Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Notizie Varie

Notizie Varie

Pietro Berzolla, molto più di un architetto

Il progettista piacentino ricordato a Palazzo Galli, a 35 anni dalla morte, con la presentazione del volume a lui dedicato

DodiBerzollaPoli

Un architetto, o meglio un “architutto”: perché, oltre che vulcanico progettista, era anche un formidabile incisore, un grafico, un pittore e - passando all’aspetto famigliare - un padre straordinario.
Questo il profilo di Pietro Berzolla emerso nel corso dell’incontro a Palazzo Galli, nell’ambito dell’Autunno culturale della Banca di Piacenza, che ha reso omaggio al professionista piacentino a 35 anni dalla morte. Per l'occasione il curatore Benito Dodi in dialogo con la figlia prof.ssa Mimma Berzolla Grandi e l'arch. Valeria Poli ha presentato il volume dedicato a Berzolla promosso dal Laboratorio del Novecento-Associazione Amici del Respighi.

Nato il 5 febbraio del 1898 a Muradello di Pontenure, Berzolla si formò all’Istituto Gazzola, dove fu allievo di Camillo Guidotti (di cui in seguito criticherà l’approccio progettuale), e al Toschi di Parma; qui ebbe diversi maestri: Giuseppe Mancini, Antonio Sant’Elia, Giulio Ulisse Arata).
Nella primavera del 1917 fu costretto a interrompere gli studi per recarsi al fronte.
Alla fine del conflitto andò a Roma al museo del Genio militare, dove realizzò bozzetti e modelli dei luoghi di combattimento della Grande Guerra.
Nella capitale ebbe modo, la sera, di frequentare la scuola di arti applicate con Cesare Bazzani.
Nel 1920 riprese e concluse gli studi a Parma, con Mancini, diventando subito dopo professore di prospettiva nello stesso Istituto Toschi.
L’iscrizione all’Albo degli architetti arrivò una decina d’anni più tardi.
Fra le due guerre Berzolla lavorò soprattutto per la Curia piacentina, costruendo chiese a Piacenza e provincia in stile “novecento” e realizzando le stazioni della linea ferroviaria Piacenza-Bettola. Nel 1933 partecipò al concorso per il Piano regolatore della città.
Il secondo dopoguerra lo vide protagonista a Cortemaggiore, dove progettò il Palazzo uffici dell’Agip, struttura inaugurata alla presenza del presidente del Consiglio De Gasperi.

La prof. Poli ha sottolineato come Arata, Berzolla e Bacciocchi abbiano inciso sullo sviluppo di Piacenza in un periodo - i primi decenni del ‘900 - nel quale ancora non esisteva la facoltà di Architettura.
"A differenza di Mancini, uno dei suoi maestri - ha spiegato la relatrice -, Berzolla seppe tradurre in pratica i suoi progetti, arrivando ad occuparsi anche dei dettagli d’arredamento".

Una poliedricità messa in evidenza anche dall’arch. Dodi, che ha ricordato come riuscisse a passare "dal disegno dell’anello per la figlia allo studio del Prg di Piacenza".
Il curatore del volume ha poi raccontato alcuni aneddoti legati a Berzolla, uno dei quali riferito al restauro di San Donnino: "Dopo la guerra vennero stanziati i fondi, ma qualcuno avrebbe voluto utilizzarli per sistemare il retro di San Francesco e allargare la piazza proprio in corrispondenza di San Donnino, che ha rischiato la demolizione, scongiurata proprio dall’arch. Berzolla, che in commissione edilizia si astenne sulla proposta alternativa e così la chiesa fu restaurata".

L’incontro si è concluso con il ricordo del padre da parte della prof.ssa Berzolla, che ha sottolineato la sua forte presenza in famiglia nonostante gli impegni (ha sempre avuto lo studio presso l’abitazione) e ricordato il casuale ritrovamento, arrotolato in un vecchio poster della mostra del Carracci a Bologna del 1956, di un progetto di un monumento, "un disegno in punta di penna, con colori particolarissimi, che amo tantissimo perché mi ricordano un papà non solo architetto, ma anche pittore e grafico".

Pubblicato il 2 dicembre 2019

Ascolta l'audio

«Due libri parlanti per l’UICI»

uici piacenza audiolibri lgo liceo 05

A scuola i libri non si leggono soltanto, ma si possono anche ascoltare. E non solo a scuola, grazie a un progetto che vede coinvolta l’Uici, Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti. A Piacenza, lunedì 2 dicembre, alle 11.15, nell’aula multimediale del Liceo Scientifico “L.Respighi”, nella sede del triennio (piazzale Genova, 1) si terrà l’evento “Due libri parlanti per l’Uici”.
La giornata prevede la consegna ufficiale alla dottoressa Katia Caravello, responsabile nazionale del Libro parlato per l’Unione italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti, di due audiolibri: il romanzo storico “I promessi sposi” di Alessandro Manzoni e “A domani!”, un racconto originale della classe 4° del liceo Respighi realizzato durante il laboratorio di integrazione.
Invece, il capolavoro manzoniano, ambientato tra 1628 e il 1630 in Lombardia durante il dominio spagnolo, fu il primo esempio di romanzo storico della letteratura italiana, ed è fruibile in versione integrale. Un progetto frutto di un lavoro pluriennale che nasce dalla collaborazione tra l’Uici di Piacenza e il Dipartimento di Lettere del liceo Respighi che coinvolge 28 cassi, 20 docente e una rappresentanza del Laboratorio di Canto corale d’istituto.
La cerimonia di consegna dei libri sarà un momento emozionante per gli studenti e i docenti che hanno partecipato al progetto, un percorso formativo e improntato alla sensibilizzazione sul mondo degli ipovedenti e non vedenti.

Pubblicato il 28 novembre 2019

Ascolta l'audio   

Premiati i mieli piacentini

cavalli redoglia fontana liscani rodriguez

Si è svolto nei giorni scorsi il concorso mieli piacentini, giunto alla 18ª edizione, che anche quest’anno, dopo la richiesta fatta dall’Associazione degli Apicoltori Piacentini, è stato riconosciuto dall’Albo Nazionale degli Esperti in Analisi Sensoriale del Miele. Una trentina i campioni di miele consegnati dai soci, che sono stati sottoposti all’attenta analisi sensoriale dei giudici, coordinati dal responsabile tecnico, e presidente dell’associazione, Dott. Riccardo Redoglia, apicoltore professionista ed esperto in analisi sensoriale. Quattro i mieli premiati dalla giuria che prima dell’attestazione, come prevede il regolamento dell’albo, hanno dovuto passare anche specifici esami di laboratorio, quali il grado di umidità e il valore del HMF, parametri che permettono di verificare la conservabilità del miele e il suo stato di invecchiamento.
Sono stati assegnati i seguenti Attestati di Qualità:
Attestato di qualità al miele Millefiori di Luigi Lascani, attestato consegnato dalla Dott.ssa Isabella Fontana della Fontana 1950 s.r.l. Rivergaro, attestati di Qualità a Yovany Rodriguez, per i mieli Millefiori e Castagno consegnati da Giuseppe Cavalli presidente di Piacenza Expo.
“E ormai una tradizione premiare i migliori mieli della Provincia, in occasione della cena annuale che organizziamo nel periodo natalizio.” dichiara Riccardo Redoglia Presidente dell’associazione. “L'obiettivo è quello di migliorare ogni giorno la qualità di un prodotto sempre più raro, ma anche quello difendere un mestiere, l’apicoltore, sempre più difficile, a causa delle sempre maggiori difficoltà climatiche e ambientali che devono affrontare le api.
Durante l’incontro, è intervenuto anche il vice presidente Salvatore Ziliani, che ha rimarcato, l’importanza della nuova legge regionale che tutela l’apis mellifera ligustica e spiegato, quali saranno i prossimi passi da fare in regione, per arrivare presto ai decreti attuativi.

Pubblicato il 28 novembre 2019

Ascolta l'audio   

Quando Mussolini visitò il campo di concentramento di Gossolengo

Fausto Fiorentini copia

Il convegno 2019 dell’Istituto per la Storia del Risorgimento (il 35°, svoltosi a Palazzo Galli della Banca di Piacenza) non è stato monotematico, ma caratterizzato da una miscellanea di argomenti.

Augusto Bottioni ha delineato la figura di Antonio Calestani, tra i fondatori, nel 1878, della Società delle patrie battaglie di Fiorenzuola d’Arda (una specie di Società di mutuo soccorso nata per volontà di un gruppo di militari del Regio Esercito e volontari garibaldini che avevano partecipato alle tre Guerre d’Indipendenza). Calestani, sindaco di Fiorenzuola dal 1899 al 1902, nel 1866 combattè la battaglia di Custonza e rimase gravemente ferito da una granata austriaca subendo l’amputazione della gamba destra.

Paolo Brega ha riferito di una peculiarità piacentina nel ricordare i meriti del fautore delle banche popolari, Luigi Luzzatti (che fu presidente del Consiglio): dieci braccianti di Bosco Tosca di Castelsangiovanni intitolarono una cooperativa di lavoro all’illustre professore veneziano. La cooperativa fu costituita il 2 novembre 1909 e rimase in attività fino al 1925.

Fausto Ersilio Fiorentini ha quindi trattato del problema degli edifici sacri (una trentina) della città chiusi al culto, che rappresentano un patrimonio artistico da preservare e del caso della chiesa di San Donnino, che negli ultimi decenni ha rischiato più volte la chiusura. Affidato alla suore delle Figlie della Chiesa (che si apprestano a festeggiare i loro primi 50 anni a Piacenza), da mezzo secolo il tempio è stato destinato dalla Diocesi a un compito unico: ospitare l’adorazione del Santissimo. Al suo interno sono conservate importanti opere d’arte: un affresco di Antonio de Caro e un Crocefisso di Giorgio Groppi.

Al ten. col. Massimo Moreni (del II Reggimento Pontieri, insignito - è stato ricordato - della cittadinanza onoraria di Piacenza) il compito di raccontare la rinascita delle terre liberate dopo il conflitto, grazie all’azione dell’Esercito e del Genio Pontieri (idealmente proseguita dal ministro piacentino Giovanni Raineri). Dal dicembre del 1918 all’agosto del 1919 si ripristinarono argini, ponti, municipi, strade, si bonificarono i campi di battaglia e si costruirono baracche per le popolazioni sfollate: il tutto utilizzando 180mila operai borghesi, 50mila operai militari, 40mila prigionieri di guerra, 18mila quadrupedi, 8mila carri e mille autoveicoli. Nel gennaio del 1919 fu istituito l’essenziale ministero delle Terre liberate, guidato dal sen. Raineri, che rivoluzionò il sistema degli aiuti dandoli direttamente a consorzi di proprietari, che riuscirono così a ricostruire la propria casa direttamente, senza ritardi, senza interruzioni, senza corruttela.

Corrado Sforza Fogliani ha dal canto suo ricordato la figura di Luigi Luzzatti, un gigante come politico e come statista (deputato del Regno, senatore, ministro, presidente del Consiglio), fondatore della banche popolari e punto di riferimento importante per Piacenza. Giovanissimo, nel 1867, fu l’ispiratore della fondazione della Banca Popolare Piacentina, progenitrice della Banca di Piacenza. Luzzatti fu più volte nella nostra città. Le sue visite (cinque) sono state ricostruite consultando la rivista di Assopopolari (che ancora pubblica con il nome cambiato in “Credito Popolare”) “Banche e Cooperazione”, di cui fu direttore: nel 1896, per l’istituzione delle Cattedre ambulanti per l’agricoltura; nel 1905, per costituire la Cassa centrale del credito agrario; nel 1908 (settembre) per il congresso della Lega internazionale delle cooperative agrarie; ancora nel 1908 (novembre) a Palazzo Galli, per un convegno sulla mutualità scolastica; nel 1913, per rivendicare la funzione dell’agricoltura.

Il ten. col. David Vannucci si è invece occupato del campo per ex prigionieri di Gossolengo, che ospitò 65.500 soldati italiani già prigionieri degli austriaci, considerati da Cadorna dei traditori. Furono costretti a subire, di fatto, una “seconda prigionia” per ragioni di sanificazione fisica e mentale. Mussolini, allora direttore del quotidiano “Il Popolo d’Italia”, l’8 dicembre del 1918 visitò il campo di Gossolengo per verificare le condizioni di vita degli ospiti, ma soprattutto per lanciare l’ennesima invettiva contro la “vittoria mutilata” e per porre solide basi ai suoi già chiari progetti di irreggimentazione delle masse di ex soldati nei futuri Fasci di combattimento.

Valeria Poli ha portato alla luce la ricostruzione fatta dal capitano dei Granatieri Cesare di Palma (nel 1932) degli avvenimenti che hanno interessato la città di Piacenza tra il 1848 e il 1849 quando - con la creazione del governo provvisorio - si erano poste le basi per l’annessione al Piemonte. Il di Palma motivò il nostro divorzio dal Ducato con il convinto patriottismo dei piacentini, che li indusse a battersi strenuamente per la nascita di uno Stato italiano. Una scissione decisa dopo aver constatato lo scarso entusiasmo di Parma per gli ideali patriottici.

Il tema è stato ripreso anche da Cesare Zilocchi, che ha ricostruito lo “strano iter” della medaglia d’oro al merito di Piacenza Primogenita. Tra le stranezze riscontrate dallo studioso, il fatto che il corposo volume di Mike Rapport “1848 - l’anno della rivoluzione” riporta testualmente: “Il plebiscito di Milano fece registrare un’affluenza straordinaria, pari all’84% degli aventi diritto al voto… L’esempio lombardo venne poi seguito dai ducati di Parma e Modena”. Nessun cenno a Piacenza, che in realtà fu prima di Milano, Parma e Modena, con il 98% di voti favorevoli all’annessione. L’oblio (il non essere, cioè, tra le città premiate) della Primogenita è stato lungo: il 3 dicembre 1936 Emilio Nasalli Rocca, durante una seduta dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, denunciò la dimenticanza dei nostri meriti, ma tutto restò arenato. Fu Aldo Ambrogio (ricordato proprio in questi giorni dalla Banca di Piacenza) a ritornare in argomento lanciando un appello su “La Scure” del 6 gennaio 1940. Appello finalmente recepito: con regio decreto del 27 gennaio 1941, Vittorio Emanuele III concesse a Piacenza la medaglia d’oro; che d’oro, però, non è.

Gli atti del convegno 2019 dell’Istituto per la Storia del Risorgimento, pubblicati con il sostegno della Banca di Piacenza, saranno presentati l’anno prossimo.

Pubblicato il 28 novembre 2019

Ascolta l'audio   

Piccole e medie imprese “motore” dello sviluppo sostenibile

  solidale

In un quadro globale sempre più complesso e in costante mutamento, dove valori e punti di riferimento tradizionali si vengono a sfaldare, sono tante le sfide che la contemporaneità pone quotidianamente di fronte ai cittadini di tutto il mondo. Questioni politiche, sociali ed economiche hanno bisogno di un profondo ripensamento, nell’ottica di promuovere nuovi modelli di crescita inclusivi e sostenibili. Ragionando in questa direzione, nel pomeriggio del 27 novembre presso la Sala Convegni dell’Emporio Solidale di via Primo Maggio, il Centro di Solidarietà di Piacenza e la Fondazione per la Sussidiarietà, in collaborazione con CDO Emilia (Compagnia delle Opere), Confapindustria Piacenza e Confindustria Piacenza, ha organizzato un incontro che, nello specifico, si è concentrato sul legame tra piccole e medie imprese e sviluppo sostenibile.
Il punto di partenza è stata la presentazione del Rapporto sulla Sussidiarietà 2019, dal titolo “Sussidiarietà e… PMI per lo Sviluppo Sostenibile”, presentato per l’occasione da Alberto Brugnoli, professore di economia applicata dell’Università degli Studi di Bergamo e Direttore Scientifico della Fondazione per la Sussidiarietà. “Il rapporto - ha esordito - documenta il contributo determinante delle micro, piccole e medie imprese alle sfide economiche, sociali e ambientali in atto a livello planetario e alla realizzazione dell'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, in cui si invita ad uno sviluppo economico rispettoso delle generazioni presenti e future. Caratteristiche distintive delle PMI - ha aggiunto - quali lo stretto legame con il territorio, il senso del lavoro e del rischio d'impresa, l'implicazione con dinamiche solidali e la capacità di fare rete, sono segno di un DNA naturalmente rivolto alla sostenibilità. In definitiva – ha evidenziato ancora Brugnoli – non vi sarà sviluppo sostenibile senza sussidiarietà e attenzione al bene comune”.
A questo punto - sollecitati da Andrea Sartori, Senior Consultant Alta Scuola Impresa e Società dell’Università Cattolica - la parola è passata ad alcuni esponenti di aziende piacentine e delle principali associazioni di categoria del territorio, i quali hanno dialogato a partire dai contenuti del rapporto, condividendo il proprio lavoro e la propria esperienza a favore dello sviluppo sostenibile. “La nostra organizzazione si contraddistingue per la volontà di fare rete d’impresa - ha detto Anna Paola Cavanna riferendosi a Confapindustria Piacenza, di cui è vicepresidente -. Negli ultimi tempi - ha aggiunto - abbiamo messo in campo diverse attività che lavorano nella direzione della sostenibilità: pensiamo al progetto “Alimentiamo”, realizzato in sinergia con alcune scuole della città con l’obiettivo di promuovere una più rispettosa cultura dell’alimentazione; o - sempre coinvolgendo direttamente gli studenti di alcuni istituti superiori – all’iniziativa volta alla creazione di imballaggi e packaging che limitino lo spreco. Abbiamo bisogno di creare una generazione consapevole e preparata – ha evidenziato -: confido molto nei giovani, i quali però devono essere stimolati ed accompagnati per gestire in modo consapevole l’enorme mole di informazione da cui sono bombardati costantemente”. “Le imprese sono un patrimonio del nostro territorio dal grande valore sociale – le parole invece di Marco Livelli, vicepresidente di Confindustria Piacenza -. Questo è difficile da far capire, dato che viviamo in un’epoca di stereotipi e pregiudizi in cui è difficile eliminare l’immagine dell’imprenditore visto solo come “sfruttatore”. Al contrario delle multinazionali – ha concluso –, le piccole-medio imprese sono invece “animali sociali”, caratterizzati da un grande legame con le persone e il territorio e dove, è importante ribadirlo, l’imprenditore ci mette l’anima e la vita”.

Pubblicato il 28 novembre 2019

Federico Tanzi

Ascolta l'audio   

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente