Milan Kundera, dalla Primavera di Praga alle grandi opere
L’11 luglio si è spento a Parigi all’età di 94 anni lo scrittore che raccontò l’insostenibile leggerezza dell’essere. Nato nel 1929 a Brno, allora Cecoslovacchia, Milan Kundera fu attivista nel partito comunista ma, essendosi schierato nel 1968 a favore della Primavera di Praga, venne espulso e privato di tutto: insegnamento all’Università, stipendio, passaporto e, nel 1979, persino della cittadinanza. A malincuore, due anni prima si era trasferito in Francia, di cui ottenne la cittadinanza nel 1981.
Scetticismo e profondità
Cultore della parola e perfezionista, a Parigi trascorse alcuni anni a ripulire la sua opera e a ritradurla in francese, per poi addirittura passare a scrivere direttamente in quella lingua, però senza mai dimenticare le sue origini. Attento osservatore della realtà, manifestò tutto il suo scetticismo verso il nostro mondo sempre più veloce ed alienante, in quanto allontana da una vera dimensione umana caratterizzata dalla lentezza, cioè dalla riflessione e dall’interiorità, nutrita dalle domande esistenziali che in forme mutevoli ritornano in tutte le sue opere, costringendo il lettore a riflettere sul senso della vita, sull’amore, sulle passioni, sui rapporti umani.
Le sue opere
Probabilmente i lettori conosceranno “La lentezza e Identità”, ma il suo capolavoro è “L’insostenibile leggerezza dell’essere”, un romanzo complesso in cui si alternano capitoli narrativi a capitoli saggistici, con continui salti nel passato o nel futuro e ripetizioni di scene già narrate per dire niccianamente (secondo Nietzsche) che quanto vissuto in precedenza può ritornare. Ambientato alla fine degli anni ’60, tra la Primavera di Praga e l’invasione sovietica, il libro ha per protagonisti due coppie di persone comuni, in cui non è difficile identificarsi, colte ciascuna nella propria individualità, con i loro dubbi, i loro ideali e le loro fragilità i loro ideali.
Don Igino Barani
Nella foto, Milan Kundera (foto Ansa/SIR).
Pubblicato l'8 agosto 2023
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