Rinviato il referendum per il taglio dei parlamentari
Via libera del Consiglio dei ministri al rinvio del referendum sul taglio dei parlamentari, previsto per il 29 marzo. Come chiesto da più parti, anche per non falsare il voto per la prevista bassa affluenza legata al coronavirus, quindi si voterà in una data ancora non definita. "Il Governo ha ritenuto opportuno rivedere la decisione circa la data del referendum che era stata fissata prima dell'emergenza sanitaria, allo scopo di assicurare a tutti i soggetti politici una campagna elettorale efficace e ai cittadini un'informazione adeguata", ha spiegato il ministro per i Rapporti con il Parlamento Federico D'Incà. "Le procedure referendarie in Italia e all'estero - aggiunge il ministro - dunque si sospendono e saranno rinnovate quando sarà fissata una nuova data per il referendum. La legge ci consente di fissare la nuova data entro il 23 marzo 2020, in una domenica compresa tra il 50° ed il 70° giorno successivo all'indizione". Il Comitato per il "no" si è detto soddisfatto del rinvio, ma chiede che il referendum sul taglio dei parlamentari non venga accorpato con le regionali e le amministrative di maggio, perché l'accavallamento delle due campagne farebbe sì che il voto sul quesito sarebbe "inquinato". Secondo gli esponenti del Comitato per il "no" "il taglio dei parlamentari va votato a sé perché quando si discute di Costituzione gli argomenti non possono essere mischiati con altri, come quelli del voto amministrativo, altrimenti il voto sarebbe inquinato" e "sulla costituzione il voto deve essere pulito". Da alcune parti si è invece chiesto di accorpare il voto del Referendum alle Elezioni Amministrative di maggio, per risparmiare su una parte dei costi.
La riforma costituzionale prevede una drastica sforbiciata ai parlamentari: 345 rappresentanti in meno a Roma, un terzo di quelli attuali non saranno più in aula nella prossima legislatura. È la proposta del Referendum del prossimo 29 marzo, su cui gli italiani si esprimeranno. Lo scorso ottobre il Parlamento italiano ha deciso di auto-tagliarsi: dai 945 parlamentari attuali si potrebbe passare a 600. Per completare questa riforma costituzionale serve però il parere referendario dei cittadini. Il referendum non avrà comunque quorum, perché non si tratta di un voto abrogativo. La consultazione popolare punta a confermare o meno la riforma già approvata dalle Camere nei mesi scorsi. Come prevede la Costituzione, “la legge sottoposta a referendum non è promulgata se non è approvata dalla maggioranza dei voti validi”. Per approvare il taglio dei parlamentari basterà che il «sì» alla proposta ottenga più voti del «no». Qualora vincesse il no, la legge non verrebbe promulgata dal presidente della Repubblica.
Il quesito sulla scheda era – e sarà - il seguente: «Approvate il testo della legge costituzionale concernente “Modifiche agli articoli 56, 57 e 59 della Costituzione in materia di riduzione del numero dei parlamentari”, approvato dal Parlamento e pubblicato nella Gazzetta Ufficiale della Repubblica italiana - Serie generale - n. 240 del 12 ottobre 2019?». Quesito che si può tradurre più semplicemente in “volete ridurre il numero dei parlamentari di Camera e Senato di un terzo?”. I deputati passerebbero da 630 a 400. Il numero dei deputati eletti nella Circoscrizione Estero da 12 a 8. I senatori da 315 a 200. I senatori eletti all’estero da 6 a 4. Il disegno di legge sancisce anche il ridimensionamento del numero dei deputati per ogni regione (da 11 a 7). Immutato il numero di senatori eletti nei collegi uninominali (sei a livello regionale, tre per il Trentino e tre per Bolzano). Il numero minimo di senatori assegnato ad ogni regione – tranne Molise e Valle d’Aosta - si abbassa da 7 a 3. Nel nuovo testo, le due province autonome di Trento e Bolzano avranno tre senatori a testa. Rimangono invece invariati i seggi assegnati al Molise (2) e alla Valle d’Aosta (1).
Pubblicato il 15 marzo 2020
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