Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Notizie Varie

Notizie Varie

Anche a Bettola la commemorazione delle vittime delle Foibe

 Bettola foibe

Domenica 11 febbraio si è svolta anche a Bettola la commemorazione del Giorno del Ricordo. Al termine della messa celebrata nella chiesa della parrocchia di San Bernardino è stata deposta una corona di fiori sulla scalinata della scuola elementare intitolata ai Martiri delle Foibe nel 2010. A margine della cerimonia il sindaco Paolo Negri ha tenuto un discorso che ha ricordato ai presenti le sofferenze patite dai nostri connazionali negli anni immediatamente successivi alla seconda guerra mondiale.
“Un saluto alle autorità civili e militari – ha espresso Negri - ai rappresentanti delle Istituzioni, alle associazioni e a tutti i cittadini qui presenti per celebrare oggi il Giorno del Ricordo dei Martiri delle Foibe e degli Esuli Istriani, Giuliani, Fiumani e Dalmati davanti a questa scalinata a loro dedicata nel 2010, dall’Amministrazione dell’allora sindaco Simone Mazza – sono state le parole con cui ha aperto il discorso –. Siamo qui oggi per ricordare i tragici avvenimenti che tra il 1943 e il 1947 interessarono il confine orientale italiano e con esso i nostri connazionali costretti a subire l’odio e il terrore del regime comunista iugoslavo del Maresciallo Tito. Ricorrono quest’anno proprio i 20 anni dall’approvazione della Legge n. 92 del 2004 che ha istituito il Giorno del Ricordo, una legge spartiacque che ha consentito di inserire nuovamente nei libri di storia pagine per molto tempo rimaste strappate purtroppo per motivi meramente ideologici.
È grazie a questa legge e ai suoi promotori se oggi nelle scuole è normale parlare delle vicende del confine orientale e della tragedia delle Foibe – ha spiegato il sindaco –. Non a caso quest’anno, il Comune di Bettola ha scelto di proporre alla scuola secondaria un viaggio di istruzione a Fossoli, nel Carpigiano, dove sorge un campo che fu dapprima per prigionieri di guerra, successivamente (tra il 1943 ed il 1945) divenne un campo di smistamento controllato dai tedeschi e negli anni 50 divenne la casa di molti esuli istriani, giuliani e dalmati costretti a fuggire da quelle terre. Proprio per continuare a coltivare il ricordo dei nostri connazionali vittime delle barbarie dei partigiani titini ritengo doveroso oggi, durante questa ristretta seppur sentita commemorazione, riportare due particolari testimonianze.

La prima la storia di monsignor Ugo Camozzo, ultimo vescovo di Fiume Italiana. Lasciando Fiume per sfuggire alle persecuzioni della polizia titina tagliò in tre pezzi il suo tricolore e lo nascose in tre valigie differenti: con la parte verde avvolse il suo calice, con la parte bianca un vangelo, con la parte rossa una Bibbia. Arrivato in Italia ricompose la sua bandiera e con essa la sua trinità di fede. Morirà, poi, da esule a Pisa e verrà sepolto con la bandiera di Fiume sul cuore.
La seconda è la storia di Odda Carboni, 39 anni, impiegata, trascinata dai titini sull’orlo della foiba di Vines: sapeva quale fosse il suo destino, ma pur di non dare ai suoi aguzzini la soddisfazione di essere gettata nella foiba vi si buttò da sola al grido "viva l’Italia"; e con lei quanti altri sono morti in quegli anni gridando il loro amore per l’Italia. Ho voluto riportare queste testimonianze perché le storie di questi Italiani sono anche le nostre storie e il loro dolore è anche il nostro dolore. Oggi rendiamo onore a tutti gli Istriani, Giuliani, Dalmati che per rimanere italiani decisero di lasciare tutto: case, beni, terreni. Restarono con l’unica cosa che i titini non potevano togliere loro: l’identità. E così, pagando un prezzo altissimo, hanno deciso di essere, per nascita e per scelta, italiani tra gli italiani. Bettola, ricorda”.

Alla commemorazione hanno partecipato l’assessore di Pontedellolio, Gabriele Valla, e il consigliere comunale di Piacenza, Nicola Domeneghetti. Per l’Amministrazione comunale di Bettola, oltre al sindaco erano presenti il vicesindaco Luca Corbellini che durante la messa ha letto la preghiera ai Martiri delle Foibe scritta dall'arcivescovo di Trieste e di Capodistria Santin nel 1959, e i consiglieri comunali Alessandro Ferrari, Massimo Calamari, Claudia Ferrari, Maria Cristina Piccoli e Domenico Bruzzi. Presenti anche diverse associazioni: Alpini, Carabinieri in Congedo e rappresentanti di altre associazioni bettolesi, tra le quali l'Avis con il suo presidente Giorgio Calamari.

Pubblicato il 15 febbraio 2024

Ascolta l'audio

«Amiamo la vita», via alla nuova campagna

2

 

È iniziata la seconda edizione della campagna “Amiamo la Vita”, promossa dai Giuristi Cattolici di Piacenza. Due cicli quindicinali di manifesti di “tre metri per sei” sono stati affissi in giro per la città. Nella campagna, un bimbo down in braccio alla mamma che, con il papà, lo ha accettato e fatto venire alla luce.
“Due slogan - spiega l’Unione dei Giuristi cattolici di Piacenza, che ha promosso l’iniziativa - scandiscono la forza dell’immagine: «Grazie mamma, vivrei dei tuoi baci», è la prima cosa che ha detto la madre parlando della esperienza di vita del piccolo. E poi «il concepito è persona», sintesi densissima di una concezione della vita e della persona umana, non necessariamente solo cristiana”. “Pensiamo che il colpo d’occhio - rileva l’avvocato Livio Podrecca, presidente dell’Ugci di Piacenza - valga più di mille convegni, uno sguardo mentre sei fermo al semaforo può cambiare la vita. Nessuna incolpazione, nessun moralismo, nessuna accusa. Solo un invito dolce e forte ad amare la vita, così come si presenta. Come la precedente, la campagna è d tutti, ciascuno che la condivida può intestarsela”.
“L’uomo - prosegue ancora Podrecca - è affidato prima di tutti alla donna, alla madre. Sostenere la bellezza ed il travaglio anche interiore della maternità vuol dire sostenere i figli e la vita umana. E questo è il senso di questa campagna che vorrebbe toccare prima il cuore e poi, se possibile, la mente prima di tutto delle madri. E poi dei padri e delle istituzioni”.

Pubblicato il 14 febbraio 2024

Ascolta l'audio

Cantina Valtidone è tornata al Festival di Sanremo

Festival Sanremo 241



   
Settimana intensa e ricca di emozioni per Cantina Valtidone. Anche quest’anno, infatti, è tornata all’Hotel Royal di Sanremo nei locali allestiti da “Area Stile on air” e da “Radio Bruno” dove, in collaborazione con Area Stile, è stata Sponsor del Festival.
A tutti i cantanti ed i vari artisti ospiti è stato donato uno Spumante Metodo Classico Perlage o uno Spumante Rosè Extra Dry Swing. Questi due spumanti, insieme con il Gutturnio Classico Superiore Bellamar e il 50 Vendemmie MalvasiaFermo, sono stati anche abbinati ai piatti di “Troni’s Events” serviti per i pranzi e le cene proposti quotidianamente nelle due aree. Le attività radiofoniche, iniziate lunedì e terminate sabato, hanno dato l’opportunità a Cantina Valtidone d’incontrare e farsi conoscere da tutti i cantanti partecipanti, oltre che da molti altri artisti ospiti.

“Settimana entusiasmante in cui si è vissuta la vera atmosfera del Festival di Sanremo, invasa da migliaia di persone provenienti da tutta Italia. Peccato per il mal tempo di venerdì e sabato mattina ma il pubblico caloroso e l’emozione degli artisti hanno reso, fino alla fine, questo Sanremo indimenticabile. I nostri vini sono stati apprezzati da tutti ed è stato molto bello scoprire che alcuni artisti conoscevano già Cantina Valtidone”. Queste le parole di Daniela Pilla che conclude “Ho vissuto tanti momenti divertenti, come l’arrivo dei La Sad o quando ho visto il contenuto che Il Tre ha pubblicato sul suo profilo di TikTok: un video in cui festeggia con il nostro Swing! Ringrazio tutti coloro che hanno condiviso con me questa bellissima esperienza rendendola unica! Per ripercorrere tanti momenti, potrete vedere gli scatti fotografici realizzati che verranno pubblicati sul sito di Cantina Valtidone e altri contenuti sui nostri social”.

Pubblicato il 13 febbraio 2024

Ascolta l'audio

«Soltanto difendendo e valorizzando la proprietà si costruisce una società più libera e più giusta»

Antonino Coppolino e Carlo Lottieri 

“Soltanto attraverso la difesa dei diritti dei singoli proprietari e delle comunità volontarie, la quale muova proprio dalla valorizzazione della proprietà e dalla comprensione del suo vario articolarsi (perché essa può essere individuale, condivisa, familiare, condominiale) e dalla riscoperta di tutte le potenzialità che la proprietà ha in sé, potremo individuare un percorso che ci aiuti a ricostruire una società più vivibile e più giusta”. Questa la riflessione con la quale Carlo Lottieri conclude il suo volume “La proprietà sotto attacco” (Edizioni Liberilibri), letta dal presidente di Confedilizia Piacenza Antonino Coppolino che ha presentato il libro al PalabancaEventi (Sala Panini) in dialogo con lo stesso autore. All’iniziativa - organizzata dall’Associazione culturale Luigi Einaudi in collaborazione con la Banca di Piacenza - ha partecipato (in collegamento da Roma) anche il presidente nazionale di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa, autore della prefazione.

Il prof. Lottieri (filosofo del diritto, docente all’Università di Verona, direttore scientifico del Festival della cultura della libertà) ha spiegato al numeroso pubblico presente i tanti modi utilizzati per svuotare di significato il concetto stesso di proprietà che - come richiama il titolo del libro - è continuamente sotto attacco. «Basta ricordare - ha rimarcato - la volontà espropriativa di certe misure: tassazione diretta e indiretta, sistema di regole, la dimensione monetaria delle società avanzate con l’alterazione dei tassi d’interesse, l’inflazione, tutti modi per disporre della proprietà altrui». L’autore ha quindi fatto un passaggio storico-politico per chiarire la difficile vita della proprietà: «La tradizione culturale europea non gli è mai stata favorevole, a cominciare da Platone, che l’ha sempre guardata con sospetto, per non parlare delle tesi socialiste sviluppatesi nell’800 e del marxismo che è sì stato sconfitto nel 1989 ma c’è un post-marxismo più che mai vivo che fonda la propria idea sul rifiuto della proprietà». Oggi, a parere del docente universitario, ci troviamo di fronte a un diritto «positivizzato e volontaristisco, nel senso che è condizionato dalla volontà di chi ci governa e quindi svuotato».

“In ogni tempo - scrive il prof. Lottieri - gli uomini hanno dovuto rispettare norme in grado di permettere la convivenza: non regole qualsiasi, ma che fossero in qualche misura riconducibili a criteri di giustizia e che, di conseguenza, venissero riconosciute legittime e fondate. Dove ci sono due o più persone, c’è allora un ordine giuridico, ma questo significa pure che esistono confini e titoli proprietari in grado di definire ciò che non si può fare (ciò che è altrui) e ciò che si può fare (ciò che è proprio). Eppure, la proprietà è costantemente sotto attacco: poiché definisce uno spazio di autonomia per i singoli e per le comunità che ne dispongono, essa è avversata da tutti i cantori del potere, che da secoli utilizzano qualsivoglia pretesto per svuotare quell’istituto che, da vari punti di vista, intralcia ogni progetto sovrano e ogni aspirazione totalitaria. E oggi, nonostante si viva in un ordinamento che si autorappresenta come massimamente rispettoso dei diritti, l’attacco portato alla proprietà si è fatto tanto insidioso, profondo e onnipervasivo da minare le basi stesse della convivenza in un modo che non ha precedenti: e tutto ciò in un tacito consenso di buona parte del capitalismo woke e green”.

L’avv. Spaziani Testa ha sottolineato «il livello intellettuale dell’autore, risorsa preziosa di Confedilizia» e lo ha ringraziato «perché ci dà la cornice teorica che ci consente di batterci sui problemi di tutti i giorni che riguardano la proprietà immobiliare» e ricordato come il volume del prof. Lottieri inauguri il rapporto di collaborazione fra l’associazione storica della proprietà edilizia italiana e Liberilibri. Il presidente nazionale di Confedilizia ha poi citato un’indagine Istat/Banca d’Italia riportata dal Sole 24Ore sul patrimonio degli italiani, dove si evince che dal 2011 al 2022 il peso della parte immobiliare (rispetto a quella finanziaria) nelle scelte d’investimento si è ridotto del 10%, «prova provata di uno degli effetti dell’Imu». Secondo l’avv. Spaziani Testa su fiscalità e affitti si continuano a fare «errori su errori nel tentativo di fermare il vento, leggi lo sviluppo del turismo nel caso degli affitti brevi».

Il prof. Lottieri - sollecitato dalle domande dell’avv. Coppolino - ha dal canto suo affrontato il tema del potere: «Di per sé i rapporti economici e culturali non sono rapporti di potere. Lo diventano in una società statalizzata come la nostra dove si inventano appunto poteri che non esistono per rafforzare quelli dei “sovrani”. Vogliono regolare tutto, persino il linguaggio».

Nel corso dell’incontro è stata più volte ricordata dai relatori l’azione del presidente Sforza Fogliani in difesa della proprietà, senza la quale non c’è libertà. «Era riuscito ad accendere un faro sulle comunità volontarie - è stato spiegato - dove la proprietà è la base di convivenza in una realtà senza sovranità, dove la proprietà stessa e il contratto sono i punti fondamenti di una società libera. Utopia? Forse. Ma il pensiero che apre al nuovo è sempre un po’ utopico. E la battaglia di Sforza Fogliani sulle comunità volontarie è una battaglia che apre al futuro».

Agli intervenuti è stata riservata copia della pubblicazione.

Pubblicato il 13 febbraio 2024

Ascolta l'audio

Un nuovo laboratorio alle Novate. Delmastro: «Piacenza un'eccellenza per la rieducazione»

 

Fabrizio Ramacci e Andrea Delmastro nel nuovo laboratorio


“Il carcere di Piacenza è fra i migliori cinque in Italia per la rieducazione”. A dirlo è il sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che nella mattinata di lunedì 12 febbraio ha tagliato il nastro del nuovo laboratorio di trasformazione agroalimentare che darà lavoro a otto detenuti delle “Novate”. Già dal 2018, grazie alla cooperativa “L’orto botanico” e ad altre realtà del territorio, nei locali della casa circondariale si coltivano fragole e si pratica l’apicoltura, con la produzione di miele. I prodotti vengono poi venduti nel chiosco all’ingresso dell’istituto penitenziario. Da oggi a queste opportunità si aggiunge quella di produrre, a partire dalla frutta, marmellate e confetture. Ciò è possibile grazie a un macchinario all’avanguardia, capace di confezionare il prodotto finale, e ad altre dotazioni nuove che completano il laboratorio. Il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha impartito la sua benedizione ai nuovi locali, augurando buon lavoro ai detenuti presenti alla cerimonia.

La rieducazione

La direttrice del carcere Maria Gabriella Lusi ha sottolineato che “attivare questo laboratorio significa applicare le norme dello Stato, in particolare quelle sulla rieducazione. Il lavoro è importante per acquisire competenze, per abituarsi a impegnarsi e a tendere verso il risultato, al fine di rimettere in società persone preparate a una libertà sana. Il nostro carcere – ha aggiunto – produce beni materiali e servizi attraverso esperienze: arriva così nella società la speranza di una riabilitazione sociale. Crediamo nelle possibilità umane e organizzative, il nostro carcere si apre al territorio con dignità e discrezione”. Nel dare la benedizione, il Vescovo ha sottolineato: “È bello associare quest’attività a un’ottica di trasformazione che non è solo dei prodotti ma anche delle persone. Che la trasformazione di un prodotto della terra, che diventa cibo e nutrimento, possa nutrire anche la vostra vita e la città”, ha detto rivolgendosi ai detenuti.

Maria Gabriella Lusi


Delmastro: “Chi lavora non commette più crimini”

“Per me è un dovere ineludibile essere qui – le parole del sottosegretario Delmastro –. Inauguriamo un laboratorio dentro un carcere che, dal punto di vista del trattamento rieducativo, è all’avanguardia. Quello di Piacenza è uno dei cinque istituti che vengono nominati quando si parla di trattamento rieducativo, è un’eccellenza. Io credo nel vero trattamento educativo, che è fatto di un lavoro economicamente sostenibile. Il trattamento garantisce la non recidiva e funziona quando è segmento della sicurezza, non il contrario. Dati alla mano, solo il 2% dei detenuti che hanno trovato lavoro commette nuovi crimini, contro un 68% che invece cade in recidiva. La funzione retributiva della pena è ineludibile, poi viene la rieducazione, come sancito dalla Costituzione. Da inizio mandato abbiamo sbloccato 166 milioni per l’edilizia penitenziaria, che garantiranno di trovare 7mila posti sui 9mila e 100 che oggi mancano. Abbiamo posto le condizioni per attivare un trattamento vero, così come accade qui. Nel fare il trattamento c’è anche un interesse economico, ossia agevolazioni fiscali stabilite dalla Legge Smuraglia. Ma oggi, su 20mila lavoranti, 17mila lavorano negli istituti penitenziari e solo 3mila presso privati”.

A marzo due nuovi educatori

Presente all’inaugurazione anche il direttore generale del personale del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Massimo Parisi, che ha evidenziato come il lavoro consenta a chi è recluso di “scoprire le proprie abilità e mettersi in gioco”. “Il lavoro in carcere si può fare bene se c’è una buona organizzazione – ha detto – in una adeguata cornice di sicurezza. Questo quadro organizzativo si sposa con le risorse che noi dobbiamo dare e stiamo cercando di dare. A inizio marzo arriveranno due nuovi educatori: seguire i detenuti sul piano comportamentale è importante e facilita il lavoro del servizio di sorveglianza. Siamo in un momento di grande riforma organizzativa dell’amministrazione: a livello centrale è stato istituito un ufficio che si occuperà esclusivamente del lavoro penitenziario. Una regia di carattere generale con i provveditorati che cercherà di mettere d’accordo la domanda e l’offerta”.

Otto posti di lavoro in carcere

L’impegno della cooperativa “L’orto botanico” è cominciato nel 2018. “Abbiamo iniziato sei anni fa con l’orto intramurario e l’apicoltura – ha ricordato il presidente Fabrizio Ramacci –. Adesso aggiungiamo la trasformazione agricola alla coltivazione delle fragole e alla produzione del miele, tutto venduto nel chiosco della casa circondariale, per far avvicinare le persone e trasmettere il valore sociale che c’è dietro ogni singolo prodotto. Progetti così complessi non si possono realizzare senza una collaborazione per un obiettivo comune: abbiamo sempre operato come la tessera di un puzzle”. A pieno regime, ha affermato Ramacci, il laboratorio darà lavoro a otto persone. “La nuova macchina, altamente tecnologica – ha spiegato –, in un’unica soluzione crea il prodotto e lo mette sottovuoto. Ma anche il resto del laboratorio è dotato delle migliori attrezzature. Noi ce la mettiamo tutta per contribuire al percorso di crescita delle persone, poi ogni scelta è individuale. Arriviamo quest’anno a 14 persone occupate nel progetto Ex Novo, fuori e dentro il carcere”. Già sei anni fa la cooperativa avviò il laboratorio per la produzione di miele che occupa un locale al piano terra della “palazzina semiliberi”, impegnando detenuti ammessi al beneficio “intramurario”. L’attività di collaborazione con la direzione del carcere ha avuto notevole espansione nel 2019 con la produzione di fragole, in serra e in campo: è nato così il Progetto Ex-Novo che, con la supervisione dell’Università Cattolica, punta, ora come allora, a una produzione sostenibile non solo sul piano ecologico ma anche sociale, attraverso l’impiego lavorativo di detenuti.

Tanti attori in gioco per la rieducazione

Ulteriore sviluppo del Progetto Ex-Novo è dato dalla produzione di ortaggi e di frutti di bosco, la cui vendita avviene in un chiosco, sito negli spazi antistanti il Block House, ad opera di un detenuto assunto dalla cooperativa, oltreché attraverso una rete commerciale dalla stessa curata. Parallelamente ha preso corpo l’idea di rendere possibile in carcere, sempre con il lavoro dei detenuti, la trasformazione delle produzioni ortofrutticole grazie alla collaborazione tra la direzione, la cooperativa “L’orto botanico”, la Scuola edile e l’Enaip di Piacenza, senza tralasciare l’importanza del contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e dei privati. Così nell’ambito del Polo “Le Novate al Lavoro” – spazio intramurario dedicato alle lavorazioni – è stato realizzato, grazie all’attività di formazione professionale condotto dalla Scuola Edile in favore di un gruppo di detenuti, un laboratorio di trasformazione agroalimentare.

Francesco Petronzio

Nelle foto, l'inaugurazione del nuovo laboratorio nel carcere delle Novate: in alto, Fabrizio Ramacci e Andrea Delmastro; sopra, Maria Gabriella Lusi, direttrice del carcere.

Pubblicato il 13 febbraio 2024

Altri articoli...

  1. Rapporto n. 44 della Provincia: focus sui fabbisogni professionali delle imprese piacentine
  2. Aree interne e Appenniniche, investimenti per 11 milioni del Gal del Ducato
  3. Foibe, don Garilli in rappresentanza degli alpini a Basovizza
  4. Rette delle Cra, nel 2025 introdotto l’Isee
  5. Consumo di suolo, Fantini: «I nostri dati più che positivi»
  6. Ambulatori di Pneumologia, dal19 febbraio nella nuova sede delle Malattie infettive
  7. La Questura in campo per prevenire le baby gang: 19 giovani denunciati e 38 Daspo
  8. Una nuova sede del Day hospital di Ematologia
  9. Lo sport incontra la memoria della Shoah: 49 giovani piacentini ad Auschwitz con Piace Volley e Isrec
  10. Restaurate 67 sedie antiche della Biblioteca Passerini Landi
  11. I Parchi del Ducato programmano il 2024
  12. ConCittadini: Carlo Greppi incontra gli studenti piacentini
  13. Anonimo dona 200 giubbotti alla Pubblica Assistenza di Travo
  14. Progetto Catalyse, da tutta l’Europa al campus di Cremona della Cattolica per la sicurezza alimentare
  15. Di Noto: non si raccontano più le storie della propria famiglia, si sta solo sugli smartphone
  16. D’Agostino a Cives: «Dalle comunità energetiche rinnovabili vantaggi economici, ambientali e sociali»
  17. L'ora di religione al Colombini: un valore aggiunto per la formazione degli studenti
  18. Giornata Mondiale contro il Cancro, la prevenzione parte dai bambini
  19. Rinnovato il protocollo d’intesa tra Banca di Piacenza, Cattolica e Camera di Commercio
  20. Coldiretti a Bruxelles per salvare filiera da 600 miliardi di euro

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente