Nella fredda Copenaghen, un calore inaspettato
L’esperienza di Andrea Buraschi, 24 anni, al lavoro nel settore della robotica: “Volevo uscire dalla mia zona di comfort, mettermi in gioco, aprirmi a una cultura che non era la mia”
È partito per Copenaghen per una sfida, per uscire dalla sua bolla, per aprirsi a nuove esperienze, sia dal punto di vista professionale che personale. Andrea Buraschi - gli amici lo chiamano Ea - ha 24 anni. Dopo aver vissuto per alcuni mesi in Danimarca, può dire che quella è stata una delle sfide più formative della sua vita. “Sono andato a Copenaghen per aumentare le mie competenze lavorative nella robotica - racconta - perché in Danimarca le opportunità per il mio settore non mancano. Volevo uscire dalla mia zona di comfort, mettermi in gioco, aprirmi a una cultura che non era la mia. Viaggiando s’imparano molte più cose che restando fermi a casa: entri in contatto con persone che non avresti mai potuto conoscere, con stili di vita che non immaginavi nemmeno”.
“Mi sono sentito accolto”
A Copenaghen ha vissuto per alcuni mesi a casa di un sacerdote, don Fabrizio Milazzo, cresciuto a Piacenza nella parrocchia della SS. Trinità, che per lui è diventato un punto di riferimento importante. “Mi ha accolto senza impormi nulla - ricorda - ma era sempre presente per ogni necessità, per integrare le persone che quella comunità raccoglie, per lo più ragazzi come me, che si trovavano lontano da casa per motivi di studio o di lavoro”.
“Ogni certezza stava svanendo”
È stata un’esperienza che ha riacceso in lui la fiamma della fede che si stava riducendo al lumicino, asfissiata da tante difficoltà. “Venivo da un periodo difficile - spiega - in cui non sapevo dove collocarmi, come se ogni certezza stesse svanendo. A Copenaghen, senza che nessuno me l’imponesse, con l’amicizia di persone che condividevano le mie stesse domande, quella fiamma si è riaccesa. Mi sono sentito amato per come sono, senza dover dimostrare nulla, senza che nessuno chiedesse in cambio qualcosa”.
Il porridge a colazione
Il suo impatto con quella cultura, con quella terra fredda dal sapore nordico, non è stato semplice: dal porridge a colazione (un piatto con avena, frutta fresca e miele), dal cappuccino con la pizza - per lui quasi inconcepibile - a uno stile di vita completamente diverso dal suo. Eppure ogni difficoltà è diventata un’opportunità per aprirsi, per riflettere sulle sue scelte, per entrare in contatto con se stesso. Oggi si sente una versione più matura di sé, più pronta ad affrontare le sfide che la vita potrà presentargli.
“Buttatevi!“
“È come se quella situazione difficile si fosse trasformata in un’occasione per conoscermi a fondo. Se potete, buttatevi: un’esperienza del genere può solo farvi crescere. E se le cose non dovessero andare come sperate, potete sempre tornare a casa - perché quella porta sarà sempre aperta - ma con un bagaglio che porterete per sempre con voi”.
Elisa Costellini
Nella foto, Andrea Buraschi con don Fabrizio Milazzo.
Pubblicato il 27 luglio 2025
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