Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Notizie Varie

Notizie Varie

D’Agostino a Cives: «Dalle comunità energetiche rinnovabili vantaggi economici, ambientali e sociali»

ottavia

L’Italia ha un potenziale energetico di 123,3 gigawatt. Di questi, 61,1 rappresentano la capacità rinnovabile, che ha raggiunto il 50% del totale installato nel nostro Paese. Ma nel 2022, sebbene un aumento rispetto all’anno precedente, l’Italia ha installato solo 3,4 gigawatt di rinnovabile. Una crescita lenta con numeri ancora troppo lontani dalla media annuale europea per il raggiungimento degli obiettivi di decarbonizzazione al 2035. Ottavia D’Agostino, ingegnera per l’ambiente e il territorio e analista dati di Legambiente Campania, ha fatto il punto sulla situazione energetica attuale in Italia. L’incontro, che fa parte del corso di formazione “Cives” e del percorso di “Mondialità consapevole”, si è tenuto venerdì 2 febbraio all’Università Cattolica di Piacenza. Secondo D’Agostino, una delle migliori soluzioni possibili per arrivare agli obiettivi europei per il 2030 è rappresentata dalle comunità energetiche.

Raggiungere gli obiettivi: le comunità energetiche

“L’Italia – afferma D’Agostino – ha bisogno di accelerare il passo sulla diffusione delle rinnovabili e delle comunità energetiche. Ce lo impone la crisi climatica e la transizione ecologica ed energetica che va fatta velocemente e bene. Di comunità energetiche si parla da tre anni: a dicembre 2020, quando sono state introdotte, ci si accorse di un grande potenziale di sviluppo. A gennaio 2024 è stata stimata una produzione potenziale di 11 GW al 2030, una strada importante da percorrere nell’ottica degli obiettivi prefissati”. Secondo uno studio di Legambiente su dati Terna e lo studio Politiche per un sistema elettrico italiano decarbonizzato al 2035, del think tank ECCO Climate, commissionato da Greenpeace, Legambiente e WWF Italia, l’obiettivo per il 2030 è arrivare a 159 gigawatt di rinnovabile (98,1 in più rispetto a oggi), per il 2035 è 250 gigawatt (altri 189,1 rispetto a oggi).

Il rinnovabile in Italia

La regione con la maggior potenza di rinnovabile installata nel 2022 è la Lombardia, seguono Puglia e Sicilia. Nel dettaglio, per il solare fotovoltaico la Lombardia, prima, è seguita da Veneto ed Emilia-Romagna; per l’eolico è la Puglia ad aver installato più impianti, poi Sicilia e Campania; per l’idroelettrico sono state Piemonte e Trentino-Alto Adige a fare di più in termini di potenza; per le bioenergie è ancora in testa la Lombardia, prima di Campania e Piemonte.

Cos’è una Comunità energetica rinnovabile (Cer)?

Una Cer è costituita da “soggetti giuridici di diritto privato no-profit che permettono a persone fisiche, piccole e medie imprese, autorità locali ed enti territoriali (comprese amministrazioni locali, enti di ricerca e di formazione), enti religiosi e del terzo settore di unirsi per autoprodurre, consumare e condividere energia da fonti rinnovabili, con finalità ambientali, sociali ed economiche”. Sono tre i “ruoli” che si possono avere all’interno di una Cer: come spiega D’Agostino, si può essere “consumer” ovvero “soggetto che non possiede impianti ma che ha una propria utenza elettrica, i cui consumi possono in parte essere coperti dall'energia elettrica rinnovabile prodotta dagli altri membri della comunità. Consuma l'energia prodotta dall'impianto e condivisa nella Cer”, “producer” ovvero “proprietario dell’impianto, l’energia prodotta viene condivisa con i membri della Cer” oppure “prosumer”, autoconsumatore, ovvero “unione delle due figure, soggetto che possiede l’impianto e che produce energia per soddisfare i propri consumi e condividere l’energia in eccesso con il resto della comunità”.

Benefici delle Cer

“Le Comunità energetiche rinnovabili – dice D’Agostino – hanno tre tipi di vantaggi: economici, ambientali e sociali. Economici per una eventuale ripartizione degli incentivi e della vendita dell’energia; ambientali per i risparmi nelle emissioni di CO2, contribuendo alla transizione energetica del Paese; sociali in quanto contribuiscono alla lotta alla povertà energetica e favoriscono l’educazione energetica, la partecipazione dal basso e il rilancio dei territori”. Fra i vantaggi sociali, “quelli a cui Legambiente tiene di più – precisa l’ingegnera – c’è anche il rafforzamento del ruolo del cittadino, da passivo consumatore ad attore informato del mercato energetico. Le comunità sono uno strumento di mitigazione della povertà energetica, di promozione di servizi ad alto valore sociale e promuovono una relazione paritaria tra cittadini e pubblica amministrazione”.

Come si crea una comunità energetica?

“Un gruppo che vuole realizzare una Comunità energetica rinnovabile per prima cosa dovrebbe partecipare a uno o più incontri informativi. Poi c’è il percorso di costruzione della comunità, la verifica del perimetro della cabina primaria (i membri di una Cer devono trovarsi all’interno della stessa area di pertinenza della cabina primaria), il progetto di fattibilità, la redazione di statuto e atto costitutivo (la Cer è un soggetto giuridico di diritto privato e necessita di questa serie di documenti), la realizzazione dell'impianto, la domanda telematica di riconoscimento al Gse (Gestore dei servizi energetici), che eroga gli incentivi per l'energia condivisa e riconosce la Cer, e infine l’amministrazione e la gestione della Cer”.

Napoli Est, una comunità “solidale e sociale”

Al termine dell’intervento, Ottavia D’Agostino ha parlato della Comunità energetica rinnovabile e solidale di Napoli Est, realizzata nella periferia di San Giovanni a Teduccio fra il 2020 e il 2023. Tre anni, ma – assicura l’ingegnera – “i tempi oggi sarebbero più brevi”. “Siamo orgogliosamente i primi ad aver avviato una Comunità energetica rinnovabile con una connotazione solidale e sociale, grazie alla donazione della Fondazione «Con il Sud» che, in seguito, ha emesso un bando per incentivare nuove esperienze simili, e alla collaborazione della Fondazione «Famiglia di Maria»”.

Francesco Petronzio

Pubblicato il 3 febbraio 2024

Nella foto, Ottavia D'Agostino di Legambiente

Ascolta l'audio

L'ora di religione al Colombini: un valore aggiunto per la formazione degli studenti


 preside

A margine dei nostri servizi sull’ora di religione nell’ambito del territorio piacentino, abbiamo approfondito il tema con Monica Ferri, dirigente scolastica del Liceo Colombini di Piacenza. Ferri che ha esercitato fino al 2012 l’insegnamento di lettere in alcune Scuole Medie a Cremona e a Caorso, è diventata preside prima dell’Istituto Comprensivo di Lugagnano, poi di Carpaneto e infine, nel 2021, del Liceo Colombini di via Beverora.

Preside, in che modo ritiene che l’ora di religione contribuisca
al percorso formativo degli studenti del suo Liceo?

È necessario premettere, per sgomberare il campo da residui fraintendimenti che portano alcune famiglie a rinunciare all’ora di religione, che questa disciplina non è catechismo. Il valore aggiunto di quest’ora è che consente ai ragazzi di aprirsi ad una dimensione trascendentale e spirituale della vita che non si ha in altre discipline. Su questa dimensione, che è costitutiva dell’essere umano, spesso i ragazzi hanno una posizione di indifferenza e anche di rifiuto, allora l’ora di religione aiuta   gli studenti ad avere una maggiore presa di coscienza rispetto a queste tematiche. Poi c’è l’aspetto culturale e di arricchimento personale, perché in questa disciplina è possibile affrontare temi su cui magari è in atto un dibattito etico, e l’insegnante di religione presenta un punto di vista, che è quello della religione cattolica, in una dimensione estremamente aperta, dove sono accolte anche posizione diverse con l’intento di dare ai ragazzi strumenti per affrontare questi argomenti con una più ragguardevole consapevolezza.

Com’è, in termini numerici, l’adesione degli studenti a quest’ora di religione?

Nel nostro Liceo c’è una buona partecipazione e siamo intorno all’85% di adesioni e in alcune classi addirittura al 100%. Questo è merito dei docenti di religione che stanno facendo un buon lavoro per presentare l’insegnamento in un ottica inclusiva. Abbiamo anche alcuni alunni che, in un primo tempo, scelgono di non avvalersi poi rivedono la scelta a favore della partecipazione all’ora di religione.

Può condividere qualche riflessione o esempio concreto su come l’ora di religione
influisca sulla formazione personale, etica o culturale degli studenti?

Vedo in generale un buon riscontro. Giusto in questi giorni l’intervento sul vostro settimanale di una nostra studentessa, di una classe quinta delle scienze applicate, ha proprio bene espresso che cosa ha significato per lei frequentare l’ora di religione, l’arricchimento che ha vissuto in questi cinque anni, le opportunità che le ha dato in termini di crescita personale e la buona relazione con l’’insegnante.

Come si collega l’ora di religione con le altre discipline?

Direi che c’è una buona sinergia e l’ora di religione può offrire agli studenti anche la possibilità di approfondire temi culturali che vengono affrontati in altre discipline. Ad esempio se l’insegnante di storia svolge argomenti come la Riforma o la Controriforma, ci sono alcuni aspetti che magari possono essere approfonditi dal docente di religione.

Quali sono i feedback più comuni che riceve da studenti e genitori riguardo all’ora di religione?

La maggior parte dei genitori viene da me per presentare problemi che riguardano i loro figli, però implicitamente quello che io colgo è un apprezzamento per il lavoro che viene fatto, per l’impegno che gli insegnanti di religione mettono nello svolgere la loro lezione e nel sostegno che danno ai ragazzi. Spesso l’Idr è un docente che i ragazzi vedono dalla loro parte, è quello che li ascolta, che dà loro la possibilità di parlare di confrontarsi perché, in questa materia, c’è meno l’assillo del programma e ciò può dare la possibilità di creare una relazione, anche se c’è un ora sola settimanale, più profonda con lo studente.

Guardando al futuro quali sono le sfide che incontra insegnamento della religione?
Bisogna cambiare qualcosa?

Il futuro è una sfida per tutti. L’insegnamento della religione non va snaturato perché perderebbe la sua identità. Se resta come un insegnamento che dà l’opportunità ai ragazzi di aprirsi ad una dimensione che per l’essere umano resta fondamentale, secondo me è importante mantenerlo cosi com’è, magari accentuando l’aspetto interreligioso di accoglienza. La sfida è quella di portare sempre più studenti a questo insegnamento, sottolineando come non ci sia l’intento di catechizzare, ma di offrire uno spazio di confronto sempre più aperto, tenendo ben presente che l’obiettivo è verso quella dimensione esistenziale che in altre discipline non c’è la possibilità di affrontare.
L'incontro con Monica Ferri ha permesso di gettare luce sull'importante ruolo che l'ora di religione svolge nel contesto educativo del Liceo Colombini. Attraverso un approccio che valorizza il dialogo, la riflessione critica e l'apertura culturale, questa disciplina contribuisce in modo essenziale alla formazione di cittadini consapevoli, rispettosi e pronti ad affrontare le sfide di un mondo in continua evoluzione.

Riccardo Tonna

Nella foto, la preside del Colombini Monica Ferri.

Pubblicato il 3 febbraio 2024

Ascolta l'audio

Rinnovato il protocollo d’intesa tra Banca di Piacenza, Cattolica e Camera di Commercio

 

 La firma del protocollo dintesa. Da sinistra Filippo Cella Giuseppe Nenna e Angelo Manfredini

E’ stato firmato - nella Sala Ricchetti della Sede centrale della Banca di Piacenza - il protocollo d’intesa tra Istituto di credito locale, Università Cattolica del Sacro Cuore-Campus di Piacenza e Camera di Commercio dell’Emilia per la realizzazione della Giornata dell’economia piacentina. Un’iniziativa tornata con successo due anni fa - dopo un lungo periodo di interruzione - per iniziativa della Banca e dell’Università Cattolica, che hanno coinvolto la Camera di Commercio, con specifico riferimento all’evento finale - che quest’anno si terrà lunedì 27 maggio - durante il quale sarà presentato il Report annuale sul sistema economico piacentino curato dal Laboratorio di Economia Locale-LEL (Centro di ricerca dell’Università Cattolica) sotto la responsabilità scientifica del prof. Paolo Rizzi.

Al fine di programmare l’attività, è stato istituito un Comitato di indirizzo e coordinamento, promosso da Eduardo Paradiso, composto dai professori Enrico Ciciotti e Paolo Rizzi (Università Cattolica); dall’avv. Domenico Capra e dal dott. Stefano Beltrami, rispettivamente vicepresidente del Cda e responsabile Ufficio Marketing della Banca di Piacenza; dal dott. Michelangelo Dalla Riva, segretario generale della Camera di Commercio dell’Emilia.

Il protocollo d’intesa è stato firmato dal presidente della Banca Giuseppe Nenna, dal direttore dell’Università Cattolica di Piacenza Angelo Manfredini e dal vicepresidente della Camera di Commercio dell’Emilia Filippo Cella.

Il dott. Manfredini ha anche siglato, insieme al presidente Nenna, l’accordo tra Università Cattolica e Banca per la realizzazione del Report annuale citato.

Nella foto, la firma del protocollo d'intesa. Da sinistra, Filippo Cella, Giuseppe Nenna e Angelo Manfredini.

Pubblicato il 1° febbraio 2024

Ascolta l'audio

Giornata Mondiale contro il Cancro, la prevenzione parte dai bambini

 un laboratorio di Master Kids Italia

 

Si rafforza la collaborazione tra Coldiretti Piacenza e la Lilt, Lega Italiana per la lotta contro i tumori, di Piacenza: domenica 4 febbraio, in occasione della Giornata Mondiale contro il Cancro, World Cancer Day il Mercato Coperto di Campagna Amica in via Farnesiana,17 a Piacenza, sarà teatro di un importante evento di sensibilizzazione che coinvolgerà le famiglie.
Ad annunciarlo, insieme a Coldiretti Piacenza, è il dottor Franco Pugliese, presidente della Lilt piacentina. Dalle 10 in collaborazione con Master Kids Italia, verrà realizzato un corso di cucina che vedrà come protagonisti bambini e genitori.
I bambini scopriranno l’importanza di fare una spesa sana e consapevole incontrando le aziende agricole del Mercato, guidati dai consigli della dietista e nutrizionista Elena Afanasyeva, che collabora da tempo con la Lilt.
Continueranno l’attività vivendo un'esperienza unica, trasformando gli ingredienti in piatti sani e al contempo gustosi, imparando quindi a cucinare sotto la guida degli esperti di Masterkids Italia e trasformandosi in veri e propri piccoli cuochi. Seguirà il pranzo, a cura del cuoco Daniele Sesenna.

“Coldiretti – commenta il responsabile di Campagna Amica Valerio Galli – torna a parlare dell’importanza di un’alimentazione adeguata che è un fondamentale aiuto per la salute e contribuisce a prevenire diverse forme di tumore. Crediamo che queste consapevolezze debbano essere trasmesse ai bambini, i consumatori di domani, con cui da 23 anni dialoghiamo grazie al progetto di Educazione alla Campagna Amica che ci vede protagonisti nelle scuole di città e provincia. Siamo quindi orgogliosi di questo evento in programma per domenica pensato per i più piccoli e per le loro famiglie e della partnership con la Lilt con cui condividiamo i valori di una alimentazione sana attenta alla stagionalità e abbinata a corretti stili di vita”.

Per maggiori informazioni è possibile contattare il 335.5330455.

Nella foto, un laboratorio di Master Kids Italia.

Pubblicato il 1° febbraio 2024

Ascolta l'audio

Coldiretti a Bruxelles per salvare filiera da 600 miliardi di euro

 manifestazione

 

Dall’agricoltura italiana nasce una filiera agroalimentare allargata che sviluppa un fatturato aggregato pari a oltre 600 miliardi di euro nel 2023 messa a rischio dalle politiche folli dell’Unione Europea. E’ quanto emerge da un’analisi Coldiretti diffusa in occasione della prima mobilitazione con gli agricoltori da tutta Europa e la partecipazione per l’Italia della Coldiretti scesi in piazza assieme al presidente Ettore Prandini, in Place du Luxembourg, di fronte al Parlamento europeo. a Bruxelles, dove si tiene il Vertice straordinario dell’Ue con la presenza del premier Giorgia Meloni. E’ la prima volta in piazza insieme per gli agricoltori provenienti dal sud e dal nord dell’Unione Europea dalla Coldiretti agli spagnoli di Asaja, dai portoghesi di Cap ai belgi dell’Fwa fino ai giovani della Fja e molti altri che invadono la capitale dell’Unione per trasformare le proteste in risultati concreti. Presente anche una delegazione di 50 agricoltori di Coldiretti Emilia Romagna in rappresentanza degli imprenditori agricoli della nostra regione.

Su un grande striscione si legge “Stop alle follie dell’Europa” ma gli agricoltori esibiscono anche cartelli con “Basta terreni incolti!”, “Scendete dal pero”, “Stop import sleale”, “Prezzi giusti per gli agricoltori”, “No Farmers no Food”, “Cibo sintetico, i cittadini europei non sono cavie”, “Mungiamo le mucche non gli allevatori”. “Non è l’Europa che vogliamo” si legge nei documenti di mobilitazione in mano al Presidente della Coldiretti Ettore Prandini accanto al tavolo allestito per far vedere le follie dell’Europa a tavola.

A rischio è una filiera nazionale che vede impegnati – sottolinea Coldiretti – ben 4 milioni di lavoratori in 740mila aziende agricole, 70mila industrie alimentari, oltre 330mila realtà della ristorazione e 230mila punti vendita al dettaglio. Una rete diffusa lungo tutto il territorio che – spiega la Coldiretti – quotidianamente rifornisce i consumatori italiani ai quali i prodotti alimentari non sono mai mancati nonostante pandemia e guerre.

Le esportazioni agroalimentari Made in Italy nel 2023 hanno raggiunto il record di 64 miliardi di euro con un balzo del 6% secondo le proiezioni Coldiretti sui dati Istat sul commercio estero relativi al 2023. Il Belpaese – continua la Coldiretti – è infatti il primo produttore Ue di riso, grano duro e di molte verdure e ortaggi tipici della dieta mediterranea come pomodori, melanzane, carciofi, cicoria fresca, indivie, sedano e finocchi. E anche per quanto riguarda la frutta primeggia in molte produzioni importanti: dalle mele e pere fresche, dalle ciliegie alle uve da tavola, dai kiwi alle nocciole fino alle castagne.

I cibi e le bevande stranieri sono oltre dieci volte più pericolosi di quelli Made in Italy, con il numero di prodotti agroalimentari con residui chimici irregolari oltre i limiti di legge che in Italia è stato pari al 6,4% nei prodotti di importazione, rispetto alla media dello 0,6% dei campioni di origine nazionale, secondo i dati dell’ultimo Rapporto pubblicato da Efsa nel 2023 relativo ai dati nazionali dei residui di pesticidi.

L’agricoltura interessa più della metà della superficie nazionale e per questo – continua la Coldiretti – l’Italia per difendere l’ambiente deve proteggere il proprio patrimonio agricolo e la propria disponibilità di terra fertile con un adeguato riconoscimento sociale, culturale ed economico del ruolo dell’attività nelle campagne.

Un patrimonio di biodiversità messo a rischio dalla cementificazione e dell’abbandono con l’Italia che ha perso quasi 1/3 (30%) dei terreni agricoli nell’ultimo mezzo secolo con la superficie agricola utilizzabile in Italia che si è ridotta ad appena 12,8 milioni di ettari ed effetti sulla tenuta idrogeologica del territorio e sul deficit produttivo del Paese e la dipendenza agroalimentare dall’estero, secondo l’analisi della Coldiretti.

Nella foto, la protesta di Coldiretti a Bruxelles.

Pubblicato il 1° febbraio 2024

Ascolta l'audio

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente