Incinta di otto mesi e con una bambina di 2 anni al seguito un pomeriggio del maggio 2022 ha deciso di lasciare la Tunisia e raggiungere l'Italia per sfuggire alle minacce di morte dei creditori violenti del marito. Il compagno e padre dei bambini era riuscito a scappare nel nostro Paese tempo prima, non immaginando che le vessazioni sarebbero ricadute su moglie e figli; era arrivato il momento di provare a raggiungerlo per ricostituire la famiglia e far crescere i figli in un ambiente sereno. È la storia di Fatma Soussi, nata nel 1990, tunisina. Simile alla sua ci sono tante altre vicende, ma questa per fortuna ha avuto un lieto fine. Oggi Fatma vive insieme ai suoi figli e al marito in una casa alle porte di Piacenza: lei fa la mamma mentre il compagno è operaio metalmeccanico.
La storia di Aissa e Fatma
C'è anche la storia di Kaba Aissa, scappata dalla Guinea per sottrarsi alle violenze subite in un matrimonio forzato, fin da quando era una sposa bambina. Giunte in Italia e poi a Piacenza, grazie ai canali della prefettura le due donne sono state accolte dal CAS della Protezione della Giovane e lo scorso 30 settembre hanno entrambe ricevuto la valigia della speranza 2025: un omaggio annuale che la casa di via Tempio dona in occasione della Giornata Mondiale della Povertà a chi ha dimostrato particolare impegno nel proprio percorso di integrazione. Guidata da Giuseppina Schiavi, la struttura si dedica infatti all'accoglienza di donne migranti e dei loro figli o di lavoratrici e studentesse fuori sede, con l'obiettivo che nel medio e lungo termine le ospiti raggiungano autonomia abitativa e lavorativa. Consegnata da Schiavi, la valigia della speranza è un dono personalizzato in base a chi lo riceve: così Fatma ci ha trovato dentro un contributo per l'affitto, un pupazzo a forma di dinosauro per il figlio Yassin e una bambola per la figlia Malek; mentre Aissa, che per ora vive in casa sola, oltre al contributo per l'affitto ha trovato un’altra somma di denaro destinata agli accessori per la casa.
“Fatma è stata una madre esemplare - ha spiegato la responsabile di via Tempio dandole la valigia -, molto attenta alla cura dei bambini, rispettosa delle regole, gentile nelle relazioni; e ha anche saputo gestire bene il suo vissuto e il dramma familiare senza necessità di supporto psicologico. Con Aissa c’è stato qualche problema in più nel suo periodo di permanenza qui, dovuto ad una sua mancata (o insufficiente) rielaborazione del vissuto migratorio e dei traumi subiti; sia nel Paese d’origine che durante il viaggio. La sua difficoltà a gestire le emozioni ha reso spesso problematiche le relazioni con le altre ospiti e con il personale della struttura. Anche lei si è però dimostrata una ragazza sveglia e coraggiosa, capace di sopportare turni di lavoro faticosi di giorno e di notte e anche di sabato e domenica, se necessario. Si è impegnata a studiare e ad essere autonoma negli spostamenti e nella ricerca di un'occupazione. In questi tre anni è inoltre riuscita a trovare una casa in un altro comune vicino a Piacenza e l'abbiamo aiutata ad arredarla, favorendo la sua uscita in autonomia. Il suo obiettivo è portare qui i figli, lasciati nel Paese di origine, ma per il ricongiungimento è necessario avere un contratto di affitto e uno di lavoro a tempo indeterminato, che possano garantire una vita dignitosa e un alloggio sicuro e lei sta lottando per questo traguardo”. Ecco perché quest’anno abbiamo deciso di dare a loro due la valigetta della speranza - sottolinea Schiavi -, si sono dimostrate esempi di resilienza e di coraggio, e ci auguriamo che la loro determinazione le aiuti a realizzare tutti i loro obiettivi. Quando avranno bisogno potranno comunque sempre contare sul nostro supporto”. Poi è la stessa responsabile della casa di via Tempio a raccontarci più nel dettaglio le storie delle due ragazze, a testimonianza dei drammi che hanno attraversato.
Ogni famiglia riunita è una grande gioia
“Quando ho accolto in struttura Fatma, la figlia Malek di due anni e l'altro bimbo ancora nel ventre della madre, Fatma e la bambina erano piene di pustole - ha ricordato-. Arrivate in Italia con mezzi di fortuna, barcone prima e camion dopo, chissà dove avevano dormito. La donna poi era visibilmente provata: le minacce di morte, la fuga, i pericoli del viaggio con una bambina piccola e una gravidanza prossima al termine, la paura di perdere il bambino, l’assenza del marito. Il giorno dopo ho portato mamma e figlia al pronto soccorso per curarle e subito dopo siamo andate in ostetricia per fissare la data del parto ormai prossima. Sistemata la questione ginecologica e dopo le cure ricevute all'ambulatorio migranti, Fatma ha cercato di mettersi sulle tracce del marito. Tramite contatti di tunisini già a Piacenza, la donna è riuscita a recuperare il cellulare di Mohamed e a parlare con lui per dirgli che lei e la figlia stavano bene ed erano ospiti al Cas di via Tempio”. “Quando lui è venuto a riabbracciarle è stata un’emozione, ma gli ostacoli non erano certo finiti - spiega -. La Tunisia è considerato un Paese sicuro, per cui era previsto il respingimento del marito. Lo abbiamo quindi affidato alla nostra legale perché ottenesse un permesso temporaneo per motivi di famiglia: così quando e nato il bambino lo ha potuto riconoscere. Poi abbiamo proseguito l’iter per la regolarizzazione dei documenti e lui ha trovato un lavoro e una casa a San rocco con amici; mentre Fatma, nonostante fin dal suo arrivo in Italia sia stata considerata un caso fragile e vulnerabile, ha ottenuto un primo esito negativo dalla Commissione perché le sole minacce ricevute non erano sufficienti a dimostrare concreto rischio di vita se fosse tornata al suo Paese. Noi però non ci siamo arresi, abbiamo fatto ricorso, e nel 2024 la giovane mamma ha ottenuto la protezione speciale. Nel frattempo, ci siamo mossi per farle frequentare corsi di lingua italiana, mandare i figli all'asilo e dimostrare la sua capacità di integrazione. Anche il marito si è dato da fare per avere il contratto d’affitto e di lavoro utili a confermare l'intenzione di ricongiungimento in una nuova famiglia in Italia, che oggi anche i giudici hanno riconosciuto”. “Ogni famiglia riunita è una gioia anche per noi, che giorno dopo giorno ci occupiamo di queste donne e dei loro bambini - ha sottolineato Giuseppina -. “Qui sto bene, vorrei studiare, lavorare e far crescere i miei figli in serenità e sicurezza” - ha poi detto Fatma” -. “Per Aissa invece, oltre alle ripetute e umilianti violenze subite nel Paese d’origine, ci sono state quelle patite durante il viaggio migratorio e nei due mesi di prigione trascorsi in Libia - ha osservato la responsabile della casa di via Tempio -: la ragazza ha potuto lasciare il carcere libico nell’ottobre 2021”. Storie che non possono lasciare indifferenti, impossibili da dimenticare, ma la Protezione della Giovane lavora per dare aiuto e una speranza di ricominciare alle persone che ne sono state vittime scegliendo ogni giorno di non voltarsi dall'altra parte.
Sono 870 i km che separano Biella da Roma: a percorrerli lungo l'itinerario della Via Francigena, nel nome della pace e della solidarietà nei confronti del popolo palestinese, un gruppo di ciclisti che, sulla scia delle"Local March for Gaza"attivatesiin numerose città italiane,contribuiscea raccogliere firme per la petizioneche il 3 novembre prossimo verrà consegnata, dai referenti delle diverse realtà territoriali del Paese, al Presidente della Repubblica.
Partiti dal capoluogo piemontese il 18 ottobre,quattropartecipanti alprogetto"Bike for Gaza" sono arrivati nel pomeriggio di lunedì 20 ottobre aPiacenza,dove il loro rappresentante Marco Ganni è statoaccoltoin Municipio dalla presidente del Consiglio comunale Paola Gazzoloe da alcuniesponentidel Coordinamento"Piacenza per Gaza", che riunisce 47 tra associazioni e movimenti del territorio: Tatiana Morelli, Eros Franzini, Enrica Sacchi e Giovanni Zavattoni, poi raggiunti da Roberto Lovattini.
"Un'iniziativa di sensibilizzazione importante - ha sottolineato Gazzolo - checi uniscelungo il filo conduttore divalori fondamentali: la pace, il rispetto e la tutela dei diritti umani, la vicinanza, ideale e concreta, a un popolo che soffre e che chiede dignità, giustizia e speranza. Ogni azione volta ad accendere i riflettori dell'opinione pubblicasu questitemi è preziosa, come hanno dimostrato, in questi mesi, anche le manifestazioni e i sit-in promossi in ambito locale dal Coordinamento piacentino per Gaza, che ringrazio di essere presente anche oggi per conoscere esupportarel'esperienza biellese". Proprio da Biella è stata lanciata l'idea della sottoscrizione per la pace: circa 10 mila le firme registrate sinora, cui si è aggiunta oggi quella della stessa presidente Gazzolo. "Eravamo partiti - spiega Marco Ganni - con 500 firme inizialmente, poi l'idea ha trovato diffusione e supporto in tanti Comuni italiani e anche noi, muovendoci in bici anziché in cammino com'è nella natura originaria delle marce locali per Gaza, raggiungeremo Roma agli inizi di novembre per l'appuntamento con la consegna, al Quirinale, della petizione che al primo punto chiede la cessazione del genocidio. Percepire l'accoglienza sincera e partecipe delle comunità in cui facciamo tappaci incoraggia a proseguire con entusiasmo, nella convinzione che un numero crescente di persone condivide questa sensibilità e non può accettare un silenzio indifferente di fronte a questa tragedia dell'umanità".
Nella foto, i ciclisti di Biella a Piacenza con Paola Gazzolo.
Sabato 18 ottobre l’azienda della Famiglia Fioruzzi ha aperto le porte della propria sede di San Giorgio Piacentino per celebrare i 200 anni di attività. La giornata, alla quale hanno preso parte dipendenti, pensionati, fornitori e istituzioni, è stata l’occasione per ripercorrere la storia di un’impresa familiare giunta alla settima generazione, da sempre radicata nel territorio e orientata all’innovazione. Cuore della celebrazione è stata la mostra storica fotografica e documentale, che ha ripercorso il cammino dell’azienda dal 1825 a oggi, raccontando attraverso immagini, testimonianze e documenti originali l’evoluzione delle tecniche produttive e il contributo di DAF allo sviluppo del settore.
La messa con il Vescovo
La celebrazione eucaristica, presieduta da mons. Adriano Cevolotto, Vescovo della Diocesi di Piacenza-Bobbio, ha rappresentato un momento di profonda riflessione e ringraziamento per i valori che hanno accompagnato l’azienda nel corso dei secoli. Ciò che colpisce di questa storia - sintetizziamo il pensiero di mons. Cevolotto - è la capacità di rinnovarsi che questa famiglia di imprenditori ha dimostrato nell’arco di duecento anni. Ciò che dà valore a un’azienda, oltre alla produzione e all’aspetto economico, è la capacità di saper creare relazioni tra tutti i lavoratori: è questo un traguardo sempre da costruire. La giornata si è conclusa con un momento conviviale, occasione di incontro e condivisione tra dipendenti e collaboratori dell’azienda, che hanno brindato insieme a un traguardo straordinario e a un futuro proiettato verso nuove sfide.
L’azienda oggi è alla sua settima generazione
“Duecento anni di storia e sette generazioni raccontano un percorso che ha attraversato i secoli. DAF è stata testimone di rivoluzioni industriali ed epoche differenti. Intorno ad essa è cambiato tutto. Anche l’agricoltura è cambiata. Ciò che resta immutata è la passione per il prodotto e il territorio, spirito di DAF sin dalla fondazione”, spiega Giorgio Fioruzzi. L’azienda oggi è alla sua settima generazione: “DAF raggiunge i due secoli conservando la propria essenza familiare. Questa è la nostra forza, una tradizione che è sempre stata aperta al cambiamento e all’adattamento. Una caratteristica dell’agricoltura stessa, che mai come oggi deve saper leggere il mondo che ci circonda e adattarsi per continuare a crescere”, le parole di Agostino Fioruzzi.
La storia dei Fioruzzi, pionieri dell’agroindustria piacentina
Da quasi duecento anni la famiglia Fioruzzi è protagonista dello sviluppo economico di San Giorgio Piacentino, dove ha saputo unire agricoltura, industria e innovazione. Tutto nasce nel 1825 con l’acquisto della tenuta del Belfiore da parte di Cristoforo Fioruzzi, trasformata in un modello di azienda agricola e manifatturiera. Già nell’Ottocento, grazie prima a Cristoforo (1783-1877) e poi ad Agostino Fioruzzi (1811-1881), il Belfiore diventa un centro di sperimentazione tecnologica: arrivano le prime macchine agricole moderne e si sviluppano attività come la filanda della seta e la fornace per mattoni, segnando l’inizio dell’industrializzazione rurale piacentina. Nel Novecento, con Ambrogio (1842-1917) e poi Giorgio Fioruzzi (1878-1971), l’azienda evolve ulteriormente, puntando sulla meccanizzazione e su nuove forme di impresa agricola. Il secondo dopoguerra segna la svolta verso l’industria alimentare: sotto la guida di Agostino Fioruzzi (1925-2012) si diffonde la raccolta meccanizzata e nascono le conserve di piselli, pomodori e, dal 1971, di mais dolce. Giorgio Fioruzzi (nato nel 1952) consolida l’espansione in Italia e in Europa, rafforzando il legame tra innovazione e territorio. Oggi la settima generazione, rappresentata da Agostino Fioruzzi (nato nel 1984), guida insieme al padre Giorgio DAF-AL e Agri DAF con lo stesso spirito pionieristico dei fondatori. Le aziende ampliano la gamma di conserve vegetali, abbracciano il biologico e promuovono sostenibilità e tracciabilità, con una comunicazione che valorizza la storia e i valori familiari.
Nelle foto, dall'alto, la famiglia Fioruzzi alla guida dell’azienda Daf; la messa con il vescovo mons. Cevolotto nello stabilimento; L’intervento dell’imprenditore Agostino Fioruzzi.
Più accogliente per neonati e genitori, più funzionale per gli operatori sanitari. La nuova Neonatologia di Piacenza, all'interno della Pediatria, coniuga due principi fondamentali per il benessere del prematuro: altissima qualità tecnologica e professionale dell’assistenza e la presenza costante, di giorno e di notte, di mamma e papà al fianco dei piccoli.
Con questa nuova struttura, già attiva da qualche mese, ma inaugurata ufficialmente alla presenza del presidente della Regione Emilia-RomagnaMichele de Pascale accolto dal direttore generalePaola Bardasi, Piacenza compie un passo avanti molto importante nel campo dell’assistenza materno-infantile.
Al taglio del nastro anche il sindaco di PiacenzaKatia Tarasconi, il presidente della Conferenza territoriale socio sanitariaMonica Patelli, la presidente de Il Pellicano Piacenza onlusMaria Angela Spezia eFederica Sottanella, responsabile della Direzione Regionale Piacenza- Lombardia Sud di Crédit Agricole Italia.
Questa realizzazione rappresenta il coronamento di un progetto ambizioso: trasformare radicalmente una struttura preesistente, originariamente non predisposta per accogliere una terapia sub-intensiva neonatale, in un ambiente moderno e pienamente conforme anche ai criteri di accreditamento previsti per le terapie intensive neonatali perché, come sottolineato daGiacomo Biasucci, direttore del dipartimento Salute donna, infanzia e adolescenza “non esistendo criteri di accreditamenti per le terapie sub-intensiva come la nostra, abbiamo scelto di aderire agli standard più alti per dare ai nostri piccoli pazienti il meglio”. Il principio guida di questo intervento è stato creare uncontinuumdi cura tra mamma e bambino,mettendo al centro la relazione, il contatto e il coinvolgimento della famiglia. “Un’idea che – come evidenziatoCristiana Pavesi, dirigente delle professioni sanitarie e la coordinatriceNadia Malvicini - trova solide basi nel modello internazionalefamily centred care e nel concetto delle cure che nutrono, ovvero lenurturing care, riconosciuti dall’Organizzazione mondiale della sanità e dalle più recenti evidenze scientifiche come determinanti per lo sviluppo ottimale del neonato".
La Neonatologia di Piacenza è parte integrante dellaPediatria, reparto che è diventatoa direzione universitariadal 2022. Questo passaggio ha consentito non solo di essere sede integrata della Scuola di specializzazione dell'Università di Parma ma anche, più in generale, di consolidarsi come luogo di formazione, aggiornamento e ricerca: la presenza di medici specializzandi, studenti, progetti clinici e sperimentazioni ha ulteriormente qualificato l'attività clinica, creandoun ambiente dinamico e stimolante. Inoltre, la vicinanza con l’Università di Parma consente un flusso continuo di competenze, supervisione, collegamenti accademici e collaborazioni scientifiche. In questo quadro si colloca anche la riqualificazione della Neonatologia, che è unaterapia sub-intensiva neonatale eaccoglie i neonati nati dalla 32ª settimana di gestazione o con un peso dialmeno un chilogrammo, che necessitano di cure e monitoraggi specifici. L’équipe lavora ogni giorno con grande impegno permantenere a Piacenza, quando le condizioni lo consentono,i prematuri nati nel nostro territorio, garantendo loro la continuità assistenziale accanto alla famiglia. Nei casi più complessi, è attiva unastretta collaborazione con la Terapia intensiva neonatale di Parma, per assicurare ai piccoli pazienti il livello di cura più adeguato. Ogni anno laNeonatologiaaccogliecirca 200 neonati, di cui150 prematuri, seguiti anche dopo la dimissione attraverso un ambulatorio dedicato ai controlli programmati. L’assistenza, fortemente personalizzata, coinvolge sempre la famiglia, che può accedere al reparto 24 ore su 24, in un percorso di presa in carico globale centrato su cura, accoglienza e vicinanza.
“Uno spazio che rappresenta il concetto più alto di cura”
“Questo spazio che oggi inauguriamo ufficialmente - sottolinea il presidente della Regione de Pascale- rappresenta il concetto più alto di cura, quello che vogliamo contraddistingua il servizio sanitario pubblico dell’Emilia-Romagna. Luoghi capaci di coniugare ad ambienti moderni e dotati di tecnologie all’avanguardia, spazi pensati per le persone che li devono vivere, per farsi curare o per lavorare. Una combinazione che nella nuova Neonatologia di Piacenza trova la giusta sintesi e acquisisce ancora più valore, trattandosi di luoghi destinati all’accoglienza e alla cura di bambine, bambini, mamme e genitori in un momento particolarmente delicato della loro vita. Il benessere dei neonati, a maggior ragione se prematuri, ha bisogno di spazi progettati su misura, che sappiano garantire l’altissima qualità professionale dell’assistenza al calore, all’accoglienza, alla comodità. Ringraziamo l’Azienda sanitaria di Piacenza, Credit Agricole, Il Pellicano Piacenza Onlus e tutti coloro che, con impegno e grande generosità, hanno preso parte a questo progetto”.
“La nuova Neonatologia di Piacenza – ha aggiunto ildirettore Bardasi - rappresenta un motivo di grande orgoglio per la nostra Azienda e per l’intera comunità. È la dimostrazione concreta di come, attraverso una visione condivisa e un lavoro di squadra coeso, sia possibile coniugare eccellenza clinica, innovazione tecnologica e attenzione profonda alle persone. All’interno della Pediatria, diretta dal professor Biasucci, la Neonatologia incarna al meglio la nostra idea di sanità: un luogo in cui la competenza professionale si unisce all’umanità, dove ogni scelta – dagli spazi alla formazione, fino all’organizzazione del lavoro – è pensata per il benessere dei bambini e delle loro famiglie. Il risultato raggiunto è frutto dell’impegno di tante persone: i professionisti dell’Azienda, che ogni giorno garantiscono cure di altissimo livello; i tecnici e progettisti che hanno saputo trasformare una struttura esistente in un reparto moderno e accogliente; e i partner che ci hanno sostenuto, come Crédit Agricole e Il Pellicano Piacenza Onlus, che con la loro generosità hanno contribuito a rendere questo spazio ancora più vicino alle esigenze dei genitori. La Neonatologia di Piacenza è oggi un punto di riferimento regionale per la qualità dell’assistenza materno-infantile. Un esempio di come, insieme, si possano realizzare progetti che uniscono competenza, sensibilità e visione, mettendo sempre al centro la vita e il futuro dei più piccoli”.
"La disponibilità di una struttura rinnovata negli spazi e nella dotazione tecnologica, più funzionale e accogliente, è un dono per l'intera collettività piacentina - sottolinea la sindaca Tarasconi- a maggior ragione se parliamo di un reparto, la Neonatologia, che rappresenta un punto di riferimento per tutte le famiglie, coniugando da sempre la professionalità e la competenza della cura a una profonda umanità nella relazione con i piccolissimi pazienti e i loro caregiver. L'accompagnamento alla genitorialità, che l'Amministrazione comunale supporta in primis attraverso il proprio Centro per le Famiglie, è un aspetto determinante per una comunità coesa, sensibile e inclusiva: ringrazio l'Azienda Usl e tutto lo staff dell'équipe diretta dal professor Biasucci per il prezioso lavoro che viene svolto quotidianamente a tutela della salute dei bambini, nonché il Gruppo Crédit Agricole e la Onlus Il Pellicano Piacenza per l'attenzione e la generosità confermate con il sostegno a questo progetto di innovazione, a servizio di un presidio sanitario fondamentale".
”L’inaugurazione della rinnovata Neonatologia rappresenta un potenziamento strategico dei servizi sanitari territoriali – ha aggiunto la presidente della Provincia e della Conferenza territoriale socio-sanitariaPatelli - unitamente al personale, i nuovi spazi e le nuove tecnologie dedicati ai neonati e ai loro genitori contribuiscono allo sviluppo dei processi di specializzazione e di umanizzazione della cura e dell’assistenza; in particolare la nuova neonatologia intercetta le necessità sanitarie e sociosanitarie sia dal punto di vista tecnico sia dal punto di vista psicologico ed emotivo rispetto ad un ambito complesso e delicato, facendosi carico non solo dei singoli piccoli pazienti, ma anche dei genitori, a partire dalle mamme››.
Una donazione che parla di accoglienza
Va nella direzione di mettere al centro la diade mamma–neonato, anche la donazione deIl Pellicano Piacenza Onlus, in collaborazione conCrédit Agricole, dipoltrone letto posizionate accanto alle postazioni dei neonati e didue culle termiche per consentire la presenza costante di un genitore accanto al figlio.
“Crédit Agricole è da sempre impegnata nel sociale - ha sottolineato la presidente de Il Pellicano Piacenza Onlus Spezia – con raccolte fondi interne tra i dipendenti. Quando abbiamo presentato il nostro progetto, sono stati entusiasti di sostenerlo e ci hanno donato44mila euro, che abbiamo impiegato nell’acquisto delle poltrone letto. Un intervento perfettamente in linea con la nostra mission: rendere il più possibile accoglienti gli spazi ospedalieri e consentire a chi deve trascorrere qui parte del proprio tempo di sentirsi come a casa”.
Alla base della donazione di Crédit Agricole Italia il meccanismo diPayroll giving: i dipendenti rinunciano ai centesimi arrotondando all’euro inferiore l’importo della propria busta paga e l’azienda aggiunge la parte rimanente per arrivare al valore dell’euro, con lo scopo di finanziare progetti di Responsabilità sociale.
“Il progetto Payroll giving, avviato nel 2014, ha visto sin da subito – ha dichiaratoSottanella – la partecipazione attiva delle aziende del Gruppo, delle organizzazioni sindacali e dei colleghi, tutti impegnati verso un obiettivo comune con finalità sociale. Fin dalla nascita si è scelto di devolvere i fondi raccolti a primarie realtà impegnate nell’assistenza pediatrica: ne hanno già beneficiato 25 strutture come, ad esempio, il Burlo di Trieste, il Gaslini di Genova, il Meyer di Firenze, il Santobono di Napoli e l’Ospedale pediatrico di Padova. Siamo orgogliosi che la donazione alla Neonatologia di Piacenza rientri in questo percorso di solidarietà condivisa tra azienda e colleghi”.
L’intervento di ristrutturazione sotto la regia dell’Ufficio tecnico aziendale
L’intervento ha interessato unasuperficie complessiva di circa 260 mq al terzo piano del blocco B del Polichirurgico, all’ospedale di Piacenza. Il progetto ha riguardato l’adeguamento degli spazi di degenza, con la realizzazione di un open space e di una degenza isolata; la creazione degli spazi per gli operatori, come uffici dei coordinatori e infermerie; la riorganizzazione dei locali tecnici e di servizio; il rinnovo completo dell’impiantistica: elettrica e speciale, meccanica, gas medicale, trattamento dell’aria e sistemi antincendio.
I lavori, durati circa 9 mesi, hanno avuto un costo complessivo dicirca 805mila euro, interamente coperti con fondi aziendali destinati alle manutenzioni cicliche.
La direzione lavori è stata curata dall’unità operativa aziendale Lavori su strutture esistenti e impianti diretta daValerio Tagliaferri. L’architettura del reparto è stata progettata partendo da una domanda semplice ma cruciale: come possiamo creare un luogo che sia allo stesso tempo tecnologicamente avanzato e accogliente per la famiglia? Il cuore pulsante della nuova Neonatologia è un open space con sei postazioni di terapia sub-intensiva, ciascuna dotata della propria attrezzatura specifica con strumentazione pensile e disposte in modo da lasciare ampio spazio intorno alle culle per consentire al personale sanitario di muoversi liberamente durante le manovre assistenziali e ai genitori di restare vicini al proprio bambino anche nei momenti più delicati. Questo ambiente è dotato di una postazione infermieristica centrale che permette il controllo visivo immediato di tutte le sei postazioni, garantendo prontezza di intervento e coordinamento costante. L’open space comprende una postazione isolata da tenda con lettino di rianimazione neonatale, che consente – in caso di necessità – di intervenire in modo rapido e con la necessaria riservatezza. Tra le tecnologie disponibili, figurano anche due lampade per fototerapia doppia a led con riscaldamento integrato, del valore complessivo di circa 28mila euro, donate da Il Pellicano Piacenza onlus.
Affacciato sull’open space c’è lo studio medico con ampia vetrata per una supervisione continua e un rapido accesso alle aree di cura. Accanto, la stanza isolamento con due posti per neonati che necessitano di assistenza sub-intensiva in regime protetto.
Altri luoghi a supporto sono l’ambulatorio con accesso filtrato dedicato ai controlli (follow-up) dei neonati prematuri dimessi, collocato in posizione strategica per essere parte del reparto, ma anche separato, così da garantire sicurezza e riservatezza e lo spazio cucina a disposizione delle mamme e del personale, per piccoli momenti di ristoro in un contesto di degenza spesso emotivamente intenso.
L’intero reparto è dotato di un doppio sistema di filtraggio in entrata e in uscita, così da mantenere i più alti standard di protezione contro le infezioni. Grande attenzione è stata posta anche all’illuminazione – sia naturale sia artificiale – e alla scelta dei colori, studiati per ridurre lo stress e creare un ambiente rasserenante per bambini e genitori.
Family centred care e nurturing care: filosofia e pratica clinica
Il nuovo reparto di Neonatologia non è semplicemente una ristrutturazione edilizia: è la
Tutto il personale sanitario, infermieri, ostetriche e operatori socio sanitari, è stato formato per garantire un approccio relazionale competente oltre che tecnico nell’ottica diuna integrazione multidisciplinare professionaleche trova applicazione anche nella disposizione degli spazi che promuove un lavoro di équipe realmente integrato. La nuova organizzazione ha consentito una gestione più efficiente dei turni, garantendo continuità assistenziale e maggiore presenza del personale nei momenti chiave.
Ogni scelta, dalla progettazione degli spazi alla formazione del personale, è stata fatta in coerenza con gli standard europei per l’assistenza neonatale. Questo significaattenzione massima non solo alla sicurezza e alla tecnologia, ma anche al benessere psicofisico del neonato e della sua famiglia.
La nuova Neonatologia di Piacenza è il risultato di una visione chiara: coniugare alta specializzazione clinica, accoglienza familiare e formazione costante per offrire ai neonati le migliori possibilità di crescita e sviluppo.
Come sottolinea il professor Biasucci, “prendersi cura di un neonato significa prendersi cura anche della sua famiglia, perché è nel legame e nella relazione che si costruiscono le basi della salute futura. Un concetto che la Direzione generale e in particolare la dottoressa Bardasi ha colto e fatto proprio mantenendo la promessa fatta alla sua prima visita e dando a team di Neonatologia e a tutti i nostri piccoli pazienti uno spazio di eccellenza dal punto di vista professionale e umano, dove ogni nuova vita trova accoglienza, competenza e futuro”.
Nelle foto, l'inaugurazione del reparto di Neonatologia dell'ospedale di Piacenza.
Visit Emilia promuove la città emiliana come meta ideale per le gite scolastiche e come polo di attrattività per gli studenti di ogni grado: cultura, natura, sapori e innovazione in un'unica destinazione educativa C'è un'Italia che funziona, ed è quella che sa guardare al futuro investendo sui giovani. In questi giorni Piacenza ha accolto 109 dirigenti scolastici delle Marche per presentare loro un territorio che non è solo terra di passaggio, come la descriveva Leonardo da Vinci, ma meta di arrivo. Un luogo dove storia, bellezza e innovazione si intrecciano per offrire agli studenti un'esperienza formativa autentica. L'iniziativa, che punta a posizionare Piacenza e le sue vallate come destinazione privilegiata per le visite d'istruzione e per studiare, si articola su quattro assi tematici che rappresentano l'identità profonda di questo territorio.
CULTURA Piacenza è un libro di storia a cielo aperto. Fondata dai Romani nel 218 a.C., custodisce tesori che raccontano duemila anni di civiltà: dall'area archeologica di Veleia Romana ai castelli che punteggiano le colline, residenze dei Farnese, dinastia che ha plasmato il volto dell'Europa. Palazzo Farnese ospita il Tondo di Botticelli, il Collegio Alberoni custodisce l'Ecce Homo di Antonello da Messina, la Galleria Ricci Oddi vanta il ritrovato Ritratto di Signora di Klimt. Castelli come Gropparello, Rivalta, Vigoleno e Castell'Arquato sono scrigni di memorie nobiliari dove gli studenti possono toccare con mano il Medioevo e il Rinascimento, mentre il borgo di Bobbio, con il suo Ponte del Diavolo, è considerato tra i più belli d'Italia.
NATURA Le vallate piacentine sono un laboratorio naturale dove studiare geologia, biodiversità e paesaggio. Le Gole del Vezzeno, con le loro rocce ofiolitiche risalenti al Giurassico, le formazioni della Pietra Parcellara e Pietra Perduca, il Parco del Piacenziano con i suoi fossili marini a mille metri d'altitudine: ogni angolo racconta l'evoluzione del pianeta. Il fiume Po, con l'Isola Serafini – la più grande isola fluviale italiana – offre un ecosistema ricchissimo che ospita specie protette. Qui la natura non è solo da osservare, ma da vivere attraverso trekking guidati, laboratori sul campo e progetti di educazione ambientale che trasformano ogni uscita in un'avventura scientifica memorabile.
ENOGASTRONOMIA Placentia, "la città che piace", merita il suo nome anche a tavola. Unica provincia europea con tre salumi DOP – coppa, pancetta e salame piacentini – e tre vini DOC dei Colli Piacentini (Gutturnio, Malvasia, Ortrugo), Piacenza è cuore pulsante della Food Valley emiliana. Gli studenti possono visitare salumifici e cantine, scoprire l'intera filiera agroalimentare dalla vigna alla bottiglia, dal maiale al prodotto stagionato. I laboratori di cucina tradizionale permettono di preparare pisarei e fasò, tortelli con la coda, anolini. Le strade dei sapori – quella dei Colli e quella della Bassa lungo il Po – offrono percorsi didattici dove enogastronomia diventa storia, economia, tradizione e identità culturale di un territorio.
SCIENZE-TECNOLOGIA-INGEGNERIA Piacenza è stata protagonista della storia energetica italiana. I 349 pozzi petroliferi di Montechino, attivi tra il 1888 e il 1950, e la scoperta del giacimento di Cortemaggiore nel 1949 hanno segnato la nascita dell'ENI di Enrico Mattei. Oggi il territorio guarda al futuro sostenibile: il Politecnico di Milano ha qui la sede LEAP per la ricerca sulle energie alternative, mentre il visionario Shit Museum trasforma le deiezioni di 2.500 vacche in tre megawatt di elettricità all'ora. Un percorso che va dal Giurassico alle tecnologie verdi, dove gli studenti possono comprendere come l'innovazione scientifica risponda alle sfide ambientali contemporanee, con applicazioni concrete di economia circolare e ingegneria sostenibile.
«Abbiamo iniziato dalla Regione Marche, ma al TTG di Rimini abbiamo ricevuto manifestazioni d'interesse anche dalle regioni Abruzzo e Campania», spiega Rita Gibelli, proprietaria del Castello di Gropparello e ideatrice del progetto. «Vogliamo che Piacenza diventi un punto di riferimento nazionale per il turismo scolastico di qualità, quello che forma cittadini consapevoli attraverso esperienze autentiche. L’obiettivo è quello di presentare la Città e le sue vallate, in tutti i suoi aspetti, ai Presidi degli Istituti superiori di 1° e 2° grado, affinché possano promuoverlo agli insegnanti per veicolare i progetti di visite di istruzione, anche rivolte all’orientamento di studi universitari». «Questo progetto rappresenta un modello virtuoso di come il territorio possa diventare aula didattica», commenta Simone Fornasari, presidente di Visit Emilia. «Piacenza unisce rigore storico e scientifico a esperienze coinvolgenti. Qui gli studenti non sono semplici visitatori, ma protagonisti di un percorso formativo che integra perfettamente i programmi ministeriali con l'emozione della scoperta».
Sei itinerari tematici di quattro giorni ciascuno, pensati per le scuole superiori, includono visite guidate, laboratori pratici, attività di team building e incontri con le università locali per l'orientamento universitario. Piacenza non chiede solo di essere visitata. Chiede di essere studiata, vissuta, capita. E ai ragazzi offre quello che nessun libro può dare: la possibilità di camminare nella storia, di sporcarsi le mani con la terra del Piacenziano, di assaggiare una tradizione millenaria, di toccare il futuro dell'energia pulita. Quella che Leonardo chiamava "terra di passo" vuole diventare terra di sosta. E di formazione.
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