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Il mondo del volontariato alla prova della pandemia

volontariato emilia romagna

Più che erogatori di servizi, attivatori di relazioni: durante la pandemia, il mondo del volontariato ha saputo far fronte alle difficoltà dando il proprio contributo ad un bisogno crescente, quello della ricomposizione del tessuto sociale.

È quanto emerge dalla ricerca “Terzo settore tra resistenza ed innovazione”, realizzata dal dipartimento di Economia dell’Università di Modena e Reggio Emilia insieme alla Fondazione Marco Biagi su iniziativa di CSV Emilia Romagna Net ed il Forum regionale del Terzo Settore. I risultati sono stati presentati oggi nel corso di una conferenza stampa on line, alla presenza, oltre che della presidente nazionale CSVnet Chiara Tommasini (l'associazione che riunisce i Centri servizi per il volontariato), anche dei rappresentanti delle istituzioni locali, primi interlocutori nella progettazione sociale sui territori, come Monica Raciti, responsabile del Servizio Politiche per l'integrazione sociale, il contrasto alla povertà e il terzo settore della Regione, e Luca Vecchi, presidente Anci regionale e sindaco di Reggio Emilia.

Coinvolte anche 95 associazioni piacentine

“La ricerca - ha spiegato Laura Bocciarelli, presidente del coordinamento dei Centri Servizi per il Volontariato dell’Emilia-Romagna - rientra nel protocollo d’intesa siglato un anno fa con il Forum regionale del Terzo Settore e vuole indagare gli effetti della pandemia sul mondo associativo, sia al suo interno in termini di volontari e risorse economiche, sia rispetto alle necessità manifestate dall’utenza e dalla comunità in cui si opera”.

Hanno partecipato 906 tra organizzazioni di volontariato (Odv) ed associazioni di promozione sociale (Aps) di tutta la Regione. Le piacentine sono 95. La parte del leone la fa Parma con 211 realtà che hanno aderito alla ricerca; la minor partecipazione si registra a Reggio Emilia, con 42 associazioni che hanno risposto.
Per quanto riguarda l’ambito di intervento, circa il 60% delle organizzazioni che hanno risposto si concentra in due ambiti prevalenti, quello sociale (35,2%) e quello culturale (26,3%). Aggiungendo l’ambito sanitario (13,7%) questi tre settori rappresentano più del 70% delle organizzazioni rappresentate dalla ricerca. Per lo più, si tratta inoltre di realtà medio-piccole, che si avvalgono di volontari per il proprio servizio: nel 70% dei casi intervistati, è presente un numero di volontari che varia da 7 a 20; solo il 30% ha più di 20 volontari.

laura bocciarelli e viviani fausto

Laura Bocciarelli, presidente CSV Emilia-Romagna Net, e Fausto Viviani, portavoce del Forum del Terzo Settore dell'Emilia-Romagna.

Piacenza tra i territori che ha più sofferto la perdita di volontari

Poco meno di due terzi delle organizzazioni dichiara che dopo l’inizio della pandemia le sue attività sono continuate: per il 30% senza modifiche e per il 33% attraverso una loro rimodulazione. Nel 37% dei casi, invece, l’attività si è interrotta del tutto o in parte (elemento, questo, che ricorre specie nei territori di Ferrara, Forlì-Cesena, Modena, Reggio Emilia e Rimini).

“È interessante notare che nel 33% di casi di rimodulazione delle attività, si è segnalato non solo l’utilizzo della tecnologia per arrivare all’utenza, ma pure l’avvio di nuove strategie di azione, in risposta a nuovi bisogni che la pandemia ha sollevato od accresciuto”, spiega Eleonora Costantini dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, autrice della ricerca insieme a Maria Cristina D’Aguanno della Fondazione Marco Biagi (lo studio si avvale della supervisione scientifica del professor Tommaso M. Fabbri).
La pandemia, per circa il 51,3% delle realtà intervistate, non ha impattato il numero di volontari. Il 39,6% segnala invece una riduzione (il calo va dal 10 al 30%), mentre il 9,1% è in controtendenza, con un aumento di volontari, per il maggior coinvolgimento dei giovani. La situazione più critica sembra essere quella relativa a Piacenza, dove più del 50% degli organismi ha visto una riduzione nel numero dei volontari e la percentuale delle organizzazioni che hanno registrato un aumento è la più bassa a livello regionale.

Preoccupazione, ma anche slancio verso il futuro

Dal punto di vista delle risorse economiche, invece, la pandemia ha avuto ricadute sui bilanci di almeno la metà degli organismi intervistati. Circa il 36% dei soggetti che hanno risposto al questionario dichiara che le risorse sono sufficienti a coprire le attuali esigenze, perché si riesce ad attingere dalle risorse del bilancio precedente o perché sono entrate risorse per nuove attività. A livello territoriale Modena, Ravenna ma soprattutto Reggio Emilia (50% delle organizzazioni dichiara di trovarsi in questa condizione) riportano questo dato. Inoltre, il 17% afferma di non avere risorse sufficienti per la gestione ordinaria (Bologna e Rimini sono i territori in cui questa condizione è più frequente). Il 47% dichiara di avere risorse sufficienti a coprire le attività perché il bilancio è rimasto invariato.

La riduzione delle risorse economiche è imputabile alla sospensione delle attività che generano entrate o alla presenza di una regolazione stringente di natura sanitaria (la prolungata chiusura dei circoli ricreativi, ad esempio, o la sospensione di attività sportive o donazione del sangue). Sono venuti meno anche iniziative di autofinanziamento come gli eventi conviviali o gli stand in occasione di eventi pubblici. I finanziamenti - sia degli enti locali, del governo o di altri donatori privati - sono stati dirottati su altre attività più legate alle urgenze della pandemia.  “È però significativo – puntualizza la dottoressa Costantini - che le associazioni confermino la loro fiducia nel futuro". A preoccupare il mondo del Terzo Settore sono piuttosto gli adempimenti conseguenti la Riforma (Legge delega 106/2016) e i suoi decreti attuativi.

Nuovi bisogni: deve crescere la co-progettazione con gli enti locali

Le organizzazioni  hanno valutato come particolarmente adeguata la collaborazione con le altre realtà e gli enti locali: rispettivamente il 42% e il 44%. A seguire, si valutano positivamente i rapporti con le agenzie educative (scuole e università) e con il mondo sanitario. Per quanto riguarda, invece, la collaborazione con il mondo profit, possono essere considerati margini di miglioramento, individuando – ad esempio – tematiche di interesse e nuove forme di collaborazione. 

Ritengono importante la consulenza dei CSV. Quel che chiedono ai Centri servizio per il volontariato è un aiuto per condividere le esperienze e tornare a promuovere le proprie attività, crescendo nella competenza a dialogare con i mezzi di informazione. La ripartenza si gioca sulla formazione, sull'affinamento delle competenze. Da segnalare anche il bisogno di potenziale quelle capacità che, giocoforza, si sono dovute sperimentare nei periodi di lockdown, come la digitalizzazione, l'uso delle piattaforme per le riunioni a distanza, l'allestimento di sale multimediali. Il futuro però si gioca in particolare sulla volontà di agevolare le relazioni: il dialogo tra generazioni, la partecipazione, il welfare di comunità sono tra i temi che le associazioni ritengono più rilevanti nel breve e medio periodo. Anche le diseguaglianze digitali che la pandemia ha fatto emergere diventano una forma di "povertà" a cui è urgente dare una risposta.

Emerge infine la "territorializzazione" dei bisogni, che richiede una sempre maggior sinergia con istituzioni ed enti locali - a partire dai Comuni - anche nella fase di co-progettazione degli interventi. Di qui, il forte appello di Fausto Viviani, portavoce del Forum regionale del Terzo Settore: "Emergenza e futuro sembrano due termini inconciliabili, invece dobbiamo metterli insieme: siamo ancora dentro l'emergenza, ma dobbiamo impegnarci a costruire e progettare il futuro. Ma non possiamo farlo in modo efficace se non insieme e concretamente, non solo a parole o in via formale".

Anche Monica Raciti ha evidenziato il ruolo centrale del volontariato nella pandemia, per la sua flessibilità di intervento ma pure per la sua capacità di leggere le fragilità vecchie e nuove. Ha confermato l'impegno della Regione a sostenerlo. 

Luca Vecchi, come presidente regionale dell'Associazione nazionale dei Comuni Italiani, ha segnalato l'occasione che arriva dai fondi del Pnrr, oltre all'urgenza di affrontare priorità sempre più diffuse come il disagio giovanile, il crescente isolamento degli anziani, il rischio di un indebolimento dei legami sociali. "Le associazioni con questa ricerca ci consegnano uno sguardo di fiducia e di speranza: una comunità forte è presupposto per costruire il futuro della nostra Regione", ha ribadito. 

Pubblicato il 28 gennaio 2022

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