Una camminata lungo i "sentieri della libertà" permetterà di ripercorrere, domenica 23 ottobre, le orme di don Giuseppe Borea, cappellano della Divisione Valdarda, parroco di Obolo catturato e condannato a morte da un tribunale della Rsi il 4 febbraio 1945. L’itinerario prevede un percorso ad anello con partenza e arrivo dalla chiesa di Obolo, frazione di Gropparello, con rientro previsto tra le 16 circa. La camminta ha la durata di circa sei ore, comprese le soste e condurrà gli escursionisti al preventorio di Bramamiano, sede dell'ospedale partigiano durante la Resistenza. La partenza è alle ore 9.30 dalla chiesa di Obolo. Prenotazione obbligatoria con un messaggio su WatsApp al numero 329 7265227.
Si terrà venerdì 21 ottobre alle ore 17, il seminario (online) “Senso e qualità del prendersi cura”, organizzato dal centro studi CARE (Contesti affetti e Relazioni Educative) dell’Università Cattolica di Piacenza per presentare il nuovo corso di Alta formazione rivolta ai professionisti della salute e della cura in ambito sanitario e sociosanitario. I ricercatori del centro di ricerca CARE, diretto dal professor Daniele Bruzzone, lavorano da anni sul tema del prendersi cura, per contribuire alla sfida di innalzare la qualità del sistema della salute, «che si può realizzare solo con una vera e propria cultura della cura. Il lavoro di cura è infatti complesso e delicato e richiede competenze scientifiche tecniche, ma anche umane, relazionali ed emotive» precisa Bruzzone. «L’emergenza pandemica ha fatto emergere il bisogno dei professionisti di aver cura di sé, di alimentare costantemente la motivazione e di essere supportati da un’organizzazione che rispetti veramente il valore del prendersi cura. Abbiamo quindi pensato di costruire un percorso che intrecciasse i saperi provenienti dalla ricerca con le esperienze sul campo».
Aperto a tutti gli interessati, il seminario vedrà gli interventi di Vanna Iori, Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, Università Cattolica del Sacro Cuore, Nicoletta Natalini, Direttrice Sanitaria AUSL IRCCS di Reggio Emilia, Daniele Bruzzone, Direttore del Centro Studi CARE, Università Cattolica del Sacro Cuore, Annamaria Marzi, Infermiera Dirigente, Presidente Casa Madonna dell’Uliveto, Albinea (RE) e Mirta Rocchi, Responsabile del Servizio, Hospice Casa Madonna dell’Uliveto, Albinea (RE). La partecipazione all’incontro che sarà fruibile dalla piattaforma teams, è libera e gratuita.
Il Piano di recupero delle liste d’attesa voluto dalla Regione Emilia-Romagna prosegue a pieno ritmo: i ricoveri chirurgici hanno pressoché raggiunto con tre mesi di anticipo l’obiettivo fissato per fine anno, l’assistenza ambulatoriale supera addirittura il traguardo previsto e l’adesione agli screening oncologici è già tornata ai livelli pre-pandemia. Fermo restando che le urgenze, sia in caso di interventi che di visite, sono sempre state garantite anche nei periodi più duri della pandemia. I dati emergono dal costante monitoraggio che la Regione svolge sull’attività delle Aziende sanitarie locali, e anche sulla base di questi numeri nell’ultima seduta di Giunta è stato aggiornato il Piano operativo regionale per il recupero delle liste d’attesa la cui tabella di marcia prevede di tornare entro il 2023 ai valori pre-pandemici.
I DATI DEL MONITORAGGIO
Il percorso di rientro regionale è partito nel secondo semestre del 2020 con l’aumento dei servizi erogati e il monitoraggio costante dei tempi di attesa, che la Regione ha scelto di effettuare con criteri più stringenti di quelli previsti dal piano nazionale: su base mensile per le visite ambulatoriali e trimestrale per i ricoveri. Sono tre gli ambiti di intervento su cui si è concentrato il piano: i ricoveri chirurgici programmati, le prestazioni specialistiche ambulatoriali e gli screening oncologici. La Regione ha inviato al ministero il monitoraggio relativo al primo semestre 2022, ma in molti casi sono già disponibili dati aggiornati alla prima decade di ottobre. Per quanto riguarda i ricoveri chirurgici l’obiettivo della Regione è tornare ai livelli pre-pandemici del 2019 entro il 2023, chiudendo il 2022 con un numero di ricoveri pari al 92% di quelli garantiti nel 2019. Obiettivo che sembra alla portata: dopo una produzione chirurgica assestata al 76% nel 2020 e all’87,6% nel 2021, la media a fine luglio 2022 è del 91%. Nel caso dei ricoveri le Aziende devono far fronte anche al recupero dei casi di chirurgia pregressi risalenti al 2020 e 2021, rinviati nei momenti più difficili della pandemia. Ebbene, ad oggi è stato recuperato il 60% dei ricoveri in sospeso rispetto all’obiettivo di arrivare a fine anno all’80%.
Sul fronte delle prestazioni ambulatoriali i dati sono ancora migliori: l’obiettivo della Regione usa come indicatore di performance il rispetto dei tempi previsti per le prestazioni differibili o programmabili; infatti durante tutto periodo pandemico sono sempre state garantite le prestazioni urgenti improcrastinabili, quelle oncologiche e quelle di controllo e follow-up per i pazienti affetti da patologia cronica. Questo indice rappresenta la percentuale dei casi in cui viene garantita la prima visita specialistica entro 30 giorni e un accertamento diagnostico entro 60. In media, prima del 2020 questi tempi erano rispettati nel 97% dei casi, ed è a valori analoghi che la Regione vuole arrivare entro il 2023. L’indice di performance è - per le visite specialistiche - all’82% (dati cumulativi da gennaio al 15 luglio 2022). Considerando però i valori aggiornati delle ultime tre settimane fino al 9 ottobre, si raggiunge circa il 90%, quindi l’obiettivo che ci si è posti entro fine anno. Per le prestazioni diagnostiche 2022 i valori sono dell’88% al 15 luglio, ma si raggiunge il 95% a ottobre, superando l’obiettivo del 90% fissato per dicembre 2022. Si è insomma ben indirizzati verso il raggiungimento del 97% previsto entro la fine del 2023.
Nel caso delle prestazioni di specialistica ambulatoriale non c’è un pregresso da smaltire, perché le Aziende sanitarie già entro dicembre 2020 avevano recuperato la totalità delle prestazioni sospese nella prima fase pandemica, pari a circa 1,6 milioni. Infine, in Emilia-Romagna torna ai livelli pre-pandemia l’adesione agli screening oncologici messi gratuitamente a disposizione dal Servizio sanitario per la diagnosi precoce e la cura di alcune delle forme più diffuse di tumore: quelli al colon-retto, al collo dell’utero e alla mammella. I dati aggiornati al 30 giugno scorso confermano che le persone delle rispettive fasce di età che hanno eseguito il test nei tempi raccomandati sono: il 71% della popolazione target femminile per lo screening mammario; il 64% per lo screening della cervice uterina, il 52% per lo screening colorettale. Dati pienamente sovrapponibili a quelli dell’epoca pre-Covid, che confermano oltre al pieno recupero dei numeri la centralità dei programmi di prevenzione e diagnosi precoce messi in campo dalla Regione.
L’agricoltura piacentina è solida, moderna ed attenta all’innovazione. Sono queste alcune affermazioni di Filippo Gasparini presidente della Confagricoltura Piacenza che ha esposto in una conviviale del Rotary Piacenza, svoltasi nei giorni scorsi. “Nell’ottica di seguire le linee guida dettate dal Governatore distrettuale Carlo Conte - afferma il Presidente del Rotary Piacenza Giovanni Struzzola - l’impegno di questa presidenza è concentrato sulla valorizzazione dei propri soci, della loro competenza specifica e della loro professionalità”.
Filippo Gasparini, presidente per il secondo mandato della locale Confagricoltura nel suo intervento “Dove va l’agricoltura-situazione attuale e prospettive future” ha sottolineato come l’agricoltura piacentina rappresenti un settore complesso e diversificato qual è l’agro-alimentare. L’agricoltura è di per sé collegata alla morfologia del territorio e nella nostra provincia, per Gasparini, dobbiamo tenere in considerazione la pianura, ma altresì la collina e le zone di montagna. Nel nostro territorio, ha sostenuto il relatore, abbiamo realtà produttive importanti e significative: da quella zootecnica a quella agro-industriale (pomodoro), alla viticoltura, ecc. tano per citarne alcune.
Compito dell’Associazioni agricole e quello di tutelare il reddito degli imprenditori agricoli ma, soprattutto la qualità delle loro produzioni che vanno difese per la loro peculiarità. Come esempio di quanto affermato, Gasparini ha citato la produzione e trasformazione di oltre l’80% di latte in un prodotto pregiato quale risulta essere il Grana Padano, una zootecnia che implica la rotazione, la gestione e la fertilità dei suoli, con annessa produzione energetica. Tra le problematiche con cui l’agricoltura piacentina dovrà confrontarsi nel prossimo futuro, per Gasparini emergono ritardi nelle deroghe agli spandimenti, la mancanza di bacini di contenimento delle acque in alcune nostre vallate finalizzate alla migliore gestione delle risorse idriche, e da ultimo il consumo del suolo agricolo a favore di insediamenti produttivi o residenziali. Per il relatore, inoltre, l’agricoltura piacentina rappresenta un valido ed efficace modello di gestione unico in Europa.
Nonostante un sensibile rallentamento, le esportazioni emiliano-romagnole sono continuate a crescere nel secondo trimestre del 2022: sono state infatti pari a 21.686 milioni di euro, corrispondenti al 13,4% dell’export nazionale. Hanno fatto segnare quindi un incremento del 15,8% in confronto allo stesso periodo del 2021 e sono state superiori del 30,2% rispetto all’identico trimestre del 2019, ultimo anno prima della pandemia da Covid 19. Questo è quanto rileva l’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna nell’analisi dei dati Istat delle esportazioni delle regioni italiane. Alla ripresa dei valori delle esportazioni rilevate a prezzi correnti ha contribuito in buona parte anche il forte aumento delle quotazioni delle materie prime e dei semilavorati importati che si sono riflessi, ma non nella stessa misura, sui prezzi alla produzione dei prodotti esportati. L’andamento regionale è risultato migliore di quello riferito al complesso delle vendite all’estero nazionali, che hanno registrato una ripresa tendenziale leggermente più contenuta (+22,9%) e un aumento inferiore (+24,6%) rispetto al primo trimestre del 2019. Tra aprile e giugno 2022, l’Emilia-Romagna si è confermata come la seconda regione italiana per quota dell’export nazionale, preceduta dalla Lombardia (26,2%) che però ha una dimensione demografica doppia, e seguita dal Veneto (13,3%), quindi dal Piemonte (9,2%) e dalla Toscana (8,3%). In un’ottica di più lungo periodo, da luglio 2021 a giugno 2022, il valore delle esportazioni regionali ha fatto segnare un incremento del 15,5 per cento sui dodici mesi precedenti, un dato leggermente inferiore a quello del complesso dell’export nazionale (+18,1 per cento).
I SETTORI
La tendenza positiva ha avuto effetti differenziati sui settori economici. Le esportazioni dell’agricoltura, silvicoltura e pesca sono aumentate del +10%, una variazione relativamente contenuta, tenuto conto dell’aumento dei prezzi. Al contrario, le vendite estere dell’industria alimentare e delle bevande, hanno avuto una crescita sostenuta (+20,5%), certamente imputabile all’incremento dei prezzi. Le industrie della moda hanno fatto registrare un forte aumento tendenziale (+19,6%) con una decisa accelerazione, ma la pandemia ha lasciato una cicatrice profonda sui settori del tessile, abbigliamento, cuoio e calzature. L’industria del legno e del mobile ha ottenuto un aumento dell’export significativo (+14,5%), ma ancora meglio è andata per le industrie chimica, farmaceutica e delle materie plastiche (+19,2%), la crescita più rapida della media regionale. Le vendite estere dell’industria della lavorazione di minerali non metalliferi, ovvero ceramica e vetro, hanno conseguito un risultato di riguardo (+18,3%), nonostante le difficoltà poste dall’aumento del costo del gas impiegato nella produzione e negli ultimi 12 mesi hanno mostrato un ottimo recupero anche rispetto al 2019 (+26,7%). Anche l’industria della metallurgia e dei prodotti in metallo, il settore della sub fornitura regionale, ha conseguito un ulteriore ottimo risultato sui mercati esteri, nonostante un rallentamento dell’elevata dinamica precedente, e le sue esportazioni sono aumentate di oltre un quinto (+20,4%), trainate dalla metallurgia (+22,2%). Nel trimestre l’incremento delle vendite all’estero delle apparecchiature elettriche, elettroniche, ottiche, medicali e di misura è risultato ancora una volta tra i più contenuti rilevati per i settori in esame (+7,9%) e ha avuto un sensibile rallentamento rispetto ai primi tre mesi dell’anno, frenato dalla stasi delle esportazioni di computer e prodotti di elettronica e ottica, apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione e orologi rimaste sostanzialmente invariate (+0,7%). Anche la dinamica trimestrale delle vendite estere del fondamentale settore dei macchinari e apparecchiature ha avuto un rallentamento, tanto da essere inferiore alla media regionale (9,3%). La crescita del settore dei mezzi di trasporto ha accelerato notevolmente (+28,9%) trainato dall’aumento delle vendite estere di autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (+29,7%).
Infine, l’export delle altre industrie manifatturiere ha fatto segnare un leggero ripiegamento tendenziale (-1,9%), determinato dall’arretramento dell’export di prodotti dell’industria del tabacco sceso dell’11%.
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