La Banca di Piacenza ha inaugurato la sua nuova filiale di Podenzano. Visibile da via Roma, è stata costruita a tempo di record nell’ex area Gabbiani, dove sono già sorti altri edifici del terziario e dove verrà presto aperta anche la Stazione dei Carabinieri.
L’inaugurazione è avvenuta con sole presenze istituzionali per effetto delle misure di contenimento Covid. Presenti il sindaco di Podenzano ed i sindaci di Vigolzone e San Giorgio, hanno parlato per la Banca il presidente Nenna ed il presidente Sforza Fogliani sottolineando che anche la pandemia ha evidenziato la validità e la funzione delle banche territoriali: la sola Banca di Piacenza ha fatto contare 367 milioni di moratorie concesse e 200 milioni di finanziamenti. In particolare, la Banca di Piacenza ha aumentato lo scorso anno gli impieghi del 5,4%, con un dato cioè che spicca avanti il 2,4% fatto rilevare dalle altre banche popolari ed avanti il sistema bancario e delle grosse banche che hanno fatto registrare un aumento, sempre rispetto al 2019, del 4%. Dal canto suo il progettista arch. Carlo Ponzini ha illustrato le caratteristiche dell’ampia struttura, realizzata con materiali antibatterici e dotata di un largo numero di cassette di sicurezza per clienti e non, nonché di sala riunione e – a breve – di un apposito locale “depositi chiusi”. La filiale della Banca è provvista anche di un’area self service, a locale chiuso, dotata di Bancomat di ultima generazione: oltre a operazioni di prelievo contante e ricariche telefoniche, i clienti in possesso della tessera Bancomat della Banca possono anche effettuare pagamenti (MAV, RAV, bollettini postali premarcati, bollo ACI) e ottenere informazioni sul conto corrente e il dossier titoli. I lavori sono stati diretti dall’ing. Roberto Barbieri e realizzati dall’impresa Casotti.
Con il direttore generale Antoniazzi erano presenti per la Banca anche il condirettore generale Coppelli e il vicedirettore generale Boselli. Ha fatto gli onori di casa il direttore della sede Bersani. Presente anche il comandante dei Carabinieri della Stazione di San Giorgio ed i componenti il Comitato di credito della filiale, Maiavacca e Segalini. Il parroco di Podenzano don Fausto Arrisi ha pronunciato appropriate parole di circostanza (sottolineando, tra l’altro, la funzione degli istituti bancari a favore della comunità e della solidarietà civica) benedicendo poi i locali.
“I cavalli del Mochi, sono un capolavoro in bronzo di un grande marmoraro della scultura protobarocca “fuori centro”, ovvero fuori di Roma”. Così descrive i famosi monumenti di Piacenza Tomaso Montanari, normalista, professore ordinario di Storia dell’arte moderna presso l’Università per Stranieri di Siena, presente in streaming, il 4 febbraio, durante la presentazione del suo volume Capolavori fuori centro – I cavalli di Piacenza di Francesco Mochi, edito per i tipi di Skirà con il contributo della Fondazione di Piacenza e Vigevano e in collaborazione con il Comune di Piacenza. L’evento, in diretta streaming sul sitowww.lafondazione.com, è stato guidato dal presidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Massimo Toscani e ha visto la partecipazione dell’Assessore alla cultura del comune di Piacenza Jonathan Papamarenghie Corrado Azzollini per la Soprintendenza Archeologia Belle arti e Paesaggio per le province di Parma e Piacenza.
I monumenti equestri farnesiani di Francesco Mochi - come scritto nell’introduzione del libro - sono uno straordinario esempio di “patrimonializzazione”, cioè di ingresso di capolavori d’arte dell’antico regime nel patrimonio storico e artistico dell’Italia costituzionale e democratica. Il volume, che si avvale dei contributi di Anna Còccioli Mastroviti, sulle operazioni di restauro dei due monumenti nel corso degli ultimi due secoli, e di Marcello Spigaroli, sull’utilizzo della piazza che li ospita, e a cui danno nome, in senso scenografico e teatrale è, secondo il presidente della Fondazione, un’opera di grande valore culturale per la città di Piacenza. “In un periodo - ha aggiunto Toscani - in cui i musei e le gallerie d’arte sono rimaste chiuse per lungo tempo, a causa delle restrizioni per contrastare l’epidemia da Covid, i cavalli del Mochi sono stati al centro della scena. Sono delle affascinanti sculture rimaste accessibili a tutti”.
“Questi capolavori in piazza, fruibili e godibili da chiunque sono un’occasione importante per sottolineare il valore dell’arte e della cultura che si rivolge a un «noi», ad una comunità - ha sottolineato l’assessore alla cultura del comune Papamarenghi. “Questi cavalli hanno una particolarità - ha spiegato Montanari -: sono fra i pochissimo capolavori dell’età barocca con un valore civile che non si è mai spento. Non sono solo dei monumenti ai Signori farnesiani - ha aggiunto l’autore del libro -, ma un’opera artistica dell’intera comunità piacentina. Questo simbolo, che possiamo definire l’icona di Piacenza, - ha concluso il presidente Toscani – sia di buon auspicio per la città e l’incedere cosi fiero e vittorioso dei cavalli possa diventare una sorta di rivincita per Piacenza dopo la pandemia”.
La Regione Emilia-Romagna a fianco dei Paesi in via di sviluppo per combattere povertà, mortalità, diseguaglianze. In linea con gli obiettivi previsti dall’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile, che rappresenta il nuovo quadro strategico delle Nazioni Unite. Tra il 2018 e il 2019 le risorse stanziate hanno superato i 2,4 milioni di euro, per sostenere, fino al 55% del costo complessivo di ciascun intervento, 61 progetti - in campo sanitario, educativo, sociale, ambientale e dello sviluppo economico e rurale- realizzati da Organizzazioni non governative, soggetti del Terzo settore ed Enti locali del territorio emiliano-romagnolo; cinque dei quali di ‘emergenza umanitaria’, per portare aiuti rapidi ed efficaci in zone colpite da catastrofi o da conflitti. E sono state oltre 200mila le persone, soprattutto donne e bambini, che hanno potuto contare su un aiuto concreto grazie alle iniziative messe in campo. A fare il punto oggi in Assemblea legislativa, con un’informativa sugli interventi sostenuti dalla Regione nel biennio 2019-2109, è stata la vicepresidente della Regione con delega alla Cooperazione internazionale allo sviluppo, Elly Schlein.
Progetti per contrastare le disuguaglianze
“La Regione - ha sottolineato la vicepresidente - da anni porta avanti una politica di cooperazione internazionale con il preciso obiettivo di contrastare le disuguaglianze e sostenere le popolazioni dei Paesi in via di sviluppo nel loro percorso di crescita economica, sanitaria e sociale, guardando in modo particolare alle donne e ai bambini, i più vulnerabili di fronte a malattie e povertà. L’Agenda 2030 è parte integrante delle politiche di cooperazione e lo sarà maggiormente nel nuovo documento che stiamo elaborando”. “A questo proposito- ha aggiunto Schlein- va ricordato il lavoro sulla sensibilizzazione dei cittadini sui temi dell’Agenda 2030 a livello locale, che stiamo portando avanti con il progetto Shaping Fair Cities: un progetto europeo che coinvolge diversi Comuni del territorio con i quali stiamo collaborando assiduamente, e che per questo ringrazio. Il nostro impegno è quello di continuare ad investire nel futuro di chi ha più bisogno, attraverso la partecipazione di tutte le realtà del territorio e nazionali e in stretta collaborazione con i partner in loco”. La Regione, oltre ad organizzare attività e gestire fondi sul territorio, partecipa attivamente a Tavoli e reti nazionali presieduti dal Ministero Affari Esteri e Cooperazione Internazionale e dall’Agenzia Italiana per la Cooperazione allo sviluppo; nel biennio 2018-2019 ha inoltre collaborato con i gruppi di lavoro per l’organizzazione della Conferenza sulla Cooperazione Internazionale che si è svolta a Roma a gennaio 2018 e ha partecipato alla Fiera della Cooperazione Exco di maggio 2019, sempre nella capitale. Alcuni progetti realizzati (dal Comune di Ravenna, Parma e dall’associazione Chernobyl). Tra i progetti più significativi messi in campo e finanziati, quello del Comune di Ravenna nei campi profughi Saharawi: tutto sanitario l’intervento realizzato in Algeria, nella zona occupata tra il 1975 e il 1976 da parte della popolazione Sahrawi in fuga dalle forze armate marocchine. Il progetto, costato complessivamente 84 mila euro, 37 dei quali di contributi regionali, ha consentito di attivare una commissione sanitaria scolastica e ostetrica nei cinque distretti dei campi, per monitorare la salute di circa 18 mila bambini e numerose donne, svolgendo anche attività di sensibilizzazione ed educazione sanitaria di base, che hanno coinvolto genitori e insegnanti; oltre a finanziare una missione chirurgica emiliano-romagnola che ha svolto la formazione di medici locali attraverso 70 interventi. Inoltre, Uil Comune di Ravenna ha anche realizzato percorsi di formazione ed interventi di costruzione del reddito (supporto a piccole cooperative di donne per la trasformazione agroalimentare), attivazione di borse di studio per promuovere la scolarizzazione di ragazze svantaggiate. Di 93mila euro il costo complessivo del progetto cofinanziato per quasi la metà dalla Regione. Il Comune di Parma ha realizzato, con 42mila euro di cui 25mila di contributi regionali, il progetto GeneraBurundi nel Paese africano, finalizzato a sostenere il potenziale produttivo di piccole aziende burundesi e diversificare le attività agricole con l’introduzione di tecnologie innovative e sostenibili. Le attività realizzate hanno riguardato la formazione tecnica di campo, l’organizzazione e la gestione, l’attività di piccoli fondi di microcredito, la fornitura di piccoli ausili quali sementi, supporto alla loro conservazione, stoccaggio, distribuzione nei mercati locali. Altro progetto significativo, quello dell’associazione Chernobyl in Bielorussia, realizzato dalla Onlus che da anni promuove la tutela della salute dei bambini che vivono nelle aree colpite dal disastro nucleare, accogliendoli presso le tante famiglie disponibili a dare ospitalità, assistenza medica e affetto. L'Associazione accoglie ogni anno in Emilia-Romagna centinaia di bambini provenienti dalle regioni della Bielorussia, Russia ed Ucraina. In particolare, con il progetto finanziato dalla Regione con un contributo di oltre 7 mila euro su un costo totale di 17 mila, si è voluto intervenire sulla prevenzione del disagio minorile, promuovendo modelli di “Casa famiglia” per accogliere bambini in difficoltà e dotare di nuovi spazi l’orfanotrofio locale. Sono state anche realizzate attività formative per operatori sociali bielorussi. Rispetto ai 5 progetti di emergenza finanziati dalla Regione con quasi 213mila euro complessivi, nel 2018 è stato realizzato l’intervento in risposta all’emergenza sanitaria nella Repubblica di Haiti, e 4 progetti sono stati finanziati nel 2019: in Niger per sostenere i minori non accompagnati provenienti dai centri di detenzione libici, in Somalia per prevenire malattie legate alla malnutrizione per effetto della grave siccità che ha colpito il Paese, in Myanmar per portare aiuti alimentari alle comunità degli sfollati dai villaggi devastati dai conflitti interni, e in Mozambico per fornire supporto alle famiglie delle vittime del ciclone Idai. Per il 2020 la Regione ha approvato 40 progetti finanziati con 1,4 milioni di euro, destinati ai Paesi dell'area Mediterranea, Medio Oriente e Africa sub sahariana per far fronte alle necessità immediate, sia a livello umanitario che in ambito sanitario, e alle conseguenze economiche e sociali causate dal diffondersi della pandemia.
Lo shock causato dal Covid 19 ha generato un clima di incertezza. Per ora tuttavia non c’è ancora un effetto diffuso a tutti i settori sull’occupazione. E’ quanto attesta uno studio di Unioncamere Emilia-Romagna che ha elaborato i dati del Registro imprese Camere di commercio sugli addetti delle localizzazioni di impresa con sede legale in regione o altrove. A fine settembre, gli addetti delle localizzazioni di imprese operanti in Emilia-Romagna erano 1.698.647, ovvero 45.148 in meno (-2,6 per cento) rispetto allo stesso trimestre del 2019. Si rafforza leggermente l’andamento negativo dopo la decisa inversione di tendenza del secondo trimestre che ha posto fine a una fase positiva che durava da più di quattro anni. La flessione degli addetti non è omogenea e non riguarda tutti i settori. Il dato trimestrale tendenziale regionale è stato determinato dal terziario, nel quale gli addetti sono scesi a 993.125 con una riduzione di 33.968 unità (-3,3 per cento), rispetto allo stesso trimestre dello scorso anno. Questa flessione deriva da quella degli addetti dell’insieme degli altri servizi (tra cui l’alloggio e la ristorazione) che sono risultati 706.762 con una diminuzione di ben -26.804 unità (-3,7 per cento). La dinamica negativa è stata inferiore nel commercio, i cui addetti sono risultati 286.363 con un calo del 2,4 per cento (-7.164 unità). In agricoltura sono scesi a quota 78.082 con una perdita di 4.994 unità (-6,0 per cento). La consistenza nell’industria ha subito una flessione più contenuta scendendo a quota 492.920 unità (-6.586 unità, -1,3 per cento), connessa però al forte calo delle attività di fornitura di personale. Infine, il settore delle costruzioni ha mostrato una notevole tenuta, anche grazie alle misure di stimolo adottate, tanto che gli addetti sono di nuovo aumentati lievemente (+0,3 per cento, +459 unità) a quota 134.520.
Uno sguardo ai vari settori
Il vigente blocco dei licenziamenti ha contenuto gli effetti sull’occupazione, ma non ha evitato che fasce di lavoratori meno protetti (stagionali, contratti a termine, collaboratori con partita Iva) subissero gli effetti negativi della pandemia. La flessione degli addetti è stata determinata in primo luogo dalla perdita di 8.671 addetti (-6,2 per cento) dei servizi di ristorazione, duramente colpiti dalle necessarie misure di prevenzione, e dalla più rapida caduta nei servizi di alloggio (-7.285 unità, -18,5 per cento), ambiti nei quali stagionali e occupati meno garantiti sono molto frequenti. Per le stesse ragioni un notevole calo si è verificato nelle attività di ricerca, selezione, fornitura di personale (-6.158 unità, -13,5 per cento) e uno più contenuto dalle attività di supporto per le funzioni d'ufficio e altri servizi di supporto alle imprese (-1.518 addetti, -6,9 per cento), sulle quali si è scaricata la sofferenza di disparati settori, tra cui l’industria. La difficoltà di reperire personale, anche a causa delle limitazioni alla circolazione tra Paesi, ha contribuito alla riduzione di 6.019 addetti (-7,6 per cento) nella sola agricoltura. Il settore del commercio nel complesso ha risentito della pandemia in misura relativamente più contenuta, con la perdita di 4.658 addetti del dettaglio (-3,1 per cento) e di 2.218 addetti dell’ingrosso (-2,1 per cento), ma con discrepanze al proprio interno tra piccola e grande distribuzione. Con perdite ben più contenute in termini assoluti, sono poi da rilevare le forti riduzioni degli addetti di altri due settori che hanno risentito fortemente della pandemia le attività sportive, di intrattenimento, di divertimento (-1.674 unità, -8,8 per cento) e creative, artistiche (-1.210 unità, -16,5 per cento). Data l’importanza assunta dallo smart working, non stupisce che tra le attività che hanno registrato un aumento degli addetti rispetto allo scorso anno il contributo più rilevante sia venuto dal settore della produzione di software, consulenza informatica e attività connesse (+1.714 unità, +8,0 per cento). In secondo luogo, è giunto l’aumento degli addetti delle attività di servizi finanziari (1.688 unità, +5,2). Una sensibile crescita della domanda pare avere sostenuto l’incremento degli addetti della fabbricazione di computer e prodotti di elettronica e ottica; apparecchi elettromedicali, apparecchi di misurazione (+1.163 unità, +8,7 per cento). In sintesi, la crescita occupazionale attraversa la filiera sanitaria - dalla produzione di farmaci e apparecchi medicali fino all’erogazione del servizio - e quella legata al digitale, dalla connettività fino alla consulenza informatica.
“Visitabili con aperture contingentate e con, in più, visite e conferenze”: spiega così, l’assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Jonathan Papamarenghi, la ripartenza ai Musei Civici di Palazzo Farnese che dal 5 febbraio riapriranno ai visitatori.
“A maggior ragione in periodi così particolari – continua l’assessore – non basta aprire i musei ma è necessario creare iniziative ed occasioni per incentivarne la frequentazione ed evitare il rischio di vederli deserti. Ciò lo si può dire con certezza anche alla luce dei dati di affluenza registrati in occasione delle ultime aperture che hanno interessato i nostri musei, fino allo scorso ottobre, quando gli accessi agli stessi erano di poche unità al giorno, mentre le iniziative organizzate hanno registrato il tutto esaurito ed un positivo riscontro tra i partecipanti".
"Ritroviamoci al Farnese"
Nasce anche da ciò il ciclo di aperture “Ritroviamoci al Farnese”, quando tutti i mercoledì ed i venerdì di febbraio, a partire da venerdì 5 alle ore 18, si potrà visitare una sezione museale usufruendo di un biglietto ridotto e godere di visite guidate e conferenze tematiche del tutto gratuite, per sposare ancor più quella vocazione di museo come luogo vivo ed attivo, in cui il ruolo dell’arte e della cultura è anche quello di ristoro sociale e stimolo per affrontare momenti difficili.
“Nel pieno rispetto dei vincoli e garantendo la massima sicurezza sanitaria, nonostante i cantieri che stanno accompagnando verso l’imminente inaugurazione della Sezione Archeologica Romana – aggiunge Papamarenghi – si snoderanno incontri che, attraverso la pinacoteca dei Musei civici, la sala degli affreschi, le quadrerie dedicate ai grandi artisti piacentini ed il Palazzo Farnese assieme alla Cittadella Viscontea, aggiungeranno al piacere ed all’opportunità culturale offerta dalla visita alle nostre sezioni anche nuovi stimoli ed interessi, proprio grazie a questi percorsi e conversazioni in buona parte del tutto inediti”.
I visitatori, dunque, oltre a poter vedere liberamente le Sezioni dei Musei di volta in volta coinvolte, beneficeranno di conversazioni e interventi a cura della dottoressa Antonella Gigli, direttore dei Musei Civici, e del professor Alessandro Malinverni, storico dell’arte e conservatore del Museo Gazzola, sede del primo museo civico di Piacenza, nonché delle esperte guide di CoolTour.
Per garantire il rispetto delle norme di sicurezza è necessario prenotare la visita al numero 0523/492.658 o alla e-mail e recarsi alla biglietteria tra le 17.30 e le 18. Gli eventi si concluderanno entro le 19; il biglietto ridotto è del costo di 3 euro.
A questi ingressi e presentazioni in presenza si aggiungerà anche la trasmissione delle conferenze sulla pagina Facebook dei Musei civici, a distanza di alcuni giorni dall’evento.
Il Calendario
Si parte quindi venerdì 5 febbraio alle 18, con una visita guidata che avrà come tema “Elisabetta Farnese: da duchessa a regina”; mercoledì 10, sempre alle 18, il direttore Antonella Gigli illustrerà “Gli affreschi medievali di San Lorenzo”, con visita libera agli appartamenti stuccati. Venerdì 12 avrà luogo una visita guidata dedicata a “Papa Paolo III e il Ducato di Piacenza” mentre mercoledì 17 febbraio lo storico dell’arte Alessandro Malinverni terra l’interessantissimo incontro “Il principe dei neoclassici. Gaspare Landi a Palazzo Farnese”, cui farà seguito la visita guidata dallo stesso storico alle opere del pittore settecentesco. Venerdì 19 si procederà con una visita guidata alla Sezione vetri e ceramiche mentre mercoledì 24 sarà Antonella Gigli a fare un’inedita presentazione delle “Sculture medievali nelle collezioni di Palazzo Farnese”. Infine, venerdì 26, una suggestiva visita guidata al Palazzo e alla Cittadella Viscontea.
"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria. "Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.