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Notizie Varie

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Economia piacentina, rallenta la crescita ma con segnali di tenuta del sistema

 Il momento di raccoglimento in ricordo del prof. Franco Anelli

Si è aperta con un momento di raccoglimento in ricordo del rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, prematuramente scomparso, la terza edizione della “Giornata dell’economia piacentina” che si è tenuta lunedì 27 maggio, al PalabancaEventi di via Mazzini.

Il 2023 ha registrato anche a Piacenza un rallentamento della crescita economica dopo il rimbalzo positivo post-pandemia del biennio precedente. Si tratta di una contrazione della dinamica economica non solo nazionale ed europea, ma in gran parte del mondo occidentale e dei paesi emergenti, causata dalle tensioni geopolitiche internazionali (Ucraina, Medio Oriente, Africa) e dalle conseguenti ripercussioni sui mercati dell’energia e delle materie prime. In questo contesto difficile e imprevedibile, il sistema Piacenza rivela una tenuta sostanziale con il valore aggiunto provinciale che ha raggiunto i 10,1 miliardi di euro con una crescita dell’1% a prezzi base, che rappresenta un incremento relativo inferiore alla regione (+1,3%) e all’Italia (+1,1%). Questo - in estrema sintesi - il quadro che emerge dal Report 2024 sull’economia locale (curato dal Laboratorio LEL della Cattolica, sotto la responsabilità scientifica del prof. Paolo Rizzi), presentato nel corso della citata “Giornata dell’economia piacentina”, svoltasi in una Sala Corrado Sforza Fogliani gremita di autorità civili e militari e di addetti ai lavori con una nutrita rappresentanza delle Associazioni di categoria piacentine. Dopo sette anni di interruzione, dal 2022 - su iniziativa della Banca di Piacenza, dell’Università Cattolica e della Camera di Commercio (da quest’anno tra i protagonisti dell’iniziativa come Camera di Commercio dell’Emilia, nata nel 2023 dall’integrazione degli Enti camerali di Piacenza, Parma e Reggio Emilia) - è dunque ripresa la pubblicazione del Rapporto annuale sul sistema economico piacentino, distribuito a tutti gli intervenuti al termine dell’incontro.

IL SALUTO DEL PRESIDENTE NENNA

Il presidente della Banca Giuseppe Nenna (autore della prefazione al Report) ha portato i saluti dell’Istituto di credito ricordando come questo appuntamento, giunto alla terza edizione, «sia già tornato una tradizione che proseguirà anche nei prossimi anni».

Sala Corrado Sforza Fogliani gremita

Nella foto, il pubblico nella sala “Corrado Sforza Fogliani”.

GLI INTERVENTI

Il direttore dell’Ufficio studi di Unioncamere Emilia Romagna, Guido Caselli ha posto l’accento sull’invecchiamento della popolazione nella nostra provincia e sul fatto che nel 2024 il valore aggiunto di Piacenza crescerà meno rispetto a quello della regione e del Paese. «È molto importante - ha consigliato - investire nel capitale relazionale, perché maggiore è quest’ultimo, maggiore è lo sviluppo e viceversa». Il prof. Rizzi, direttore del LEL, ha preso in esame i punti di debolezza (quelli in peggioramento: natalità delle imprese, basso numero di iniziative imprenditoriali giovanili, dinamica dei prestiti, infortuni sul lavoro; e quelli in miglioramento: numero di società di capitali, andamento del turismo che cresce) e di forza (anche qui, quelli che migliorano: le esportazioni, la dinamica occupazionale, le imprese straniere, le performance delle imprese leader; e quelli in peggioramento: il Pil, il tasso di disoccupazione, il peso di agricoltura e industria) del sistema Piacenza.

Il vicepresidente della Camera di Commercio dell’Emilia Filippo Cella ha illustrato il ruolo del nuovo ente camerale nato dall’unione delle realtà di Reggio, Parma e Piacenza («la quinta a livello nazionale e la prima dell’Emilia Romagna») come fautore dello sviluppo dei singoli territori «verso i quali si sta dimostrando molta attenzione». La Camera di Commercio dell’Emilia è disponibile a sostenere progetti di sviluppo, per esempio nelle aree dell’Appennino emiliano; ad investire nella formazione in collaborazione con le università; ad investire, e lo sta già facendo, nei processi di digitalizzazione e nella sostenibilità ambientale.

Vittorio Silva, direttore generale dell’Amministrazione provinciale, è dal canto suo tornato sul tema della sopravvivenza dei territori montani, portando come esempio virtuoso di collaborazione (tra Provincia, Comune di Bobbio e Diocesi) per salvare l’Istituto superiore del centro della Valtrebbia, unico rimasto in montagna «e che ha fatto registrare un incoraggiante incremento di iscritti». Il dott. Silva ha poi rimarcato il fatto che la provincia di Piacenza sia stata la prima in regione a dotarsi del Piano Territoriale di Area Vasta e con il voto unanime del Consiglio provinciale e ha concluso indicando due obiettivi trasversali da perseguire per la Piacenza del futuro: «La capacità di fare rete nel nostro territorio e quella di fare squadra con gli altri territori del bacino padano».

La voce delle imprese è stata affidata a Valter Alberici, presidente del Gruppo Allied International, che ha raccontato la sua storia personale di imprenditore (scandita, a partire dagli anni Duemila, da una serie di acquisizioni che hanno fatto crescere l’azienda in modo esponenziale). «Ci siamo specializzati - ha esemplificato - nell’acquisto di aziende che andavano male per cercare di farle andare bene». L’imprenditore si è quindi rivolto ai giovani spiegando che cos’è un’azienda: «La passione che ci metti nel gestirla, nel motivare i tuoi dipendenti, nel migliorare il capitale umano e i processi. L’azienda è passione e sacrificio, è il non mollare mai. I nostri giovani usciranno dalle università preparatissimi, ma dovranno confrontarsi con altri giovani preparati come loro ma che hanno più “fame”. La differenza, allora, la farà proprio la passione e la resilienza che metteranno nel loro lavoro».

LA SITUAZIONE

Oltre alla sostanziale tenuta del valore aggiunto provinciale citata all’inizio, da registrare la crescita dell’occupazione di oltre 4.300 unità, raggiungendo i 129.595 addetti nel 2023, migliorando ulteriormente il tasso di occupazione che ha ormai superato la quota del 70% come l’Emilia Romagna, ben al di sopra della media nazionale (61,5%). Va tuttavia segnalato come il tasso di disoccupazione sia rimasto più elevato della media regionale (6,4% contro 5%) con oltre 8.800 disoccupati in provincia di Piacenza, trainato dai tassi di disoccupazione femminile (8%) e giovanile (circa 20%) più contenuti che nel resto del Paese ma più alti delle aree più evolute del Nord Italia. Preoccupa ancora la notevole quota di contratti a tempo determinato (quasi 40 mila), rispetto a quelli a tempo indeterminato (quasi 10 mila).

Il numero di imprese attive, dopo la modesta crescita del 2022, ha ripreso il proprio andamento di declino ormai decennale con la perdita di 210 unità, con il segno negativo sia nell’agricoltura che nell’industria, a fronte della crescita dei sevizi alle imprese, delle attività professionali e tecniche e delle imprese dei settori dell’intrattenimento, dello spettacolo e dello sport. Si conferma importante il contributo delle imprese straniere (quasi 4000) che crescono di oltre un terzo nell’ultimo decennio compensando il calo continuo delle imprese autoctone (-11% dal 2014).

Sul fronte dei rapporti con l’estero, le esportazioni segnano un’altra annata decisamente fortunata (dopo lo stop del 2022), salendo a 6,5 miliardi di euro con un balzo dell’8,6%, soprattutto grazie all’incremento di vendite in Africa (+25%), in Medio Oriente (prima dello scoppio del conflitto israelo-palestinese) e in Asia. Va sempre depurato il dato delle esportazioni dai flussi attivati dalle piattaforme logistiche del territorio (Piacenza, Castel San Giovanni, Monticelli, Pontenure e Cortemaggiore) che portano all’estero prodotti non locali, ma la crescita delle vendite internazionali dei nostri settori di punta è comunque ragguardevole, a partire dai macchinari (1,2 miliardi di euro), dell’alimentare (603 milioni) e dei mezzi di trasporto merci (279 milioni). La contemporanea riduzione delle importazioni (7,2 miliardi di euro nel 2023) ha migliorato il saldo commerciale che rimane tuttavia negativo nella provincia. In ogni caso, Piacenza ormai da un decennio è diventata tra le prime esportatrici del paese, con una propensione internazionale pari al 55% del Pil locale (36% in Italia).

Il quadro demografico continua a registrare sia luci che ombre, ma con un quadro futuro molto preoccupante: le proiezioni al 2043 prospettano una popolazione di 240 mila abitanti nel caso dello scenario peggiore senza immigrazione.

Dal punto di vista delle componenti sociali ad ambientali dello sviluppo locale Piacenza registra ritardi e criticità. In primis gli infortuni sul lavoro, per i quali il territorio si pone al 98° posto nella graduatoria nazionale, con 16 incidenti mortali o con inabilità permanenti ogni 100 mila occupati, e la mortalità degli incidenti stradali al 97° posto. Ancora gli indici del clima (102°) e le temperature anomale (92°), aspetti ovviamente non solo locali e connessi a cambiamenti epocali anche sovranazionali. Ancora molto insufficiente il numero di laureati (91°) nonostante la presenza in crescita di quattro poli universitari (Università Cattolica, Politecnico, Conservatorio, Università di Parma). Vanno tuttavia enfatizzati anche gli indicatori sicuramente positivi. Dal punto di vista demografico la quota di immigrati regolari sulla popolazione (3° posto in Italia) e il saldo migratorio (5°), così come il numero di imprese straniere (12°). Nell’ambito economico si conferma la ricchezza del territorio, con il terzo posto nella graduatoria nazionale per i depositi bancari per abitante, l’elevato tasso di occupazione (21°) e la forte propensione alle esportazioni (19°). Nella sfera sociale e culturale emerge l’ottimo posizionamento (4° in Italia su 107 province) come indice di qualità della vita dei giovani (nonostante i dubbi sulla significatività di questa misura composta di 12 indici), le buone dotazioni di servizi per il benessere (11°) e di palestre e piscine (9°), così come gli alti indici di lettura come numero di copie di libri vendute (11°) ed infine alcuni indicatori di qualità dell’amministrazione pubblica, come l’illuminazione pubblica intelligente (17°) e le amministrazioni digitalizzate (14°).

Nel settore del credito si assiste anche nel 2023 ad un calo significativo dei depositi bancari (10,5 miliardi di euro) che accompagna la diminuzione dei prestiti (6,3 miliardi), facendo scendere ancora il rapporto depositi-prestiti a 60,5, dato penalizzante per il territorio perché indica la fuoriuscita dei risparmi raccolti dalle famiglie verso altre aree del Paese dove gli investimenti appaiono più dinamici (il dato regionale è infatti pari a 85,5 e quella nazionale a 83,8). La diminuzione del numero di sportelli bancari per numero di abitanti, causata da noti cambiamenti intervenuti negli ultimi anni nel settore creditizio (riduzione dell’uso del contante, crescita del digitale) è continuata anche nel 2023. In provincia di Piacenza questa decrescita è stata molto più lenta rispetto alla situazione regionale e nazionale. Questo risultato positivo per Piacenza è merito anche della politica di sostegno al territorio portata avanti dalla banca locale (Banca di Piacenza).

I TRE NODI STRATEGICI

Il primo nodo strategico su cui concentrare l’attenzione per il futuro del sistema Piacenza è il rapporto tra capitali esterni e interni, ovvero la capacità di coniugare il necessario ricorso a investimenti internazionali per rimanere competitivi sui mercati mondiali e la presenza di imprenditorialità autoctona più sensibile e radicata sul territorio e quindi più “fedele” alle sorti della città e della provincia. Il secondo nodo rilevante riguarda l’emergere di situazioni di povertà e disagio sociale ed economico sempre più diffuse. Nel territorio piacentino l’Osservatorio delle povertà della Caritas ha registrato un incremento consistente nelle richieste di aiuto (mensa, ricovero, vestiti, assistenza psicologica) sia per il moltiplicarsi di casi di bisogno estremo (senza fissa dimora, rifugiati, patologie psichiatriche acute, dipendenze), sia per il diffondersi di situazioni ibride “grigie” legate al nuovo fenomeno dei working poor. Il terzo nodo è rappresentato dalle nuove forme di pianificazione territoriale condivisa. La riorganizzazione dell’architettura istituzionale degli enti locali (riforma della Provincia) e delle autonomie funzionali (Camera di Commercio dell’Emilia) dovrà tradursi in modelli moderni e innovativi di progettazione collettiva. Anche il ruolo delle Associazioni di categoria, rinnovate negli ultimi anni come classe dirigente, dovrà contribuire al coordinamento delle iniziative collettive in modo cooperativo e innovativo. Il 2024 è anche l’anno di approvazione del nuovo Piano Territoriale di Area Vasta di Piacenza che ha proposto come vision di sviluppo una “provincia attraente, snodo territoriale ed eccellenza nel sistema padano”. Da un lato emerge l’urgenza di superare il modello della “capitale della logistica”, per contenerne le diseconomie esterne di tipo ambientale e sociale, dall’altro per riconoscere il valore strategico delle vocazioni storiche del territorio (meccanica avanzata, agroalimentare, raccorderia, materiali da costruzione). Infine il problema dell’equilibrio territoriale, per rispondere alla domanda di sostegno (economico, sociale, istituzionale) da parte dei territori montani, da decenni schiacciati da processi di spopolamento e desertificazione produttiva e residenziale sempre più evidenti.

Le nuove sfide del sistema piacentino sono quindi legate allo sviluppo di una “intelligenza collettiva” capace di rendere sostenibile lo sviluppo locale, ovvero accompagnare la crescita competitiva delle imprese del territorio, rispondere ai nuovi bisogni sociali delle fasce deboli, attivare percorsi di resilienza nelle aree interne e montane della provincia.

RINGRAZIAMENTI

Al termine del Report l’Università Cattolica del Sacro Cuore, sede di Piacenza, “ringrazia il presidente del Consiglio di amministrazione della Banca di Piacenza, Giuseppe Nenna, per aver sostenuto l’organizzazione della Giornata dell’Economia Piacentina ed i componenti del Comitato di indirizzo e di coordinamento, Eduardo Paradiso, Domenico Capra, Michelangelo Dallariva, Vittorio Silva, per il prezioso lavoro di accompagnamento nel percorso di analisi e di ricerca. Un sincero ringraziamento anche a Valter Alberici, Renato Velli, Andrea Grieco, Alfredo Repetti, Hani Boktor, Luca Groppi, Pierangelo Romersi, che hanno partecipato agli incontri di approfondimento settoriali sul comparto della raccorderia e del turismo. Grazie a loro il rapporto sul sistema economico piacentino si è arricchito anche di valutazioni e previsioni difficilmente ricavabili dalle statistiche ufficiali. Ancora un riconoscimento anche ai direttori e referenti delle Associazioni di categoria Confcommercio, Confesercenti, Confindustria, Confapi, Libera Artigiani, Unione Provinciale Artigiani, Lega Cooperative e Confcooperative, per aver facilitato l’incontro con gli operatori economici soci delle loro organizzazioni. Infine, ma non ultimo segnaliamo il contributo dell’Ufficio Studi di Unioncamere Emilia Romagna nelle persone del suo direttore Guido Caselli e di Mauro Guaitoli, per aver condiviso dati, ricerche e analisi e così arricchito in modo significativo il presente rapporto”.

Nella foto, il momento di raccoglimento a ricordo del professor Franco Anelli al PalabancaEventi di Via Mazzini.

Pubblicato il 28 maggio 2024

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I contratti aumentano a maggio ma previsioni negative sul trimestre

Contratti maggio 24

Dopo la crescita del mese precedente, anche maggio registra un incremento del numero dei nuovi contratti che le imprese piacentine intendono attivare. Per il mese corrente, infatti, sono previsti 2.510 nuovi contratti, vale a dire il 4,1% in più rispetto al maggio 2023. Diverso, invece, l’andamento per i mesi successivi, tanto che le analisi dell’Ufficio studi della Camera di commercio dell’Emilia sui dati del Sistema Excelsior, parlano di un -0,4% per il trimestre maggio-luglio 2024, con le attivazioni attestate a quota 8.280. Le imprese che attiveranno nuovi contratti rappresentano il 18% sul totale e, fra i dati significativi dell’analisi, spicca la quota del 38% riservata ai giovani con meno di 30 anni, ma anche la presenza costante delle difficoltà nel reperimento delle figure desiderate dagli imprenditori, presenti nel 55% dei casi.

I contratti proposti sono per il 71% rappresentati da lavoro dipendente (21% tempo indeterminato, 42% determinato e 8% di altro tipo) e per il 29% da forme ‘flessibili’ (25% somministrazione/interinali in e 4% di collaborazione/partite Iva/altri). I primi 5 settori di attività per nuovi contratti programmati nel mese di maggio sono il commercio (630 unità, più che raddoppiate rispetto al maggio 2023), i servizi di trasporto, logistica e magazzinaggio (430 nuovi contratti, dimezzati rispetto allo stesso periodo dello scorso anno), servizi di alloggio e ristorazione e turistici (220 nuovi contratti e -15,4% rispetto a maggio 2023), le industrie meccaniche ed elettroniche (220 nuovi contratti) e le Costruzioni (180, +5,9%). Le tre professioni qualificate più richieste in valore assoluto sono gli addetti alle vendite (370 unità, per il 37,1%, di difficile reperimento), esercenti e addetti nelle attività di ristorazione (220   unità, per il 60,5% dei casi considerati di difficile reperimento), e i conduttori di veicoli a motore e a trazione animale (180 unità, per il 68,1%, di difficile reperimento). I titoli di studio più richiesti riguardano la qualifica di formazione professionale o diploma professionale, con 960 nuovi contratti (il 38,2% sul totale); a seguire, i diplomi di istruzione di livello secondario, 730 unità (il 29,1 %), mentre per chi esce dalla scuola dell’obbligo vi sono 570 nuovi contratti disponibili e per il livello universitario e l’Its Academy ci si attesta a 250 nuove unità. L’esperienza nella professione è particolarmente richiesta per i titoli di studio più elevati (53,4 % dei casi), mentre scende al 17% per quelli secondari ed al 9,1% per le qualifiche di formazione professionale, mentre scendono al 5,1% per la scuola dell’obbligo. Per quanto concerne le figure professionali, i dati camerali attestano che nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica, la domanda tecnici in campo ingegneristico è infruttuosa nel   76,1% dei casi, mentre quella di tecnici dei rapporti con i mercati lo è nel 57,1% dei casi, quella dei tecnici informatici, telematici e delle telecomunicazioni lo è nel 56% dei casi; di difficile reperimento poi anche i tecnici della salute (nel 54,5% dei casi). Nell’ambito degli impiegati e nelle professioni commerciali e nei servizi, sono di più difficile reperimento i professionisti qualificati nei servizi sanitari e sociali (84% dei casi), gli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione (60,5% dei casi), gli operatori della cura estetica (53,8% dei casi), i professionisti qualificati nei servizi personali (50% dei casi) e gli addetti all’accoglienza e all’informazione della clientela (nel 45% dei casi, di difficile reperimento). Per quanto riguarda gli operai specializzati, le maggiori difficoltà di reperimento si scontano nella ricerca di operai specializzati addetti alle rifiniture delle costruzioni (nel 100% dei casi, di difficile reperimento), di fabbri ferrai costruttori di utensili (nell’88,2% di difficile reperimento), di fonditori, saldatori, lattonieri, calderai, montatori di carpenteria meccanica (nell’87,1% dei casi), di meccanici artigianali, montatori, riparatori, manutentori macchine fisse/mobili (81,6% dei casi), e di operai specializzati addetti alle costruzioni e mantenimento di strutture edili (77,8% dei casi).

Pubblicato il 28 maggio 2024

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È morto Franco Anelli, dal 2013 rettore dell'Università Cattolica

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Nella tarda serata di ieri, nella sua abitazione milanese, il magnifico rettore dell’Università Cattolica, Franco Anelli “è tragicamente scomparso”. Secondo quanto è stato ricostruito dai carabinieri, intervenuti su posto con il medico legale, dopo gli operatori del 118, Anelli si sarebbe tolto la vita nella sua abitazione di Milano.
Anelli era nato a Piacenza il 26 giugno 1963 e aveva frequentato le scuole nella nostra città, diplomandosi al liceo scientifico Respighi. Si era poi laureato all’università Cattolica di Milano, mentre nella sede di Piacenza dell’ateneo aveva iniziato la carriera di professore.
Il primo gennaio 2013 divenne rettore dell’università Cattolica, mandato che sarebbe scaduto tra poche settimane al termine del terzo e ultimo mandato possibile.
Nel 2022 Papa Francesco lo aveva nominato consultore della Congregazione per l’educazione cattolica.
Con “profonda costernazione” la Comunità dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Universitario Agostino Gemelli Irccs, “alla quale egli ha dedicato la propria opera e l’intera sua vita, si raccoglie nel compianto e nella preghiera, esprimendo il più sentito cordoglio alla sua mamma e ai suoi cari”.

Il cordoglio del vescovo mons. Cevolotto e della diocesi

“A nome della Diocesi di Piacenza-Bobbio, partecipo al dolore dei familiari, dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli Irccs per la morte del Magnifico Rettore prof. Franco Anelli” - scrive in un messaggio di cordoglio il vescovo mons. Adriano Cevolotto -.
“Ricordando con profonda gratitudine - aggiunge mons. Cevolotto - la sua dedizione e professionalità che hanno caratterizzato i suoi anni alla guida dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, esprimo il più sentito cordoglio alla mamma, ai suoi cari e a coloro che hanno condiviso l’impegno educativo nell’Ateneo fondato da Padre Agostino Gemelli. A tutti assicuro la preghiera della nostra Chiesa diocesana, perché possiamo vivere con speranza questo momento di sgomento e  grande sofferenza”.

Il cordoglio della sindaca Katia Tarasconi

“Siamo costernati, sconvolti. L’improvvisa e prematura scomparsa di Franco Anelli, rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, è una tragedia che colpisce profondamente non solo il mondo accademico locale e nazionale di cui era uno degli esponenti più illustri e stimati, ma che colpisce e scuote tutti noi e l’intera comunità piacentina a cui il professor Anelli apparteneva. Insieme stavamo lavorando e stretto contatto, condividendo la visione di Piacenza come città universitaria; una visione che ci aveva portati, con tutti i rettori delle università locali, a siglare lo scorso febbraio il “Protocollo atenei” di cui Franco Anelli era orgoglioso. Di Piacenza, la sua città, Franco Anelli era innamorato e non c’è stata occasione, anche di recente, come al Dies Academicus di qualche settimana fa, in cui non l’abbia rimarcato e dimostrato con la simpatia e l’affabilità che lo caratterizzavano. Alla sede piacentina della Cattolica, che vanta settant’anni di vita sul nostro territorio, è sempre stato particolarmente legato e lo dimostrava ogni giorno con la passione, l’affetto, la gentilezza e la disponibilità che lo hanno sempre contraddistinto. Piacenza e l’Italia intera perdono un grande uomo. Esprimiamo il più sentito cordoglio per la sua scomparsa e ci stringiamo ai famigliari, agli amici più stretti, alla comunità accademica – colleghi e studenti - in un abbraccio commosso”.

Il cordoglio della presidente Patelli e del Consiglio provinciale 

“Esprimo, anche a nome del Consiglio Provinciale e in qualità di Amministratore Unico di E.P.I.S., profondo cordoglio per la scomparsa del Magnifico Rettore Franco Anelli e, partecipando al dolore dell’Università Cattolica e della Fondazione Policlinico Agostino Gemelli IRCCS, rivolgo le più sentite condoglianze ai suoi famigliari e ai suoi cari”. È quanto dichiarato dalla presidente della Provincia, Monica Patelli, appena appresa la notizia della scomparsa del professor Franco Anelli: “Anche nel recente appuntamento del Dies Academicus ne avevo ammirato l’enciclopedica cultura e l’apprezzabile tratto umano, doti che hanno contribuito in modo fondamentale alla crescita di un Ateneo profondamente radicato sul territorio, che ha sempre guardato alle frontiere della ricerca e puntato a fornire a studentesse e studenti una formazione di respiro realmente internazionale”.

Nella foto, Franco Anelli (Foto Siciliani-Gennari/SIR)

Pubblicato il 24 maggio 2024

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Faggin a Palazzo Gotico: intelligenza artificiale «utilissima» e «pericolosa»

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“L’intelligenza artificiale non capisce niente, è una struttura che riconosce cose che ha imparato grazie a noi”. È molto chiaro Federico Faggin, fisico e inventore noto come il “papà” del microchip e del touchscreen, quando afferma che “l’intelligenza artificiale non supererà mai quella naturale”. È uno strumento “utilissimo”, dice, e allo stesso tempo “pericoloso”. Dipende dall’uso che se ne fa.
Faggin ha parlato davanti a una folta platea di studenti delle scuole superiori piacentine – circa 350 – venerdì 24 maggio a Palazzo Gotico, invitato dall’Associazione insegnanti di fisica (Aif) di Piacenza all’incontro “Intelligenza artificiale – timore o entusiasmo?” organizzato in collaborazione con il Comune di Piacenza.

Faggin, dopo le esperienze in Italia e California, arrivò sulla soglia dell’intelligenza artificiale negli anni Ottanta, studiando le reti neurali, “un’idealizzazione di come funzionano le reti neurali del cervello poi ridotta ad algoritmo”.
Ma la vera rivoluzione c’è stata negli ultimi cinque anni. “La versione 3.5 di ChatGpt – ha detto – aveva 1.750 miliardi di parametri, adesso si pensa di passare a 20mila miliardi per aggiungere altra conoscenza”. Nell’ultimo lustro, i passi da gigante sono stati possibili grazie a “processori superveloci, che ci permettono di avere sistemi generativi: significa che il computer mette insieme i testi, parola dopo parola, secondo le probabilità generate dal sistema di parametri. Per impararne il funzionamento bisogna saperla più lunga dell'intelligenza artificiale - ha proseguito -, farle domande continue e capire quello che dice sapendo che il computer non capisce niente”.

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Introdotto da Carlo Colombini, docente e segretario dell’Aif, dopo i saluti dell’assessore comunale alla cultura Christian Fiazza, Federico Faggin si è presentato ripercorrendo le fasi più importanti della sua carriera. Nato a Vicenza nel 1941, a undici anni realizzò il primo aeromodello. “A quell’epoca – racconta – non mi capacitavo di come un giocattolo potesse volare. Lì mi innamorai della fisica. Negli anni ‘50, con l’arrivo in società dei primi computer, capii che il mondo stava cambiando: frequentavo le scuole medie e leggevo di questi «mostri». Quel mondo suscitò in me un interesse tale che mi portò, dopo il titolo di perito radiotecnico, alla Olivetti a Borgo Lombardo. A quei tempi la Olivetti era avanzata come la Ibm americana. Poi studiai fisica e mi laureai in quattro anni col massimo dei voti. Partii per gli Stati Uniti, lavorando prima alla Sgs, poi alla Fairchild, per poi fondare la Zilog (nel 1974 a San Jose in California, nda), che realizzò il microprocessore Z80. Fondai poi un’altra società (la Exxon, nda), e poi la Synaptics, che inventò il touchpad e il touchscreen. Ma la mia idea era di realizzare un computer che imparasse da solo, capii già allora che il futuro era l’intelligenza artificiale”. La differenza sostanziale tra l'intelligenza naturale e quella artificiale, ha spiegato il fisico, sta in capacità che l'IA non avrà mai. "Non potrà mai superare la capacità di comprendere, perché l’intelligenza artificiale non capisce niente e non capirà mai niente. Noi siamo diversi perché abbiamo coscienza e libero arbitrio, conosciamo attraverso sensazioni e sentimenti che proviamo dentro ognuno di noi. Ho vissuto un’esperienza di premorte in cui ero contemporaneamente dentro di me e fuori di me, lì ho capito che l’idea fondamentale che abbiamo, che siamo separati dal mondo, è un’idea sbagliata. Siamo interconnessi, siamo una parte - intera - del tutto”.

Francesco Petronzio

Nelle foto, il fisico Federico Faggin e gli studenti a Palazzo Gotico.

Pubblicato il 28 maggio 2024

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Festa di Santa Rita: una giornata di devozione e benedizioni

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“Chiediamo di rimanere innestati nel tronco della vite, come ha fatto Santa Rita, per portare il frutto buono, il frutto della pace, dell'amore, della gioia e del timore di Dio”: sono le parole del Vicario Generale don Giuseppe Basini che ha presieduto la liturgia serale di Santa Rita, il 22 maggio, in occasione della celebrazione della festa dedicata alla Santa degli impossibili.

Flusso costante di fedeli

Sin dalle prime ore del mattino, l'atmosfera lungo lo Stradone Farnese è stata animata da un flusso costante di fedeli. Alcuni diaconi della diocesi hanno benedetto migliaia di veicoli, rinnovando un gesto simbolico di protezione per chi viaggia. Le auto, ornate di rose e altri simboli di fede, sono sfilate una dopo l'altra, creando un suggestivo spettacolo di devozione. Le rose, fiore associato a Santa Rita, hanno avuto un ruolo centrale nella festa. Durante tutta la giornata, numerose rose sono state distribuite e benedette, simboleggiando la fede e la speranza che i devoti ripongono nella Santa degli impossibili.

La gioia di riunirsi

La celebrazione liturgica principale della giornata è stata introdotta da padre Adelio Joao, responsabile della comunità dei Figli di Sant’Anna nella chiesa di Santa Rita. Durante l'omelia, don Giuseppe Basini ha ricordato l'importanza di Santa Rita come esempio di fede incrollabile e perseveranza nelle difficoltà. "Santa Rita ci insegna che con la fede possiamo affrontare le sfide più grandi", ha detto il vicario generale. Don Basini ha poi sottolineato la gioia di riunirsi in preghiera per celebrare l'Eucaristia e riconoscere l'operato di Dio nella vita dei santi, che sono amici di Dio e nostri. “Il Vangelo non è un'utopia o una filosofia, ma una persona, Gesù, che trasforma le nostre vite quando lo accogliamo. Santa Rita - ha detto don Giuseppe - è un esempio straordinario di vita ordinaria resa speciale dal suo continuo "sì" a Dio in ogni ruolo della sua vita, come donna, sposa, madre, vedova e poi come religiosa. Tanti aspetti diversi ma dentro l'unica vocazione chiamata, la chiamata alla santità, ad appartenere a Dio, a lasciarsi trasformare dall'amore del Signore”.

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Rimanere in Lui

Don Giuseppe ha invitato tutti a cercare Dio con fervore, come si cerca un tesoro, e a non cedere alla superficialità. Cercare il Signore è già trovarlo, poiché Dio si lascia incontrare. La speranza e la fede nell'amore di Dio, che è eterno e incondizionato, sono centrali. Gesù è la vera vite, e noi i tralci: “Solo rimanendo in Lui - ha affermato il presbitero - possiamo portare frutto. Vivere i comandamenti e rimanere nella sua parola sono essenziali per ricevere la linfa di Dio. La cultura moderna spesso vive di "demandamenti" piuttosto che di comandamenti, delegando ad altri ciò che dovremmo fare noi stessi. Tuttavia, vivere il Vangelo richiede fiducia e amore autentico, come mostrato da Gesù. Anche nelle difficoltà, come testimoniano i cristiani perseguitati in Kurdistan, è possibile vivere il Vangelo con fervore”. Il Vicario Generale ha poi evidenziato come Santa Rita ci ricorda l'importanza dell'Eucaristia e di rimanere fedeli a Dio anche nei momenti più difficili. San Paolo esorta a vincere il male con il bene, dimostrando che la forza del bene non è debolezza, ma potenza divina. Infine, Don Giuseppe ha invitato i presenti a chiedere al Signore di rimanere in Lui per portare frutti di pace, amore, e gioia, resistendo alle tentazioni della carne come l'invidia e le divisioni, seguendo l'esempio di Santa Rita.

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Un evento significativo

I canti della corale, le preghiere e la partecipazione attiva dei fedeli hanno reso l'evento ancora più significativo. La festa di Santa Rita a Piacenza non è stato solo un momento di celebrazione religiosa, ma anche un'occasione per riscoprire il valore della fede nella vita quotidiana. La benedizione delle auto e delle rose ha rappresentato un gesto di protezione e speranza, che riflette il desiderio dei fedeli di essere accompagnati dalla grazia divina in ogni momento della loro vita. La chiesa di Santa Rita, con la sua posizione strategica sullo Stradone Farnese, è stata una luce di speranza e spiritualità per l’intera città.

Riccardo Tonna

Nelle foto, la ricorrenza di Santa Rita.

Pubblicato il 23 maggio 2024

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