Il dossier Upi dal titolo ‘Le priorità delle Province’ è al centro della lettera che il presidente della Provincia di Piacenza, Patrizia Barbieri, ha inviato a sindaci, associazioni di categoria, parlamentari e consiglieri regionali piacentini. “In vista dell’avvio delle interlocuzioni con il nuovo Governo, l’Unione delle Province d’Italia - spiega nella nota il presidente Barbieri - ha predisposto un approfondito dossier, nel quale sono dettagliate le urgenze delle Province. Nel documento sono indicate le priorità delle Amministrazioni provinciali e vengono segnalate proposte e richieste che, se assunte dai Ministri nei rispettivi piani programmatici, possono trovare effettiva risposta”.
Nel resoconto di Upi vengono messe in evidenza le anomalie più gravi della Legge 56/14, la situazione finanziaria e organizzativa e la necessità di ristabilire l’autonomia organizzativa delle Province. “In questi anni - ricorda nella missiva il presidente Barbieri - il nostro Ente ha fatto tutto il possibile, sia sul fronte delle entrate che delle spese, per far fronte ai continui e crescenti tagli di risorse imposti dal Governo e in più occasioni ha saputo dimostrare la sua strategicità, oltre ogni distinzione di appartenenza politica”. Il presidente della Provincia di Piacenza ha allegato alla lettera i documenti inviati da Upi alle alte cariche dello Stato, al Governo, al Parlamento e a tutte le categorie economiche affinché possa essere avviato un nuovo confronto, “Nella convinzione – conclude Patrizia Barbieri - che una Provincia forte e autorevole sotto il profilo istituzionale, finanziario e funzionale corrisponda pienamente al bene dei nostri territori e delle nostre imprese”.
Aprire a personale sanitario che si è formato all’estero, per far fronte alle esigenze straordinarie e urgenti derivanti dalla nuova ondata di contagi e potenziare il piano di vaccinazione anti-Covid. Con questo obiettivo la Regione Emilia-Romagna ha lanciato una seconda manifestazione d'interesse, dopo quella di aprile 2020, per rafforzare le fila del personale impegnato nell’emergenza, con due novità: oltre a medici e infermieri, potranno essere reclutati anche operatori socio-sanitari; inoltre, qualora ne ravvisino la necessità, potranno avvalersi dei professionisti anche le strutture sanitarie private o accreditate e quelle socio-sanitarie accreditate con il Servizio sanitario regionale, non più solo quelle pubbliche come avveniva con il bando precedente. È già possibile fare domanda, esclusivamente online, sulla piattaforma regionale attivata dallo scorso 18 marzo. “Una seconda manifestazione di interesse - spiega l'assessore alle Politiche per la salute, Raffele Donini - che estende a un’altra importante fascia di professionisti di Paesi esteri, gli operatori socio-sanitari, la possibilità di lavorare temporaneamente nella nostra regione. Un ulteriore apporto di competenze e professionalità che sarà prezioso per rafforzare le fila del personale e continuare ad affrontare con forza questa fase ancora critica. Sin da inizio emergenza abbiamo puntato al massimo sul rafforzamento della rete ospedaliera e del personale sanitario, con quasi 9.000 assunzioni fatte in Emilia-Romagna fino ad oggi”. La ricerca sfrutta un’opportunità normativa particolarmente utile in questo contesto d’emergenza ed è indirizzata a personale in possesso delle abilitazioni, conseguite all’estero, di medico e infermiere nonché dell’attestato professionale di operatore socio-sanitario, che intenda esercitare in via temporanea sul territorio regionale l’attività professionale.
Sono complessivamente 8.834 gli operatori assunti in Emilia-Romagna dall’inizio dell’emergenza: 1.499 medici, 4.598 infermieri, 1.715 operatori socio-sanitari e 1.022 altre figure professionali. Di questi, all’Azienda sanitaria di Piacenza ne sono stati assunti 789 (230 medici, 302 infermieri, 87 operatori socio-sanitari, 170 altri profili), all’Azienda sanitaria di Parma 329 (108 medici, 141 infermieri, 27 operatori socio-sanitari, 53 altri profili); Azienda ospedaliero-universitaria di Parma 546 (146 medici, 228 infermieri, 121 operatori socio-sanitari, 51 altri profili); Ausl di Reggio Emilia 736 (85 medici, 403 infermieri, 112 operatori socio-sanitari, 136 altri profili); Ausl di Modena 526 (104 medici, 207 infermieri, 177 operatori socio-sanitari, 38 altri profili); Azienda ospedaliero-universitaria di Modena 735 (95 medici, 416 infermieri, 176 operatori socio-sanitari, 48 altri profili); Ausl di Bologna 1.078 (124 medici, 606 infermieri, 237 operatori socio-sanitari, 111 altri profili); Azienda ospedaliero-universitaria di Bologna- Policlinico Sant’Orsola 926 (187 medici, 546 infermieri, 168 operatori socio-sanitari, 25 altri profili); Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Rizzoli di Bologna 38 (8 medici, 19 infermieri, 11 operatori socio-sanitari); Ausl di Imola 188 (19 medici, 111 infermieri, 58 operatori socio-sanitari); Ausl di Ferrara 485 (98 medici, 238 infermieri, 71 operatori socio-sanitari, 78 altri profili); Azienda ospedaliero-universitaria di Ferrara 268 (69 medici, 142 infermieri, 42 operatori socio-sanitari, 15 altri profili); Ausl della Romagna 2.190 (226 medici, 1.239 infermieri, 428 operatori socio-sanitari, 297 altri profili). Possono presentare domanda i professionisti in possesso delle seguenti qualifiche professionali conseguite all’estero: medico chirurgo, infermiere e operatore socio-sanitario. Per i medici e gli infermieri i requisiti previsti dalla manifestazione d'interesse sono: laurea, eventuale specializzazione (solo per i medici), abilitazione all'esercizio della professione, certificazione di iscrizione all'Ordine o Albo professionale nel Paese di provenienza. Per gli operatori socio-sanitari: attestazione della formazione teorica, per almeno 300 ore, attività di tirocinio pratico (per almeno 200 ore) finalizzato all’acquisizione di competenze nell’ambito dei bisogni assistenziali e delle principali alterazioni delle funzioni vitali dei pazienti; in alternativa al tirocinio pratico, l’attestazione di eventuali attività lavorative svolte in strutture sanitarie e sociosanitarie.
Sono stati consegnati in tre istituti scolastici cittadini, i 31 tablet che il Rotary Club S. Antonino – anche con il contributo del Rotary International – ha donato a sostegno degli studenti in condizioni di fragilità, il cui stato di salute rende necessario, per proteggerli da qualsiasi rischio di contagio, che seguano le lezioni a distanza anche con il ripristino della didattica in presenza. Altri due dispositivi sono stati destinati agli studenti in cura per gravi patologie presso il reparto di Ematologia dell’Ospedale di Piacenza. A distribuire i device ai dirigenti e referenti dei diversi plessi, insieme agli assessori comunali Jonathan Papamarenghi e Federica Sgorbati, sono stati i rappresentanti del sodalizio Maria Grazia Sabato e Giuseppe Isola, presidente del Club Sant’Antonino, che sottolinea come “integrando le quantità assegnateci dal Distretto Rotary 2050 con quelle acquistate grazie alla generosità dei nostri soci, siamo riusciti a soddisfare tutte le richieste pervenute dagli istituti contattati. Siamo orgogliosi, come associazione, di poterci rendere utili in questo periodo di così grave emergenza sanitaria, economica e sociale”. “A maggior ragione – aggiunge Maria Grazia Sabato, coordinatrice dell’iniziativa – riteniamo importante supportare il settore della scuola, della cultura e della formazione, basilare per i nostri giovani e quindi per il futuro di tutti”. I nuovi tablet Samsung per gli studenti con gravi disagi sanitari, completi di custodia e tastiera, sono stati così distribuiti: 16 alla media Dante (ricevuti dal dirigente Alberto Mariani), 10 al 4° Circolo didattico – con consegna alla dirigente Simona Favari presso la sede della primaria De Amicis – e 5 al Conservatorio Nicolini, dove ad accogliere la delegazione era presente la vice direttrice Maria Teresa Dellaborra. Presso il reparto di Ematologia, gli esponenti del club Sant’Antonino hanno incontrato il dottor Daniele Vallisa.
Preziosa la sinergia tra pubblico e privato “In un momento così delicato per il mondo della scuola – rimarca l’assessore alla Formazione Jonathan Papamarenghi – è preziosa la sinergia tra pubblico e privato. Questo significativo gesto di sensibilità e solidarietà del Rotary, cui va il più sincero ringraziamento dell’Amministrazione, va a completare le donazioni di cui si sono fatti promotori in questi mesi il Comune di Piacenza e diverse realtà imprenditoriali ed economiche del territorio, consentendo di dotare oltre 700 ragazzi con disabilità di strumenti informatici fondamentali per dare continuità al loro percorso di studi”. Parole cui fanno eco quelle dell’assessore ai Servizi Sociali Federica Sgorbati, che rimarcando con riconoscenza la collaborazione tra il Rotary e le istituzioni “l’importanza di garantire pari opportunità di accesso e fruizione del sistema scolastico a tutti i bambini e ragazzi, mettendo sempre in primo piano le esigenze delle famiglie che, in questa situazione emergenziale, rischiavano altrimenti di essere maggiormente penalizzate per le difficoltà che già devono affrontare nella quotidianità”.
Un aiuto concreto alle famiglie Proprio in quest’ottica, rimarca Maria Grazia Sabato, past president del Rotary Club Sant’Antonino, “abbiamo voluto supportare gli alunni impossibilitati a seguire le lezioni in presenza, ribadendo il nostro impegno sotto il profilo sanitario, scolastico e sociale per il territorio”. “Puntiamo sempre – aggiunge il presidente Giuseppe Isola – a fornire un aiuto concreto e immediato che possa determinare una svolta, come avviene in questo caso per gli studenti e per le loro famiglie”. Nell’emergenza pandemica il Rotary International e il Governo degli Stati, attraverso l’Agenzia Usa per lo Sviluppo internazionale, grazie alla stretta collaborazione con il Consolato americano di Milano, si sono impegnati a sostenere l’Italia. Complessivamente, il Distretto Rotary 2050, guidato dal governatore Ugo Nichetti, ha donato a oltre 400 studenti in condizioni di fragilità delle province di Pavia, Brescia, Lodi, Cremona, Mantova e Piacenza, nonché dell’hinterland milanese, altrettanti tablet per seguire al meglio le lezioni online.
Nella foto di Carlo Pagani la consegna dei tablet al reparto di ematologia dell'ospedale di Piacenza.
La figura di Pablo Picasso sarà al centro della conferenza online di martedì 6 aprile, con inizio alle ore 10, nell’ambito del ciclo di incontri dedicati all'arte che l’Ufficio Attività socio-ricreative organizza, per la terza età, grazie al prezioso contributo dello storico dell’arte Alessandro Malinverni, conservatore del Museo Gazzola di Piacenza.
Malinverni affronterà la complessa e sfaccettata personalità artistica del pittore e scultore spagnolo di fama mondiale analizzando cinque opere, rappresentative delle diverse fasi della sua carriera: dai periodi blu e rosa al Cubismo, dal ritorno a una figuratività più pacata durante la Prima Guerra Mondiale alle molteplici e articolate soluzioni pittoriche del periodo successivo. L’incessante ricerca di nuove forme e stili, la sperimentazione in ambiti diversi come l'incisione e la scultura, l'interesse per materiali eterogenei come la ceramica e ferro, ne hanno fatto senza dubbio l'artista più noto e celebrato del Novecento.
La videoconferenza, che avrà la durata di circa 45 minuti, può essere seguita attraverso computer, tablet e cellulari, collegandosi alla piattaforma Google Meet a partire dalle ore 10. Gli utenti abituali delle iniziative riceveranno via e-mail o Whatsapp l'indirizzo della videoconferenza e potranno seguire l'incontro cliccando semplicemente sul link indicato. Chi volesse aggiungersi, può compilare il modulo online all'indirizzo https://cutt.ly/pablopicasso
Per informazioni si può contattare l’Ufficio Attività Socio-Ricreative al numero 0523.492724.
Marco Confalonieri docente di malattie dell’apparato respiratorio, pneumologo e direttore presso SC Pneumologia all’ospedale di Trieste, è intervenuto a Cives per raccontare la sua esperienza nella lotta contro la pandemia dovuta al Covid-19.
Eravamo impreparati ad una pandemia
‘’In questo periodo nel mondo ci sono stati oltre 117 milioni di casi confermati dall'inizio della pandemia ed oltre 2 milioni e mezzo di decessi; i paesi più colpiti sono l’America del Nord e del Sud mentre Asia, Africa ed Oceania sono i continenti con la diffusione più limitata. L’Italia è stata tra i 10 paesi più colpiti con oltre 3 milioni di casi confermati e circa 100.000 morti. Sicuramente all’inizio la malattia è stata sottovalutata, ma ha cambiato la vita del mondo intero. I coronavirus erano già noti e non considerati particolarmente patogeni ma nel 2002, in Cina, c’è stato il primo allarme con la diffusione della SARS e nel 2012 una seconda epidemia: la MERS dal Medioriente. Da quel momento si capì che la prossima possibile epidemia avrebbe avuto effetti molto gravi. Nel 2018, nel centenario dell’influenza chiamata ‘’Spagnola’’, l’OMS pubblicò il monitoraggio: “Un mondo a rischio” dove si esplicitavano ipotesi su possibili fattori di rischio in relazione alle pandemie. Questo rapporto voleva mettere in guardia, in particolare le leadership politiche del mondo, sul fatto che dovevamo essere preparati al peggio. Nel dicembre 2019, i primi casi di covid segnalati ufficialmente a Wuhan in Cina, un virus con più del 96% di geni propri dei patogeni dei pipistrelli, diverso dalla SARS, perché più aggressivo ma meno mortale. Infatti, nell’80% dei casi la malattia è asintomatica o con pochissime manifestazioni, nel 14% si manifesta polmonite mentre nel 5% dei casi la situazione è critica. Ciò che caratterizza questo virus è la velocità di diffusione dell’infezione ma anche delle fake news e degli esperti che ne hanno parlato. Ma veloce è stata anche la capacità della scienza nella sua identificazione, grazie agli incredibili passi avanti precedentemente fatti. Il vero problema non è stato tanto la rapidità del contagio, quanto il possibile sviluppo di gravi polmoniti che hanno portato ad intasare le terapie intensive di tutti i paesi. All’inizio le cure proposte erano non solo improduttive ma anche fantasiose, oggi siamo riusciti ad avere un protocollo terapeutico efficace. I racconti di morte e di ospedali al collasso hanno messo in evidenza come il servizio sanitario sia stato depauperato gravemente in tutti questi anni ed il personale ospedaliero sta tirando avanti con grande stanchezza e fatica e ancora con poche risorse’’.
Scienza ed investimenti per la salute del mondo
‘’Dopo questa seconda ondata, spero che qualcuno possa vedere le cose come stanno veramente e dare un giusto valore alle priorità; prima o poi bisognerà capire che i fatti sono più forti delle narrazioni e quanto sia necessario, al di la delle diverse ideologie, studiare, analizzare e capire quali siano le soluzioni per affrontare in modo scientifico simili situazioni. E’ necessario tornare a fare ricerca per garantire una sanità migliore e rapide soluzioni ai problemi che si dovessero presentare. È necessario permettere scambi di professionisti nell’interesse degli ammalati, mettendo in contatto medici e scienziati di diversi paesi oltre che i medici ospedalieri con quelli di famiglia, anche attraverso la telemedicina. Sono certo che il vaccino sia fondamentale per far terminare questa pandemia, che come tutte le epidemie anche del passato, finirà. Le innovazioni attuali non derivano più strettamente dalla clinica ma da scienze multidisciplinari, per questo l’integrazione tra scienziati potrà fare la differenza. L’ingegneria applicata alla medicina, le terapie personalizzate sulla base del DNA e lo studio molecolare spero ci possano permettere di trovarci pronti a future situazioni, la drammatica improvvisazione e disorganizzazione a cui abbiamo assistito non sarà più accettabile’’.
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