Lo psichiatra Cornaggia: «Giovani e adulti hanno bisogno di riconoscersi in relazione»
“Oggi si sente spesso parlare di emergenza educativa, ma io credo sarebbe più opportuno chiamare il disagio che stiamo vivendo «emergenza culturale»: un fenomeno nuovo ed allargato, che non riguarda soltanto i giovani ma anche gli adulti”. Lo ha detto Cesare Maria Cornaggia, psichiatra e professore associato dell’Università Bicocca di Milano, protagonista lo scorso 21 febbraio dell'incontro:“Fragilità e Desiderio: giovani e adulti nella società delle paure” Organizzata dall'associazione Liberi presso l’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano, la serata ha visto la presenza di una nutrita platea e ha lasciato spazio ad un ricco dibattito con il pubblico sulle problematiche attuali; nel tentativo di indicare una possibile strada che riesca almeno a decifrare e a dare risposte parziali alle fragilità diffuse. A stimolare con domande e considerazioni l'analisi dell'esperto e il successivo confronto sono stati Mauro Monti e Massimo Trespidi, organizzatori e moderatori della serata.
Serve la responsabilità degli adulti
“Le statistiche e l'esperienza clinica e relazionale ci dicono che oggi attacchi di panico, depressione, ansia, dis-percezione corporea e ritiro sociale sono in netto aumento. Siamo difronte ad un malessere diffuso - ha spiegato Cornaggia -, che però non ha un nome definito e fatica ad essere espresso. Un'apatia estesa in bilico tra patologia e normalità, i cui confini e le cui origini non sono facili da inquadrare neanche per gli esperti di settore. «Non ho voglia, sono triste», si sente spesso dire dalle persone, senza che però esse stesse riescano a capire la natura del loro malessere ”.
“I paradigmi a cui facevo riferimento nella mia professione oggi sono cambiati – continua l'esperto -. Pensiamo solo all'abbandono scolastico, in notevole aumento negli ultimi tempi: è una tendenza preoccupante, che merita seria considerazione, e indica come ansia e tristezza non rappresentino più gridi d'aiuto da cui riemergere, ma siano percepite troppo spesso come condizioni scontate e quasi ovvie dell'esistenza. In questo contesto, prima ancora di un supporto specialistico (che comunque può essere utile), serve la responsabilità degli adulti”.
Dove si può rintracciare la causa profonda dei mutamenti in atto?
Secondo lo psichiatra alla base della fragilità contemporanea c' è “una crisi d'identità, una difficoltà dell'io a trovare spazio e a definirsi all'interno di una relazione di reciproco riconoscimento”. Da terapeuta percepisco sovente il vuoto lasciato dalla mancanza di un'esperienza di riconoscimento” - ha sottolineato Cornaggia -, un vuoto che si traduce nell'incapacità di incontrare l'altro e di guadarlo in tutta la sua complessità. Troppi giovani vivono per essere amati, ma questo non coincide né con l'amore, né con la libertà. Essere liberi vuol dire fare le cose perché si è consapevoli di essere amati a priori, di far parte di relazioni di fiducia che formano e arricchiscono il proprio io. Sono quindi la perdita del senso di sé e l'impoverimento delle relazioni a produrre quelli che l'esperto considera i due elementi costitutivi dell'emergenza in corso, intimamente legati tra loro: “lo sfaldamento del concetto di realtà” a cui si accompagna “la scomparsa del limite”.
“Oggi la realtà non è più concepita come qualcosa che è, un dato esterno dal quale partire – osserva - ; al contrario viene costruita su misura e inseguita come ciò che dovrebbe essere per arrivare alla felicità. È perciò naturale che il limite e il dolore non debbano più avere posto: tutto deve andare bene, essere bello, performante, le malattie devono guarire sempre. Ma il limite ha un alto valore identitario, se ci pensiamo è proprio attraverso i nostri limiti che riusciamo ad incontrare l'altro in profondità. I giovani ci chiedono di avere dei limiti che li aiutino a definire se stessi. Compito dell'adulto, non sempre facile ma necessario, è darli in maniera adeguata”.
“I no detti ai ragazzi sono efficaci solo se trovano spazio dentro una relazione solida e credibile – ha concluso - . Dobbiamo imparare a metterci in ascolto dei giovani ,ad entrare in dialogo aperti alla possibilità di uscire dal confronto diversi rispetto a quando lo abbiamo iniziato. Siamo disposti a provarci?”.
Micaela Ghisoni
Nella foto, da sinistra Massimo Trespidi, Cesare Maria Cornaggia e Mauro Monti.
Pubblicato il 27 febbraio 2025
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