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Appennino Festival 2023: oltre 20 date fino a settembre

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È un viaggio intorno all’Italia, oltre che nelle Quattro Province, quello proposto dall’Appennino Festival per la sua nuova edizione targata 2023. Un viaggio che incomincia sulle note di una taranta d’amore proposta dal virtuoso dell’organetto e etnomusicologo Ambrogio Sparagna, vecchio amico del Festival e ospite d’onore a cui spetta l’anteprima della rassegna il 25 luglio a Piacenza. In tutto 22 appuntamenti (più un fuori-Festival) in programma dalla fine di luglio a settembre nei luoghi più evocativi della provincia piacentina e non solo: luoghi che in certi casi si raggiungono camminando come pellegrini alla ricerca delle note della nostra storia.
La rassegna, diretta artisticamente da Maddalena Scagnelli e organizzata grazie al prezioso contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano, della Regione Emilia Romagna, del Ministero per i beni e le attività culturali e di alcuni sponsor privati, oltre che con la collaborazione di Puglia Sound e di diversi comuni del territorio, è stata presentata a Palazzo Rota Pisaroni alla presenza della direttrice artistica Scagnelli e del consigliere di amministrazione della Fondazione Robert Gionelli, oltre che di Giuseppe Noroni dell’Associazione “Calcaterra”, dell’assessora del Comune di Travo Roberta Valla e di Fausto Ferrari in rappresentanza dell’associazione degli amici della Pieve di Vernasca.
“Rispetto alle precedenti edizioni la novità sta nella scelta di proporre alcuni dei più importanti gruppi italiani che si occupano di tradizioni musicali soprattutto nel campo della cosiddetta world music – spiega Scagnelli – penso a Elena Ledda che è la più importante voce della Sardegna, a Maria Moramarco, da sempre impegnata nel recupero della musica di tradizione orale o alla Banda Ikona che proporrà un viaggio nei suoni del Mediterraneo. O ancora a Rachele Andrioli, vincitrice del Premio Loano 2023 o all’organettista Alessandro D’Alessandro. Il tutto è nell’ottica di dare conto della magnifica complessità musicale italiana. A loro poi si aggiungono i vecchi amici del Festival come Hartmann, Simonazzi e anche Sparagna a cui spetta l’apertura della rassegna”.
“Parlare del territorio del nostro appennino vuol dire anche andare alla scoperta dei tesori artistici, storici, architettonici - sottolinea il consigliere della Fondazione Gionelli - è una nostra mission sostenere tutto quello che è cultura e tutto ciò che valorizza il territorio sotto questo aspetto”.

IL PROGRAMMA

L’anteprima è in programma il 25 luglio a Piacenza, nel Chiostro di Santa Chiara alle 21.30 e vedrà esibirsi appunto Ambrogio Sparagna con la sua “Taranta d’amore”: autore di numerosi saggi e pubblicazioni sulla musica popolare, Sparagna è stato protagonista di una lunga attività concertistica di respiro internazionale realizzata in numerosi Paesi europei ed extraeuropei. Virtuoso dell'organetto, ha collaborato, tra gli altri, con Francesco De Gregori, Luca Barbarossa, Angelo Branduardi, Lucio Dalla, Teresa De Sio, Nino D'Angelo, Maria Nazionale, Giovanni Lindo Ferretti, Lucilla Galeazzi, Simone Cristicchi.

Il 3 agosto nella Chiesa di Caminata (Alta Val Tidone), alle 21.15, tocca a Maria Moramarco con “Stella Ariente”: da sempre impegnata nel lavoro di recupero e la riproposizione della musica di tradizione orale, Moramarco si fa interprete di un repertorio meno noto dell’Alta Murgia barese, proponendo un viaggio suggestivo attraverso il canto religioso dialettale.

Il 4 agosto nella Chiesa di Mareto (Farini), alle 21.15, sarà il gruppo degli Uaragniaun a continuare il cammino verso il sud con i “Suoni della Murgia”: il gruppo nasce nel 1978 ad Altamura, con l’intento di riproporre le tradizioni popolari dell’Alta Murgia barese.

Da segnalare poi i grandi “classici” della rassegna: l'appuntamento con la “Piva della Val Nure” al Pascolo dell'Acqua Nera sulla strada panoramica che collega Pradovera a Coli il 5 agosto alle 21.30 con il ghirondista Paolo Simonazzi, i Passo Ballabile e il duo di piffero e fisarmonica composto da Davide Bazzini e Franco Guglielmetti; il concerto sul pascolo al Passo di Sella dei Generali il 6 agosto alle 18 che vedrà esibirsi il Parma Brass Ensamble e il coro maschile “Val Curiasca”; l'happening di musica e poesia della notte di San Lorenzo a Pigazzano di Travo il 10 agosto alle 21.30 con il cantautore Edoardo Cerea e il compositore Max Repetti, l’ensemble Eudaimonia e le letture dello scrittore Gabriele Dadati.

Tornando al calendario, il 7 agosto al castello di Bardi, alle 21.30, la parola passa agli Enerbia di Scagnelli e prima alle 18.15 a Gian Maria Conti alla chiesa di San Michele di Grezzo, mentre l’8 nella piazza del castello di Travo, alle 21.30, Sarita Schena, Giuseppe De Trizio e Claudio Carboni propongono “A sud del tango”.

Il 9 agosto nella chiesa di Sant’Agata a Rivergaro, alle 21, saranno Elena Ledda e Mauro Palmas a condurre i presenti alla scoperta dei “Suoni di Sardegna”; il 12 agosto, al Pascolo dei due peri a Pianadelle di Farini, alle 18, torna un vecchio amico del Festival, l'oboista Christoph Hartmann in duetto con gli Enerbia.

Il 13 agosto nella chiesa di Castelletto di Vernasca, alle 17.30, spazio all’Ensamble O' Carolan con lo studioso e interprete delle cornamuse europee Fabio Rinaudo, Elena Spotti all’arpa bardica e Luca Rapazzini al violino.

Il 16 agosto nel chiostro di San Colombano a Bobbio, alle 21.15, Laura Parodi e il Trallallero Genovese portano i “Canti di Liguria”, mentre è un’immersione nei suoni del Mediterraneo il concerto del 18 agosto a Termine Grosso di Travo, nel Teatro Organico Perduca, alle 21, con la Banda Ikona e il suo “Mediterraneo Ostinato”.

Il 22 agosto alla chiesa di San Colombano di Vesimo di Zerba, alle 18, si esibiscono Elena Galetti al violoncello, Silvia Sesenna alla spinetta, Maddalena Scagnelli al violino e Lucia Colonna alla viola. 

Il 23 agosto nella chiesa di San Bartolomeo di Ottone, alle 18, si terranno gli “Arpeggi al tramonto” con il liutista Ugo Nastrucci e il gruppo vocale “Le Rose e le Viole”

Il 24 agosto nella piazza del castello di Travo, alle 21, la scrittrice Stella Poli presenta il suo libro “La gioia avvenire” e alle 22, la cantautrice e polistrumentista Rachele Andrioli propone i “Canti dal Salento” a partire dal suo primo disco solista “Leuca”.

Il 2 e 3 settembre l’Appennino Festival fa tappa nel Parmense e per la precisione al Museo Guatelli di Ozzano Taro dove dalle 15 si svolge la Festa nella corte rurale sede del Museo e la visita guidata alla collezione a cura degli Amici di Ettore Guatelli.

Il 10 settembre nell’oratorio di Fognano (Bobbio), alle 18, si terrà il “Concerto al tramonto” di Maurizio Piantelli al liuto e alla tiorba, mentre il 17 settembre nel Teatro Serra del parco di Villa Raggio di Pontenure, alle 16.30, è in programma l’evento “Suoni e silenzi nelle foreste medievali” con Paolo Galloni che presenta il libro “Nella selva silente” e l’Ensamble Perincantamento con Goffredo Degli Esposti alle cornamuse, zampogne e flauti.

Il 22 settembre all’Azienda agricola Lungacque - I Melograni di Caratta di Gossolengo, dalle 19, spazio al ballo con Stefano Biscaglia e Nicolò Mandirola. Il 23 settembre nel Complesso della Croce Bianca, in largo Matteotti a Piacenza, alle 18, è in programma “Nutrirsi di vento” in collaborazione con Fenestella/XNL-aperto contemporary art con l’organettista Alessandro D'Alessandro e la partecipazione di Maddalena Scagnelli.

Infine il 24 settembre al castello di Calendasco, alle 18.30, l’incontro con il poeta paesologo Franco Arminio e il concerto dell’Ensemble vocale Ring Around chiudono un programma ricco di iniziative che valorizzano il paesaggio sonoro dell’Italia e dell'Appennino attraverso i suoi territori spesso sconosciuti perché impervi, i suoi strumenti antichi, i suoi repertori colti e popolari.

Fuori festival, l’8 dicembre nella chiesa di San Giovanni Battista di Ferriere, alle 12, si terrà la tradizionale festa degli auguri.

Nella foto, la presentazione dell'Appennino Festival edizione 2023.

Pubblicato il 22 luglio 2023

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  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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