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Fism: non ci sono ricette per l’educazione

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“Il compito educativo non è l’applicazione di una ricetta preconfezionata di suggerimenti ed indicazioni da applicare, ma un’opera faticosa, affascinante, intelligente e creativa e credo che la bellezza del vostro lavoro sia proprio la capacità di generare qualcosa che è a favore degli altri”, sono state queste le parole con cui il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha aperto il suo intervento durante l’incontro con numerosi rappresentanti delle scuole per l’infanzia FISM (Federazione Italiana Scuole Materne) tenutosi nella mattinata del 6 novembre alla Sala degli Arazzi del Collegio Alberoni a Piacenza. L’incontro era incentrato su come l’identità cristiana possa essere custodita e trasmessa all’interno dei contesti educativi FISM, e sul fondamentale ruolo che il personale scolastico, i genitori e in realtà tutta la società hanno nell’educazione di ogni bambino. È, infatti, l’intera comunità a contribuire al processo formativo, che quindi non si limita alla scuola e alla famiglia, ma che comprende ogni esperienza di vita, in linea con un’educazione in stile partecipativo.


L’uomo al centro
L’educazione fondata su una visione cristiana dell’uomo, del mondo e della vita è l’obiettivo che le scuole FISM - ha ricordato mons. Piero Bulla, presidente provinciale della Federazione -. Un’esigenza particolarmente attuale - ha aggiunto - è quella di “non perdere il senso” della missione educativa, in un impegno che richiede fatica, immersi nei problemi della burocrazia e della parità scolastica.
Concordi riguardo alla centralità dell’identità cristiana si sono detti anche Laura Pagani, segretaria provinciale FISM (“è fondamentale per la promozione dell’essere umano”), e don Claudio Carbeni, della scuola di San Giorgio Piacentino e membro del consiglio FISM (“le nostre scuole ogni giorno si interrogano per capire la propria specifica vocazione: che cosa ci differenzia dalle scuole quelle statali?”). Per don Igino Barani, parroco e gestore della scuola di Gossolengo, non c’è solo il problema economico, va sottolineato il ruolo sociale di questi istituti.

 
L’identità cristiana si trasmette nella relazione
Di identità cristiana ha parlato anche il Vescovo, sottolineando che lo “strumento” attraverso cui può essere trasmessa è quello della relazione. All’interno delle realtà scolastiche si ha infatti l’incontro tra tanti soggetti diversi ed è questo che crea e contemporaneamente trasmette identità, creando così uno scambio educativo. Questa identità - ha aggiunto - è una realtà dinamica, soprattutto all’interno di realtà educative come le scuole che si trovano oggi ad operare in un contesto in rapido mutamento. Non basta custodire e conservare questa identità, occorre che risponda alle nuove esigenze di un’umanità in trasformazione.

 
Non lasciamoci rubare la speranza
Per affrontare il futuro - ha concluso - è fondamentale, come dice anche papa Francesco, “non lasciarsi rubare la speranza”. Vanno evitate espressioni del tipo “si è sempre fatto così”: sono rassicuranti solo in apparenza; la salvezza, invece, è davanti a noi, nel cambiamento.
Danila Narboni, rappresentante della scuola di Cortemaggiore, a sua volta ha affermato che le convinzioni espresse le hanno dato forza per andare avanti cercando sempre di trovare i giusti tempi di ascolto dei bambini e delle famiglie nonostante la società odierna sia perennemente di corsa.

Silvia Spelta

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Pubblicato il 7 novembre 2021

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