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Notizie Varie

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«Piacenza non tratta», è lo slogan contro il traffico di esseri umani

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In occasione della Giornata europea contro la tratta di essere umani di cui ricorre oggi, 18 ottobre, la 17° edizione, anche il Comune di Piacenza espone sulla facciata del Municipio lo striscione che segnala l’adesione alla campagna internazionale promossa dalla Commissione UE per sensibilizzare e far riflettere l’opinione pubblica sulle gravissime violazioni dei diritti umani di cui questo fenomeno, complesso e in costante evoluzione, è causa.
“Piacenza non tratta” è lo slogan che campeggia sul banner, omologo a quelli affissi in tantissime città italiane per l'occasione, non a caso affiancato alla frase #liberailtuosogno, per sottolineare come l'impegno congiunto di istituzioni e forze dell'ordine, per la prevenzione e il contrasto di questo crimine, si accompagni sempre alla protezione delle vittime. In Italia, attraverso il sistema nazionale anti-tratta che si articola nei progetti territoriali finanziati dal Dipartimento per le Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio, centinaia di persone vengono prese in carico e affidate a un percorso di liberazione, verso l'acquisizione dell'autonomia. Punto di riferimento fondamentale è il numero verde nazionale, disponibile in più lingue: 800-290290.

Il progetto “Oltre la strada”

A livello locale, si può contattare anche il 334-1124627 dell'Unità di strada affidata alla cooperativa “Lotta contro l'emarginazione” Onlus, che ha il proprio sportello presso la sede comunale di via Taverna 39, al piano terra, aperto dal lunedì al giovedì dalle 9 alle 15. Grazie al progetto “Oltre la strada” - i cui primi dieci anni di attività, in Regione, saranno raccontati in una pubblicazione che dedicherà un capitolo anche all'esperienza sul nostro territorio – nel 2022 sono state intercettate a Piacenza 251 persone, tramite tutti i canali attivi: 152 nel corso delle uscite notturne e diurne a contatto diretto con il mondo della prostituzione; 31 utenti che, pur avendo abbandonato la vita di strada, hanno mantenuto un rapporto con il servizio mediante contatti telefonici o accessi allo sportello di via Taverna; 12 donne che, pur estranee allo sfruttamento sessuale, hanno chiesto aiuto mediante passaparola, 15 uomini tra partner e clienti, 7 minori appartenenti ai nuclei familiari di prostitute e 34 persone per le quali l'accattonaggio rappresenta un mezzo di sussistenza.
I dati delle Nazioni Unite attestano che il 50% delle vittime di tratta è soggetto a sfruttamento sessuale: una quota che sale al 92% nei Paesi dell'Unione Europea, dove donne e bambine costituiscono il 72% delle vittime.
“Il progetto “Oltre la strada” è molto importante – sottolinea l'assessora Nicoletta Corvi – perché rappresenta un primo, fondamentale presidio socio-sanitario anche per la diffusione di informazioni essenziali in termini di prevenzione, tutela della salute e consapevolezza anche sull'abuso di alcol e sostanze stupefacenti; oltre la metà delle persone contattate dall'Unità di strada durante le uscite, ad esempio, ha aderito alla possibilità di sottoporsi a visite mediche e screening grazie alla collaborazione con l'Ausl. Altrettanto significativi sono stati gli interventi per risolvere situazioni di emergenza abitativa nel caso di donne sole con figli, grazie alla disponibilità e generosità delle comunità religiose del territorio che hanno permesso all'équipe del progetto di trovare sistemazioni temporanee, ma accoglienti e dignitose, per questi nuclei in condizioni di estrema difficoltà. Ricorrenze come quella odierna – aggiunge Nicoletta Corvi – hanno un valore simbolico essenziale per far conoscere realtà che nella maggior parte dei casi sono nascoste agli occhi della nostra società, ma rappresentano un fenomeno cui non si può restare indifferenti. Colgo l'occasione per ringraziare la Regione, tutti gli operatori e i soggetti che, in sinergia con il Comune, portano avanti questo percorso: Forze dell'ordine sotto l'egida di Prefettura e Questura, Azienda Usl e associazioni di volontariato”.

Pubblicato il 18 ottobre 2023

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Torna «Benvenuti sportivamente in prima»

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È ai blocchi di partenza la seconda edizione del progetto triennale “Benvenuti sportivamente in prima”, voluto dalla Fondazione di Piacenza e Vigevano e organizzato in collaborazione con l’Ufficio scolastico provinciale e l’azienda USL di Piacenza per diffondere fra i giovani il valore sociale, culturale ed educativo dello sport, nel segno dell’inclusione sociale e della promozione di stili di vita sani.
La presentazione del programma 2023-2024 della manifestazione, avvenuta nella giornata del 16 ottobre presso la sede dell’ente di via Sant’Eufemia, è stata anche l’occasione per presentare il nuovo “logo” del progetto, realizzato dagli studenti del liceo Cassinari. Sono intervenuti all’incontro il responsabile per l’educazione fisica e lo sport dell’Ufficio scolastico Fiorenzo Zani, la referente del Comitato organizzatore Cristina Favari e il consigliere d’amministrazione di Fondazione Robert Gionelli che ha ringraziato in apertura tutti coloro che si sono spesi per dare vita a questa seconda edizione:
«Anche quest’anno oltre 1100 studenti avranno l’opportunità di accostarsi e di (ri)pensare allo sport come portatore di valori positivi, dalla cura del corpo alla costruzione di relazioni sociali, e di viverlo nelle sue migliori dimensioni: gioco, divertimento, passione, benessere e fratellanza – è il suo commento – e questo è possibile soprattutto grazie allo straordinario contributo degli insegnanti di educazione fisica che si dedicano con passione a questa iniziativa. Tra gli assenti oggi, ma sempre molto presenti nell’organizzazione ricordiamo Carlotta Malchiodi e Stefano Merli».

Feste dello Sport per le scuole

Simbolo di Benvenuti sportivamente in prima sono le coinvolgenti “feste dello sport” dedicate a bambini e ragazzi delle classi prime di ogni ordine e grado. Si comincia questa settimana con le scuole superiori (mercoledì 18 ottobre) e le secondarie di primo grado (giovedì 19 ottobre), che si riuniranno allo stadio d’atletica Pino Dordoni. Per rispettare i tempi di inserimento dei bambini della scuola primaria, la mattinata di accoglienza per le prime classi delle elementari avrà luogo a maggio nel campo comunale "Sandro Puppo", grazie alla rinnovata disponibilità dell’Associazione calcistica dilettantistica Spes Borgotrebbia.
Attraverso un approccio di tipo ludico e in un contesto non competitivo, queste tre mattinate saranno per gli studenti l’occasione di sperimentare diverse discipline sportive e orientarsi nella scelta di uno sport che ben si adatti alle proprie attitudini e condizioni fisiche oppure risponda a esigenze di carattere correttivo (come nei casi di scoliosi). Durante le manifestazioni, studentesse e studenti potranno inoltre sottoporsi a una serie di test valutativi relativi ad agilità, destrezza, precisione e altri fattori, i cui esiti saranno registrati (in modo anonimo) per fornire agli insegnanti e agli esperti dell’Usl dati utili a monitorare la fase di crescita e di sviluppo dei giovani e ad alimentare la banca dati necessaria a uno studio sulla crescita e sui bisogni dei ragazzi.

A garantire il buono svolgimento dell’iniziativa, oltre agli insegnanti, concorreranno anche 70 studenti circa di quarta e quinta superiore (la 5ª Liceo Sportivo del Respighi e due classi 4ª del Liceo Sportivo paritario San Benedetto) che in veste di “tutor” affiancheranno i più piccoli e durante l’anno si dedicheranno anche all’elaborazione dei dati raccolti.
L’incontro di presentazione del progetto si è concluso con la premiazione
degli studenti della classe ex 1ª E del Liceo artistico Cassinari (ora 2°), che hanno vinto il contest per dare alla manifestazione il suo logo scelto “perché – è la motivazione del premio - ben sintetizza i temi al centro dell’iniziativa: il movimento, la salute, la scuola”.
La giuria - composta da Cristina Favari, Robert Gionelli e Fiorenzo Zani - ha inoltre assegnato una menzione speciale per il disegno grafico gli studenti della IIª A della scuola media Nicolini.
Al termine dell’incontro è stato presentato il nuovo concorso dedicato quest'anno alle scuole partecipanti – un contest di articoli giornalistici a tema sport e stili di vita sani -
ed è stato annunciato il percorso culturale-informativo per gli studenti che si terrà nel mese di dicembre nell’Auditorium della Fondazione. Dell'importanza dell'attività motoria per una crescita armonica e di come una corretta alimentazione sia fondamentale per mantenersi in salute parleranno i medici Giorgio Chiaranda, Responsabile del Servizio medicina dello sport dell’USL, e Fabio Fornari, già Primario di Gastroenterologia a Piacenza e consigliere del Cda di Fondazione.

Nella foto di Del Papa, la presentazione del progetto "Benvenuti sportivamente in prima”.

Pubblicato il 17 ottobre 2023

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Inaugurato a Gotra di Albareto il monumento dedicato al partigiano Lino Bottali

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È stato inaugurato sabato mattina, 14 ottobre, il monumento dedicato a Lino Bottali, “partigiano Lucertola” martire di Villa Cadè, a 100 anni dalla nascita. La cerimonia, svoltasi a Gotra di Albareto (Parma), si è aperta con la messa presieduta da don Marino Navalesi, vicario generale della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli, concelebrata con don Piero Albanesi, don Lino Ferrari, don Renato Fugaccia e don Angelo Busi. A seguire la conferenza, aperta dai saluti del sindaco di Albareto Davide Riccoboni, del presidente della Provincia di Parma Andrea Massari e del consigliere regionale Matteo Daffadà (Pd). Poi, la parola a Mariapia Garavaglia, presidente dell’Associazione nazionale partigiani cristiani (Anpc), e a Pierluigi Castagnetti, presidente della Fondazione Fossoli. A moderare, il presidente provinciale Anpc Parma (e vicepresidente nazionale) Ferdinando Sandroni e Gabriele Ferrari. Presenti all’evento anche il presidente provinciale Anpc Piacenza Mario Spezia, il presidente del Museo della Resistenza piacentina di Sperongia Andrea Losi, il consigliere Salvatore Scafuto per il Comune di Piacenza e Giuseppe Borea, nipote omonimo del sacerdote ucciso dai nazifascisti.

“Il sacrificio è buttare ciò che siamo in qualcosa di più grande”

Lino Bottali era uno dei 21 partigiani che i nazisti prelevarono dal carcere di Parma e fucilarono, come azione di rappresaglia, la mattina del 9 febbraio 1945 sulla via Emilia a Cadè, nei pressi di Reggio Emilia. “Chi ci separerà dall’amore di Cristo? Nel dono dell’amore di Cristo – ha detto don Navalesi nell’omelia – vediamo il sacrificio della nostra vita, di chi ci porta alla pace, alla libertà. Vediamo la certezza che il Signore passa attraverso uomini e donne di ogni tempo, di buona volontà, capaci di accogliere il dono, di viverlo, trasmetterlo e vedere anche davanti al pericolo qualcosa di più grande. Il sacrificio è buttare ciò che siamo, ciò che abbiamo in qualcosa di più grande, camminare insieme, dare senso. Vuol dire mettere qualcosa da parte per poi avere un altro risultato”.

I cattolici e la Resistenza

“Nella Resistenza i cattolici non erano degli aggregati – le parole di Pierluigi Castagnetti –; anzi, hanno portato il segno di una loro originalità anche all’interno dell’esperienza resistenziale. Quando è finita quella guerra (la Seconda guerra mondiale, nda) è stato fatto un giuramento solenne: che mai più ci sarebbero state altre guerre. Non era un auspicio, ma parole che sgorgavano da un’intelligenza storica e politica. Ermanno Gorrieri, capo partigiano di Modena, nel suo ultimo libro negò che ci fosse una scelta politica dietro l’impegno dei cattolici per la Resistenza, ma una scelta religiosa: «Nelle parrocchie siamo stati educati a voler bene alla gente. È bastato questo a farci salire in montagna, dove c’erano dei sacerdoti che hanno dato un contorno a questa scelta». Giorgio Bocca, nella sua Storia della Resistenza, disse che se non ci fossero stati i preti, in montagna la Resistenza non si sarebbe potuta fare, perché le canoniche erano il rifugio sicuro: da lì, in tutta la storia della Resistenza, non è mai uscito un tradimento”.

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Nella foto, il monumento a Lino Bottali.

“Convertire i giovani affinché coltivino idee”

“Quando c’è una comunità c’è armonia e solidarietà. Questo territorio è impregnato del sangue dei martiri, abbiamo un dovere di riconoscenza già solo a calpestare questa terra – ha detto Mariapia Garavaglia nel suo discorso –. Per far sapere da che parte si sta a volte non servono le parole, ma le testimonianze. I nostri martiri hanno dato la vita, noi diamo il nostro tempo e le nostre competenze. Votiamo. Tanta gente non vota, chi non vota tradisce i Lino (Bottali, nda), i Minzoni (don Giovanni, nda), tradisce chi ci ha regalato con la vita un mondo di pace, almeno in Europa. Noi abbiamo un impegno civile e santo: dedicarci agli altri. Non c’è amore maggiore di quello di dare la vita per gli amici. Noi siamo amici per quelli che ci hanno preceduto, ci hanno voluto bene se sono morti per noi, e noi dobbiamo voler bene a loro attraverso le istituzioni democratiche che ci hanno regalato. Dobbiamo amare la Costituzione, un manuale di amore per i nostri concittadini. Noi dell’Anpc vogliamo continuare a essere portatori di pace mettendo in campo aiuti personali, comunitari, diplomazie. Dobbiamo convertire i giovani, non per far loro cambiare idea, ma per far sì che coltivino idee e si appassionino alla democrazia e alla Costituzione. C’è bisogno di tanti testimoni di questa idea affinché non muoia mai, perché quando il lumicino si affievolisce il rischio che si spenga c’è”.

Piacenza presente alla cerimonia

“Abbiamo avuto l’occasione per ricordare un martire della libertà, il partigiano Lino Bottali, fucilato a 22 anni il 9 febbraio 1945, lo stesso giorno in cui a Piacenza la stessa sorte toccò a don Giuseppe Borea. Facciamo memoria del martirio di tanti giovani che hanno sacrificato la vita per la democrazia e per la libertà del nostro Paese, a quest’avvenimento ci lega il fatto che Lino Bottali era lo zio materno di mons. Lino Ferrari, già vicario generale della diocesi di Piacenza-Bobbio”, ha commentato Salvatore Scafuto.

Francesco Petronzio

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Nelle foto, l'inaugurazione del monumento  a Lino Bottali a Gotra di Albareto e sopra, mons. Lino Ferrari con Giuseppe Borea, nipote del sacerdote ucciso lo stesso giorno di Lino Bottali.

 

Pubblicato il 16 ottobre 2023

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La lezione di Pietro Negra (Pinko) agli studenti del Mattei: «Non abbiate paura di sbagliare, l'errore è un atto di coraggio»

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«Non abbiate paura di sbagliare, perché l’errore è un atto di coraggio». È solo una delle citazioni che è possibile estrapolare dalla lezione di Pietro Negra tenutasi nei giorni scorsi al Polo Mattei di Fiorenzuola d’Arda. Il presidente e amministratore delegato di Pinko, celebre marchio di moda con sede a Fidenza, è stato infatti il primo ospite della rassegna “100 minuti con…” realizzata dall’Istituto Comprensivo Mattei in collaborazione con Confindustria Piacenza, Rotary Club e amministrazione comunale di Fiorenzuola d’Arda. Cento minuti interamente sfruttati dagli studenti accorsi nella gremita aula magna della scuola, che hanno intervistato Pietro Negra dando vita a numerose occasioni di approfondimento.

«Il nome Pinko? Inizialmente era Pinco Pallino, perché volevamo distinguerci dall’ondata di nomi anglosassoni che aveva investito tutta Europa. Eravamo gli outsider, gli ultimi arrivati, giunti nel mercato quasi con atteggiamento inconsapevole», ricorda. Sì, ma come si arriva ad essere la Pinko di oggi? «Il punto in cui siamo oggi è la somma di tante scelte successive. Nel lavoro e nella vita si incontrano tanti bivi, davanti ai quali bisogna scegliere dove andare. Possibilmente bisogna intraprendere la strada giusta, ma non sempre è così, statisticamente si sbaglia. Nel mio caso evidentemente le scelte giuste sono state più di quelle sbagliate». Da qui l’elogio dell’errore, che Negra ha voluto trasmettere ai ragazzi: «Prendere una decisione è lo sport più difficile che l’uomo è chiamato a praticare, perché serve coraggio e si deve correre il rischio di sbagliare. L’errore è, di per sé, un atto di coraggio. Tentare di non sbagliare mai, permettetemi questo termine ragazzi, è “paraculismo”. Dagli errori si impara e si evolve, questa è la ricetta per crescere». Il presidente di Pinko è a suo agio con i giovani e parla la loro lingua, coinvolgendoli in un dibattito serrato lungo tutta la durata dell’incontro. «Per far il manager ci vuole un “fisico bestiale”, fisicamente e mentalmente. Ci vuole sicurezza in sé stessi ma soprattutto l’autostima. Questo deve aiutarvi a fare la scuola: credere in voi, perché il valore delle persone dipende anche da altro, ma è fondamentale osare e avere creatività. Diffidate da chi non prende mai decisioni».

Valori etici e sociali importanti

«Voi giovani avete spostato l’attenzione dal valore del prodotto al valore del brand. In Pinko abbiamo deciso di abbracciare valori etici e sociali importanti, realizzando una sede avveniristica e immersa nel verde ma anche facendo sottoscrivere ai nostri fornitori una carta dei valori condivisa con la nostra azienda».
Spazio anche alla sensibilità di genere e all’evoluzione dei modelli di bellezza adottati nel mondo della moda: «Discriminazione nella moda? Il peggio è passato. Oggi le marche sono molto più democratiche e ognuno si può vestire come vuole, e meno male che è così. Noi ci rivolgiamo principalmente ad una clientela femminile, ma è bene sottolineare che femminilità e sensualità non sono sinonimi. La femminilità è un qualcosa di immateriale che si può esercitare in ogni momento della giornata, a casa come a lavoro. Bisogna cogliere questa differenza e creare capi che soddisfino questa esigenza del mercato».

Non è mancata poi la domanda sul futuro della moda e della società: «Io non sono un sociologo, ma da dilettante mi permetto di dire: non credo ci sia il bisogno di buttare via tutto il passato per fare il futuro a tutti costi. Penso alla manifattura e all’economia reale, che hanno un grande pregio: redistribuire la ricchezza nella società e nel territorio, cosa che le multinazionali della cosiddetta “new economy”, basata sul tutto e subito attraverso canali online, invece non fanno. Questo vale anche per l’intelligenza artificiale: procediamo con cautela e raziocinio, altrimenti il costo sociale sarà elevatissimo».

Il prossimo appuntamento della rassegna Grandi Imprese del Polo Mattei sarà il 9 novembre con Maurizio Bassani, direttore generale di Parmalat.

Nella foto, il presidente di Pinko al Mattei di Fiorenzuola.

Pubblicato il 16 ottobre 2023

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Banca di Piacenza, inaugurata la filiale di Pavia. «La nostra solidità nei territori limitrofi»

Don Gabriele Romanoni ha benedetto i locali della filiale

La Banca di Piacenza ha inaugurato giovedì12 ottobre, la nuova filiale di Pavia, aperta in via XX Settembre, una delle principali vie commerciali all’interno del centro storico della città. Alla cerimonia sono intervenuti, tra gli altri, il sindaco Mario Fabrizio Fracassi («saluto con piacere l’arrivo in città di una banca di territorio che predilige il rapporto personale rispetto all’approccio virtuale»), l’economo del Vescovado don Gabriele Romanoni, in rappresentanza del vescovo mons. Corrado Sanguineti, il parroco (chiesa di Santa Maria del Carmine) don Daniele Baldi, il comandante del Nucleo Informativo Carabinieri ten. Fernando Columpsi, Maria Pistorio, presidente dell’Ordine avvocati, Franco Lardera, presidente di Confedilizia Pavia, Alberto Lasagna, direttore Confagricoltura Pavia, Luca Manenti, direttore generale di Ascom, Maria Chiara Sensi di Ascom Fidi Pavia, i docenti Paolo Quadrelli e Matteo Navaroni dell’Università di Pavia, Paolo Niutta, direttore generale Asp Pavia e alcuni clienti.

"La fierezza di essere una banca locale”

Il vicepresidente della Banca di Piacenza Domenico Capra ha portato il saluto del presidente Giuseppe Nenna, rimarcando «la fierezza di essere banca locale». Il direttore generale Angelo Antoniazzi, che giocava in casa essendo di Pavia, dopo aver ricordato la storia dell’Istituto di credito lunga 87 anni ha posto l’accento sugli ottimi risultati che da sempre caratterizzano la Banca («con 55 filiali distribuite in 8 province, 320 milioni di mezzi propri, circa 125mila clienti e 87mila rapporti di conto corrente, siamo una banca solida, con il CET1 al 17,25% e una liquidità molto importante. Perché apriamo a Pavia? Per portare il nostro modo di fare banca, che funziona, anche nei territori limitrofi al Piacentino, non dimenticando mai che il nostro tratto distintivo resta la relazione personale con la clientela, a cui offriamo un servizio personalizzato e rapido. La filiale camminerà sull’impegno di dipendenti di questo territorio, territorio con il quale vogliamo lavorare».

Quella di Pavia è la quarta filiale della Banca di Piacenza del Pavese, dopo quelle di Stradella (avviata nel 2005), Zavattarello (presente dal 2007), Voghera (inaugurata lo scorso anno) e si sviluppa su una superficie di oltre 200 metri quadrati al piano terra e locali archivi ed altri servizi al piano interrato; è collocata in un edificio di pregio. La dipendenza si compone di 4 uffici, una zona cassa/back office, servizio di cassette di sicurezza e area self service con Bancomat evoluto, dotato di funzione versamento. La filiale è gestita da quattro dipendenti. Lo sportello è aperto dal lunedì al venerdì dalle 8.20 alle 13.20 e dalle 14.30 alle 16. La filiale è stata realizzata con il coordinamento dell’Ufficio tecnico della Banca (ing. Roberto Tagliaferri), la progettazione e direzione dei lavori è stata seguita dallo studio dell’arch. Carlo Ponzini, che ha evidenziato il connubio fra tradizione, contemporaneità e sostenibilità che ha guidato la ristrutturazione dei locali.
La progettazione ha posto particolare attenzione al risparmio energetico ed al comfort termico attraverso l’installazione di impianti a basso impatto ambientale dotati di dispositivi di termoregolazione evoluta e con l’uso di materiali anallergici.
Con il vicepresidente e il direttore generale, erano presenti per il popolare Istituto di credito il vicedirettore generale Pietro Boselli, la responsabile della Direzione rete Elisabetta Molinari, il responsabile della Direzione personale Francesca Michelazzi, il responsabile del Coordinamento dipendenze sviluppo Francesco Passera, Roberto Tagliaferri, responsabile dell’Ufficio Economato e sicurezza, Giovanni Faruffini, del comparto agroalimentare. Ha fatto gli onori di casa il responsabile della filiale Paolo Perduca.
Don Romanoni ha quindi benedetto i locali invitando a un momento di preghiera e compiacendosi dell’attenzione dell’Istituto di credito ai rapporti con la persona.
La nuova filiale di Pavia rientra in una più ampia strategia di crescita messa a punto dal Consiglio di amministrazione della Banca che ha già visto l’apertura della filiale di Modena (inaugurata lo scorso 5 ottobre) e prevede lo “sbarco”, entro la fine dell’anno, a Reggio Emilia.
Presenza sul territorio, vicinanza alla clientela, sostegno alla comunità: questi gli elementi che caratterizzano Banca di Piacenza. E l’apertura di questa nuova filiale in un territorio dove si è già significativamente presenti, non fa che valorizzare il modo di fare banca di una realtà locale (e popolare) che ha come primo obiettivo quello di essere utile ai territori di appartenenza.

Una veduta esterna della filiale di Pavia

Nelle foto, l'inaugurazione della filiale della Banca di Piacnza a Pavia.

Pubblicato il 13 ottobre 2023

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