverso di noi e ci permette di far sentire al popolo di Dio il nostro calore fraterno e paterno.

sacro


L’obbedienza al cammino della Chiesa
L’obbedienza al cammino della Chiesa: per noi, nel concreto, può significare aderire al progetto delle Comunità pastorali avviato in diocesi cominciando a pensarci non a partire dalla “mia” parrocchia, ma dall’intera comunità pastorale e dalla diocesi articolata in varie parrocchie in un’ottica di collaborazione e di reciproca valorizzazione tra sacerdoti, diaconi, religiosi e laici.
Questo ripensare noi stessi implica l’umiltà dello sguardo sulla realtà, sempre molto complessa; il costruire relazione nuove; la disponibilità a morire a noi stessi, a sentirci corresponsabili degli altri. “Dov’è tuo fratello?” - è la domanda di Dio rivolta a Caino che il Vescovo ha rilanciato: come partecipiamo ai momenti di fraternità, di preghiera e di formazione insieme agli altri.
Mons. Cevolotto ha paragonato il nostro tempo ad un “tornante della storia della Chiesa” che chiede docilità allo Spirito Santo e a ciò che il Signore farà sbocciare tra le pieghe della storia personale, presbiterale ed ecclesiale.


L’obbedienza al Vescovo
L’obbedienza al Vescovo e al suo ministero di presidenza della comunità cristiana: questo tipo di obbedienza è necessariamente legata agli altri due aspetti. Obbedire al Vescovo non è solamente una questione organizzativa per venire incontro alle necessità della diocesi; è, secondo l’ormai celebre espressione di papa Francesco – “Il tutto è superiore alla parte” – costruire comunione perché sul piano sacramentale siamo già parte di un tutto; è rimanere discepoli e restare fedeli alla propria chiamata degli inizi. Nessuno può essere criterio a se stesso e al proprio ministero pastorale.
L’obbedienza al Vescovo richiama perciò la corresponsabilità che il presbiterio condivide con il Pastore: ognuno è parte di un tutto in quella singolare circolarità che lega ciascuno all’intero presbiterio.
Mons. Cevolotto ha sottolineato che in questi mesi non gli è sempre stato facile provvedere alle necessità della diocesi. Ho rispetto - ha proseguito - per le risposte negative motivate alle proposte di cambiamento che vengono rivolte. Prima di arrivare a formulare una proposta di cambiamento, io valuto, prego e mi confronto. L’obiettivo è, nei limiti del possibile, cercare il bene di tutti, non semplicemente di risolvere i problemi di un’organizzazione complessa come è la diocesi.
Teniamo presente - ha aggiunto - che la diminuzione sensibile del numero dei sacerdoti porterà, nella riorganizzazione della comunità cristiana, ad avvicendamenti più veloci che in passato.
All’intervento del Vescovo sono seguiti un confronto tra sacerdoti e diaconi e la messa, sempre nella Sala degli Arazzi, presieduta da mons. Cevolotto.

Pubblicato l'11 giugno 2021

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