Oltre 40mila studenti delle scuole secondarie di primo e secondo grado (medie e superiori) dell’Emilia-Romagna potranno beneficiare anche quest’anno dei contributi per l’acquisto di libri di testo per l’anno scolastico 2021/22. A disposizione ci sono 6 milioni 360mila euro, di cui 894 mila di risorse regionali. È di questi giorni l’approvazione, da parte della Giunta, della delibera che garantisce a tutti gli studenti e studentesse che ne hanno diritto di poter beneficiare dei contributi, e che conferma gli importi dello scorso anno: 162 euro per chi rientra nella fascia con Isee familiare 1 (da 0 a 10.632,94 euro) e 102 euro per quelli della fascia Isee 2 (da euro 10.632,95 a 15.748,78). Saranno i Comuni e le Unioni di Comuni ad erogare i contributi.
In base alle istruttorie effettuate da Comuni ed Unioni sono risultati idonei per il 2021-2022, 43.184 studenti, a fronte dei 39.738 dell’anno scolastico precedente, registrando così una crescita dell’8,6% con un corrispondente aumento di 417.552 euro di risorse per garantire la concessione del beneficio a tutti gli idonei con gli stessi importi dell’anno scorso. Per la fascia Isee 1 i beneficiari sono 32.593 e per la fascia Isee 2 sono 10.591.
Più che erogatori di servizi, attivatori di relazioni: durante la pandemia, il mondo del volontariato ha saputo far fronte alle difficoltà dando il proprio contributo ad un bisogno crescente, quello della ricomposizione del tessuto sociale.
È quanto emerge dalla ricerca “Terzo settore tra resistenza ed innovazione”, realizzata dal dipartimento di Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia insieme alla Fondazione Marco Biagi su iniziativa di CSV Emilia Romagna Net ed il Forum regionale del Terzo Settore. I risultati sono stati presentati oggi nel corso di una conferenza stampa on line, alla presenza, oltre che della presidente nazionale CSVnet Chiara Tommasini (l'associazione che riunisce i Centri servizi per il volontariato), anche dei rappresentanti delle istituzioni locali, primi interlocutori nella progettazione sociale sui territori, come Monica Raciti, responsabile del Servizio Politiche per l'integrazione sociale, il contrasto alla povertà e il terzo settore della Regione, e Luca Vecchi, presidente Anci regionale e sindaco di Reggio Emilia.
Coinvolte anche 95 associazioni piacentine
“La ricerca - ha spiegato Laura Bocciarelli, presidente del coordinamento dei Centri Servizi per il Volontariato dell’Emilia-Romagna - rientra nel protocollo d’intesa siglato un anno fa con il Forum regionale del Terzo Settore e vuole indagare gli effetti della pandemia sul mondo associativo, sia al suo interno in termini di volontari e risorse economiche, sia rispetto alle necessità manifestate dall’utenza e dalla comunità in cui si opera”.
Hanno partecipato 906 tra organizzazioni di volontariato (Odv) ed associazioni di promozione sociale (Aps) di tutta la Regione. Le piacentine sono 95. La parte del leone la fa Parma con 211 realtà che hanno aderito alla ricerca; la minor partecipazione si registra a Reggio Emilia, con 42 associazioni che hanno risposto. Per quanto riguarda l’ambito di intervento, circa il 60% delle organizzazioni che hanno risposto si concentra in due ambiti prevalenti, quello sociale (35,2%) e quello culturale (26,3%). Aggiungendo l’ambito sanitario (13,7%) questi tre settori rappresentano più del 70% delle organizzazioni rappresentate dalla ricerca. Per lo più, si tratta inoltre di realtà medio-piccole, che si avvalgono di volontari per il proprio servizio: nel 70% dei casi intervistati, è presente un numero di volontari che varia da 7 a 20; solo il 30% ha più di 20 volontari.
Laura Bocciarelli, presidente CSV Emilia-Romagna Net, e Fausto Viviani, portavoce del Forum del Terzo Settore dell'Emilia-Romagna.
Piacenza tra i territori che ha più sofferto la perdita di volontari
Poco meno di due terzi delle organizzazioni dichiara che dopo l’inizio della pandemia le sue attività sono continuate: per il 30% senza modifiche e per il 33% attraverso una loro rimodulazione. Nel 37% dei casi, invece, l’attività si è interrotta del tutto o in parte (elemento, questo, che ricorre specie nei territori di Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Reggio Emilia e Rimini).
“È interessante notare che nel 33% di casi di rimodulazione delle attività, si è segnalato non solo l’utilizzo della tecnologia per arrivare all’utenza, ma pure l’avvio di nuove strategie di azione, in risposta a nuovi bisogni che la pandemia ha sollevato od accresciuto”, spiega Eleonora Costantini dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, autrice della ricerca insieme a Maria Cristina D’Aguanno della Fondazione Marco Biagi (lo studio si avvale della supervisione scientifica del professor Tommaso M. Fabbri). La pandemia, per circa il 51,3% delle realtà intervistate, non ha impattato il numero di volontari. Il 39,6% segnala invece una riduzione (il calo va dal 10 al 30%), mentre il 9,1% è in controtendenza, con un aumento di volontari, per il maggior coinvolgimento dei giovani. La situazione più critica sembra essere quella relativa a Piacenza, dove più del 50% degli organismi ha visto una riduzione nel numero dei volontari e la percentuale delle organizzazioni che hanno registrato un aumento è la più bassa a livello regionale.
Preoccupazione, ma anche slancio verso il futuro
Dal punto di vista delle risorse economiche, invece, la pandemia ha avuto ricadute sui bilanci di almeno la metà degli organismi intervistati. Circa il 36% dei soggetti che hanno risposto al questionario dichiara che le risorse sono sufficienti a coprire le attuali esigenze, perché si riesce ad attingere dalle risorse del bilancio precedente o perché sono entrate risorse per nuove attività. A livello territoriale Modena, Ravenna ma soprattutto Reggio Emilia (50% delle organizzazioni dichiara di trovarsi in questa condizione) riportano questo dato. Inoltre, il 17% afferma di non avere risorse sufficienti per la gestione ordinaria (Bologna e Rimini sono i territori in cui questa condizione è più frequente). Il 47% dichiara di avere risorse sufficienti a coprire le attività perché il bilancio è rimasto invariato.
La riduzione delle risorse economiche è imputabile alla sospensione delle attività che generano entrate o alla presenza di una regolazione stringente di natura sanitaria (la prolungata chiusura dei circoli ricreativi, ad esempio, o la sospensione di attività sportive o donazione del sangue). Sono venuti meno anche iniziative di autofinanziamento come gli eventi conviviali o gli stand in occasione di eventi pubblici. I finanziamenti - sia degli enti locali, del governo o di altri donatori privati - sono stati dirottati su altre attività più legate alle urgenze della pandemia. “È però significativo – puntualizza la dottoressa Costantini - che le associazioni confermino la loro fiducia nel futuro". A preoccupare il mondo del Terzo Settore sono piuttosto gli adempimenti conseguenti la Riforma (Legge delega 106/2016) e i suoi decreti attuativi.
Nuovi bisogni: deve crescere la co-progettazione con gli enti locali
Le organizzazioni hanno valutato come particolarmente adeguata la collaborazione con le altre realtà e gli enti locali: rispettivamente il 42% e il 44%. A seguire, si valutano positivamente i rapporti con le agenzie educative (scuole e università) e con il mondo sanitario. Per quanto riguarda, invece, la collaborazione con il mondo profit, possono essere considerati margini di miglioramento, individuando – ad esempio – tematiche di interesse e nuove forme di collaborazione.
Ritengono importante la consulenza dei CSV. Quel che chiedono ai Centri servizio per il volontariato è un aiuto per condividere le esperienze e tornare a promuovere le proprie attività, crescendo nella competenza a dialogare con i mezzi di informazione. La ripartenza si gioca sulla formazione, sull'affinamento delle competenze. Da segnalare anche il bisogno di potenziale quelle capacità che, giocoforza, si sono dovute sperimentare nei periodi di lockdown, come la digitalizzazione, l'uso delle piattaforme per le riunioni a distanza, l'allestimento di sale multimediali. Il futuro però si gioca in particolare sulla volontà di agevolare le relazioni: il dialogo tra generazioni, la partecipazione, il welfare di comunità sono tra i temi che le associazioni ritengono più rilevanti nel breve e medio periodo. Anche le diseguaglianze digitali che la pandemia ha fatto emergere diventano una forma di "povertà" a cui è urgente dare una risposta.
Emerge infine la "territorializzazione" dei bisogni, che richiede una sempre maggior sinergia con istituzioni ed enti locali - a partire dai Comuni - anche nella fase di co-progettazione degli interventi. Di qui, il forte appello di Fausto Viviani, portavoce del Forum regionale del Terzo Settore: "Emergenza e futuro sembrano due termini inconciliabili, invece dobbiamo metterli insieme: siamo ancora dentro l'emergenza, ma dobbiamo impegnarci a costruire e progettare il futuro. Ma non possiamo farlo in modo efficace se non insieme e concretamente, non solo a parole o in via formale".
Anche Monica Raciti ha evidenziato il ruolo centrale del volontariato nella pandemia, per la sua flessibilità di intervento ma pure per la sua capacità di leggere le fragilità vecchie e nuove. Ha confermato l'impegno della Regione a sostenerlo.
Luca Vecchi, come presidente regionale dell'Associazione nazionale dei Comuni Italiani, ha segnalato l'occasione che arriva dai fondi del Pnrr, oltre all'urgenza di affrontare priorità sempre più diffuse come il disagio giovanile, il crescente isolamento degli anziani, il rischio di un indebolimento dei legami sociali. "Le associazioni con questa ricerca ci consegnano uno sguardo di fiducia e di speranza: una comunità forte è presupposto per costruire il futuro della nostra Regione", ha ribadito.
La scelta è stata ardua ma la giuria di qualità, confrontando le foto delle vetrine e i voti del pubblico, nei giorni scorsi ha decretato i vincitori de “La vetrina più bella”, il concorso di Natale aperto a tutte le attività di vicinato commerciali, artigianali e pubblici esercizi dotati di vetrina, ubicate sul territorio di Gragnano e frazioni. I negozi partecipanti dovevano vestire a festa la propria vetrina, secondo la loro libera interpretazione e fantasia. Il concorso nato all’interno del progetto “Scopri Rottofreno e…Gragnano Trebbiense” portato avanti dal Comune di Gragnano in collaborazione con “Promo Pa”, la società lucchese che ha in gestione la comunicazione e la promozione del progetto stesso aveva come obiettivo – nonostante il periodo particolarmente complesso per il commercio locale – quello di stimolare i negozianti dei due borghi coinvolti ad abbellire le proprie vetrine in modo da incentivare i cittadini a scegliere di compiere lì i propri acquisti. “Siamo davvero contenti della partecipazione sia dei commercianti, che quest’anno hanno partecipato all’iniziativa più numerosi dello scorso anno, sia dell’elevato numero di votanti che dimostra come il significato dell’iniziativa sia stato colto con il giusto spirito dai nostri concittadini che così si sono lasciati coinvolgere con divertimento contribuendo a dar vita a un maggior senso di comunità, particolarmente apprezzabile nel periodo natalizio”, commentano la sindaca Patrizia Calza e il vice sindaco e assessore al commercio Marco Caviati.
La classifica è stata ottenuta unendo i voti della Giuria di Qualità (composta dalla vetrinista professionista Silvana Corradini, dall’assessore del Comune di Gragnano Marco Caviati e dai direttori Riccardo Delfanti di Altrimedia, Fabrizio Samuelli di Confesercenti e Gianluca Barbieri di Confcommercio) a quella del pubblico, che ha totalizzato ben 202 voti in tutto in un arco temporale dal 10 al 26 dicembre 2021. Questa la classifica dei vincitori: al primo posto “La Piccola Sartoria di Betty”, negozio di sartoria gestito dalla signora Betty insieme alla vulcanica figlia Eleonora; al secondo posto “Di Fiore in Fiore” di Elena Galli, negozio di fiori e piante di Gragnano in ex aequo con “Erboristeria L’Erbavoglio” di Laura Quagliaroli; al terzo posto “Cartoleria Girasole” di Paola Aramini, negozio di cartoleria e giocattoli.
Hanno aderito al concorso otto attività commerciali: oltre ai 4 vincitori i partecipanti sono stati il “Lavasecco Claudia”, il parrucchiere “Acconciature Minnone Giuseppe”, il negozio “Zapping Abbigliamento Stockhouse” e il locale “Pizzeria I Nuovi Sapori di Jill”. La giuria tecnica ha valutato 5 aspetti differenti tra loro: rispetto della tradizione, valore artistico, illuminazione, eleganza, creatività. La media di queste votazioni ha dato poi origine alla classifica. Marco Caviati ricorda come la giuria tecnica abbia evidenziato l’elevato livello di tutte le vetrine alcune delle quali si sono particolarmente caratterizzate dal punto di vista del rispetto della tradizione, come la vetrina del parrucchiere Giuseppe o della pizzeria I Nuovi Sapori di Gill. Ogni vetrina è stata particolarmente apprezzata sui singoli aspetti, tant’è che lo scarto tra i vari partecipanti era veramente esiguo. L’impegno degli amministratori è ora quello di cercare di portare avanti il Concorso anche nei prossimi anni nonostante non si potrà più contare sulla collaborazione di Promo Pa e Rara Digital Boutique, avendo queste esaurito il compito assegnato attraverso il Bando Regionale a cui il Comune di Gragnano con quello di Rottofreno avevano avuto accesso.
In particolare si rifletterà se sarà possibile trovare un sistema di voto non esclusivamente on line che ancora non è accessibile a tutta la cittadinanza e che quest’anno ha impedito di fatto ad alcuni di esprimere la propria preferenza di voto. “Ci teniamo a ringraziare di cuore - concludono gli amministratori - in particolare tutti i commercianti che si sono sbizzarriti con fantasia nelle idee, nei colori, nelle luci dando vita a vetrine, una più bella dell’altra, che davvero invitavano a fermarsi ad osservare ed ammirare”.
“I lockdown, la DAD, lo smart working e più in generale il maggior tempo trascorso tra le mura domestiche hanno favorito il recupero di una “bella abitudine”, quella della “socialità” dei pasti in famiglia” - sono le parole di Edoardo Fornari, docente della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che è intervenuto, il 27 gennaio, nella Sala Giuseppe Piana della Cattolica di Piacenza, sul tema “Adolescenti e cibo”. Il monitoraggio, frutto di una approfondita ricerca dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, ANBI Emilia Romagna, Consorzio di Bonifica di Piacenza e CREA è stato presentato all'ateneo piacentino nell’ambito del progetto Food Mood con sorprendenti risultati.
A tavola insieme
Nel 96% dei casi, infatti, pranzi e cene oggi si consumano in compagnia di mamma, papà, fratelli e sorelle, tutti seduti insieme a tavola. Un altro aspetto positivo indotto dall’emergenza Covid-19 è stato quello di una maggiore attenzione, rispetto al passato, alla sicurezza dei prodotti: c’è una crescente domanda di “Food Safety” che deriva da un fortissimo bisogno di rassicurazione da parte dei giovani rispetto a tutto ciò che si mangia e si beve. E, nello stesso tempo, c’è una diffusa propensione al “salutismo” alimentare, nel senso che 2 adolescenti su 3 hanno iniziato a scegliere cibi con meno grassi, meno zuccheri, meno sale e/o hanno ridotto la quantità complessiva di cibo consumato. L’atteggiamento degli adolescenti Il meeting, moderato dal giornalista Andrea Gavazzoli, ha messo in evidenza come la pandemia ha modificato l’atteggiamento degli adolescenti, in particolare quelli che frequentano le scuole superiori, nei confronti del cibo e nelle modalità con cui si rapportano quotidianamente all’alimentazione. Dopo i saluti di Marco Trevisan, preside della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e di Mauro Balordi, direttore della sede di Piacenza e Cremona, il presidente di ANBI e ANBI ER Francesco Vincenzi ha sottolineato che il contesto penalizzante, causato dall’emergenza pandemica, ha generato, come elemento positivo, la migliore e maggiore attenzione ad una alimentazione sana, tracciabile, spesso di prossimità frutto delle nostre terre. Ed è per queste ragioni fondamentali che ANBI, gestendo la risorsa idrica attraverso le reti dei Consorzi, ha rinsaldato la collaborazione fattiva con l’Ateneo per i prossimi tre anni.
La collaborazione con le scuole
Sono seguiti vari interventi tra cui quello di Emanuele Marconi, direttore di CREA - Alimenti e Nutrizione, di Luigi BISI, presidente del Consorzio di bonifica di Piacenza, di Angela Ragnetti, psicologa clinica e psicoterapeuta e di Laura Rossi, specialista in Scienza della Alimentazione di CREA - Alimenti e Nutrizione che ha sottolineato il lavoro di collaborazione con le scuole dove è emersa l’importanza di un aiuto verso le scelte alimentari dei giovani. “Il mangiare domestico buono o cattivo dipende dalla cultura delle famiglie, - secondo Maria Teresa ANDENA, presidente della Rete degli Istituti Agrari Regione Emilia-Romagna - il primo lockdown e adesso il post hanno fatto crescere nei giovani delle scuole problemi relazionali e comportamenti aggressivi. La sfida - per la prof. Andena - della scuola futura è quella di creare professionisti competenti nel settore agricolo ed enogastronomico, valorizzando l’alternanza scuola lavoro, creando interazione, comunicazione e costruzione di una agricoltura sempre più permeata dalla tecnologia”.
La sfida per il futuro
“Per gli studenti di oggi, cresciuti di numero negli Istituti Tecnici dell’Agricoltura e soprattutto nel settore Alberghiero, la sfida - per Francesco Orlando, agronomo, dirigente tecnico MI/MUR in quiescenza - è quella di avere un ruolo chiave nel territorio con una maggiore valorizzazione del personale docente e la collaborazione con università ed enti di ricerca”. Al termine degli interventi la domanda sorta spontanea è stata: questi cambiamenti sono destinati a consolidarsi o ad azzerarsi nei prossimi mesi/anni? È proprio per tentare di dare una risposta a questo quesito che il progetto “Food Mood” porterà avanti, nei prossimi due anni, ulteriori analisi e approfondimenti sul tema, con la preziosa collaborazione delle scuole superiori dell’Emilia-Romagna.
Giovani testimonial, in rappresentanza di società sportive e scuole della Provincia di Piacenza, insieme a testimonial dello sport e delle istituzioni, parteciperanno ad una iniziativa di corsa, che si svolgerà sabato 7 di Maggio tra le vie del centro di Piacenza. Precedentemente all’iniziativa saranno previsti incontri di sensibilizzazione con esperti.
Destinatari del progetto, sono giovani maschi e femmine tra gli 11 e i 17 anni. L’ adesione avverrà attraverso la propria società sportiva o la propria scuola, con il coordinamento degli allenatori e degli insegnanti di Educazione fisica. Tutti i partecipanti a “Corri con me”, dovranno essere in possesso di certificato medico per attività ludico motoria e regolarmente iscritti tramite la società o la scuola. In base alle normative anticovid 19, si farà riferimento alle disposizioni del momento.
Comunque, il numero dei partecipanti sarà contenuto: due/quattro giovani (femmine/maschi) per ogni Società Sportiva o Scuola. Il gruppo di partecipanti, che manterrà una velocità di marcia tra i 6.30/7.00 minuti/KM, sarà preceduto e seguito da moto o auto di sicurezza; il percorso si svilupperà lungo le strade del centro di Piacenza per circa 4 km, con partenza da Piazza Cavalli, via S. Antonino, Piazza S.Antonino, via Giordani, Pubblico Passeggio direzione Stradone Farnese, giro di boa nel sottomura di via IV Novembre, via Alberici, Pubblico Passeggio, Corso Vittorio Emanuele, Arrivo in Piazza Cavalli.
Ritrovo ore 16.30. Partenza ore 17.00 di sabato 7 maggio 2022. All’arrivo verranno consegnate targhe di partecipazione e Buoni per l’acquisto di materiale sportivo. Le iscrizioni saranno gratuite e verranno effettuate attraverso la compilazione di apposito modulo e dovranno essere accompagnate dal Certificato Medico per attività ludico motoria. A tutti i partecipanti verrà consegnato un pettorale appositamente ideato.
Madrina della corsa sarà Claudia Salvarani, già Campionessa Italiana di Atletica Leggera.
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