Alberto Carenzi: il 25 aprile a Roma per salutare papa Francesco
“Abbiamo perso un uomo che sapeva incarnare il Vangelo in maniera semplice ma profonda ed efficace. L’ho amato tantissimo”. Era un legame forte quello che legava Alberto Carenzi e papa Francesco: il 49enne di Pontenure ha incontrato due volte il pontefice in questi dodici anni di papato, e tre volte ha scritto una lettera ricevendo sempre risposta. “La mia disabilità certamente mi ha facilitato negli incontri col Papa”, ammette Carenzi, che dalla nascita convive con una tetraparesi spastica che lo costringe a muoversi con i tripodi. In occasione dei viaggi lunghi, e delle visite a piazza San Pietro, si sposta in sedia a rotelle.
Due incontri con papa Francesco
“Incontrai per la prima volta papa Francesco nel 2013 – racconta –, due mesi dopo la sua elezione, con mio nipote Pietro. Ho questa usanza con i miei nipoti: almeno una volta li ho portati tutti a Roma, prediligendo il mercoledì o il giovedì. Ricordo che quella volta il papa arrivò, era ancora in splendida forma, e ci salutò uno per uno. Gli chiesi una preghiera per il mio matrimonio, dato che mi sarei sposato qualche mese dopo, il 5 ottobre, il giorno dopo la ricorrenza di San Francesco d’Assisi. E il Papa mi chiese di pregare per lui. La seconda volta fu a ottobre 2023, in occasione della canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini, con mia moglie”.
Il Papa e la disabilità
“Brevi ma intensi”, così Carenzi definisce i momenti vissuti col pontefice, scomparso lo scorso 21 aprile. “L’ho ringraziato per la testimonianza che ci dà nel far vedere al mondo che la diversità è una ricchezza: non possiamo essere tutti perfetti ed efficienti. Era una persona normalissima, illuminata, non ha mai dimenticato di essere uomo, prima che Papa. È stato un uomo di Dio che si è speso fino alla fine, mi ha dato parecchi spunti. Con la sua umanità semplice e umile sapeva scaldare il cuore. Aveva rinunciato agli orpelli per essere sempre vicino alla gente”.
Giovanni Paolo II e Benedetto XVI
“Il papa che più mi ha «infiammato», forse per l’età che ho, è stato Giovanni Paolo II. Quando morì, pensavo non fosse possibile avere un nuovo papa alla sua altezza. Poi è accaduto. Per cui, anche se sarà difficile, sono ottimista che il nuovo pontefice che sarà eletto dal conclave possa guidare al meglio la Chiesa”. Alberto Carenzi incontrò anche i due papi precedenti, Giovanni Paolo II e Benedetto XVI. Con quest’ultimo fu solo una stretta di mano volante mentre passava con la papamobile in piazza San Pietro, mentre con papa Wojtyła riuscì a scambiare qualche parola. “Gli accarezzai la mano, lui ricambiò. Il suo sguardo limpido mi riempì il cuore”.
Tre lettere al Papa
Tra Carenzi e papa Francesco c’è stata anche una corrispondenza epistolare. “Gli scrissi tre volte – racconta –: la prima nel 2021, prima del viaggio a Roma con mio nipote Giovanni. Quella volta non riuscimmo ad avere un’udienza; la seconda nel settembre 2022, a nome dell’Assofa, per chiedere un segno di vicinanza spirituale nei confronti del presidente Giancarlo Bianchini, che riuscì a leggere la risposta prima di morire, nel dicembre di quell’anno; l’ultima nel 2023, quando chiesi al Papa di inviare una lettera di auguri al mio amico Omar, che da più di vent’anni convive con la sclerosi laterale amiotrofica”. Nei prossimi giorni, Alberto Carenzi ha già programmato altri due viaggi a Roma: oltre a quello già organizzato per il Giubileo delle persone con disabilità, che si terrà il 28 e 29 aprile, Carenzi ne ha organizzato un altro per vedere per l’ultima volta il “suo” Papa. Per cui, il 25 aprile, con un amico, proverà ad avvicinarsi alla salma del Santo Padre “per dirgli grazie”.
Francesco Petronzio
Nella foto, Alberto Carenzi con la moglie Franca Molinari e papa Francesco.
Pubblicato il 25 aprile 2025
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