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Madre Emmanuel: «Come vivere una vita eucaristica quotidiana?»

 

 madrecorradini

“Cosa vuol dire aver ricevuto Gesù e vivere in modo eucaristico? Questo l'interrogativo centrale dell'ultima catechesi dedicata da madre Emmauel Corradini al tema dell'eucaristia nel monastero piacentino di San Raimondo il pomeriggio di sabato 6 maggio.
“Noi dobbiamo portare Gesù ovunque andiamo, diventare come i cibori che lo tengono, non stancarci di vivere costantemente alla sua presenza e sotto il suo sguardo ha detto l'abbadessa ai numerosi fedeli venuti per ascoltarla: è questo un modo di vivere eucaristico, essere partecipi di una comunione che vince ogni difficoltà”.
“Non sia turbato il vostro cuore leggeremo nel Vangelo, proprio perché la presenza interiore di Dio deve dare forza e sostanza nei momenti bui. Vivere in modo eucaristico significa allora uscire dalla ristrettezza della propria individualità per vivere nella grandezza di Gesù: cosa farebbe o direbbe Gesù in questa situazione? Qual è il suo bisogno per la mia vita? Queste le grandi domande da porsi per assumere la vastità pensiero di Cristo. Il Signore cerca tra la folla operai che lavorino per lui alla sua opera di salvezza, ha detto San Benenetto; per cui grazie all'amore senza frontiere e tentennamenti di Cristo, all'eucarestia e alla preghiera nessuno sarà escluso dalla vita eterna”.

La strada della verità

Madre Emmanuel si è poi soffermata sul valore dell'eucarestia nella vita quotidiana: “Qual è quindi il modo di esistere di una vita eucaristica? Cosa dovrebbe accadere nella nostra vita per vivere nella pienezza di Gesù? – si è domandata, invitando i fedeli a riflettere. “Prima di tutto quando qualcuno accetta di essere attraversato dall'amore di Gesù sente dentro di sé il corpo che si spezza. Gesù infatti viene spezzato nel suo corpo per noi e poi frantumato anche dentro di noi: non solo vuole penetrare nel nostro corpo e nella nostra vita, ma soprattutto vuole farsi carico delle nostre realtà rotte, spezzate, frantumate. Io amo gli altri perché trovo in loro un pezzetto di te, Dio, diceva Etty Hillesum, e così dovremmo fare noi: scorgere nell'altro, anche in chi non si comporta bene con noi, qualcosa di Dio e amarlo per questo”.
“Un'esistenza eucaristica ci pone quindi sulla linea di demarcazione tra il mondo e Dio, per cui il Signore ci chiede di essere suo strumento nelle situazioni limite della storia, in contesti di violenza e odio: chiede di fermare il male nel proprio corpo, come fece lui sulla croce. Pensiamo a quante violenze, sguardi cattivi, mormorazioni potremmo far cessare, smettendo di alimentarli e affidandoci alla preghiera; per riuscirci dobbiamo però attingere alla luce di Cristo”.
“Una vita eucaristica sa poi riconoscere non solo in Cristo, ma anche nei fratelli situazioni di difficoltà – ha proseguito la religiosa – e chiede a ciascuno di noi di compiere opere di Misericordia. Il vivere eucaristico dischiude la strada della verità di cui oggi abbiamo tanto bisogno come antidoto alle menzogne, illumina la purezza dei cuori e delle intenzioni, necessarie per fare il bene. Oggi siamo troppo spesso abituati a cedere a compromessi per salvare l'immagine piuttosto che a lottare per la verità, e scarichiamo facilmente le colpe sugli altri piuttosto che avere l'umiltà di riconoscere i nostri errori: una vita eucaristica aiuta a rimanere nella verità”.

 L'importanza della preghiera

“Un'esistenza eucaristica è anche propensa a donare la vita da quando nasce a quando muore, e quindi a difenderla in ogni sua espressione. Non uccidere, ha detto l'abbadessa, citando Gli strumenti della vita spirituale della Regola di San Benedetto: possiamo uccidere l'altro spegnendo la sua vita, demolendolo, scoraggiandolo. San Benedetto esorta invece ad alimentare la vita dell'altro, a sostenerlo, a dargli speranza, a indicargli il Signore, a pregare per lui, a infondere la vita. Come cristiani dobbiamo essere dalla parte della vita in tutti i suoi aspetti: per età, per condizione, ma anche rispetto alla vita interiore: pensiamo a quanto può aiutare un momento di ascolto, una visita, un'eucarestia offerta per chi è schiacciato dal dolore e dalla depressione”.
“L'eucarestia diventa perciò un grande contributo alla vita, capace di chiudere le porte all'Inferno infondendo vigore spirituale. Dobbiamo infatti aiutare molti a riconoscere che senza il Signore si rischia di perdere la vita eterna, anche se oggi non si ha quasi più il coraggio di parlare di un Aldilà di comunione perenne con Cristo. La mia missione al Carmelo è pregare perché le anime si salvino, così diceva Santa Teresa di Liseux ha sottolineato Madre Emmanuel: ricordiamoci allora di quante anime possono essere salvate dalla preghiera e dal sacrificio”.

 Vivere l'eucaristia porta gioia

“Chi vive dell'eucaristia è una persona gioiosa”– ha evidenziato ancora la religiosa –, sa che alla fine il Signore provvederà, che la sua presenza e fedeltà non verranno mai meno. La gioia del fedele deriva dall'esperienza d'incontro con Dio e con il suo amore. Dobbiamo quindi preparare i nostri corpi e i nostri cuori a ricevere Gesù, la cosa più importante per noi cristiani oggi è salvare Dio nella nostra nostra vita e in quella dei nostri fratelli”.
Le parole di Etty Hillesum da un campo di concentramento lo testimoniano e con loro l'abbadessa di San Raimondo ha chiuso la sua lectio: “Ti prometto una cosa, o Dio: cercherò di aiutarti affinché tu non venga distrutto dentro di me. Tu non puoi aiutare noi, siamo noi a dover aiutare te, e in questo modo aiutiamo noi stessi. L'unica cosa che possiamo salvare di questi tempi è un piccolo pezzo di te, Dio, in noi stessi: forse possiamo anche contribuire a disseppellirti dai cuori devastati di altri uomini.

Micaela Ghisoni

Nella foto, madre Emmanuel Corradini durante una catechesi nella chiesa di San Raimondo.

Pubblicato il 10 maggio 2023

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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