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San Sisto, una delle grandi bellezze dell'Italia Settentrionale

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“Un complesso che merita attenzione, una delle grandi bellezze dell’Italia settentrionale”. Con queste parole Susanna Pighi, dell’Ufficio per i Beni Culturali Ecclesiastici della diocesi di Piacenza-Bobbio, ha sottolineato l’importanza del complesso di San Sisto a Piacenza, durante il convegno di studi del 2 luglio, realizzatosi nella Sacrestia grande della chiesa.
Il Convegno si è inserito nella Mostra “La Madonna Sistina di Raffaello rivive a Piacenza”, una iniziativa, dal 29 maggio al 31 ottobre, di notevole rilievo; una esposizione che conduce i visitatori alla scoperta del monastero benedettino e del suo patrimonio artistico.

Un complesso monumentale da conoscere

“Siamo all’interno di spazi monumentali che devono essere maggiormente conosciuti. Così ha esordito l’architetto Manuel Ferrari, direttore dell’Ufficio dei beni culturali della diocesi piacentina, mettendo in evidenza che questi spazi come la chiesa, la sacrestia, la cripta, l’appartamento dell’Abate appartengono alla Parrocchia di San Sisto, mentre il Chiostro grande del Tramello e la Sala capitolare, dopo la soppressione napoleonica, sono di proprietà del demanio e in uso al Secondo Reggimento del Genio Pontieri dell’Esercito. “Grazie ad una collaborazione con il Ministero della Difesa - ha aggiunto Ferrari - c’è la possibilità ogni sabato pomeriggio, durante il periodo della mostra, di visitare questi spazi di straordinaria bellezza che non sono aperti al pubblico”.

Il Convegno per l’architetto, che ha portato anche i saluti del Vescovo mons. Cevolotto, è una buona opportunità per aggiornare gli studi su questo complesso monastico e per raccontare le vicende che hanno segnato la storia delle opere tra cui primeggia la Madonna Sistina di Raffaello. Anna Còccioli Mastroviti, responsabile dell’area patrimonio storico e artistico della Soprintendenza Archeologia, belle arti e paesaggio di Parma e Piacenza ha portato i saluti del Soprintendete arch. Corrado Azzollini, ed ha messo in evidenza come il convegno consente di comprendere meglio il complesso benedettino di San Sisto e avere nuovi elementi di studio. Le relazioni che si sono succedute, alcune da remoto, hanno fatto nascere un lavoro che sarà senz’altro utile per dare un quadro complessivo e aggiornato sul monumento e la sua storia.

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Sopra, da sinistra, Manuel Ferrari,  Anna Còccioli Mastroviti e Susanna Pighi tra i relatori del convegno.

Gli interventi

Sono intervenuti: Annamaria Carini su “Il quadrante nord-occidentale di Placentia. Note di archeologia”; Roberta Cimino, dell’Università di St. Andrews, su “L’imperatrice Angelberga e la fondazione di San Sisto”; Marcello Spigaroli, architetto e storico dell’urbanistica, su “Tra Impero e Papato: il monastero di San Sisto nella Piacenza del IX secolo”; Eleonora Destefanis, dell’Università del Piemonte Orientale, su “San Sisto e la presenza monastica a Piacenza nell’altomedioevo”; Tiziana Lazzari, dell’Università di Bologna, su “San Sisto e il suo patrimonio nel cuore del regno italico (secolo X)”; Luca Ceriotti, dell’Università Cattolica, su “San Sisto verso la riforma di Santa Giustina”; padre dom Francesco G. B. Trolese, abate emerito di Santa Giustina a Padova, su “L’aggregazione dell’abbazia di San Sisto alla Congregazione dell’osservanza di Santa Giustina (1424-1425)”. Nel pomeriggio sono intervenuti Pier Luigi Mulas, dell’Università di Pavia, su “Intorno ai corali di San Sisto”; Sonia Cavicchioli, dell’Università di Bologna, su “Il fregio di San Sisto e la decorazione delle chiese cassinesi tra figurazione e teologia”; Elena Filippi, della Biblioteca Hertziana-Istituto Max Planck per la storia dell’arte di Roma, su “Il ruolo del pontefice nella Madonna Sistina”; Susanna Pighi, dell’Ufficio diocesano per i Beni culturali ecclesiastici, su “Il coro a tarsie prospettiche in San Sisto: tra maestri di bottega e iconografia”.

Un convegno stimolante

“Un convegno di studio importante, che ci voleva!”. Ha puntualizzato Susanna Pighi. “L’evento, collaterale alla mostra, ha fatto il punto della bibliografia esistente sul complesso di San Sisto e ha individuato le direzioni sui cui procedere verso ulteriori approfondimenti. Tutti i relatori, figure di spicco per il loro settore, hanno dato un contributo di notevole qualità. Sono molto contenta della partecipazione - ha infine affermato Pighi - perché sono arrivate numerose persone, soprattutto studiosi universitari, da diverse parti d’Italia”.

Un monastero al femminile

“La scelta dell’imperatrice Angelberga fu quella di erigere un Monastero femminile a presidio della città”. È il centro della relazione di Marcello Spigaroli, architetto, storico dell’urbanistica, docente di analisi della Morfologia urbana e delle tipologie edilizie presso la facoltà di Architettura del Politecnico di Milano - Campus di Piacenza.
Spigaroli,  si è soffermato sull’analisi della zona “antica” di Piacenza comprendente la parte centrale del centro storico, compresa nel perimetro della città romana e della prima espansione medievale. “Si evince che la città di Piacenza - ha puntualizzato l’architetto - in età carolingia era un fulcro strategico, una via principale di trasporto fluviale, un punto di passaggio dove transitava la via francigena lombarda, quella pedemontana e l’antica via Postumia, proveniente dal cammino di Santiago. Il monastero di san Sisto, sulla porta mediolanensis, collegato con il porto fluviale era in una posizione di eminenza, messa in rilievo dalle varie cartografie dell’epoca.
Angelberga, fondatrice del monastero, moglie dell’imperatore Ludovico II, rivestì un importante ruolo politico sia durante il suo matrimonio, sia dopo la morte del marito, e riuscì inoltre a costruire un impressionante patrimonio. Acquisì infatti un grande numero di beni fondiari, in parte tramite donazioni del consorte e in parte grazie ad acquisizioni personali. Durante gli ultimi anni di vita, si occupò della difesa dei suoi beni essenzialmente a vantaggio di S. Sisto, cercando di ottenere garanzie da tutti i sovrani successivi. Nel marzo 877, Angelberga dettò un testamento nel quale dispose che tutte le sue sostanze, presenti e future, andassero a profitto del monastero di San Sisto a Piacenza. Una scelta che - secondo Spigaroli - fa comprendere come le monache, viste come delle reggitrici, dovessero avere un ruolo di presidio della città”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 2 luglio 2021

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