Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Notizie Varie

Notizie Varie

L’Auditorium Coni Point dedicato a Roberto Gentilotti

roberto gentilotti ex presidente del coni piacenza

La sede del CONI Point Piacenza, da anni casa delle Federazioni sportive provinciali, avrà uno spazio dedicato alla memoria di Roberto Gentilotti. All’ex Presidente provinciale del comitato olimpico, infatti, verrà intitolato l’Auditorium del Palazzo CONI di via Calciati con una cerimonia che, nel rispetto delle attuali disposizioni sul distanziamento interpersonale, si svolgerà sabato 3 ottobre alle 11 alla presenza delle massime autorità sportive provinciali e regionali, nonché del Sindaco di Piacenza, Patrizia Barbieri.
Dirigente sportivo con una carriera lunga più di sessant’anni, Gentilotti entrò a far parte del CONI provinciale negli anni Settanta, durante la presidenza dell’avv. Edgardo Franzanti, dopo l’esperienza maturata inizialmente nella Federazione cronometristi e successivamente nel Centro sportivo italiano. Dopo la scomparsa di Franzanti, la cui opera fu continuata da Franco Bargazzi, Gentilotti divenne vicepresidente del Comitato olimpico piacentino, ente di cui in seguito fu eletto alla massima carica che conservò per tre quadrienni olimpici fino al 2004, quando passò il testimone a Stefano Teragni. All’incarico di Presidente provinciale, Gentilotti affiancò anche l’impegno nel CONI regionale dell’Emilia Romagna, in cui operò soprattutto nell’interesse e per la tutela dello sport piacentino.
Un impegno unanimemente apprezzato che, non a caso, fu riconosciuto e premiato dal CONI nazionale con la Stella d’oro al merito sportivo, massima benemerenza attribuita ai dirigenti sportivi dall’ente a cinque cerchi. Gentilotti, che nel 2013 divenne Presidente onorario del CONI Point Piacenza, fu anche insignito, sempre per meriti sportivi, dell’onorificenza di Grand’Ufficiale.
“Ho avuto la fortuna di conoscere Roberto - ricorda il Delegato provinciale CONI, Robert Gionelli - durante gli ultimi anni della sua presidenza, appena prima del passaggio di consegne con Stefano Teragni. Nonostante avesse quasi ottant’anni, era attivissimo, pieno di interessi e desideroso di realizzare sempre qualcosa di nuovo per lo sport piacentino. Ha lasciato molte testimonianze del suo impegno e del suo lavoro, tra cui anche l’attuale sede del CONI Point, per cui si spese tantissimo all’inizio degli anni Novanta. Il suo obiettivo, infatti, era quello di dotare il Comitato provinciale di una sede prestigiosa in grado di rispondere alle esigenze di tutte le Federazioni, che ancora oggi vi sono ospitate. Anche per questo abbiamo ritenuto doveroso ricordarlo per sempre nella “casa dello sport piacentino” nata, appunto, grazie al suo impegno e alla sua lungimiranza”.

Pubblicato il 21 settembre 2020

Ascolta l'audio   

«Poltrona Edition», l'Avis Piacenza premia 322 donatori

premiazioni avis Arianna Valverde

Sono arrivati pochi per volta a ritirare il distintivo, in osservanza delle norme di distanziamento sociale. Ad accoglierli, nel cortile della sede dell'Avis Comunale di Piacenza in via Campagna 39, il Presidente della sezione cittadina Giovanni Villa, i Consiglieri e la Segretaria. Tutti veterani Avis con alle spalle più di 30 anni di donazione. Le benemerenze sono state consegnate nell'arco dell'intera giornata di sabato 19 settembre, mentre i relativi attestati erano stati preventivamente spediti per posta.
Una “Festa del donatore” condizionata dall'emergenza sanitaria e ribattezzata “Poltrona Edition”, per l'inedita modalità di svolgimento. Per il donatore, la poltrona di cui si fa menzione è quella di casa, fedele compagna in tempi di confinamento “ma è anche quella del centro prelievi dove le persone si accomodano per donare il sangue”, specifica Giovanni Villa. Quest'ultimo ha inaugurato la giornata presentando i dati relativi alle donazioni e alle adesioni in seno alla sezione cittadina. Nel 2019 si contano 212 nuovi soci per un totale di 2555 volontari ovvero 200 in più rispetto al 2018 mentre 4742 sono state le donazioni, fra sangue e plasma. 87 in più dell'anno precedente. I numeri indicano anche l'eterogeneità dei donatori. Le distinzioni di genere, di cultura e di etnia non contano: tutti possono offrire. La fascia di età più rappresentata è quella fra i 36 e i 55 anni. Quasi un terzo delle donazioni sono femminili e circa il 10% del sangue donato è straniero.
In rame, in argento, in argento dorato, in oro, in oro e rubino, in oro e smeraldo e in oro e diamante. Sono diverse le benemerenze assegnate ai soci in base al numero di donazioni. Esemplari, per comprendere le qualità umane dei premiati, sono le storie di Arianna Valverde e Ivanoe Mazzocchi, due generazioni a confronto unite dalla stessa motivazione. La prima è una giovane educatrice che ha superato il primo traguardo, conquistando il contrassegno in rame dopo 3 anni di iscrizione e 6 donazioni. “Per me è solo un inizio. Voglio aiutare le persone più fragili come per esempio mia nonna che ha problemi di salute e ha bisogno di trasfusioni”. Mazzocchi, invece, è stato premiato con il distintivo in oro e smeraldo per i suoi 36 anni di affiliazione e più di 100 donazioni all'attivo. “Sono entrato in Avis a 17 anni. Un mio caro amico si è ammalato di leucemia e aveva bisogno di sangue. All'epoca, ho dovuto chiedere il consenso dei genitori perché ero ancora minorenne”.

In videomessaggio il saluto delle Istituzioni
La “Festa del donatore 2020” si è aperta in mattinata, con una diretta Facebook che ha consentito alle Istituzioni di porgere i propri saluti in video messaggio. Daniela Lupo, Prefetto di Piacenza, ha messo in luce la forza e il radicamento dell'Associazione sul territorio sottolineando che “quanto più è stata difficile la situazione, tanto più forte si è dimostrata la solidarietà dei donatori”. Il Sindaco, avv. Patrizia Barbieri, ha ricordato “il debito di tutta la comunità nei confronti dell'Avis, organizzazione che svolge un ruolo sociale verso il prossimo e trasmette alla società messaggi di speranza”.
Il Col. Paolo Abrate, Comandante Provinciale dei Carabinieri, ha evidenziato “il valore civico della donazione”.
La dott.ssa Maria Mariano, Direttrice del Centro Trasfusionale dell'Asl di Piacenza ha precisato che “il sangue non si compra e non si vende ma si dona. E donare è un gesto di civiltà e progresso. La solidarietà umana è superiore alla paura della malattia”.

Dello stesso segno l'intervento del dott. Marco Ravarani, Responsabile dell'Unità di Raccolta dell'Avis Provinciale di Piacenza, che ha aggiunto: ”Durante il lockdown siamo riusciti a garantire la disponibilità di sangue di cui c'era bisogno grazie al nostro sistema di pianificazione e prenotazione degli interventi”. Infine, i saluti del Presidente dell'Avis Provinciale di Piacenza, Leonardo Fascia, e le parole di Maruska Fusini, Segretaria dell'Avis Provinciale e Consigliera Nazionale. “Il mondo è cambiato e ci pone nuove sfide. Abbiamo l'opportunità di continuare a crescere e di costruire una società migliore”.

Pubblicato il 21 settembre 2020

Ascolta l'audio   

La Luce che spezza le nostre tenebre

luceabisso

La carità e l’adesione a Cristo metteranno in luce l’intenzione dei nostri cuori.

Dalla prima lettera di san Paolo apostolo ai Corinzi si legge: “Fratelli, ognuno ci consideri come servi di Cristo e amministratori dei misteri di Dio. Ora, ciò che si richiede agli amministratori è che ognuno risulti fedele”.
In questo tempo siamo venuti tutti meno proprio alla fedeltà ed è l’unica cosa cui saremmo tenuti a restare saldi.
La fedeltà è il frutto maturo della libertà.
In questo tempo di pandemia, in cui la nostra libertà è spesso stata incatenata, la nostra fedeltà a Dio e il nostro “sceglierlo” sono stati barattati con altro.

Il Signore ci chiede di rimanergli accanto, di tutto il resto si assume il compito lui.
L’amore è sempre una questione di fede e noi non ne abbiamo abbastanza da credere fermamente che Dio ci ami sopra ogni cosa, ci difende, ci offre se stesso e diventa medico e medicina della nostra anima.
Non gli interessano i nostri profitti e le nostre capacità, a lui interessa il nostro cuore.
Non dobbiamo inventare chissà quali stratagemmi per catturare la sua attenzione perché è da sempre innamorato di noi.
Ci chiede di averne coscienza e di riconoscergli tutto ciò che facciamo e siamo.

San Paolo a un certo punto si sente libero da ogni giudizio, nonostante un tempo ritenesse indispensabile avere buon conto da parte degli altri; inizia a riconoscere Dio e identifica come suo unico giudice il Signore.
Perché abbiamo così paura di comprometterci con Dio?

Dio metterà in luce le oscurità delle tenebre, questo il suo dono più grande. Il nostro rapporto con Gesù metterà in luce le intenzioni del nostro cuore, la verità della nostra carità, la serietà dei nostri rapporti con gli altri e la dannazione del possesso e dell’idolatria.
Se si rimane fedeli a Cristo - che è quello che ci viene richiesto - è immancabile che sarà scoperto ciò che siamo davvero. È anche probabile che gli altri ci faranno guerra e rimarremo da soli, come lo è stato per Pietro, per Paolo e per tutti i santi, ma se questi uomini hanno scelto quella strada, un motivo l’avranno visto.
Certo: Gesù Cristo c’è e il suo amore è vivo e reale e vale la pena nel suo nome perdere tutto, come spazzatura.
Noi così imbrigliati dal giudizio altrui e dalla nostra mancanza di libertà, chiediamo oggi con forza al cuore di Cristo di spaccare la nostra dura cervice e aprire una breccia verso la luce.

Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 4 settembre 2020, Vangelo secondo Luca 5,33-39

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 18 settembre 2020

Ascolta l'audio

La beatitudine cos'è?

bea

La parola “beatitudine” che cos’è? Quella gioia così difficile da avere, che disperatamente cerchiamo, che non possiamo comprare o costruire.
Il mondo pare dirci che chi si può permettere di più, sarà più felice.
Davvero, non è così. Paradossalmente la vita così può diventare un peso.
Quando un’esistenza diventa beatitudine anche nella difficoltà? Quando c’è amore e carità.
Nella logica della croce l’amore è più forte della morte e il perdono è più forte della vendetta. Nella croce Dio si dà tutto, si esprime in maniera suprema. Gesù crocifisso e risorto rivela chi è Dio, chi siamo noi, e unisce entrambi in un unico amore. E il “sì” di Dio è all’uomo, anche quello più lontano a Dio.
L’amore non sarà mai distrutto, ma rimane.
Gesù oggi ci vuole insegnare, dove trovare quest’amore per rimanere beati, vale a dire trovare quello che nella propria vita dà senso e significato a tutto.

Che cosa faceva Gesù sul monte?
Pregava, era a colloquio con il Padre cui andava per ricevere grazia.
In questo situazione chiama sei discepoli e li dice “beati”.
La beatitudine viene da Dio, che non è contrario alla nostra felicità, non si compiace del nostro dolore.
Quando siamo poveri e afflitti, lì nel fondo del nostro cuore ci aspetta chi ci può dare speranza e beatitudine, la pace che il mondo non può regalare e che si fonda su quella relazione profonda e intima che supera ogni malizia e tradimento.
È guardando i propri discepoli che Gesù vede i poveri, gli affamati, i sofferenti, i perseguitati. Non è una lezione che sta dando a noi, ma una consapevolezza che sta chiedendo a ciascuno di noi. Gesù è colui che vede la povertà, la fame, la sofferenza, l’ingiustizia. E proprio perché la vede, può anche riempirla di significato e trasformarla, così, in beatitudine.
Signore, insegnaci a pregare.
Bastare a se stessi è il grande motto dell’inferno, perché chi basta a se stesso, è solo, e chi è solo, è all’inferno anche se non lo sa.
Signore, nella preghiera e nella relazione con te nascerà la mia vera gioia.
Perché le Chiese sono vuote? Forse non ci interessa la fonte della gioia.
Solo la preghiera richiama gli altri a Dio e il suo amore implica l’accettazione di un bisogno che ci abita e che riguarda tutti, ricchi e poveri: è il bisogno di essere amati.

Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 9 settembre 2020, Vangelo secondo Luca 6,20-26

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 21 settembre 2020

Ascolta l'audio

Progetti per l’ingresso dei più fragili nel mondo del lavoro

Vincenzo Colla assessore regionale 

Misure concrete e risorse, per 7,3 milioni di euro, che puntano ad agevolare e supportare, da Piacenza a Rimini, il complesso rapporto tra disabilità e diritto ad accedere al mondo del lavoro. Questo con corsi di alfabetizzazione informatica e linguistica, organizzazione del lavoro e supporto nella formazione, con l’obiettivo di attivare successivamente percorsi di ricerca attiva del lavoro. Ma anche con orientamento individuale e di gruppo, accompagnamento all’autoimprenditorialità, tirocini nonché formazione e certificazione delle competenze secondo quando previsto dal sistema regionale delle qualifiche. Infine, adattamento dei posti di lavoro attraverso la concessione di contributi alle imprese nella fase di ripartenza post Covid-19. Dopo l’approvazione dell’invito che finanzia con 3,2 milioni di euro i progetti a sostegno della transizione dalla scuola al lavoro (per accompagnare i giovani con disabilità dal percorso di studio alla dimensione lavorativa), la Giunta regionale guidata dal presidente Stefano Bonaccini prosegue nell’attuazione del “Programma 2020 del Fondo regionale disabili” approvando, nel corso dell’ultima seduta, tre misure e ulteriori risorse per 7,3 milioni, per supportare, in Emilia-Romagna, attraverso apprositi  progetti la preparazione e l’ingresso dei disabili nel mondo de lavoro.

Nessuno deve rimanere indietro
Potranno presentare progetti, in qualità di soggetti attuatori, enti emiliano-romagnoli accreditati per l’ambito della “Formazione continua e permanente” e per l’ambito aggiuntivo “Utenze speciali”. “Nessuno deve rimanere indietro, tanto meno nel mondo del lavoro. La disabilità - commenta l’assessore regionale allo Sviluppo economico, Lavoro e alla Formazione, il piacentino Vincenzo Colla (nella foto)- non deve essere un ostacolo ad accedere alla formazione individuale, alla crescita professionale e soprattutto ad avere un lavoro. Per dare dignità e opportunità, consentendo l’inserimento sociale e un riconoscimento a queste fasce deboli della popolazione, si è avviata una serie di azioni che consentano una programmazione pluriennale, finanziata anche con risorse europee. In questo modo possiamo rafforzare e dare continuità alle misure che accompagnano all'occupazione i giovani con disabilità e sostengono le loro famiglie. I progetti dovranno proporre risposte adeguate e personalizzate che tengano conto delle caratteristiche, delle aspettative, delle attitudini delle persone, privilegiando modalità flessibili e rispettose delle esigenze degli utenti”. Cinque milioni di euro destinati a sostenere le persone disabili, anche in condizione di particolare fragilità e vulnerabilità, in cerca di lavoro iscritte al collocamento mirato (Legge n. 68/1999) o già occupate. Gli interventi finanziati dovranno rendere disponibili, con riferimento ai territori dei nove Uffici del collocamento mirato della Regione, diverse misure formative e di politica attiva del lavoro con l’obiettivo di garantire proprio alle persone con disabilità tutti gli interventi previsti per favorire l’accesso al lavoro, la permanenza e la qualificazione. Per Piacenza si parla di 343.532 euro. 

Due milioni per percorsi di formazione
Due milioni di euro sono destinati a finanziare percorsi di formazione permanente finalizzati a sostenere le persone con disabilità nell’acquisizione delle conoscenze e competenze, per incrementarne l’occupabilità e l’adattabilità e funzionali alla permanenza nel mercato del lavoro. Si tratta, in altri termini, di un’offerta di percorsi brevi di alfabetizzazione informatica, linguistica e di competenze trasversali per operare nelle organizzazioni di lavoro. Potranno essere fruite in modo personalizzato e individualizzato. Anche in questo caso l’insieme degli interventi formativi dovrà essere distribuito avendo a riferimento i territori dei Centri per l’impiego, per facilitare la fruizione delle attività da parte delle persone disabili. Per Piacenza si tratta di 137.412 euro. Infine, 300mila euro riguardano il trasferimento, già previsto, di risorse a favore dell’Agenzia regionale per il Lavoro, per l’attivazione della procedura gestita dalla stessa struttura, che andrà ad adattare i posti di lavoro attraverso la concessione di contributi a favore delle imprese, tema particolarmente attuale anche in conseguenza delle problematiche derivanti dall’emergenza epidemiologica.

Pubblicato il 17 settembre 2020

Ascolta l'audio   

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente