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Confcooperative: «Seicento lavoratori della cooperazione senza lavoro»

 Daniel Negri 7

Seicento lavoratori a casa. Un intero comparto pesantemente toccato dalle disposizioni per arginare la diffusione del Coronavirus. È questo l’allarme lanciato dalle cooperative sociali aderenti a Confcooperative Piacenza che, in costante contatto con i propri associati, sta seguendo attivamente le problematiche dovute all’emergenza in atto ed alle chiusure di strutture e servizi alle persone a seguito di ordinanze emesse dalle autorità competenti. “Le nostre cooperative sociali - spiega il presidente di Confcooperative Daniel Negri - gestiscono servizi per le persone bisognose e fragili; sono quindi di fatto servizi pubblici che devono essere paragonati alla sanità ed alla scuola, ma che allo stato attuale non godono delle stesse tutele. La cooperazione sociale ha per legge una valenza di funzione pubblica che in quanto tale necessita di precise misure a tutela. I lavoratori impegnati in queste strutture e servizi non hanno oggi le stesse certezze di cui giustamente godono categorie che svolgono funzioni equiparabili e di grande valenza sociale. Tra di essi figurano educatori, assistenti sociali, insegnanti, operatori socio-sanitari, pedagogisti, psicologi, personale ausiliario”. “Anzitutto chiediamo al Governo - prosegue Negri - certezze sull’attivazione della Cassa Integrazione per i lavoratori dei servizi sospesi, insieme alla garanzia che tale provvedimento ricomprenda anche le strutture chiuse per disposizioni locali e non solo ministeriali e regionali”. Confcooperative sottolinea come la situazione provinciale sia resa peculiare dal fatto che Piacenza è terra di confine con la zona del più importante focolaio nazionale. Non è zona rossa ma in quanto centro urbano immediatamente limitrofo, vive di riflesso i disagi della zona rossa. Necessariamente lo sguardo del governo deve essere uno sguardo d’insieme e complessivo, altrimenti rischia di perdere pezzi di problematica molto importanti. I danni economici, in ogni caso, saranno rilevanti, e Confcooperative condivide le preoccupazioni dei propri associati. A livello provinciale e regionale l’associazione sta seguendo i tavoli che sulla questione si stanno aprendo, e, nel perdurare della carenza di informazioni precise, Confcooperative Piacenza è ovviamente disponibile a contribuire ad una cabina di regia territoriale al fine di, assieme alle altre associazioni di categoria e alle autorità preposte, seguire al meglio imprese, operatori e cittadini in questa delicata situazione.

L’APPELLO DEI CONSIGLIERI REGIONALI PIACENTINI

“Le nostre aziende e attività commerciali della provincia di piacenza stanno attraversando un momento di crisi profonda dovuta alle misure e al dilagare dell’emergenza relativa al coronavirus di questi giorni e settimane. Chiediamo un impegno di tutte le istituzioni per poterle inserire in misure di rimborso o agevolazione”. Questa la presa di posizione, a riguardo, dei consiglieri regionali piacentini Matteo Rancan, Valentina Stragliati, Katia Tarasconi e Giancarlo Tagliaferri che, in modo bipartisan, vogliono sollecitare le istituzioni, in particolar modo Regione e Governo, ad intervenire per tutelare il comparto produttivo di Piacenza. “Piacenza è provincia di confine e di continuo scambio con la “zona rossa” e questo ha portato e porterà inevitabilmente a crolli di entrate alle nostre aziende e pubblici esercizi. Per questo chiediamo alle istituzioni di ricomprendere la nostra zona in aiuti, agevolazioni o rimborsi (passando anche attraverso riaperture di presentazione di domande del POR-FESR regionale riguardanti il commercio) che si andranno a stanziare o a prevedere per il vicino lodigiano. Le aziende piacentine hanno bisogno di aiuto e Regione e Governo devono lavorare per garantire ciò”.

Pubblicato il 3 marzo 2020

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