Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Notizie Varie

Notizie Varie

Don Isola: prima di tutto la capacità di ascoltare

dIsola ingresso ok

Si parte con l’accogliere l’altro: il parroco di Carpaneto spiega che cosa significa guidare una comunità incontrando ogni giorno le persone

Nel vasto mondo della Chiesa italiana, ogni giorno, in ogni parrocchia, in ogni comunità, si compie un’opera corale di accompagnamento alla crescita umana e spirituale di coloro che vi partecipano, ed i sacerdoti sono portatori di speranza e di conforto.
Abbiamo incontrato don Roberto Isola (nella foto sotto), parroco di Carpaneto Piacentino, che, attraverso la sua esperienza, ci ha raccontato come l’ascolto è più della semplice azione di udire le parole degli altri; è un atto di accoglienza, comprensione e sostegno, è il fondamento su cui si costruisce ogni relazione umana e spirituale.

Un ascolto silenzioso

“L’ascoltare è sempre - ha detto don Isola - un’opera che riguarda l’interiorità e quindi è proprio una disposizione che sento necessaria nel cercare di essere lì, davanti alla persona che vuole dire qualcosa, che vuole parlare, che, tante volte, vuole sfogarsi... La prima modalità di ascolto è quello di un silenzio interiore che sia rispettoso della persona che sta parlando, che viene ad aprire il suo cuore e tocca le corde più profonde della propria esperienza e della propria storia”.
In questa dimensione intensa di ascolto, don Roberto ha sottolineato che quasi non c’è bisogno poi di dire espressioni consolatorie e cercare soluzioni.
“La persona - ha affermato don Roberto - si trova poi ad avere dentro di sé una capacità di trovare un’energia nuova, una visione positiva del problema che sta vivendo, e quindi riesce poi a scoprire le risorse che ha già, ma che fino ad allora non vedeva”.

dIsolaLo stupore e la gioia del perdono

Prima di ascoltare - per don Isola - c’è un mettersi a disposizione di Dio, che poi viene traslata all’altro in modo naturale: è l’amore contagioso del Signore.
“Una cosa particolare che mi ricordo - ha detto don Roberto - quand’ero ancora vice parroco, è stata quella di ascoltare una persona che era in una RSA ed aveva un rimorso, un’esperienza della sua vita passata che l’aveva segnato, e gli pesava ancora. Dopo aver ricevuto il perdono di Dio, egli ha avuto come una espressione di meraviglia che questo perdono fosse anche per lui. Ho avvertito la sua gioia e lo stupore di sentirsi amato, di sentirsi perdonato, di vedere che la misericordia era una realtà concreta, che l’ha sradicato dalla sua rassegnazione e l’ha rimesso in una nuova prospettiva positiva”.

Intercettare il vissuto delle persone

L’ascoltare - per il parroco di Carpaneto - è sempre il primo passo.
Bisogna essere anche un po’ coraggiosi ad andare verso l’altro mostrando che sei disposto ad ascoltare, e questo offre anche una possibilità di annuncio, di dire una parola che poi viene ben recepita.

Il rischio del prete di fare la predica, il fervorino, però - per don Isola - è sempre presente, invece è importante cercare di immaginare quello che vivono gli altri, quindi ascoltare è la capacità di cogliere un’esperienza non detta, ma in qualche modo intercettata.
“In questo modo - ha affermato il parroco - quello che dici, senti che viene recepito in un modo diverso, cioè ti rendi conto che le persone sono più attente, più disponibili ad aprirsi, si riesce a intercettare il loro vissuto. Perché tante volte le persone non te lo vengono a raccontare direttamente, lo devi un po’, tra virgolette, immaginare dai segni che vedi da parte loro. Quindi è un ascolto indiretto...”.

La presenza viva della Chiesa

Attraverso le sue parole, don Roberto ci ha ricordato che ogni individuo ha bisogno di essere ascoltato, di essere compreso nella propria unicità e fragilità. I sacerdoti e le comunità cristiane offrono questo dono prezioso a tutti coloro che bussano alla porta della Chiesa in cerca di conforto e speranza.
È così che la Chiesa cattolica italiana, in un mondo spesso segnato da divisioni e indifferenza, attraverso gesti concreti di carità e impegno sociale, riesce a trasformare e a rigenerare molte persone.
L’esempio dei sacerdoti, come don Roberto, testimonia la presenza viva di amore e di vicinanza della Chiesa.

Riccardo Tonna



“Don, sei pronto a camminare con noi?”

“Voglio essere collaboratore della vostra gioia”: così si è presentato il 1° dicembre 2024 alla sua nuova comunità di Carpaneto Piacentino don Roberto Isola.
A loro volta i cittadini di Carpaneto, attraverso le parole del sindaco, Andrea Arfani, hanno accolto il nuovo parroco con un caloroso benvenuto.
Al termine della celebrazione, presieduta dal vescovo mons. Adriano Cevolotto, una persona a nome della Comunità Pastorale ha espresso parole sentite di accoglienza nei confronti del nuovo parroco: “Don Roberto - ha detto -, cerchiamo in te una figura di riferimento, capace di camminare davanti a noi come nostra guida, di camminare in mezzo a noi nell’amicizia e nella condivisione dei carismi, e dietro di noi, avendo cura di chi si stacca dal gruppo. Non ti chiediamo di fare cose straordinarie, ma di essere un buon compagno di viaggio che sa ascoltare e sostenere chi ha bisogno. Quindi don - ha concluso sorridendo -, sei pronto a camminare con noi?”.

dIsola barcode
Guarda l’intervista-video sul nostro canale YouTube

I sacerdoti nelle nostre vite ogni giorno

uniti Logo color sottotitolo

Pubblicato il 13 febbraio 2025

Ascolta l'audio

Minori non accompagnati, dei 429 giovani formati 195 lavorano

 Minori non accompagnati opportunita

Nuove opportunità per favorire l’inclusione e l’integrazione dei minori stranieri non accompagnati (Msna), mettendo a loro disposizione occasioni di formazione e l’acquisizione di competenze utili all’inserimento nel mondo del lavoro. L’offerta formativa, finanziata con risorse europee del Programma Fse+ 2021/2027 per 1 milione e 424 mila euro, è stata approvata dalla Giunta regionale e permetterà complessivamente a 182 minori non accompagnati di usufruire di percorsi personalizzati. I territori della regione coinvolti sono quelli di Piacenza, Reggio Emilia, Rimini, Bologna e Modena. Numerose le qualifiche di riferimento: operatori meccanici, degli impianti termoidraulici, della ristorazione, della meccatronica dell'autoriparazione, di magazzino merci, meccanici di sistemi e per la prima volta operatori del legno. Così si permetterà ai minori stranieri non accompagnati, che abbiano compiuto o siano prossimi al 17esimo anno di età, di accedere a percorsi personalizzati di istruzione e formazione professionale, realizzata dagli enti di formazione accreditati. “Prosegue l’impegno della Regione per dare ai giovani una seria possibilità di costruirsi un futuro partendo dalla formazione fino all’inserimento nel mondo del lavoro - hanno commentato il vicepresidente della Regione e assessore alla Formazione, Vincenzo Colla e l’assessora al Welfare, Isabella Conti -. Una straordinaria opportunità per favorire l’integrazione sociale attraverso il lavoro, e rendere completo l’inserimento nella comunità emiliano-romagnola”. Le azioni finanziate ricomprendono l’orientamento individuale, l’alfabetizzazione linguistica, la formazione per la sicurezza e quella professionalizzante. Tutti i percorsi prevedono la collaborazione con i Comuni, che individuano i giovani che abbiano accesso alla formazione. Quella per le competenze tecnico professionali, invece, prevede una componente di formazione pratica, attività laboratoriali e stage in impresa: al temine dei percorsi ai partecipanti viene rilasciata un’attestazione delle capacità e conoscenze acquisite.

GLI INTERVENTI DAL 2023 AL 2024

L’offerta formativa ha coinvolto sette territori provinciali (Rimini, Reggio Emilia, Bologna, Modena, Piacenza, Ravenna e Parma), che nel corso del 2023 e 2024 hanno accolto complessivamente l’85% dei minori stranieri presenti in Emilia-Romagna, come evidenziano i dati del Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali. In media, l’86,2% dei giovani arriva a ottenere l’attestazione. Delle 370 certificazioni acquisite a oggi, oltre la metà fa riferimento a tre figure del repertorio regionale: operatore di impianti termo-idraulici (77), operatore meccanico (64) e operatore edile alle strutture (61). Dei 429 giovani che hanno partecipato a percorsi conclusi, 195 hanno già rapporti di lavoro, per 21 sono stati attivati tirocini e 19 hanno proseguito nella formazione (nei percorsi di IeFP per il conseguimento di una qualifica professionale oppure all’interno del programma Gol). Per quanto riguarda le principali tipologie di contratto rilevate, le più frequenti sono il lavoro a tempo determinato e l’apprendistato professionalizzante o contratto di mestiere, che insieme rappresentano l’80% dei rapporti di lavoro.

Pubblicato il 12 febbraio 2025

Ascolta l'audio

Il Giorno del Ricordo: una tragedia che ha segnato profondamente la storia italiana

ricordo5

Al Giardino dei Martiri delle Fobie, nell'area verde tra via Trivioli e via Buozzi, si è svolta la cerimonia commemorativa delle vittime delle Foibe e della tragedia istriana nel secondo Dopoguerra. Hanno partecipato, tra le autorità, il prefetto Paolo Ponta, la presidente della Provincia Monica Patelli e la sindaca Katia Tarasconi.
Dopo gli interventi istituzionali,
in chiusura, dopo il momento di preghiera affidato al parroco di San Giuseppe Operaio don Federico Tagliaferri, hanno preso la parola gli alunni della classe 5°C della primaria Vittorino da Feltre - salutati, al termine, anche dal ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti - che hanno immaginato cosa significhi racchiudere i propri affetti e le proprie cose più care in una valigia, come è accaduto alle popolazioni istriane e giuliano-dalmate costrette a lasciare le proprie terre. Presenti anche, accanto agli esponenti di istituzioni e associazioni, una delegazione del Consiglio comunale dei Ragazzi di Gragnano e una rappresentanza della Consulta provinciale degli studenti.

ricordo7

L'intervento della sindaca Tarasconi

Sono trascorsi più di vent'anni, da quando il Parlamento italiano ha istituito per legge il Giorno del Ricordo, restituendo la doverosa dignità e la dimensione collettiva della memoria a una tragedia che ha profondamente segnato la storia del nostro Paese, ma troppo a lungo è stata offuscata, soggetta a un processo di rimozione politica che ne ha impedito il pieno e legittimo riconoscimento. Onorare questa ricorrenza come stiamo facendo oggi, nell'area verde intitolata ai Martiri delle foibe, significa allora rinnovare il senso di commossa partecipazione al dramma della popolazione istriana e giuliano-dalmata, restituendo giustizia e ripercorrendo le orme dei nostri connazionali che nel secondo Dopoguerra hanno dovuto lasciare la loro terra d'origine per vivere, come profughi, nella propria Patria. Nelle donne e negli uomini che subirono, sino alle estreme conseguenze, la brutalità impietosa delle milizie partigiane di Tito, nelle famiglie che persero per sempre i propri cari nella profondità delle fenditure carsiche, nei militari e civili che pagarono con la vita le proprie radici italiane - tra loro anche esponenti delle Forze dell'ordine e dell'Arma, sacerdoti, antifascisti e membri del Cln - identifichiamo le vittime di una disumanità che, come ha ammonito in più occasioni il presidente Mattarella, è "il frutto della discriminazione e della vendetta, a qualunque titolo esercitati". Conoscere il passato ci permette di trarne una lezione universale: l'odio e la violenza generano solo altro odio, altra violenza che mai, agli occhi e nella coscienza di uno Stato civile e democratico, possono trovare giustificazione. Per questo avvertiamo più forte che mai, in una Giornata come quella odierna che richiama in modo così netto le nefandezze e l'orrore del totalitarismo, la responsabilità condivisa e l'urgenza di costruire una cultura di pace, trasmettendo alle giovani generazioni la consapevolezza che non esiste valore più grande. Ciò che avvenne, dopo l'8 settembre 1943, in quel lembo orientale al confine con i Balcani, non si può dimenticare: le esecuzioni sommarie, gli arresti e le torture, gli stupri, le testimonianze atroci dei sopravvissuti che raccontano l'indicibile dei corpi ammassati, le ombre delle persone costrette a camminare in fila, legate le une alle altre, verso la voragine. Tacere, o restare indifferenti, ci rende sempre e comunque colpevoli. Ma gran parte del Paese scelse di voltarsi dall'altra parte anche dopo il Trattato di Parigi, mentre più di 300 mila italiani fuggivano le persecuzioni e l'ostilità del regime jugoslavo per cercare rifugio nei campi allestiti lungo la spina dorsale della Penisola. Lo spiega bene uno scrittore, Diego Zandel, venuto al mondo "oltre il reticolato di Servigliano", nelle Marche, dove i suoi genitori erano approdati abbandonando Fiume: "Ci divideva dal paese un muro alto; ci sentivano diversi, ci sentivamo diversi. E così quando passammo ai padiglioni del Villaggio Giuliano-Dalmata della Capitale. I romani non capivano bene chi erano quelle duemila persone sistemate nei dormitori, che parlavano quello strano dialetto. E noi sentivamo di essere altri da loro. Ancora la frontiera, di cui sono figlio. La frontiera che continuo a portarmi dentro".

ricordo3

Il prefetto Porta

Pur in una ricorrenza dolorosa, desidero iniziare il mio intervento con una sottolineatura positiva, alla quale lo scorso anno ho solo accennato. Proprio l’altro ieri, 8 febbraio, le Città gemelle di Gorizia in Italia e Nova Gorica in Slovenia sono divenute Capitale Europea della Cultura “senza confini”, “borderless”, come recita il motto dell’evento. A tale proposito, sono ancora vive nella nostra memoria le immagini del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dell’allora Presidente Sloveno Borut Pahor che, mano nella mano, il 17 luglio 2020 rendevano omaggio alla Foiba di Basovizza – l’oltraggio di questi giorni non modifica nulla – e al Monumento ai Caduti Sloveni. A margine di quello storico avvenimento, in occasione della restituzione alla minoranza slovena in Italia del “Narodni Dom” (Casa del Popolo) di Trieste, incendiato dai fascisti nel 1920, il nostro Capo dello Stato così si espresse: “la storia non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano”. E in effetti, la riappacificazione e la memoria condivisa, dovute anche all’inclusione di Croazia e Slovenia nell’Unione Europea, non possono far dimenticare né gli eccessi nazionalisti del regime nei confronti delle popolazioni di lingua e cultura slava, né, tantomeno, le immani sofferenze patite dalle popolazioni italiane negli ultimi anni della seconda guerra mondiale e nel periodo immediatamente successivo, fino al Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947, con il quale venivano fissati gli attuali confini orientali del nostro Paese. Mentre il resto d’Italia veniva progressivamente liberato dall’oppressione nazifascista, in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, le milizie comuniste jugoslave di Tito ponevano in essere una vera e propria persecuzione nei confronti non solo di militari, funzionari statali e appartenenti al Partito fascista, ma anche di persone inermi, di vario orientamento politico o del tutto neutrali, compresi anziani, giovani e donne. Valga per tutti un nome, quello di Norma Cossetto, torturata e violentata prima di essere gettata in una foiba nel 1943, insignita dal Presidente Ciampi della Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Memoria nel 2005. Migliaia di italiani infoibati, spesso ancora vivi, centinaia di migliaia costretti all’esilio, profughi in Patria, ammassati in centri di raccolta e spesso accolti con diffidenza e ostilità, anziché con un doveroso abbraccio, dai propri connazionali. Cerchiamo allora di rimediare, sia pur tardivamente, a quella mancanza, abbracciando idealmente, in questa giornata, i profughi ancora viventi, i loro figli, i loro familiari. Non siete più soli, non sarete mai più soli. In un’Europa purtroppo sfregiata dalla ricomparsa di un nazionalismo e di un imperialismo che, forse ingenuamente, ritenevamo consegnati alla Storia, le vicende del nostro confine orientale ci insegnano che soltanto rispettando la dignità di ogni persona in quanto tale, a prescindere dalle origini, dalle opinioni e dalla lingua, potremo conseguire una Pace autentica, fondata sulla Giustizia, e non solo sull’ apparente assenza delle ostilità.

ricordo10

La presidente della Provincia Patelli

La cerimonia che ci riunisce qui oggi ci consente di rendere un partecipe omaggio alle migliaia di vittime di feroci brutalità e alle centinaia di migliaia di profughi di una vicenda cupa e drammatica della storia europea. Il Giorno del Ricordo - istituito dal Parlamento nel 2004 - ci aiuta a “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle fòibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriàni, fiumàni e dàlmati nel secondo Dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Il nostro commosso pensiero va quindi a ogni persona torturata, fucilata o gettata viva nelle profondità delle fòibe, e a chi fu deportato o costretto all’esodo dalla propria terra, come avvenne nel caso di oltre trecentomila nostri connazionali. Queste tremende violenze, benché accertate e documentate, sono state a lungo tempo sottovalutate o addirittura negate: “Una pagina strappata nel libro della nostra storia” - come la definì il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - che occorre rileggere, con coraggio e con maturità, per accrescere e rafforzare la nostra consapevolezza sulle scelte da fare oggi e per il futuro. Il Giorno del Ricordo costituisce infatti un’occasione importante anche per ampliare lo sguardo in relazione a ciò che possiamo imparare dalle tragiche lezioni del passato. Gli eventi della Seconda guerra mondiale ci rammentano che le radici delle ingiuste sofferenze dei popoli si trovano negli egoismi, nell’odio ideologico e nell’odio etnico, nei regimi e nei totalitarismi di ogni tipo. Tutto ciò deve costituire un mònito per ciascuno di noi, come Istituzioni e come singoli cittadini: ne sono una fin troppo evidente conferma le vite spezzate, le famiglie distrutte e i sogni infranti da sopraffazioni, torture e sanguinosi conflitti dei nostri giorni.

Nelle foto di Del Papa, la commemorazione del Giorno del Ricordo.

Pubblicato il 10 febbraio 2025

Parte la settimana internazionale del Romagnosi all'insegna della multiculturalità

romagnosi12

Sono stati ricevuti  nella mattinata di oggi martedì 11 febbraio nell'aula consiliare del Municipio, gli studenti protagonisti del progetto Erasmus+ "Be real@school" che coinvolge l'Istituto Romagnosiin team con tre scuole europee le cui delegazioni - provenienti da Ungheria, Germania e Belgio - condivideranno questa settimana, proprio a Piacenza, la prima tappa del percorso che le vedrà collaborare nei prossimi mesi.Ad accogliere il gruppo la sindaca Katia Tarasconi e l'assessore alle Politiche Giovanili e Next Generation EU Francesco Brianzi, affiancati dalla dirigente scolastica dell'istituto Romagnosi Raffaella Fumi, dalla vice preside Daniela Scaglioni e dalla referente del progetto Alessandra Olivieri, unitamente alle docentitedescheKati Tonn e Hannah GesistestdelNiedersächsisches InternatsgymnasiumdiEsens, Evy Van Cauteren e Flore De OstdellaVZW Katholieke Scholen Groot-Bornemin Belgio, Timea Nagy e Judith Porcsin per l'istituto unghereseToth Arapd Gimnasium di Debrecen.

Evento il 14 febbraio

Il progetto Erasmus+ in questione si focalizzasui temi della diversità e dell'inclusione, della sostenibilità ambientale, del benessere individuale e collettivo, della cittadinanza europea e del ruolo delle istituzioni. Durante la loro permanenza a Piacenza, gli studenti stranieri saranno impegnati, con i loro coetanei italiani, in workshop scolastici e presso la Caritas diocesana, con una trasferta a Torino per visitare la cooperativa sociale "Raggio". Il tutto culminerà nella mattinata di venerdì 14 febbraio, nella cornice del salone monumentale di Palazzo Gotico, dove circa 250 studenti daranno vita, in un'atmosfera internazionale, all'evento "Bridge Builders: celebrating Diversity and Inclusion Together". Nell'occasione, gli studenti e le studentesse dell'Istituto Romagnosi, che rappresentano 25 nazionalità diverse, allestiranno una mostra volta a far conoscere, alla comunità scolastica, ai loro "colleghi" Erasmus+ e alla cittadinanza, la propria cultura, mentre tra sfilate di costumi tipici, canti e presentazioni del percorso svolto durante queste giornate vissute insieme andrà in scena una composita performance collettiva.

Pubblicato l'11 febbraio 2025

Ascolta l'audio

«Progetti del cuore» porta due nuovi mezzi per Aism e Pa San Giorgio

Progetti del cuore veicoli 

Progetti del Cuore, grazie al generoso contributo di alcune imprese piacentine, ha consegnato nei giorni scorsi due nuovi veicoli destinati ai cittadini più fragili a sostegno delle iniziative di Aism (associazione italiana sclerosi multipla) di Piacenza e della Pubblica Assistenza di San Giorgio. I veicoli garantiranno alle due realtà attive sul territorio di continuare il loro operato erogando importanti servizi come attività di trasporto organizzato e di accesso alle strutture sociosanitarie, ritiro di farmaci, supporto a tutte le necessità di natura sociale e quelle quotidiane di incontri e socializzazione.
Collaborando con comuni, associazioni e aziende virtuose, Progetti del Cuore conferma il suo impegno a sostegno del bene comune, supportando progetti volti a migliorare la qualità di vita delle comunità, con un'attenzione particolare a bambini, anziani e cittadini con disabilità. “Con questa duplice iniziativa - ha commentato Daniele Ragone, amministratore unico di Progetti del Cuore - il territorio di Piacenza si arricchisce di ulteriori strumenti volti a migliorare concretamente la qualità della vita dei cittadini più fragili, ricordandoci che da soli possiamo fare poco, ma insieme possiamo agire per il bene comune”.

Pubblicato il 10 febbraio 2025

Ascolta l'audio

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente