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Il carisma di Scalabrini all'opera

scalabriniane

C’è suor Maria Antonia, che in Costa Rica si avventura tra le baracche di latta dei “miskito”, gli indigeni in fuga dal Nicaragua in preda della violenza. C’è suor Clarice, che in Spagna con la rete Vivat fa sentire la sua voce in difesa dei diritti umani nelle sedi istituzionali, sino alla sede di Ginevra dell’Onu. Ci sono suor Joana e suor Eunivia, l’una nel nord del Brasile, l’altra al sud, che in un ideale corridoio di accoglienza danno un supporto materiale e legale ai profughi del Venezuela. C’è suor Edi, che in Angola va a bussare alle porte dei palazzi del potere per affrettare il riconoscimento dei “rimpatriati”, gli angolani fuggiti nella Repubblica Democratica del Congo dopo la guerra civile e che ora, tornati nella loro terra, vivono nell’incertezza.
Sono alcune delle scalabriniane provenienti da 13 Paesi che di ricente hanno fatto tappa a Piacenza per un corso di formazione. A pochi giorni dal primo anniversario della canonizzazione del vescovo Giovanni Battista Scalabrini, le loro esperienze ci aiutano ad allargare lo sguardo sul fenomeno migratorio e su come il carisma dei santi continua a rispondere alla sfida dei tempi.

Suor Edi in Angola

Suor Edi, brasiliana con radici tedesche, sognava l’Africa da quando - già religiosa in un’altra Congregazione - durante un ritiro resta folgorata dalla “spiritualità dell’uscita” di Scalabrini, sull’esempio di Abramo. Il suo primo contatto con i migranti è a Parigi, dove è inviata a studiare sociologia. “Cosa aspettate a mandarmi in Africa, che abbia il bastone?”, dice alla superiora. Nel 2012 parte per l’Angola. Prima è segretaria esecutiva della Commissione per la pastorale dei migranti. Poi assume l’incarico di direttore della Caritas diocesana di Uige, a 300 Km dalla capitale. “Non avevo mai lavorato in Caritas, ma nella vita missionaria devi accogliere la sfida, essere aperta a quel che si trova”.
In un Paese che la guerra per l’indipendenza e quella civile durata dal 1975 al 2002 ha distrutto completamente, la realtà è fatta di “molta fame e molti poveri”. Non ci si ferma però all’assistenzialismo. “Parte degli alimenti che una grande istituzione belga ci invia li consegniamo alle persone coinvolte in progetti di piccolo commercio. Abbiamo anche un progetto di microcredito in agricoltura, qui la terra è vergine e fertile. Sono tutti modi per dare una concreta opportunità di lavoro”.

suor edi scalabriniana angola

Suor Edi in Angola con alcuni bambini della missione.

I profughi del Venezuela in Brasile

È un viaggio che non finisce mai quello dei venezuelani negli Stati vicini del Sud America;  si muovono con tutta la famiglia. Per passare le montagne, al confine nord del Brasile, pagano cento dollari. Vengono stipati in un “albergo” governativo: 3-4mila persone insieme. Molti cercano di proseguire il viaggio: quattro ore a piedi e sono a Boa Vista, verso un’altra casa accoglienza governativa. “Ma solo per la notte per cui di giorno vedi un mare di persone per le strade, al caldo”. Suor Joana e le altre scalabriniane li aiutano con la “pre-documentation”, la compilazione dei documenti da presentare - non conoscono il portoghese - e li orientano sugli uffici a cui rivolgersi. Ma in Roraima non ci sono industrie, la terra non è produttiva, un affitto costa dai 600 agli 800mila reales. Troppo. Molti dunque riprendono il cammino verso sud, a Cascavel. Qui trovano un’altra comunità di scalabriniane, con suor Eunivia: documenti, aiuto sanitario ed alimentare, accoglienza. Sembrerebbe il lavoro di assistenti sociali, più che di suore. “Nel loro lungo peregrinare, vedono in noi suore un segno che Dio li accompagna - rispondono suor Joana e suor Eunivia -. Sono stupiti che non chiediamo soldi, che accogliamo la loro sofferenza. Magari parliamo poco di Dio, ma cerchiamo di essere la sua presenza”.

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Da sinistra, suor Eunivia e suor Joana, missionarie in Brasile.

Suor Clarice e la missione di essere voce critica

Suor Clarice è, con suor Letitia, in missione in Spagna, a Guadalajara. La sua consorella partecipa al movimento delle “Carobanas abriendo frontiera”, una rete di oltre 400 associazioni, laiche e cattoliche, che hanno come obiettivo di manifestare, in modo pacifico, contro le politiche dello Stato in violazione dei diritti umani, come è accaduto a Ceuta e Melilla, due enclavi spagnole nella costa nord del Marocco, dove il governo di Madrid ha costruito muri per evitare ai migranti di passare la frontiera. Nel giugno 2022, nel tentativo di oltrepassare la barriera, sono morti in 24.
Clarice invece partecipa alla rete Vivat Spagna: ogni quattro anni, l’ong, composta da diverse Congregazioni, può presentare alla sede di Ginevra all’Onu una mozione chiedendo di valutare una specifica violazione dei diritti umani. Nel 2020, sono riuscite nell’interno di far esaminare i Cies, i centro detenzione migranti spagnoli.
Che ci fanno due suore, tra i manifestanti o nelle sedi Onu? “Se guardiamo al Vangelo, Gesù stesso è stato un attivista: ha lottato contro le situazioni che calpestavano la dignità umana. Noi ci muoviamo nel nome di Gesù e del Vangelo e in base alla spiritualità del nostro fondatore, che a sua volta era molto attento alla dimensione sociale, di denuncia”.

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Suor Clarice accanto ad un dipinto di San Scalabrini nella casa madre di Piacenza.

Dal Nicaragua straziato dalla violenza al Costa Rica

Suor Maria Antonia, messicana, nella capitale del suor Paese è stata minacciata dalla criminalità per il suo impegno con i migranti. A San José, in Costa Rica, continua a lavorare perché adolescenti e donne “miskitos” non finiscano nei gangli della malavita o della prostituzione. Ogni giorno, nella parrocchia di Maria Regina dell’Universo accoglie in media cento famiglie per il pranzo. Grazie ad una convenzione con un’Università privata, organizza corsi di lingua, ma anche di cucito, di cucina, di taglio dei capelli, di realizzazione di prodotti per le feste o bigiotteria. Piccoli passi per aiutare gli indigeni del Nicaragua, che non parlano spagnolo ma solo la loro lingua natia, a integrarsi. ““Il mio lavoro è anche sociale, ma la suora porta la fede, ascoltando le loro sofferenze cerco di vedere Cristo e io cerco di essere il volto dell’amore di Dio per loro”.

Barbara Sartori

antonia maria scalabriniana

Suor Maria Antonia consegna un computer a un ragazzo con disabilità della sua missione: lo aiuterà a seguire le lezioni.

Pubblicato il 6 ottobre 2023

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