Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Notizie Varie

Notizie Varie

Comunità energetiche rinnovabili e solidali, 100mila euro da Fondazione e Banco dell’energia: al via il bando

Roberto Reggi e Silvia Pedrotti

Un contributo per finanziare le consulenze necessarie per costituire una Comunità energetica rinnovabile e solidale (CERs) o per rendere “solidale” una semplice CER già esistente. È il bando promosso dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e dalla Fondazione Banco dell’energia, disponibile dal 7 aprile, a cui possono accedere enti locali, enti pubblici, enti religiosi, organizzazioni private non profit ed enti del terzo settore. I contributi non saranno applicati sull’acquisto degli impianti, per cui già esistono incentivi pubblici e privati. Il bando è stato presentato nella mattinata di lunedì 7 aprile dal presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Roberto Reggi, e dalla responsabile della Fondazione Banco dell’energia, Silvia Pedrotti. Presenti, ad ascoltare la spiegazione del bando, diversi amministratori locali e rappresentanti di università, cooperative e associazioni. Per la diocesi di Piacenza-Bobbio – il bando è accessibile anche agli enti religiosi – presente il direttore dell’Ufficio beni culturali ecclesiastici, Manuel Ferrari.

Ridurre la povertà energetica

L’obiettivo del bando – che mette sul piatto 100mila euro – è ridurre la povertà energetica e contrastare le disuguaglianze sociali tramite lo sviluppo delle Comunità energetiche rinnovabili e solidali sul territorio della provincia di Piacenza e del comune di Vigevano. Può accedere ai contributi chi intende costituire una nuova CERs, ma anche chi vuole intraprendere il percorso di transizione da una CER già esistente a una CERs. Il budget messo a disposizione è finalizzato a coprire, a fondo perduto e senza necessità di cofinanziamento, le spese per le consulenze multidisciplinari di professionisti esperti e accreditati, necessarie a portare a buon fine il percorso di costituzione della CERs. Le domande sono aperte fino al 30 settembre. L’opportunità sarà allargata anche alle aziende con un bando specifico della Camera di Commercio dell’Emilia.

Cos’è una CERs

La Comunità di Energia Rinnovabile è un soggetto giuridico autonomo in cui diversi tipi di attori si aggregano per produrre, condividere, autoconsumare e vendere energia generata attraverso uno o più impianti alimentati da fonti rinnovabili. La CERs è una particolare tipologia di CER (la S sta per solidale), che oltre a garantire gli stessi benefici utilizza una parte degli incentivi maturati (e di cui non sarebbe possibile godere) a favore di progetti e iniziative di carattere sociale o ambientale sul territorio. La fase in cui agisce il bando è quella relativa al complesso processo di costituzione della CERs, regolato da una normativa recente e in continua evoluzione, che implica un adeguato studio di fattibilità, la gestione di diverse questioni legali e amministrative e la necessità di coinvolgere e di coordinare numerosi attori e soggetti.

Cosa prevede il bando

Il bando finanzia le consulenze legali, tecniche, commerciali, informatiche, finanziarie e amministrative, che – per ottenere i fondi – possono essere erogate esclusivamente da professionisti accreditati il cui elenco è consultabile all’interno di uno specifico portale, all’indirizzo https://bandoaccreditamento.optimytool.com/it/. Chi desidera avvalersi di professionisti differenti rispetto ai “professionisti eleggibili” non potrà rendicontare i costi sostenuti per pagarli ai fini della liquidazione del contributo. I Comuni sotto i 5mila abitanti possono accedere a un contributo statale pari al 40% e ad altre agevolazioni. Il tetto potrebbe essere innalzato a 30mila abitanti – comprendendo, cioè, tutti i Comuni piacentini eccetto il capoluogo – come annunciato dal ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin, alla fiera Key di Rimini il 4 marzo scorso.

Impatto a lungo termine sulla comunità

“Oggi avviamo un progetto – sottolinea il presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano, Roberto Reggi – che rappresenta un importante tassello della nostra strategia d’intervento in tema di povertà energetica e nuove risorse”. Il bando per le CERs si pone in continuità con i progetti “Energia in Comune”, che finora ha permesso di aiutare oltre un migliaio di famiglie in condizione di povertà energetica, e “Elettrodomestici in Comune”. “Questo bando – spiega Reggi – interviene sul fronte dell’autonomia energetica e delle rinnovabili. Un percorso articolato che mette in luce il valore di una rete in grado di mettere in campo punti di vista, risorse e progettualità differenti e complementari, per un’azione più organica e significativa”. Questo progetto, aggiunge Silvia Pedrotti, responsabile della Fondazione Banco dell’energia, “costituisce un’opportunità di autonomia e cambiamento per tutti i cittadini, a partire dai più vulnerabili, e una nuova importante iniziativa a sostegno del territorio per un impatto a lungo termine sulla comunità”.

I contributi

L’erogazione dei contributi segue la struttura a tre fasi del bando, che ad ogni progetto avviato destina fino a un massimo di 10mila euro di consulenze per portare a termine la fase uno (studio di fattibilità, engagement e progetto preliminare); fino a un massimo di 5mila euro per la fase due (attivazione della CERs, dalla definizione della forma giuridica all’atto di costituzione) e fino a un massimo di 15mila euro per la terza e ultima fase, relativa alla costruzione degli impianti e al consolidamento tecnico-amministrativo della nuova CERs, o allo sviluppo e conversione di una CER in CERs.

I tempi

La fase preliminare del bando, una call for proposal, è aperta dal 7 aprile al 30 settembre 2025. Le proposte che avranno superato il vaglio iniziale potranno avere accesso agli step successivi. La scadenza ultima per la realizzazione degli impianti è fissata a dicembre del 2026, mentre il termine per la rendicontazione al 31 maggio 2027.

Informazioni

Il testo del bando è scaricabile dal sito www.fondazionepiacenzavigevano.it. Per informazioni sugli aspetti tecnici, la procedura, i requisiti e le modalità di assegnazione dei contributi è possibile rivolgersi all’Area Istituzionale della Fondazione di Piacenza e Vigevano, tel. 0523.311111, e-mail info [AT] fondazionepiacenzavigevano [DOT] it.

Francesco Petronzio

Pubblicato il 7 aprile 2025

Ascolta l'audio

Una donazione a Pediatria per ricordare Elisa e Costantino

DONAZIONE ELISA E COSTANTINO
Sono trascorsi tre anni dalla scomparsa di Elisa e Costantino, i due ragazzi tragicamente annegati nel Trebbia a Calendasco nel gennaio 2022 insieme agli amici Domenico e William. Il loro ricordo, però, resta vivo nel cuore di chi li ha amati e continua a farlo ogni giorno.
In loro memoria sono state promosse numerose iniziative: un libro scritto dal giornalista Valerio Millefoglie e pubblicato da Mondadori, un’etichetta discografica, album musicali, concerti e una borsa di studio dedicata a Elisa per gli studenti di Calendasco.
L’ultima iniziativa, in ordine di tempo ma non certo l’ultima in assoluto, è la donazione di un monitor multiparametrico alla Pediatria di Piacenza, diretta dal professor Giacomo Biasucci. Questo strumento, fondamentale per la valutazione clinica dei bambini e dei ragazzi ricoverati, permette di rilevare tempestivamente eventuali variazioni nei parametri vitali, segnalando un possibile aggravamento o cambiamento delle condizioni generali. Il dispositivo, che arricchirà la dotazione del reparto, viene posizionato accanto al letto del paziente e collegato alla centrale di monitoraggio della guardiola infermieristica, consentendo al personale medico di controllare costantemente lo stato di salute senza disturbare il bambino.
A ricevere la donazione sono stati il direttore generalePaola Bardasi, il professorGiacomo Biasucci e la coordinatriceEliana Tripolini.
"Mantenere vivo il ricordo di Elisa e Costantino, del loro amore e delle loro passioni, è il motore che ci spinge a realizzare queste iniziative e a progettarne di nuove – ha sottolineato Antonella Grandini, mamma di Elisa, affiancata dal maritoGiovanni Bricchi e daSabrina Rizzi, madre di Costantino - Tutto nel segno della solidarietà, per aiutare il prossimo, proprio come avrebbero fatto i nostri ragazzi. Abbiamo scelto di destinare alla comunità quello che avremmo speso in un anno per i fiori al cimitero, trasformandolo in un gesto concreto di supporto. Con i mille euro raccolti abbiamo voluto donare questo strumento alla Pediatria di Piacenza, affinché possa essere d’aiuto ai piccoli pazienti nei momenti più difficili. Ma non ci fermeremo qui: abbiamo tante altre idee e questa sarà solo la prima di una serie di donazioni per la città di Piacenza".
Il direttore generale Paola Bardasi ha espresso la propria gratitudine. "Ringrazio di cuore i genitori di Elisa e Costantino per la generosità dimostrata nei confronti della nostra Pediatria. Il nostro Servizio Sanitario regionale non si limita a garantire cure di eccellenza, ma pone al centro il benessere del paziente, riconoscendo non solo i bisogni fisici, ma anche quelli emotivi. Il nostro obiettivo è superare un approccio puramente prestazionale per offrire risposte su misura, con un’attenzione particolare ai bambini. L’umanizzazione delle cure si basa sulla personalizzazione dell’assistenza e sulla costruzione di relazioni improntate alla gentilezza, all’ascolto e al rispetto. È un principio che adottiamo in tutti i reparti e che il professor Biasucci e il suo team applicano con passione e competenza".
 Anche il professor Biasucci ha sottolineato l’importanza del gesto. "Sono emozionato e commosso a ricevere questa donazione. Offrire la migliore assistenza possibile ai nostri piccoli pazienti è la nostra missione e queste donazioni ci aiutano a raggiungere l’obiettivo. Il nostro prossimo traguardo, una volta conclusi i lavori di ristrutturazione, sarà installare un monitor in ogni stanza, perché migliorare l’esperienza di ricovero significa anche ridurre il disagio della degenza e favorire la guarigione. Il monitor multiparametrico donato trasmette in tempo reale i parametri vitali alla postazione in guardiola tramite telemetria, consentendo un controllo costante e discreto. Grazie a questa tecnologia, il personale sanitario può monitorare i pazienti senza interferire con la loro quotidianità, garantendo un ambiente più sereno e meno stressante".
Pubblicato il 7 aprile 2025

Ascolta l'audio

Contratto di fiume della Media Valle del Po, c’è l’accordo di programma

Accordo contratto fiume Piacenza

Riqualificazione del lungo fiume e delle sue lanche, nuovi percorsi ciclabili, valorizzazione dei cammini storico-religiosi, fruizione turistico fluviale. Sono alcuni dei progetti selezionati a partire dal Piano di Azione del Contratto di Fiume della Media Valle del Po nel corso del percorso partecipato, voluto e ideato dalla Regione per definire insieme al territorio gli scenari possibili di attuazione del Contratto nel tratto che bagna le province di Piacenza, Cremona e Lodi. A dare impulso all’avvio dei progetti saranno circa 4 milioni di euro messi a disposizione grazie all’accordo di programma sottoscritto dalla Regione con Sogin, che utilizzerà risorse riservate alle misure di compensazione e riequilibrio ambientale legate alla dismissione della centrale di Caorso, per realizzare gli interventi proposti dai 10 Comuni piacentini che si affacciano sul Grande Fiume. L’accordo prevede infatti che l’impegno finanziario dovrà essere ricompreso nella soglia del 2% dell’intero costo dell’opera di dismissione della centrale di Caorso, il finanziamento di circa 4 milioni di euro (che rappresenta il 2% dei lavori già realizzati e rendicontati ad oggi per il decommissioning), sarà integrato alla luce dell’adeguamento dei valori del Piano a vita intera dell’opera.

Da undici a diciassette interventi saranno realizzati nei dieci Comuni rivieraschi del piacentino che partecipano al Contratto: Calendasco, Caorso, Castel San Giovanni, Castelvetro Piacentino, Monticelli d’Ongina, Piacenza, Rottofreno, Sarmato, San Pietro in Cerro e Villanova sull’Arda. I progetti si articolano intorno a 5 direttrici tematiche e strategiche: la valorizzazione dei cammini religiosi della via Francigena, la riqualificazione ambientale, i sistemi di mobilità, la valorizzazione del patrimonio storico e culturale e la navigazione e fruizione fluviale. Le direttrici individuate rappresentano un elemento decisivo per lavorare in modo strategico nella progettazione delle azioni, mantenendo la coerenza delle progettualità rispetto ad obiettivi sovra-comunali sia nella fase di progettazione che di realizzazione. Il punto sul progetto è stato al centro di un incontro oggi a Piacenza, un’occasione anche per valorizzare e fare sintesi sui risultati finora raggiunti e delineare il percorso futuro dell’iniziativa. Presenti l’assessora regionale all’Ambiente e alla Programmazione territoriale, Irene Priolo, la presidente della Provincia di Piacenza, Monica Patelli, la sindaca di Piacenza, Katia Tarasconi, dirigenti e rappresentanti degli enti locali coinvolti. “La conclusione di questa fase del Contratto di Fiume della Media Valle Padana è una tappa importante nella strategia regionale per il fiume Po e rappresenta un modello di collaborazione tra istituzioni, comunità locali, associazioni e mondo produttivo, tutti uniti nell’obiettivo comune di garantire un futuro sostenibile al nostro Grande Fiume – ha sottolineato Priolo -. I risultati raggiunti dimostrano l’efficacia di una pianificazione condivisa per costruire un percorso di sviluppo che sia inclusivo e lungimirante”. “Si tratta - ha aggiunto l’assessora - di un punto di partenza fondamentale per restituire al Po il ruolo centrale che merita nella strategia territoriale, ambientale e turistica del nostro Paese. Ringrazio tutti i soggetti coinvolti in questo percorso che hanno contribuito all’interno del Contratto di Fiume dando efficacia a questo strumento”.

IL CONTRATTO DI FIUME DELLA MEDIA VALLE DEL PO

Si tratta del primo in Italia che coinvolge due Regioni, l’Emilia-Romagna e la Lombardia, e interessa 34 comuni tra le province di Piacenza, Cremona e Lodi; l’Autorità di Bacino Distrettuale del fiume Po; Aipo (Agenzia interregionale per il fiume Po); tre Consorzi di Bonifica (Consorzio di Bonifica Dugali Naviglio Adda Serio, Consorzio di Bonifica di Piacenza, Consorzio di Bonifica Navarolo) e due Società di gestione dell'acqua (Padania Acque S.p.A., S.A.L. S.r.l. Società Acqua Lodigiana). Al centro del Contratto il Piano d’azione, sottoscritto nel 2022, frutto di un percorso partecipato con gli enti locali del territorio, dal quale sono emerse 94 proposte territoriali riconducibili a tre ambiti specifici: qualità e sicurezza delle acque del Po, tutela e uso sostenibile del territorio fluviale, promozione e valorizzazione turistica. Il Contratto di Fiume della Media Valle del Po è inserito nel contesto di una più ampia strategia sul fiume Po, nella quale far confluire le istanze e i progetti che investono i territori del Po, che grazie alla presenza del fiume possono accrescere i valori ambientali, sociali, culturali, economici, turistici che li contraddistinguono. Una strategia che punta a valorizzare tutta l’asta del fiume con centinaia di interventi progettati e condivisi con il territorio, che riguardano opere di sicurezza idraulica, il settore agricolo, la valorizzazione turistica, la viabilità fluviale e altre infrastrutture, la rinaturalizzazione e la riforestazione lungo tutto il corso del fiume per i quali sono stati messi a disposizione 896 milioni di euro, 200 dei quali impiegati in progetti già in corso.

Pubblicato il 6 aprile 2025

Ascolta l'audio

La violenza nelle famiglie: i figli da vittime ad autori di reato

agosti

Figli che loro malgrado sono coinvolti nelle dinamiche conflittuali tra i genitori in fase di separazione. Adolescenti a loro volta violenti verso i familiari. Temi drammaticamente attuali al centro, sabato 5 aprile, del Convegno “La violenza intrafamiliare oltre il genere. I figli, da vittime a autori di reato” a cura dell’AssociazioneArianuovA in collaborazione con MCM Academy all’auditorium Fondazione Piacenza e Vigevano. Dopo i saluti delle autorità, tra cui quello del presidente della Sezione Civile del Tribunale, Marisella Gatti, Comune, Provincia e Questura, si è entrati nel vivo di una tematica complessa.

La guerra respirata da bambino

Come ha affermato la psicologa e psicoterapeuta Maria Cristina Meloni “nella violenza in famiglia spesso l’adulto ha vissuto e respirato da bambino «aria di guerra»”. Quella stessa “aria” che i minori sono costretti a vivere e che lascerà in loro segni profondi anche a lungo termine. Dalle mura di casa ci si sposta nelle aule dei Tribunali, negli studi degli avvocati, degli psicologi, degli psichiatri. Separazioni dove un genitore “usa” i figli attraverso la denigrazione dell’altro genitore oppure ostacolandone il rapporto. Fino al punto in cui i minori non hanno più contatti con il papà o la mamma. “Un genitore che fa questo, ostacola un diritto”, ha precisato ancora Meloni.

Le separazioni conflittuali

Nel suo intervento il neuropsichiatra infantile Giovanni Battista Camerini ha sottolineato che “le separazioni conflittuali sono un problema di salute pubblica. L’esposizione dei figli a liti e conflitti, il loro essere spettatori di violenza fisica o psicologica può dare luogo nel tempo a danni gravissimi. Ci sono condizioni che possono generare disturbi che hanno caratteristiche permanenti. A distanza di anni avremo adulti con ansia, depressione, bassa autostima”.

La soluzione stragiudiziale del conflitto

La legge tutela i soggetti deboli. L’articolo 572 del codice penale tratta del reato di maltrattamenti in famiglia. L’articolo 373 bis 40 del codice civile interviene sulla violenza domestica e di genere. “Bisogna promuovere la soluzione stragiudiziale del conflitto attraverso la mediazione, la negoziazione assistita - ha continuato Camerini -. Servono piani genitoriali paritetici, tempi di frequentazione standard, il rispetto delle decisioni dei Tribunali”.

Tematica dalle tante sfaccettature. Sono diverse le forme di violenza alle quali i ragazzi possono essere sottoposti. C’è quella assistita: il bambino è presente quando figure per lui di riferimento subiscono maltrattamenti fisici o psicologici. Ne ha parlato lo psicologo Marco Murgia. Fondamentale il ruolo degli insegnanti. Bisogna spiegare loro come segnalare alle autorità per tutelare i ragazzi. L’avvocato Margherita Prandi ha sottolineato il compito dei legali di arginare il conflitto. L’adulto va aiutato in questo.

Fra i numerosi relatori della giornata, l’avv. Mauro Pontini ha spiegato che le dichiarazioni delle persone offese sono sostanzialmente inattaccabili a meno che noi ci siano video che provano il contrario.

Paolo Ferri, commissario capo Divisione anticrimine della Questura, ha parlato del ruolo delle Forze dell’ordine in caso di intervento in flagranza di reato.

 

Figli violenti contro i genitori

Figli violenti contro i genitori. L’avvocato Sara Carsaniga ha inquadrato il tema. “Si sta assistendo al fenomeno di genitori «ostaggio» dei figli minorenni. Sia riguardo la conflittualità sia nell’ambito educativo - ha spiegato -. Si tratta di ragazzi fragili, poco ascoltati e poco visti. Figli non visti che crescono nel clima di conflitto. Ci sono genitori che nell’educazione dei loro ragazzi non sono uniti. E questi comportamenti vengono ben percepiti. In caso di violenza molti genitori non denunciano perché così facendo denuncerebbero il loro fallimento. Ma non è questa la strada. I giovani sono figli degli insegnamenti che ricevono. Serve l’esempio. Sono lasciati soli, spavaldi ma spesso incapaci di decidere su questioni banali. Ragazzi arrabbiati, inascoltati, violenti. Bisogna mettersi in discussione”.

Negli ultimi anni la cronaca ha raccontato fatti tragici, di figli che arrivano a uccidere i genitori. Lo psichiatra Filippo Lombardi ha chiuso la giornata di lavori affrontando il tema degli aspetti psichiatrici dei figli violenti. Ha spiegato che la violenza verso i genitori è sempre esistita e ha citato l’uccisione della madre, delitto da sempre considerato fra i più nefandi. Nella maggior parte dei casi ci sono alle base patologie psichiatriche come la schizofrenia o psicotica. “Oggi aumenta quello che è il disturbo della personalità”, ha concluso.

Il convegno ha avuto il Patrocinio del Comune.

                                                                                                                                                         Giuseppina Agosti

Pubblicato il 7 aprile 2025

Ascolta l'audio

Cau, i contratti dei medici prorogati fino al 31 dicembre

 Contratto medici Cau

“Come preannunciato nel corso dell’ultimo incontro del tavolo con le organizzazioni sindacali della medicina generale, abbiamo deciso di prenderci la responsabilità unilaterale di prorogare tutti i contratti dei medici occupati nei Cau dell’Emilia-Romagna per non interrompere un servizio che sta funzionando e che, solo lo scorso anno, ha risposto alle richieste e ai bisogni di oltre 540mila cittadine e cittadini. Con l’obiettivo di lavorare più sereni insieme alle organizzazioni sindacali di categoria all’accordo integrativo dei medici di medicina generale di cui stiamo discutendo in questi giorni”. Così l’assessore alle Politiche per la salute, Massimo Fabi, spiega la delibera approvata dalla Giunta che proroga fino al 31 dicembre 2025 i contratti dei medici impiegati nei Cau, che scadevano il 31 marzo.
“Questa decisione della Regione permetterà infatti di raggiungere un duplice obiettivo - aggiunge Fabi -. Da un lato, come dicevo prima, di non chiudere un servizio che sta funzionando e rispondendo in maniera adeguata ai bisogni della cittadinanza. Dall’altro di lavorare, avendo davanti un tempo congruo e mentre definiamo l’accordo integrativo regionale con i medici di medicina generale, a una valutazione puntuale dei Cau attivi in Emilia-Romagna con lo scopo di migliorarne l’attività e il bilanciamento costi/benefici”.

“Come abbiamo avuto più volte occasione di ribadire- prosegue Fabi- sono tre le tipologie di Cau su cui ci stiamo concentrando. Quelli che hanno sostituito Punti di primo intervento o Pronto soccorso che avevano un elevato livello di inappropriatezza perché erogavano prestazioni di bassa complessità con personale medico specialista che deve invece essere utilizzato per le prestazioni di emergenza urgenza e che hanno dato sicuramente i risultati migliori e andranno verso una conferma nell’attuale configurazione. I Cau aperti in prossimità dei Pronto Soccorso Dea (Dipartimento Emergenza e Accettazione) di primo e secondo livello degli ospedali provinciali o distrettuali, con l’obiettivo di sgravarli dei codici bianchi e verdi, che non hanno avuto un risultato positivo univoco su tutto il territorio regionale e che andranno quindi rivalutati per rafforzarne la risposta. Infine, i Cau introdotti in luoghi dove precedentemente non c'erano né Punti di primo intervento, né Pronto soccorso che sono destinati ad andare verso la riorganizzazione in Aggregazioni funzionali territoriali all’interno delle Case di comunità, come previsto dal decreto ministeriale 77, per ricondurre tutto a una gestione univoca nelle cure primarie”.
“L’obiettivo - chiude Fabi - cui tutti concorriamo è avere nella nostra regione una sanità pubblica e universalistica capace di garantire cure e assistenza adeguate. Con questo provvedimento assicuriamo la continuità e la presenza di medici che, senza il rinnovo, da lunedì non sarebbero stati più operativi in un momento nel quale abbiamo invece bisogno di rafforzare la loro presenza”.

Pubblicato il 6 aprile 2025

Ascolta l'audio

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente