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Piccio, il genio e l’eccentricità che affascina

La direttrice della Ricci Oddi Lucia Pini illustra il quadro della Banca Il rinvenimento di Aminta

«Oggi inauguriamo una mostra - promossa dalla Galleria Ricci Oddi in collaborazione con la Banca di Piacenza - dedicata a Giovanni Carnovali (detto il Piccio, Montegrino Valtravaglia, 1804 – Coltaro, 1873) a 150 anni dalla morte, un pittore della cultura figurativa lombarda dell’‘800 che in Banca ben conosciamo: il suo bellissimo quadro Rinvenimento di Aminta tra le braccia di Silvia (dalle dimensioni importanti, che potete ammirare quando venite a seguire le conferenze nella Sala Corrado Sforza Fogliani e che fa naturalmente parte di questa mostra), infatti, è stato l’acquisto che ha avviato – negli anni Cinquanta – la collezione d’arte del nostro Istituto. Prosegue dunque la tradizione della Banca di ospitare nel suo Palazzo di rappresentanza una mostra d’arte durante il periodo natalizio. Una tradizione che quest’anno diventa occasione per rinsaldare un rapporto di collaborazione con la Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi, anche in omaggio a Corrado Sforza Fogliani, componente del Consiglio di amministrazione della Galleria in rappresentanza dell’Accademia di San Luca, scomparso proprio un anno fa e che in questi giorni abbiamo ricordato. Una collaborazione che auspichiamo si ampli sempre di più, perché come banca locale teniamo molto a valorizzare i tesori del nostro territorio e la Galleria Ricci Oddi fa assolutamente parte delle eccellenze del patrimonio culturale piacentino, essendo una delle Gallerie d’Arte Moderna più importanti d’Italia, se non la più importante». Con queste parole il presidente dell’Istituto di credito di via Mazzini ha aperto la cerimonia d’inaugurazione della rassegna dedicata all’artista montegrinese che si è svolta (per la prima parte) in Sala Panini alla presenza di autorità e addetti ai lavori. Il dott. Nenna ha inoltre spiegato che Elisabetta Farnese - protagonista della mostra in corso a Palazzo Farnese, di cui la Banca è tra i principali sostenitori - è “ospite” anche del già Palazzo Galli che espone all’ingresso, fino al 2 gennaio, un quadro - “Vergine con il bambino” - dipinto nel 1703 appunto da Elisabetta Farnese. Il dipinto è di proprietà di una famiglia piacentina, la quale ha espresso al direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese dott. Iommelli il desiderio di esporre al pubblico la preziosa opera, che rappresenta - unitamente alle due già esposte alla mostra dei Fasti - una delle tre tele derivanti dal genio della Duchessa presenti sul territorio nazionale. La Banca ha volentieri accolto la richiesta del Comune di Piacenza di esporre l’opera.

«Ci è sembrato giusto - ha confermato l’assessore alla Cultura del Comune di Piacenza Christian Fiazza - riconoscere l’impegno della Banca nella mostra dei Fasti, chiedendole di ospitare il quadro di Elisabetta Farnese. Anche come doveroso omaggio al presidente Sforza che ebbe l’intuizione di far tornare i Fasti a Piacenza».

Il consigliere della Fondazione di Piacenza e Vigevano Robert Gionelli ha dal canto suo ringraziato la Banca per aver regalato alla nostra città un altro importante appuntamento culturale, «ulteriore tassello del progetto Rete cultura Piacenza che ha messo insieme persone, idee e progetti per far crescere culturalmente il territorio».

Alla direttrice della Galleria Lucia Pini il compito di ringraziare tutti i protagonisti «del bel lavoro di squadra»: la Banca (anche per aver finanziato il restauro di una delle due opere del Piccio che si possono ammirare alla Ricci Oddi, Paesaggio a Brembate Sotto) nelle persone del presidente Nenna e del responsabile del coordinamento Roberto Tagliaferri; il team delle Relazioni esterne (Lorella Calza, Lavinia Curtoni, Gaia Cremona); l’addetto stampa Emanuele Galba; il curatore scientifico Niccolò D’Agati; Valeria Poli e Silvia Capponi (autrici di alcune parti del catalogo); Corrado Anselmi (progetto allestimento); Carlo Ponzini (autore dell’immagine coordinata e della grafica); METS Percorsi d’Arte nella persona del presidente Paolo Tacchini (che ha portato un saluto e definito «sede splendida il PalabancaEventi»); Krea allestimenti; Bottazzi impianti elettrici; l’Ediprima che ha stampato il catalogo; lo sponsor tecnico Ciaccio Broker.

Il curatore scientifico dott. D’Agati ha spiegato come, partendo dall’opera giovanile del Carnovali di proprietà della Banca, si sia creato «un nucleo tematico di altissimo livello qualitativo comprendente ritratti, mito e storia, figure ideali, pittura sacra, paesaggio. Il Piccio è un pittore geniale - ha rimarcato - ed eccentrico nel senso che è stato un apripista della modernità e per questo uno dei pochi artisti dell’‘800 salvati dalla critica novecentesca. La sua pittura crea una nuova realtà, andando al di là, reinterpretandola».

Gli invitati sono quindi scesi nella Sala Corrado Sforza Fogliani a visitare la mostra, ufficialmente aperta dal presidente Nenna e dalla direttrice Pini, che ha guidato i presenti descrivendo sapientemente ogni opera esposta, unitamente al dott. D’Agati.

ORARI E BIGLIETTI

PalabancaEventi: via Mazzini 14 – Piacenza

Aperto: martedì – venerdì, 16:00 – 19:00; sabato – domenica, 10:30 – 13:00, 16:00 – 19:00

Chiuso: tutti i lunedì; 24 – 25 dicembre; 31 dicembre, 1 gennaio

Ingresso gratuito

Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi: via San Siro 13 – Piacenza

Aperto: martedì – domenica, 9:30 – 13:00; venerdì – domenica, 15:00 – 18:00

Chiuso: tutti i lunedì; 25 dicembre, 1 gennaio

Ingresso: intero 9 €; ridotto 5 €

Ingresso gratuito per i Soci della Banca di Piacenza, presentando la Tessera Socio

Ingresso ridotto per i clienti della Banca di Piacenza, presentando il biglietto della mostra rilasciato al PalabancaEventi.

Info: Banca di Piacenza: 0523 542357 – www.bancadipiacenza.it

Galleria d’Arte Moderna Ricci Oddi: 0523 320742 – www.riccioddi.it

 Nella foto, la direttrice della Ricci Oddi Lucia Pini illustra il quadro della Banca “Il rinvenimento di Aminta”.
(Foto Del Papa
)

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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