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Notizie Varie

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Borgotaro, qualità migliore al centro di cure pallitive «La valle del sole»

letto

Sono stati donati otto letti di ultima generazione per una degenza più confortevole ed una maggiore qualità del servizio. Con questa generosa donazione dell’Associazione “Gli Amici della Valle del Sole”, il Centro di Cure Palliative “La Valle del Sole” di Borgotaro ha potuto rinnovare l’intera dotazione dei suoi posti letto. Si tratta di letti elettrificati a quattro sezioni, dotati di accessori per terapie e nutrizione, allungabili in lunghezza e predisposti per posizioni antidecubito, del valore complessivo di oltre 17.500 euro. L’Associazione “Gli Amici della Valle del Sole” ha provveduto all’acquisto di sette letti, mentre i coniugi Elisabetta Gioiosi e Sauro Gabelli hanno completato la fornitura con la donazione dell’ottavo presidio, donato in memoria del famigliare Mirko Reggiani.
“La Valle del Sole”, struttura del Dipartimento cure primarie del Distretto Valli Taro e Ceno, è attiva dal marzo 2005 all’interno dell’Ospedale Santa Maria di Borgotaro. E’ un centro di eccellenza dove il paziente è considerato soprattutto una persona e dove il prendersi cura, anche nella sofferenza e nel dolore, è la terapia più importante. Ad oggi sono state 1.315 le persone ricoverate, assistite da un’équipe a direzione infermieristica composta da infermieri, operatori socio-sanitari, medici di medicina generale e palliativisti, psicologi, assistenti sociali e volontari. Dal novembre 2017 l'hospice La Valle del Sole è inoltre divenuto polo di formazione nazionale per la gestione della persona affetta da SLA, grazie ad una convenzione stipulata tra l'Azienda Usl di Parma, l'Associazione Italiana Sclerosi Laterale Amiotrofica (AISLA) e l'Associazione Gli Amici della Valle del Sole. In venti mesi, il team dell'hospice ha ricevuto oltre duecento professionisti provenienti da tutta Italia e desiderosi di acquisire il metodo assistenziale proposto.
L’Associazione “Gli Amici della Valle del Sole” è stata fondata nel 2006 per sostenere il Centro di Cure Palliative con iniziative culturali, formative, divulgative e di raccolta fondi, condividendo pienamente la mission dell’hospice, vale a dire garantire la migliore qualità di vita possibile al malato ed alla sua famiglia. Nel 2007, è stato inoltre realizzato il progetto “le Coccinelle” per creare un nucleo di volontari da inserire presso il Centro. Ad oggi le Coccinelle sono dodici ed offrono il loro sostegno alle persone che soggiornano in hospice tutti i giorni della settimana, compresa la domenica.

Pubblicato il 13 giugno 2019

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Una fiaba per sognare: si è svolta alla Bellotta la festa dell'Aipa

fiaba

C’era una volta Paola che adora la musica. C’era una volta Joachim che trascorre le proprie giornate suonando la chitarra. C’era una volta il piccolo Rohith che abita in un palazzo dove vivono i bambini in attesa di trovare una famiglia.
Il primo raggio di sole, una fiaba che è anche vita vera. Tre sono i personaggi che animano questa fiaba e tutti e tre avvertono dentro il loro cuore una mancanza dolorosa che non sanno spiegare e, per placare questa loro nostalgia, cantano. C’erano una volta Paola, Joachim e Rohith, un giorno, per caso, le loro voci si intrecciano e, per un momento, danno vita d un canto straordinario. Da allora i tre personaggi non smetteranno mai di cercarsi.
Con questo racconto è iniziata la festa dell’associazione Aipa il 2 giugno scorso alla Bellotta di Pontenure che ha accolto famiglie adottive provenienti da tutto il Nord Italia.
Paola e Joachim sono genitori adottivi di Valentina e Rohith e, attraverso questo “Canto a tre voci”, raccontano la straordinaria bellezza dell’adozione che non è un atto d’amore caritatevole verso chi ha bisogno di accudimento, non è una gerarchia di genitorialità e una valutazione della profondità dei legami umani. Non è niente di tutto questo. Come niente di tutto questo c’è in nessuna famiglia.
L’amore è un canto a più voci, quando ti accorgi che la tua melodia non ti basta e ti serve un’altra voce, e poi altre ancora, per poter finalmente esclamare: “Ecco la mia canzone! Ecco da dove vengo! Ecco dove voglio andare!”. L’amore è la sirena che non inganna; è il carillon che non smetti di caricare; è la chitarra di cui accarezzi le corde e dentro, nell’apparente vuoto colmo del tutto, fa risuonare la parola “noi”.
Le parole di Paola sono state accompagnate dalla chitarra del marito Joachim che ha interpretato il canone “Viva la musica” composto attorno al 1571 da Michael Praetorius creando così un’atmosfera davvero da fiaba.
Al termine del racconto, le famiglie hanno preso parte ad un aperitivo solidale a favore di “Vathsalya Charitable Trust”, un ente che si occupa di infanzia abbandonata o bisognosa di supporto pur avendo una famiglia e offre counseling alle famiglie, visite mediche, screening e somministrazione di medicine,  pasti caldi, programmi pre-scolari, scuola e attività di gioco, regolare pulizia quotidiana, brevi visite ai parchi e alla città di Bangalore.
La giornata è proseguita poi con il pranzo insieme che ha permesso lo scambio e il confronto fra le famiglie che nel corso degli anni hanno intrapreso insieme a questo ente il percorso adottivo. Spesso infatti capita che, durante queste giornate, i futuri genitori si ritrovino a chiedere consigli e chiarimenti a chi è più avanti nel percorso adottivo che si dimostra sempre molto disponibile e felice di condividere la propria esperienza.
La festa si è conclusa con il tradizionale lancio degli aquiloni che ha coinvolto sia i più piccoli, sia i più grandi proprio come in una storia che termina con “e vissero felici e contenti".

Beatrice Boeri

Pubblicato il 12 giugno 2019

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Madre Maria Teresa Tosi, «donna generativa»

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“Madre Maria Teresa Tosi, attraverso i suoi scritti e il suo cammino spirituale, ci insegna ad adorare Cristo nell’eucaristia, nella chiesa, nei fratelli e nelle sorelle”: sono le parole contenute in un messaggio del vescovo Mons. Gianni Ambrosio in occasione della presentazione il 10 giugno, nella parrocchia di San Pietro a Piacenza, del libro “La vita contemplativa in uscita: Madre Maria Teresa dell'Eucaristia e le piccole sorelle di Maria Madre della Chiesa” (edizioni Sugarco)
Gianfranco Mastrolilli, curatore delle celebrazioni per il centenario della nascita di Madre Tosi e membro del movimento contemplativo laicale nato dal carisma della monaca nata a Piacenza, ha letto la lettera del Vescovo e ha introdotto i lavori.
“Per colpa del titolo «La profezia di Collepino», uscito a novembre sul Nuovo Giornale di Piacenza, sono qui a questo tavolo a parlare di Madre Tosi”: è l’inizio dell’intervento della giornalista Barbara Sartori che ha moderato la conferenza. Sartori è rimasta affascinata dalla Madre e ne ha approfondito la conoscenza, affermando che la sua figura, tenendo conto che ha preso l’avvio nel periodo del pre-Concilio, è stata veramente straordinaria. Ha fondato
a Collepino, sulle colline di Spello, l’Eremo della Trasfigurazione, che dal 1972 accoglie persone di ogni credo e provenienza che desiderano fare esperienza di preghiera, ascolto e silenzio.
“Oggi un termine che va molto di moda, è la parola «essere generativa» - ha aggiunto Barbara Sartori - che, soprattutto nel mondo sociale, vuole esprimere la capacità non solo di aiutare per mettere delle pezze, ma essere generativi, cioè suscitare azioni creative. Madre Tosi è stata propriamente una donna generativa perché ha donato la vita nella sua variegata esperienza religiosa e ha generato una speranza nuova nel cuore delle persone che l’hanno incontrata”.
Madre Eliana Pasini, autrice del libro e responsabile attuale della comunità di Collepino, ha evidenziato la grandezza di Maria Teresa Tosi descritta nel testo presentato.
Un libro suddiviso in punti non in capitoli, in modo che si possa sceglierne liberamente uno e soffermarsi su di esso.
Uno scritto che - secondo la religiosa - aiuta chi lo legge ad entrare in profondità con se stessi e cogliere la forza di Cristo nostra speranza, non quindi un concetto o un’idea, ma un incontro vivo con una persona.
“Vedo Dio proteso verso ogni creatura del mondo - sono le parole di Madre Maria Teresa dell’Eucaristia - con quella misericordia che Lui solo può esercitare e con quell’amore che sembra crescere man mano che l’uomo lo rifiuta. Gli uomini sono più assetati di Dio di quanto noi si avverta e di quanto essi siano coscienti”.
Queste espressioni fanno emergere il primato della ricerca del volto di Dio e Madre Maria Teresa, maestra di relazione, sapeva trasmettere alle persone l’anelito verso l’assoluto - ha aggiunto suor Pasini - e aiutare gli altri facendosi piccola. È possibile una vita contemplativa senza una struttura di clausura? - si è chiesta la religiosa. A Collepino Madre Maria Teresa è riuscita a realizzare quest’opera per offrire a tutti la possibilità della ricerca di Dio nel primato del silenzio.
“Quando Sergio Zavoli è riuscito a catturare, per la prima volta, la voce di una monaca di clausura producendo quel maremoto, ha prodotto su di me un effetto catalizzante”: così ha esordito Pietro Visconti, direttore del quotidiano “Libertà” di Piacenza, riferendosi al
documentario “Clausura” del 1958 che aveva come protagonista Madre Tosi.
“Mi ha colpito profondamente - ha continuato Visconti - come un giornalista sia riuscito a sfidare la regola plurisecolare che non permetteva ad una suora di clausura di affacciarsi al mondo con la sua voce”.
La potenza della parola a cui fa seguito anche la potenza del silenzio sono gli elementi che hanno toccato il cuore del direttore di Libertà che ha conosciuto Madre Tosi a Collepino. In quel luogo ha potuto sperimentare, nello stesso tempo, la povertà e la bellezza, cioè la sobrietà e la semplicità di vita che però fanno emergere l’armonia di un tutt’uno con la grandezza interiore e gli splendidi paesaggi.
“Penso sia un onore per Piacenza - ha concluso Pietro Visconti - avere una concittadina così eminente, che va ricordata non per una gloria mondana, ma per la sua capacità di essere punto di riferimento e fonte di interrogativi propositivi per tantissime persone”.

Riccardo Tonna

Pubblicato il 12 giugno 2019

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Attraverso il teatro per dire no al gioco d'azzardo

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Al gioco d’azzardo vinci solo quando smetti. Lo sa bene Fabrizio de Giovanni, protagonista dello spettacolo teatrale “Gran Casinò. Storie di chi gioca sulla pelle degli altri”, rappresentato lunedì 10 giugno al Teatro San Matteo dalla Compagnia Itineraria Teatro, con la regia di Gilberto Colla.
Lo spettacolo è arrivato a Piacenza grazie al Circolo ACLI “Don Renato Zermani” di Mortizza, che ha aderito con un proprio progetto al bando del Comune per la realizzazione di iniziative a supporto della campagna Slot FreE-R 2018 della Regione Emilia Romagna. Altre proposte prevedono momenti di sensibilizzazione e formativi rivolti a giovani e adulti, tenuti presso il Circolo da due psicologhe esperte nella prevenzione del disturbo da gioco d’azzardo, e l’apertura di uno sportello dove è possibile ricevere informazioni sulla dipendenza da gioco ed elaborare strategie d’intervento personalizzate.
L’allestimento dello spettacolo mira alla sensibilizzazione sul tema attraverso un mezzo coinvolgente e suggestivo come il teatro.
La Compagnia Itineraria Teatro fin dal 1994 produce e realizza solo spettacoli di teatro civile a livello nazionale, affrontano tematiche di attualità sociale e civile con testi di denuncia strettamente ancorati all'attualità. Non sono mancati i riconoscimenti per l’impegno: la targa d’argento è stata conferita alla Compagnia dal presidente della Repubblica Carlo Azelio Ciampi, e la medaglia d’oro al valore civile e sociale dal presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
“Gran Casinò” è un monologo coinvolgente e divertente, che riesce a coniugare ironia e obiettività per rappresentare il triste mondo del gioco d’azzardo, legale o illegale che sia. Lo spettatore è messo di fronte a questo vizio tutto italiano, a partire dalle radici antiche del gioco del Lotto, e del totocalcio introdotto alla fine degli anni’40. Nell’Italia felice del boom economico il montepremi cresce sempre di più, e i fortunati vincitori sembrano destinati a una vita paradisiaca, ma la triste storia di alcuni di loro vuole che, anche dopo aver riscosso miliardi, abbiano continuato a giocare perdendo somme sempre più grandi.
Il 1994 è un anno di svolta per la legalizzazione del gioco d’azzardo, con governi miopi che, rendendo legali videopoker, bingo, slot machines e piattaforme di gioco on line, guardano al gioco solo come fonte di entrata fiscale, contando su quella che già Cavour chiamava la “tassa sugli imbecilli”. La triste verità è che il gioco nasconde spesso manovre di riciclaggio di denaro da parte di associazioni mafiose e una loro infiltrazione trasversale in tutta la classe politica.
Oggi l’Italia è il paese con più giocatori al mondo, e la Compagnia Itineraria non si stanca di invitare a combattere la piaga del gioco che oggi si diffonde sfacciatamente alla luce del sole attraverso un sistema pubblicitario che ne sminuisce la portata e la pericolosità.
Molte le iniziative e attività di informazione, per cui si può consultare la pagina web www.itineraria.it.

Pubblicato il 12 giugno 2019

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A Rivergaro una mostra per conoscere Piacenza Romana

arte

Nell'Auditorium di Via Don Veneziani  a Rivergaro dal 15 giugno al 7 luglio si può visitare la mostra “DOMUS CCXVIII" in onore alle origini di Piacenza Romana alla sua storia, alle nostre radici che verrà inaugurata sabato 15 giugno alle ore 21.
Al'inaugurazione un momento di intrattenimento "Fra versi e musica" con la  compagnia “La maschera di cristallo” con l maestro Manuel Pietra.
Ingresso libero.
Il racconto di questi artisti parte dal desiderio di unire il pensiero a un dialogo artistico fatto di riscoperta della creatività, un vocabolario dove la materia incontra e sublima la suggestione e l’emozione, dove ogni forma artistica si sottopone alla visione individuale.
Per il quarto anno ricominciamo con il piacere "coraggioso” di esprimere l’arte attraverso un cammino nuovo senza teoremi o schemi configurati, ne scaturisce un labirinto individuale di espressioni scavate nell’anima di ogni artista. Sentire il bisogno di esprimere con spatole, colori e materia, miscelare e contaminare le tendenze conosciute, significa esplorare il proprio animo usando un nuovo linguaggio espressivo.

Pubblicato l'11 giugno 2019

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