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Notizie Varie

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Cadeo, albo scrutatori: le new entry sono giovani

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L'Amministrazione Comunale fa appello ai giovani e loro si mettono in gioco.  È avvenuto a Cadeo dove l'aggiornamento dell'Albo unico comunale degli scrutatori dei seggi comunali ha visto a gennaio l'ingresso di 20 nuovi iscritti, molti i giovanissimi. L’Amministrazione da tempo pubblicizza la possibilità di iscriversi all’albo degli scrutatori o a dare la disponibilità per diventare presidente di seggio elettorale. Ogni anno è possibile fare domanda presso l’ufficio anagrafe del Comune: entro il mese di novembre occorre dare il nominativo e a gennaio, con l’aggiornamento degli elenchi, risultare tra gli iscritti.
A metà gennaio si è riunita la commissione elettorale che ha aggiornato l’Albo unico comunale degli scrutatori dei seggi elettorali, che ora conta ben 209 iscritti. “Il numero sembra molto consistente, ma spesso in occasione delle elezioni si fatica a trovare la disponibilità di un numero sufficiente tra scrutatori e presidenti - afferma Marica Toma, prima cittadina di Cadeo -. Molti iscritti all’albo non riescono più per motivi personali o professionali a garantire la loro presenza"

“Coloro che desiderano essere sollevati dall’incarico possono recarsi all'Ufficio Anagrafe del Comune entro la fine dell’anno. Anche questa è un'azione che denota senso di responsabilità;  diversamente, gli uffici ad ogni elezione amministrativa sono impegnati in telefonate di convocazione a persone che non possono accettare e questo comporta un grande dispendio di tempo ed energia", puntualizza la sindaca.
"Il mese scorso abbiamo incontrato in Municipio i ragazzi che hanno raggiunto la maggiore età nel 2024 - racconta  Davide Pappalardo, assessore alle politiche giovanili -; un'occasione per conoscerli e presentare loro le associazioni locali dove possono iniziare a mettersi in gioco e a prestare servizio".
Ai ragazzi é stata donata da Sindaco e Assessori una copia della Costituzione Italiana, segno concreto della democrazia che sta alla base della nostra Repubblica. "Diventare maggiorenni significa coinvolgersi nella vita del bene comune e della comunità
e
conoscere i meccanismi che sottintende – prosegue Pappalardo-. Anche mettersi al servizio nei seggi elettorali permette di conoscere da vicino le dinamiche democratiche che regolano il nostro Paese".
L’assessore ha così invitato i giovani ad iscriversi all’albo degli scrutatori e ad estendere invito anche ai loro amici. Invito che è stato accolto con successo.

Pubblicato il 22 gennaio 2025

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La giornalista Maria Vittoria Gazzola tra i bambini di Kinshasa

Foto Africa 2

“Negli occhi di questi bambini e bambine c’è voglia di vita. Nonostante un passato che si fatica ad immaginare: violenze subite ripetutamente a soli sette anni, abbandono dei genitori, che buttano i figli piccoli in strada perché procurino denaro alla famiglia, oppure accusandoli di stregoneria o di portare il malocchio (credenze largamente diffuse in Congo)”.
A fotografare drammi e resilienza dei giovani africani da lei seguiti e amati è stata la giornalista piacentina Maria Vittoria Gazzola. Lo ha fatto lo scorso 9 gennaio alla Galleria Biffi Arte di Piacenza, dove ha raccontato ad un folto pubblico la realizzazione di un progetto per aiutare i bambini e le bambine del Congo a costruire ed essere protagonisti del proprio domani. Un'esperienza che ha portato la giornalista piacentina a Kinshasa, capitale del Congo, per quattro mesi dall'inizio del 2024, in collaborazione con il “Centro orientamento educativo” di Barzio di Lecco: una realtà che si occupa del recupero sociale e familiare di bambine e bambini di strada, operante in territorio africano.  Intervistata dal giornalista Mauro Molinaroli, Gazzola era infatti accompagnata da Raymond Bahati, psicologo e formatore del Coe.

Conferenza M. V. Gazzolajpg

Nelle foto, Maria Vittoria Gazzola tra i bambini di Kinshasa; sopra, l'incontro della giornalista piacentina alla Biffi.

I bambini hanno bisogno di essere istruiti

“Sono cinquant'anni che vado in Africa, araba, bianca o nera che sia, documentando con scrittura e immagini. Le bambine e i bambini di Kinshasa che vedete in foto sono già espressione di un percorso di miglioramento delle loro condizioni di vita – ha sottolineato la giornalista all'inizio - , grazie agli aiuti, a chi si occupa di loro e dispone risorse economiche affinché possano acquisire gli strumenti di lavoro. Non ho voluto cadere nella facile retorica del dramma e della commiserazione, nonostante le atrocità che hanno segnato le loro vite”. 
“Lo scorso anno nella capitale africana ho seguito trenta bambini e bambine ospiti del COE, tra i 7 e i 16 anni – prosegue – . Dovevo far fare loro attività di doposcuola, inserendomi negli spazi liberi tra le ore di scuola, quelle del catechismo, di canto corale e il tempo impiegato nel «menage» (dedicato alla cura di sé e dell'ambiente domestico). Bisogna tener presente che i ragazzi del COE vanno tutti a scuola, fa parte del loro percorso di reinserimento sociale. Quando però arrivano al centro non sono scolarizzati. A volte, anche a 14 anni, non sanno nemmeno tenere in mano una matita; per cui hanno bisogno di tempo e aiuto per imparare e migliorare la propria condizione”. E poi precisa: “Chi in Congo va a scuola, se può, sceglie istituzioni private. Le scuole pubbliche sono di bassa qualità e i maestri vengono pagati pochissimo, al contrario dei politici: basti pensare che un parlamentare viene pagato 21mila dollari americani al mese, mentre un insegnante ha uno stipendio medio di circa 50 o 100 euro al mese in dollari. Queste cifre danno l'idea della sperequazione di ricchezza esistente tra classe politica e popolazione. Il COE paga le scuole per i suoi ospiti ma si tratta di istituti di livello non troppo altro; altrimenti i bambini farebbero fatica a seguire, viste le condizioni in cui arrivano al centro”.

Non solo cultura, ma anche cucito, cucina

“La mia intenzione iniziale con loro era di dare vita ad un laboratorio per la realizzazione di bambole di pezza – ha poi spiegato - , ma il progetto ha poi preso forma da solo nel tempo, ascoltando i ragazzi, le loro esigenze e curiosità. Dopo tre giorni di fabbricazione di bambole erano un po' annoiati: sono bambini che perdono l'attenzione facilmente, ma tagliare tessuti piaceva molto, li faceva sentire più autonomi. Presto è emerso il desiderio di avere una borsa per ciascuno fatta con le proprie mani, dove riporre strumenti di lavoro e oggetti personali. Alla fine ne abbiamo create 40, con grande soddisfazione generale. Fin dai nostri primi incontri ho percepito il grande bisogno di ascolto e contatto fisico di questi bambini. Sollecitandoli a fare domande e a esprimere e mettere in pratica ciò che volevano a partire dalla quotidianità, ho vinto la loro diffidenza iniziale: tra noi si è instaurato un bellissimo rapporto di affetto e fiducia”.
“Cercavo anche di diversificare le mie proposte attraverso altre attività, come per esempio la cucina.
Un giorno una bambina mi ha chiesto cosa fosse la torta di mele, probabilmente ne aveva sentito parlare a scuola. Io l'ho spiegato a lei e a tutti gli altri e poi ho fatto cercare la ricetta su Internet, per poterla trascrivere. Alla parola «internet» sono tutti impazziti, succedeva ogni volta che vedevano un telefonino. Loro hanno quelli senza connessione. Abbiamo anche fatto i biscotti con le gocce di cioccolato usando le formine che avevo portato da Piacenza, e sono stati apprezzatissimi”.
Cucito, cucina quindi, e poi c'era la terza c di «cultura». Abbiamo fatto diverse gite per far conoscere a bambini e ragazzi la loro città. Kinshasa è una capitale di 20 milioni di abitanti, con lunghezze comprese fra i 20-25 kilometri lineari. Brulica di persone, ingoia i suoi abitanti, ma con queste dimensioni si capisce come sia difficile conoscerla a fondo. Abbiamo quindi voluto portarli in giro per far conoscere loro il Paese e la sua storia. Abbiamo visitato la cattedrale e il museo di storia del Congo, e poi abbiamo passeggiato lungo il fiume Congo, che sarebbe bellissimo, se non fosse invaso dai rifiuti. Senza dimenticare le fermate al supermercato per prendere qualche dolcetto. Sempre molto gradite, anche per il piacere dell'aria condizionata.
Sono contenta di questa esperienza e delle altre fatte in Africa – ha concluso - : contenta di essere stata accolta come portatrice di pace. Continuerò ad andare finché mi sarà possibile”.

foto Africa3

L'intervento di Bahati

La parola, o sarebbe meglio dire la musica, è poi passata a Raymond Bahati. Cresciuto in Congo, ma oggi residente a Milano, il formatore del COE è anche direttore di un coro da lui fondato in Italia con altri ragazzi congolesi del capoluogo lombardo e dintorni. Bahati ha quindi subito suonato un brano molto amato dai bambini congolesi con il tamburo che porta sempre con sé.
“È un testo dedicato alla Madonna. Parla prima delle madre che ci ha messo al mondo e poi della Vergine Maria, simbolo di tutte le madri – ha detto - . I bambini amano questa canzone proprio per questo. Consapevoli fin da piccoli delle loro sofferenze, sono fiduciosi che un giorno finiranno e loro andranno tra le braccia del Signore. Questo brano dice: “Alla fine dei miei giorni, Mamma, abbracciami, vieni a consolarmi”.
Con un tamburo e la sua voce Bathi è riuscito ad emozionare tutto il pubblico, confermando l'amore innato del popolo africano per la musica.
Poi il giovane ha preso la parola, cominciando con un dato. “In Africa i bambini di strada sono decine di migliaia, 40000 circa secondo le stime – evidenzia - . Giovani abbandonati, come già detto accusati di stregoneria, o con genitori che non riescono ad accudirli per mancanza di mezzi, o perché morti in guerra o di malattia; pensate che la speranza di vita media in Congo è di 40 anni. Io sono stato uno di quei bambini”.
“Il contesto socio – culturale a Kinshasa è complesso – continua - .
Spesso la fede, molto radicata, viene manipolata da gruppi o persone che fanno leva sulla disperazione della povera gente e la trasformandola in superstizione: usando i più deboli ( i bambini e i pochi anziani) come capri espiatori di ogni sventura. I più fragili vengono spesso abbandonati per questo. È una situazione difficile da capire, molto lontana dalla mentalità occidentale”.
“Io torno in Congo due volte l'anno, d'estate e a Natale, per trascorrere un po' di tempo con i miei fratelli e con i bambini del Centro. Vederli aiutati con tanto amore disinteressato da una persona esterna come Maria Vittoria è straordinario, mi fa commuovere. Quando invece sono gli stessi congolesi ad aiutare i loro fratelli meno fortunati, spesso lo fanno per un tornaconto, e questo è molto triste”.
Poi chiude con una considerazione importante. “Il nostro Centro è una realtà privilegiata per il Congo – ha sottolineato - , il problema è tutto il resto. Fuori dal recinto del COE c'è l'inferno. Ricordo che una volta è venuto a farci visita l'arcivescovo di Milano monsignor Delpini e insieme ai nostri ragazzi, sia quelli delle scuola sia gli studenti universitari, lo abbiamo accompagnato a fare un giro fuori dal Centro: era impressionante, una fogna a cielo aperto, una miseria inimmaginabile, a cui anch'io non ero più abituato.

“Si troverà una via d'uscita anche da una situazione come questa? - ho chiesto a Delpini - . E lui: Ho girato il mondo, ho visto tantissime situazioni difficili, ma un'indigenza del genere non la ricordavo. Non sono sicuro ci sia una soluzione. Considerazioni lucide e amare, che mi hanno spinto a pensare di tornare stabilmente in Congo per fare qualcosa di concreto per i miei fratelli. Mi sto preparando e credo tornerò a casa nei prossimi cinque anni. Non mi basta più tamponare le necessità, con la mia esperienza in occidente voglio aiutare i miei conterranei a costruire il proprio futuro”.

Micaela Ghisoni

Pubblicato il 21 gennaio 2025

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Numero unico europeo di emergenza, attivo anche a Piacenza

 Numero unico europeo

Seconda tappa per il Numero Unico Europeo di Emergenza 112: da oggi martedì 21 gennaio sarà attivo nei distretti telefonici di Piacenza, così come a Parma. Dopo l’avvio, lo scorso 3 dicembre, per i distretti telefonici con prefisso 051, che coinvolge prevalentemente la parte settentrionale della Città metropolitana di Bologna e il comune di Cento (Ferrara), e 0534, che interessa per lo più l’area di Porretta Terme, sempre nel bolognese, prosegue il percorso di attivazione del Numero Unico Europeo di Emergenza 112, che sarà completato in tutta l’Emilia-Romagna entro il 1 aprile 2025. Nei primi 40 giorni di operatività, nei due distretti telefonici dove è già attivo sono quasi 62mila, esattamente 61.950, le telefonate complessive ricevute, con una media giornaliera di 1.549, e un tempo medio di risposta al cittadino di 2,6 secondi. Il 37% (23.220), hanno riguardato attività ed eventi non inerenti ad emergenze: gli operatori hanno così liberato le centrali di secondo livello da chiamate che non richiedevano interventi urgenti. 38.735 telefonate, invece, sono state inoltrate alle centrali di secondo livello: di queste, 17.521 riguardavano emergenze sanitarie, 11.337 i Carabinieri, 7.224 la Polizia e 2.653 i Vigili del Fuoco. Il Nue, infatti, è il numero di telefono che permette, componendo il 112, di richiedere l’intervento della Polizia, dei Carabinieri, dei Vigili del fuoco, del Soccorso sanitario e del Soccorso in mare. La sua introduzione, con tempi diversi sull’intero territorio nazionale, recepisce la direttiva dell’Unione europea finalizzata ad armonizzare i servizi di emergenza e a permettere a chiunque si trovi sul suolo europeo di effettuare chiamate di emergenza componendo un unico numero di telefono valido in tutti gli Stati membri.
“Per il complesso sistema dell’emergenza - sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Massimo Fabi - il Numero Unico Europeo 112 è un passo avanti a servizio dei cittadini. L’attivazione in Emilia-Romagna sta procedendo secondo il cronoprogramma previsto, e i primi risultati sono positivi: le risposte sono ancora più veloci e precise e il sistema permette di migliorare il lavoro degli operatori. Ciò grazie all’ottimo lavoro di squadra portato avanti da tutte le istituzioni coinvolte nel progetto: Regione, Prefettura di Bologna, Prefetture e Questure regionali, articolazioni regionali e provinciali dei Carabinieri, dei Vigili del Fuoco, della Polizia Stradale, della Capitaneria di Porto e il Servizio 118, che ringraziamo”.

I PRIMI RISULTATI

Esaminando ulteriormente i numeri dei primi 40 giorni di attività nei due distretti telefonici dove è attivo - che contano circa un milione di persone presenti sul territorio nelle ventiquattro ore tra residenti, lavoratori e persone di passaggio - nei momenti di picco, tra le 18 e le 19, il 112 ha ricevuto mediamente 110 chiamate all’ora, mentre tra le 3 e le 4 di notte, fascia oraria con meno richieste, le telefonate sono state 30 all’ora. Dati che generano circa 1.600 chiamate al giorno: quando il numero sarà a regime su tutto il territorio regionale, saranno circa 7mila le telefonate giornaliere, come era stato preventivato in fase di progettazione.

IL CALENDARIO DELLE PROSSIME ATTIVAZIONI

Entro il 1 aprile 2025 il Numero Unico Europeo di Emergenza sarà attivo su tutto il territorio regionale. Dal 4 febbraio 2025 sarà attivato nei distretti telefonici di Rimini, Forlì e Cesena; dal 18 febbraio 2025 nel distretto telefonico di Reggio Emilia; dal 4 marzo 2025 nei distretti telefonici di Ferrara, Comacchio (Ferrara) e Lugo (Ravenna); dal 18 marzo 2025 nei distretti telefonici di Modena, Mirandola e Sassuolo (Modena); infine, a partire dal 1 aprile 2025 il servizio sarà attivo nei distretti telefonici di Imola (Bologna), Ravenna e Faenza (Ravenna).

COS’È IL NUE

Il Nue 112 non sostituisce, ma si affianca e si integra con gli attuali numeri di emergenza nazionali (112, 113, 115, 118 e 1530), che continuano a restare attivi: i cittadini possono chiamare il 112 per qualsiasi tipo di emergenza, oppure continuare a comporre i diversi numeri abituali. La centralizzazione delle chiamate assicura, dal punto di vista organizzativo e operativo, una gestione coordinata e integrata tra le diverse forze coinvolte, la tracciabilità della chiamata, la risposta multilingue e l’accesso alle persone con disabilità, anche dell’udito. Il modello organizzativo messo a punto dalla Regione Emilia-Romagna, in collaborazione con il Ministero dell’Interno e i vertici delle Forze dell’ordine e dei Servizi di emergenza coinvolti, prevede che tutte le chiamate effettuate ai tradizionali numeri di emergenza nazionali (112, 113, 115, 118 e 1530) siano convogliate e prese in carico dalle due Centrali Uniche di Risposta (Cur), collocate una a Bologna e una a Parma, a seconda della provenienza della chiamata. Ogni Cur prevede 24 postazioni di lavoro, più 8 di riserva, sulle quali si alterneranno in più turni un totale di 90 operatori tecnici. Il nuovo sistema di gestione delle chiamate permette alle Cur di ricevere in tempo reale l’identificativo e di localizzare in maniera rapida ed immediata la posizione geografica dell’utente, riducendo il tempo di intervista di chi chiama.

Pubblicato il 21 gennaio 2025

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Un corso della Croce Rossa a Bobbio per i nuovi volontari

Croce Rossa volontari Bobbio


Continua la campagna di reclutamento di nuovi volontari Croce Rossa nella provincia di Piacenza. La Cri quindi invita tutti gli aspiranti volontari (dai 14 anni in poi) e coloro che desiderano fare la differenza nella comunità, in particolare in Val Trebbia, a partecipare alla serata di presentazione del nuovo corso per volontari della Croce Rossa 2025, che si terrà mercoledì 29 gennaio alle 20.30 presso l’Unità Territoriale di Bobbio in Piazza San Colombano 6. Il corso partirà il 4 febbraio ed è un'opportunità unica per conoscere i principi e le attività di Croce Rossa, acquisire competenze pratiche e teoriche, e prepararsi ad affrontare sfide locali, nazionali e internazionali. Al termine delle lezioni sarà anche rilasciato il Certificato di Primo Soccorso. Tanti gli ambiti e i percorsi che è possibile intraprendere in Croce Rossa per portare avanti azioni concrete sul nostro territorio: dalla tutela e promozione della Salute alle attività di Inclusione Sociale, dalla risposta alle Emergenze alle numerose attività riservate ai Giovani, dal Diritto Internazionale Umanitario alla Cooperazione Internazionale. Questo e tanto altro è il ventaglio di opportunità tra cui scegliere per dare il proprio contributo in base alle proprie inclinazioni. La serata di presentazione non richiede alcuna registrazione, l’ingresso è aperto a tutti coloro che hanno compiuto i 14 anni di età. Se si desidera già iscriversi al corso come aspirante volontario è possibile farlo in vari modi: collegandosi al nostro portale www.gaia.cri.it, telefonando al numero 0523 932529 oppure compilando il modulo disponibile presso le Farmacie Garilli.

Pubblicato il 21 gennaio 2025

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Sant’Antonio celebrato anche a Brugneto

brugneto

Nonostante il meteo incerto, temperature intorno allo zero, la festa di Sant’Antonio a Brugneto di Ferriere ha richiamato tantissime persone dall’Alta Valnure e dalla Valdaveto. Nella mattina di domenica 19 gennaio, dopo la messa nella chiesa di San Pancrazio e la processione per il paese, don Stefano Garilli ha impartito la benedizione a tutti gli animali presenti: cani, conigli, cavalli, gatti. Nel capannone ex Acap, invece, i volontari del Circolo “U Mercadello” hanno organizzato uno stand per la somministrazione di cibo e bevande. La festa è proseguita fino a sera.

Pubblicato il 20 gennaio 2025

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