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Notizie Varie

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Un fondo di solidarietà di Confapi, Cgil, Cisl e Uil per la Romagna

Confapi per Romagna

Confapi, Cgil, Cisl, Uil, hanno deciso congiuntamente di sostenere attraverso un aiuto concreto le aziende e i lavoratori e le lavoratrici dei territori di Emilia Romagna e Marche colpiti dalla recente alluvione. A seguito dell’invito rivolto da Confapi a Cgil, Cisl, Uil, è stato attivato un “Fondo di solidarietà per le popolazioni alluvionate” nel quale confluiranno contributi da parte delle aziende, delle lavoratrici e dei lavoratori, da raccogliere attraverso la trattenuta volontaria di almeno un’ora di lavoro nella prima mensilità utile. I contributi verranno raccolti tramite un “Conto Donazioni” che è stato attivato presso Banca Unicredit (Codice Iban: IT29U0200803284000106791611) intestato a Confapi-Cgil-Cisl-Uil. La raccolta dei fondi, la cui causale è “Raccolta fondi Emilia Romagna Marche”, terminerà il 31 ottobre. A questa importante iniziativa si aggiungono quelle adottate dagli Enti bilaterali del sistema Confapi-Cgil Cisl Uil Enfea ed EBM che hanno introdotto prestazioni straordinarie a favore di lavoratori ed imprese colpiti dall’alluvione. “Un ulteriore ed importante segnale di vicinanza della nostra associazione ai territori colpiti dall’alluvione – commenta il presidente di Confapi Industria Piacenza Giangiacomo Ponginibbi – la donazione promossa da Confapi nazionale e dai sindacati confederali, così come le ulteriori iniziative sostenute dagli Enti bilaterali del nostro sistema. Rammento, inoltre, la recente raccolta fondi realizzata tra i nostri associati che ha visto diversi imprenditori accogliere da subito il nostro appello, permettendoci di destinare un’importante somma all’Agenzia per la Sicurezza territoriale e la Protezione civile dell’Emilia-Romagna attraverso la raccolta fondi avviata dalla Regione Emilia Romagna”.

Pubblicato il 2 luglio 2023

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La Regione organizza 20mila postazioni per la telemedicina

telemedicin

Prendi lo smartphone, lo specialista che ti segue legge gli esami che hai eseguito e modifica o conferma la terapia che stai assumendo. O ancora, se serve accendi la telecamera, ti misuri la pressione, la glicemia nel sangue o altri valori e invii i dati al medico, che in tempo reale verifica le tue condizioni di salute. Si chiama telemedicina, e oltre che estremamente utile è anche molto promettente specie nel caso di patologie croniche come quelle cardiache o il diabete, oppure per pazienti giovani che hanno poco tempo a disposizione ma familiarità con la tecnologia: in questi casi, infatti, le visite o i controlli clinici di routine possono essere svolti a distanza con ottimi esiti. Un servizio su cui la Regione Emilia-Romagna continua a investire, come dimostra il modello organizzativo per l’implementazione dei servizi di telemedicina approvato in questi giorni dalla Giunta, con l’obiettivo di allestire sul territorio 20mila postazioni informatiche dedicate a questi servizi. Il progetto rientra tra gli interventi attuativi degli obiettivi del Pnrr (Missione 6, Salute) e del Piano complementare; la Regione avrà un ruolo di regia, coordinamento e monitoraggio, mentre saranno le Aziende sanitarie a occuparsi dell’avvio e della realizzazione operativa delle attività. La redazione del modello organizzativo fa seguito a un piano, valutato positivamente da Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) lo scorso marzo, che individuava il fabbisogno regionale partendo dai dati sulle condizioni di salute attuali della popolazione regionale.

 Credere nella telemedicina

“Come Regione abbiamo presentato nei tempi al ministero sia il piano di fabbisogni che il modello organizzativo, perché siamo stati tra i primi a credere nella telemedicina, che già oggi sperimentiamo con successo - spiega l’assessore alla Politiche per la salute, Raffaele Donini -. Si tratta di un servizio apprezzato dai più giovani, da chi vive fuori dai centri abitati, da chi soffre di patologie croniche, e in quest’ultimo caso in Emilia-Romagna parliamo di quasi un cittadino su due. In molti casi si tratta di malattie con le quali si può vivere a lungo e serenamente, ma che vanno in ogni caso monitorate - continua l’assessore-. Senza stress o ore di traffico con la telemedicina i pazienti potranno far controllare la propria condizione di salute dai medici che li seguono, direttamente da casa loro o da centri territoriali. Questo non è il futuro, è già il nostro presente”. I servizi di telemedicina cui fa riferimento il modello sono la televisita, il teleconsulto, la teleconsulenza medico-sanitaria, la teleassistenza e il telemonitoraggio. L’obiettivo regionale per il telemonitoraggio è quello di garantire la presa in carico di circa 12mila pazienti ad elevata complessità e fabbisogno assistenziale. Televisite e teleconsulti potrebbero coinvolgere fino a 1,2 milioni di persone, cioè tutti i cittadini con almeno una delle patologie croniche considerate.

 L'informazione ai pazienti

Il modello regionale prevede la distribuzione di 5.000 postazioni nelle Case di comunità, in particolare negli ambulatori specialistici, infermieristici, di sanità pubblica, nei consultori familiari, nelle pediatrie di comunità, negli studi dei medici di medina generale e dei pediatri di libera scelta, negli spazi dedicati ai pazienti. 100 postazioni saranno dedicate alle centrali operative territoriali, altre 100 alle unità di continuità assistenziale (ex guardia medica). 1.000 postazioni saranno a disposizione dell’assistenza domiciliare integrata, 300 della rete delle cure palliative, altre 2.500 per gli ambulatori dei medici di medicina generale e pediatri di libera scelta fuori dalle case di comunità, 8.000 per gli ambulatori ospedalieri e i poliambulatori. Le ultime 3.000 postazioni saranno assegnate ad altre strutture territoriali. Naturalmente per usufruire del servizio il paziente deve essere informato sui suoi diritti, anche con il coinvolgimento del caregiver quando necessario: deve cioè sapere in cosa consiste la prestazione, quali strutture saranno coinvolte, quali informazioni trattate.
Le Regioni devono attendere il decreto ministeriale che ripartirà le risorse per il tramite Agenas. Le risorse saranno distribuite sia sulla base dei fabbisogni e degli obiettivi espressi dai piani di telemedicina regionali, sia tenendo conto del progetto regionale di telemedicina appena redatto. L’obiettivo è quello acquistare le attrezzature entro l’inizio dell’anno prossimo per poter attivare i servizi nella primavera del 2024 e aver monitorato a distanza 12mila persone a fine 2025.

Pubblicato il 1° luglio 2023

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Visit Emilia, Pierangelo Romersi confermato direttore per il prossimo triennio

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Pierangelo Romersiconfermato per il prossimo triennio alla direzione diVisit Emilia, l’Ente della destinazione turistica che abbraccia il territorio delle province di Parma, Piacenza e Reggio Emilia. Dopo unaselezione pubblicaa cura di una commissione giudicatrice, appositamente istituita dal Cda dell’Ente, il direttore uscente è stato incaricatofino al 2026. Un riconoscimentodel lavoro svolto negli ultimi anni, in cui le competenze di Visit Emilia sono cresciute, con la gestione diprogetti europei e nuovi finanziamenti in convenzione che hanno dato la possibilità diaumentare le attività di promo-commercializzazione turistica della Destinazione, nonostante il periodo di crisi del turismo dovuto al Covid. 


 125 soci e 595 operatori turistici

«Un percorso importante e condiviso, che vede la partecipazione di 123 Comuni soci di tutta l’Emilia e di 595 operatori delle Reti Turisitiche di Visit Emilia, tra 284 per la Rete Food & Wine, 184 per Cultura e Castelli e 127 per Terme e Outdoor – spiega Cristiano Casa, presidente di Visit Emilia -. Sono convinto che con la conferma del direttore riusciremo ad affrontare nuove, vincenti, sfide: la continua crescita del sito e dei profili social (+inserire aumento percentuale follower instagram ultimo tirennio), gliaccordi con i player dei trasporti, come Trenitalia e Autostrade, la crescita dei mercati esteri a partire da quello svizzero. In particolare, il nuovo ruolo diVisit Emilia quale coordinatore degli IAT del territorio, vede il personale coinvolto direttamente in questa complessa fase». 

Stando alle nuove regole, i Comuni e/o Unioni i Comuni potranno vedersi riconosciuto un ufficio per ogni area turistica omogenea, per un possibile totale di 19 IAT, oltre a nuove forme di servizio (IAT digitale, Welcome Room e Iat diffuso).

Al direttore spettano le competenze amministrative e la predisposizione e gestione del bilancio, ma anche il compito di dialogare con gli attori diel territorio e di rapportarsi con il Cda per intraprendere le azioni di promozione più idonee alla crescita della destinazione turistica Emilia, oltre al monitoraggio delle presenze e delle interazioni con il portale e con i social. I dati del primo quadrimestre confermano ilrecupero delle presenze pre-pandemiae danno un segnale positivo sulle prospettive future di Visit Emilia.

Pierangelo Romersi, 49 anni, piacentino, è laureato in Economia e ha conseguito un Master in Marketing Territoriale sempre presso l’Università Cattolica di Piacenza, esperto in Bilancio, patrimonio e partecipate della PA, già dipendente della Provincia di Piacenza, è direttore di VisitEmilia dal 2018 e ne ha accompagnato la crescita dopo la sua nascita. Relatore a diverse conferenze sul Turismo e la promozione locale, ha partecipato a Fiere nazionali e internazionali e ha coordinato lo sviluppo delle Reti turistiche di VisiteEmilia e del progetto AppenninoEmilia in convenzione con il Gal del Ducato. Collaborerà con 7 dipendenti e con 2 soggetti esterni incaricati per la comunicazione. Padre di 3 figli, è impegnato nel volontariato e appassionato di basket. 

Nella foto, Pierangelo Romersi.

Pubblicato il 30 giugno 2023

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Addio al medico Carlo Braghieri. Fu tra coloro che avviarono CL a Piacenza


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Con lui negli anni ’70 è nato il reparto di geriatria all’ospedale di Piacenza. Ne era poi diventato primario fino alla pensione agli inizi degli anni Duemila. Il dott. Carlo Braghieri è morto a 85 anni. I funerali vengono celebrati sabato 1° luglio alle ore 11 da mons. Luigi Chiesa nella chiesa cittadina di San Paolo.

Un matrimonio “sui generis”
“Siamo venuti ad abitare in questa parrocchia subito dopo sposati nel giugno 1973 - spiega la moglie Rosa Cammi, a lungo docente di storia e filosofia al liceo Respighi -. Il nostro, nella basilica di San Savino fu un matrimonio «sui generis», all’insegna della semplicità. Così l’avevamo voluto entrambi: io avevo un vestito bello ma non l’abito bianco, non  avevamo stampato nessun invito, le persone le avevamo avvisate direttamente o al telefono. Niente passatoia per l’ingresso degli sposi e niente pranzo finale. Solo una festa con i nostri genitori e i testimoni, gli insegnanti Giancarlo Schinardi e Romano Gromi. Alla messa eravamo in tanti, io avevo invitato tutte le mie alunne. Poi, poco alla volta, gli amici e i parenti li avevamo accolti nell’arco dell’anno successivo a casa nostra come ospiti a cena”.

Il medico
Carlo Braghieri era così: semplice, non sgomitava sul lavoro per farsi strada, eppure è diventato primario. “Abbiamo sempre messo la nostra vita nelle mani della Provvidenza e abbiamo insegnato ai nostri figli Paolo ed Enrico a fare altrettanto. Lui cercava sempre l’aspetto positivo nelle persone, con un profondo senso dell’umorismo che lo faceva riflettere sulla realtà. Molto attento ai suoi pazienti, da casa telefonava in ospedale per sentire come stavano e cercava sempre di documentarsi per offrire le soluzioni giuste”.

Delegato degli studenti di Azione Cattolica
Cresciuto in San Sisto con don Paolo Alberoni e don Giuseppe Formaleoni, Carlo alla fine degli anni ’50 era delegato diocesano degli studenti dell’Azione Cattolica; Rosa, la sua futura moglie, era delegata della Gioventù femminile, due rami della Giac, di cui era assistente diocesano don Antonio Bozzuffi (diventerà vicario generale con il vescovo Manfredini).

Nella Chiesa con tante domande
“Ci interrogavamo - spiega Rosa - su cosa proporre ai giovani. Ci sembrava che quando uno di noi si avventurava a scuola o nel mondo del lavoro, si ritrovasse solo. Cercavamo un’esperienza che ci aiutasse a vivere la fede nella vita. Io e Giancarlo Schinardi studiavamo in Cattolica a Milano ed eravamo entrati in contatto con don Giussani, che da pochi anni aveva avviato Gioventù Studentesca. Abbiamo iniziato a riflettere su quella proposta - Carlo era scrupoloso nel voler documentarsi e capire - e ci è parso un metodo che valorizzava tutto della nostra umanità. Così don Giussani mandò a Piacenza un sacerdote, il suo braccio destro, per il primo incontro e da lì, pian piano, ha preso il via GS poi confluita in Comunione e Liberazione. Nel settembre ’60, Carlo e una giovanissima Sannita Luppi, a quel tempo studentessa al ginnasio, andarono al ritiro di tre giorni a Varigotti in Liguria per conoscere meglio questo percorso”.

Fedele alla preghiera
“Da quell’incontro - sottolinea Rosa - Cristo era diventato il fondamento della sua vita”. “I nostri genitori - raccontano i figli - ogni sera pregavano insieme. Concludevano sempre con questa invocazione: «Gesù, Giuseppe e Maria, vi dono il cuore e l’anima mia. Gesù, Giuseppe e Maria, assistetemi nell’ultima agonia. Gesù, Giuseppe e Maria, spiri in pace con voi l’anima mia»”. Una preghiera che l’ha accompagnato anche in quest’ultimo passaggio.

D. M.

Nella foto, Carlo Braghieri con la moglie Rosa e alcuni nipoti.

Pubblicato il 30 giugno 2023

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COIL, il viaggio di studio degli studenti dell’Università Cattolica a Zurigo

COIL Zurigo

Un’esperienza di mobilità virtuale, inserita nel curriculum degli studenti, che fornisce loro la possibilità di allargare l’orizzonte interagendo con i colleghi di altri paesi. E soprattutto di poter sviluppare competenze interculturali e abilità digitali, lavorando insieme su obiettivi e attività di apprendimento che riguardino argomenti specifici. È un’esperienza che ha un nome, COIL, acronimo di Collaborative Online International Learning, e che all’Università Cattolica va ben oltre la dimensione virtuale. Sì, perché dopo un’intensa attività a distanza, 18 studenti della sede di Piacenza-Cremona hanno spento il computer, l’hanno messo in valigia e sono partiti.

«Dopo l’esperienza molto positiva dello scorso anno, ci siamo diretti alla Zurich University of Applied Sciences (ZHAW) di Zurigo» spiega Giorgia Spigno, referente della laurea magistrale in Scienze e tecnologie alimentari a Piacenza, che ha fortemente voluto proporre agli studenti questa esperienza formativa insieme ai colleghi Daniele Rama, direttore dell'Alta Scuola di Management ed Economia agro-alimentare (SMEA) di Cremona e referente della laurea triennale in Scienze e tecnologie alimentari a Piacenza, Roberta Dordoni, referente della laurea triennale in Scienze e tecnologie alimentari a Cremona ed Elena Castellari.

«Se opportunamente strutturati, i COIL vengono riconosciuti come attività internazionali svolte dagli studenti e permettono di sostituire degli insegnamenti del proprio percorso di studio» continua Spigno. «Nel nostro caso abbiamo avviato una proficua collaborazione con l’Università svizzera ZHAW of Applied Sciences e con The Hague University of Applied Sciences (THUAS), in Olanda. Complessivamente sono già stati coinvolti 43 studenti dei corsi di laurea triennale di Scienze e tecnologie alimentari di Piacenza e di Cremona e del corso di laurea triennale in lingua inglese Food Production Management, senza contare che queste attività possono anche favorire lo sviluppo professionale e internazionale della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali e del suo personale».

Combinando le competenze in scienze agrarie e alimentari dell’Università Cattolica e dell’università svizzera e quelle in business administration di quella olandese, è stato sviluppato un programma COIL sul tema “Agricultural Markets and Procurement in the context of Sustainability”. Quest’anno nel campus di Piacenza hanno partecipato gli studenti Angela Anton, Anna Balzarelli, Chiara Bassanini, Gaia Cristallo, Lorenzo De Maria, Eleonora Fracchioni, Gaia Gardella, Ivan Rossi, Paola Traversi, Lorenzo Vaira, Raffaele Valsesia, Lorenzo Zanelli e Riccardo Vincini. In quello di Cremona, invece, Massimo Ferazzoli, Marco Lodigiani, Dylan Maffini, Riccardo Augusto Palmarini e Lahbabi Aya.

«È stata proprio una bella esperienza» commenta una di loro, Eleonora Fracchioni. «Conoscere le persone con cui lavoravamo online agli assignment è stato emozionante. I nostri compagni di team ci hanno fatto fare un tour della loro università e ci siamo confrontati sulle differenze, le abitudini e le possibilità studiare nei rispettivi paesi. Purtroppo il soggiorno è stato breve, ma c’è stato il tempo anche per un bel barbecue, che hanno preparato apposta per noi, e per qualche regalo a base di ottimo cioccolato svizzero».

Nella foto, gli studenti della Cattolica di Piacenza e Cremona a Zurigo.

Pubblicato il 30 giugno 2023

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