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Un nuovo laboratorio alle Novate. Delmastro: «Piacenza un'eccellenza per la rieducazione»

 

Fabrizio Ramacci e Andrea Delmastro nel nuovo laboratorio


“Il carcere di Piacenza è fra i migliori cinque in Italia per la rieducazione”. A dirlo è il sottosegretario di Stato al Ministero della Giustizia Andrea Delmastro Delle Vedove, che nella mattinata di lunedì 12 febbraio ha tagliato il nastro del nuovo laboratorio di trasformazione agroalimentare che darà lavoro a otto detenuti delle “Novate”. Già dal 2018, grazie alla cooperativa “L’orto botanico” e ad altre realtà del territorio, nei locali della casa circondariale si coltivano fragole e si pratica l’apicoltura, con la produzione di miele. I prodotti vengono poi venduti nel chiosco all’ingresso dell’istituto penitenziario. Da oggi a queste opportunità si aggiunge quella di produrre, a partire dalla frutta, marmellate e confetture. Ciò è possibile grazie a un macchinario all’avanguardia, capace di confezionare il prodotto finale, e ad altre dotazioni nuove che completano il laboratorio. Il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha impartito la sua benedizione ai nuovi locali, augurando buon lavoro ai detenuti presenti alla cerimonia.

La rieducazione

La direttrice del carcere Maria Gabriella Lusi ha sottolineato che “attivare questo laboratorio significa applicare le norme dello Stato, in particolare quelle sulla rieducazione. Il lavoro è importante per acquisire competenze, per abituarsi a impegnarsi e a tendere verso il risultato, al fine di rimettere in società persone preparate a una libertà sana. Il nostro carcere – ha aggiunto – produce beni materiali e servizi attraverso esperienze: arriva così nella società la speranza di una riabilitazione sociale. Crediamo nelle possibilità umane e organizzative, il nostro carcere si apre al territorio con dignità e discrezione”. Nel dare la benedizione, il Vescovo ha sottolineato: “È bello associare quest’attività a un’ottica di trasformazione che non è solo dei prodotti ma anche delle persone. Che la trasformazione di un prodotto della terra, che diventa cibo e nutrimento, possa nutrire anche la vostra vita e la città”, ha detto rivolgendosi ai detenuti.

Maria Gabriella Lusi


Delmastro: “Chi lavora non commette più crimini”

“Per me è un dovere ineludibile essere qui – le parole del sottosegretario Delmastro –. Inauguriamo un laboratorio dentro un carcere che, dal punto di vista del trattamento rieducativo, è all’avanguardia. Quello di Piacenza è uno dei cinque istituti che vengono nominati quando si parla di trattamento rieducativo, è un’eccellenza. Io credo nel vero trattamento educativo, che è fatto di un lavoro economicamente sostenibile. Il trattamento garantisce la non recidiva e funziona quando è segmento della sicurezza, non il contrario. Dati alla mano, solo il 2% dei detenuti che hanno trovato lavoro commette nuovi crimini, contro un 68% che invece cade in recidiva. La funzione retributiva della pena è ineludibile, poi viene la rieducazione, come sancito dalla Costituzione. Da inizio mandato abbiamo sbloccato 166 milioni per l’edilizia penitenziaria, che garantiranno di trovare 7mila posti sui 9mila e 100 che oggi mancano. Abbiamo posto le condizioni per attivare un trattamento vero, così come accade qui. Nel fare il trattamento c’è anche un interesse economico, ossia agevolazioni fiscali stabilite dalla Legge Smuraglia. Ma oggi, su 20mila lavoranti, 17mila lavorano negli istituti penitenziari e solo 3mila presso privati”.

A marzo due nuovi educatori

Presente all’inaugurazione anche il direttore generale del personale del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria Massimo Parisi, che ha evidenziato come il lavoro consenta a chi è recluso di “scoprire le proprie abilità e mettersi in gioco”. “Il lavoro in carcere si può fare bene se c’è una buona organizzazione – ha detto – in una adeguata cornice di sicurezza. Questo quadro organizzativo si sposa con le risorse che noi dobbiamo dare e stiamo cercando di dare. A inizio marzo arriveranno due nuovi educatori: seguire i detenuti sul piano comportamentale è importante e facilita il lavoro del servizio di sorveglianza. Siamo in un momento di grande riforma organizzativa dell’amministrazione: a livello centrale è stato istituito un ufficio che si occuperà esclusivamente del lavoro penitenziario. Una regia di carattere generale con i provveditorati che cercherà di mettere d’accordo la domanda e l’offerta”.

Otto posti di lavoro in carcere

L’impegno della cooperativa “L’orto botanico” è cominciato nel 2018. “Abbiamo iniziato sei anni fa con l’orto intramurario e l’apicoltura – ha ricordato il presidente Fabrizio Ramacci –. Adesso aggiungiamo la trasformazione agricola alla coltivazione delle fragole e alla produzione del miele, tutto venduto nel chiosco della casa circondariale, per far avvicinare le persone e trasmettere il valore sociale che c’è dietro ogni singolo prodotto. Progetti così complessi non si possono realizzare senza una collaborazione per un obiettivo comune: abbiamo sempre operato come la tessera di un puzzle”. A pieno regime, ha affermato Ramacci, il laboratorio darà lavoro a otto persone. “La nuova macchina, altamente tecnologica – ha spiegato –, in un’unica soluzione crea il prodotto e lo mette sottovuoto. Ma anche il resto del laboratorio è dotato delle migliori attrezzature. Noi ce la mettiamo tutta per contribuire al percorso di crescita delle persone, poi ogni scelta è individuale. Arriviamo quest’anno a 14 persone occupate nel progetto Ex Novo, fuori e dentro il carcere”. Già sei anni fa la cooperativa avviò il laboratorio per la produzione di miele che occupa un locale al piano terra della “palazzina semiliberi”, impegnando detenuti ammessi al beneficio “intramurario”. L’attività di collaborazione con la direzione del carcere ha avuto notevole espansione nel 2019 con la produzione di fragole, in serra e in campo: è nato così il Progetto Ex-Novo che, con la supervisione dell’Università Cattolica, punta, ora come allora, a una produzione sostenibile non solo sul piano ecologico ma anche sociale, attraverso l’impiego lavorativo di detenuti.

Tanti attori in gioco per la rieducazione

Ulteriore sviluppo del Progetto Ex-Novo è dato dalla produzione di ortaggi e di frutti di bosco, la cui vendita avviene in un chiosco, sito negli spazi antistanti il Block House, ad opera di un detenuto assunto dalla cooperativa, oltreché attraverso una rete commerciale dalla stessa curata. Parallelamente ha preso corpo l’idea di rendere possibile in carcere, sempre con il lavoro dei detenuti, la trasformazione delle produzioni ortofrutticole grazie alla collaborazione tra la direzione, la cooperativa “L’orto botanico”, la Scuola edile e l’Enaip di Piacenza, senza tralasciare l’importanza del contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e dei privati. Così nell’ambito del Polo “Le Novate al Lavoro” – spazio intramurario dedicato alle lavorazioni – è stato realizzato, grazie all’attività di formazione professionale condotto dalla Scuola Edile in favore di un gruppo di detenuti, un laboratorio di trasformazione agroalimentare.

Francesco Petronzio

Nelle foto, l'inaugurazione del nuovo laboratorio nel carcere delle Novate: in alto, Fabrizio Ramacci e Andrea Delmastro; sopra, Maria Gabriella Lusi, direttrice del carcere.

Pubblicato il 13 febbraio 2024

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