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Notizie Varie

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Agricoltura: oltre 4,8 milioni di euro per l’innovazione e la sostenibilità delle filiere agroalimentari

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Un’agricoltura sempre più intelligente, sostenibile, innovativa. La Regione Emilia-Romagna ha approvato un nuovo bando che mette a disposizione oltre 4,8 milioni di euro del Psr per sostenere proposte innovative realizzate dai GOI, Gruppi operativi per l’innovazione. Tra le novità, con un milione di euro, il bando promuove idee e progetti sul packaging e l’uso di nuovi materiali riciclabili, così come le proposte “plastic free” da attivare nelle diverse fasi della produzione agricola. Delle altre risorse stanziate, più di 1,3 milioni di euro sono destinate al settore ortofrutticolo, vitivinicolo e alle produzioni vegetali, circa un milione va agli allevamenti suinicoli e avicoli e alle produzioni animali, oltre 760 mila euro al lattiero-caseario, infine 730mila euro per seminativi e foraggere. Il tutto per sostenere progetti mirati a migliorare la competitività dei produttori, creare un valore aggiunto e promuovere i prodotti agricoli nei mercati locali, incentivare le filiere corte, sostenere la competitività dei produttori primari integrandoli meglio nella filiera agroalimentare, anticipando temi che saranno presenti nella prossima programmazione comunitaria. Si avviano così a conclusione le misure per l’innovazione nel settore agricolo e agroalimentare previste del Programma regionale di sviluppo rurale 2014-2020 che ha visto l’Emilia-Romagna al primo posto in Europa sia per la quantità di risorse - 50 i milioni di euro investiti complessivamente - che per numero di Gruppi operativi finanziati. Oggi sono oltre 180 quelli in attività ma, una volta concluse le valutazioni di tutti i bandi, supereranno ampiamente le 200 unità. Per la presentazione delle domande c’è tempo fino al 3 giugno 2020.

Cosa prevede il bando. Per beneficiare dei contributi i Piani di innovazione, che avranno una durata di due anni, dovranno avere una dimensione finanziaria compresa tra 100 e 300 mila euro e potranno beneficiare di un contributo pari al 70% della spesa ammissibile. Molte e diversificate le priorità: in sintesi potranno essere finanziati progetti innovativi di sostenibilità degli allevamenti, per il benessere animale e l’antibiotico resistenza, di adattamento ai cambiamenti climatici delle produzioni, la messa a punto di genotipi innovativi per l'agricoltura sostenibile così come lo sviluppo di supporti organizzativi e di servizi in ambito di filiera, di strutture e di organizzazione logistica fino alla meccanizzazione integrale e alla robotica per l’agricoltura, alle pratiche agricole pre e post raccolta per la sicurezza di produzioni e nuovi prodotti, alle tecnologie per la produzione di alimenti zootecnici. I Piani potranno comprendere anche attività di formazione per gli agricoltori e di consulenza aziendale al fine di favorire la diffusione e adozione dei risultati. Infine, saranno applicate le recenti disposizioni procedurali che prevedono l’ampliamento dell’applicazione dei costi standard e delle spese generali che, per i beneficiari, rappresentano un significativo miglioramento in termini di semplificazione degli adempimenti amministrativi.

Pubblicato il 6 marzo 2020

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Predalbora di Groppallo, riaperta la strada dopo il maltempo

 preda

È stata riaperta al transito – tranne che ai mezzi che superano le 7,5 tonnellate di peso – la strada comunale per Predalbora, piccolo paese nelle vicinanze di Groppallo, nel territorio del comune di Farini.
La strada era rimasta vittima del maltempo del novembre scorso ed aveva ceduto. Era così impedito l’accesso al paese, dove vivono una persona e dove lavorano due imprese agricole (tra cui l’azienda di Francesco Chinosi).
Il Comune di Farini ha provveduto alla sua sistemazione temporanea nei giorni scorsi, in attesa di un intervento risolutivo. Ora la strada è percorribile.

Pubblicato il 5 marzo 2020

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Corvi (Confcooperative): «Il Governo venga incontro alle nostre esigenze»

Corvi

Confcooperative Piacenza ha incontrato i sindacati del settore sociale al fine di procedere con le azioni di tutela delle proprie cooperative gravemente danneggiate dai provvedimenti di blocco delle attività disposti per arginare la diffusione del Coronavirus. Il tavolo con sindacati e cooperative tenutosi presso la sede dell’associazione in Viale Sant’Ambrogio è stato precipuamente attivato per esaminare le vie ad oggi perseguibili per proteggere il reddito dei dipendenti che si trovano, a seguito delle ordinanze, costretti a casa per la chiusura delle strutture nelle quali ordinariamente operano. Il novero degli strumenti ad oggi disponibili per le aziende è stato unanimemente giudicato inadeguato rispetto sia al sostegno al reddito dei lavoratori delle coop sociali interessate che alla sostenibilità economica delle cooperative. Le cooperative auspicano quindi che il Governo possa considerare tale situazione straordinaria e rispondere adeguatamente alle esigenze delle imprese e dei suoi lavoratori nei prossimi provvedimenti.
È già ad oggi certamente gravissimo il danno economico dovuto alla sospensione del lavoro ed alla chiusura degli uffici di tante cooperative (e non solo) erogatrici di servizi alla persona. “Per questo - sottolinea la direttrice di Confcooperative Piacenza Nicoletta Corvi – rimane più che mai attivo anche il nostro appello agli enti appaltanti. Chiediamo infatti alle amministrazioni il massimo supporto e condivisione di provvedimenti relativamente alla fatturazione dei servizi non svolti conseguentemente alle ordinanze. Tutto questo al fine di superare insieme questo pesantissimo blocco delle attività, in modo da garantire centinaia di educatori, assistenti sociali, insegnanti, operatori socio-sanitari, psicologi e personale ausiliario”. Confcooperative Piacenza, attivatasi già dalle prime ore della crisi, conferma pertanto che è totale l’attenzione posta nel seguire l’evoluzione della situazione accompagnando le proprie imprese associate in tutte le procedure che è necessario attivare affinchè, alla seria emergenza sanitaria, non si aggiunga anche quella economica, altrettanto deleteria.

Pubblicato il 6 marzo 2020

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Pendolari, la convenzione «MiMuovo» prorogata fino al 30 giugno

 Rock

In questi tempi difficili l’associazione dei pendolari di Piacenza vuole dare risalto a un’importante novità che è stata illustrata dall'assessorato ai Trasporti della Regione Emilia-Romagna: la convenzione “MiMuovo” con validità per l'accesso ai treni FrecciaBianca, Intercity ma soprattutto FrecciaArgento, è stata prorogata fino al 30 giugno. Da marzo a giugno sarà quindi possibile acquistare, in aggiunta all'abbonamento regionale, la convenzione MiMuovo di durata mensile (al momento è stata sospesa l'annuale) per viaggiare nelle tratte interessate con i treni sopraelencati.
Tradotto questo significa che fino al 30 giugno, a seguito anche del ripristino della linea ad alta velocità, per i pendolari piacentini è di nuovo possibile viaggiare in alta velocità tra Piacenza e Milano con i 5 treni (8802,8804, 8823, 8825, 8829) previsti. “Ci è stato altresì assicurato – informa Mauro Braghieri, presidente dell’associazione dei pendolari - che in questo periodo verrà istituito un tavolo tecnico tra Regione e Trenitalia per rendere la convenzione strutturale. L'associazione Pendolari Piacenza intende quindi continuare ad assicurare la massima attenzione in un'ottica migliorativa. Ribadiamo quelli che sono i nostri punti di attenzione. Mantenere la convenzione MiMuovo a prezzi accessibili e anche in forma annuale porre rimedio all'orario di dicembre 2019 prevedendo un collegamento FrecciaArgento Parma-Piacenza che fermi a Piacenza (ricordiamo che al momento nessun FrecciaArgento del pomeriggio ferma a Piacenza). Attenzione massima al trasporto regionale con un'evoluzione nella fornitura dei treni Rock (dagli ETR 521 a 5 casse agli ETR 621 a 6 casse) più adatti in termini di capienza ai flussi sulle tratte, prevendendo, nell'attesa, l'eventuale "accoppiamento" di treni in giorni ed ore particolarmente critiche”.

Pubblicato il 6 marzo 2020

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«Il futuro è donna»

 

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Donne, mogli, madri. Lavoratrici. Ma prima di tutto “persone”. Significativo in tal senso il tema scelto dal Cif (Centro italiano femminile) per il prossimo 8 marzo, Giornata Internazionale della Donna: “I diritti delle donne sono diritti umani”.
L’idea di diritti umani delle donne appartiene al “senso comune” anche se esprime un concetto rivoluzionario. Includere le prospettive delle donne, le loro vite negli standard dei diritti umani e nella realizzazione, contiene una verità che tuttora non è sempre non è sempre stata riconosciuta. Torna alla mente una canzone di Lucio Dalla: “E se è una femmina si chiamerà Futura”. “Per me il futuro è donna” ha affermato con convinto ottimismo una delle giovani donne (moglie, madre e lavoratrice) durante il Forum organizzato da Notizie, settimanale della diocesi di Carpi,  e dal Cif in vista dell'8 marzo. Lode al femminismo? No, oggettiva constatazione della realtà. Già le giovanissime generazioni femminili esprimono “una marcia in più” rispetto ai coetanei maschi; le statistiche confermano che a livello scolastico le donne hanno i voti più alti e sono le più brave.
Non solo: un istruttore della scuola di paracadutismo conferma che nei corsi le donne sono quelle che apprendono prima, perché più diligenti e attente. Poi però accade che la linea retta verso l’alto rischi di diventare una parallela o, peggio, una parabola. Con il paracadute degli stereotipi gli uomini finiscono per destreggiarsi meglio e sul lavoro… alla fine la donna viene messa di fronte ad uno “stop”. Lo dicono le statistiche delle carriere e delle retribuzioni. Imposizione o scelta? Oggi la parola d’ordine è “conciliazione” tra diritti: quello di poter realizzare il proprio sogno di donna, moglie e madre e quello di raggiungere obiettivi e ruoli chiave nella professione. Si potrebbe parlare di una “cultura della conciliazione per costruire il bene comune”.
Conciliazione sotto l’aspetto familiare, lavorativo, politico. Alcuni imprenditori illuminati preferiscono parlare di “armonizzazione”, come se il problema fosse tutto nella terminologia. In realtà occorre partire da altro, ossia dalla constatazione che le politiche familiari in Italia negli ultimi anni sono completamente ferme e che le amministrazione locali latitano tra vincoli di bilancio e pregiudizi ideologici. Ciò che è emerso dal Forum è dunque l’urgenza di riportare al centro dell’agenda della politica, a cominciare dal territorio, il tema delle Pari opportunità, della conciliazione dei tempi, della flessibilità sul lavoro e nell’organizzazione degli orari delle scuole e dei servizi pubblici. Se anche a livello locale la buona offerta di servizi non è riuscita ad arginare il calo demografico, evidentemente servono altri supporti, a cominciare proprio dalla conciliazione o…armonizzazione dei tempi di lavoro e familiari. Se i diritti delle donne sono “diritti umani” allora che siano fatti valere.

Pubblicato il 6 marzo 2020

Maria Silvia Cabri

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