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Notizie Varie

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Sanità, trenta milioni di euro per abbattere le liste d’attesa

Abbattimento liste dattesa

Trenta milioni di euro per abbattere le liste d’attesa su tutto il territorio regionale già a partire dal 2024. E per assicurare, sempre quest’anno, un milione di prestazioni in più, incrementando del 20% il numero di visite ed esami diagnostici monitorati dal "Piano regionale di governo delle liste d'attesa”. Sono le risorse messe in campo dalla Regione Emilia-Romagna per ridurre i tempi attualmente previsti di prenotazione e accesso a visite ed esami clinici specialistici (le cosiddette ‘prestazioni specialistiche ambulatoriali’) erogati dal Servizio sanitario pubblico. Un investimento che dà forza al Piano straordinario voluto dalla Giunta, composto da misure concrete che verranno attuate già entro l’estate da parte di tutte le Aziende sanitarie, con un duplice obiettivo: incrementare sia il numero di prestazioni specialistiche disponibili, sia la quota di tempo dedicato alle prestazioni ambulatoriali da parte del personale medico. Tra le principali azioni previste entro il breve periodo, l’aumento dell’offerta anche attraverso il coinvolgimento delle strutture private accreditate, agende aperte e l’introduzione di liste per la registrazione delle richieste inevase, con smaltimento in ordine cronologico, per sgravare il cittadino dall’onere di ricontattare i servizi di prenotazione. L’obiettivo è accompagnare il sistema sanitario pubblico regionale verso un nuovo paradigma di attuazione dell’Assistenza specialistica ambulatoriale, e contemporaneamente consentire ai cittadini di usufruire, in maniera uniforme e omogenea in tutta la regione, di una maggiore offerta di prestazioni in tempi previ. Come sta avvenendo per la riorganizzazione della Rete di emergenza-urgenza, che procede con risultati molto positivi, anche sul fronte delle prestazioni specialistiche ambulatoriali l’impegno è da un lato continuare a garantire ai cittadini un adeguato livello di offerta e prossimità dei servizi, dall’altro accompagnarli verso una fruizione appropriata. In difesa della sanità pubblica e universalistica che, per l’Emilia-Romagna, resta l’unico modello sanitario possibile, da sostenere e rafforzare, perché messo fortemente a rischio per insufficienza di risorse stanziate a livello nazionale e per la carenza di personale. Un concetto ribadito dalla campagna di comunicazione e sensibilizzazione voluta dalla Regione - “Lunga vita alla sanità pubblica” -, che giovedì prossimo a Milano si vedrà assegnare il premio Una, l’Associazione delle aziende di comunicazione, come miglior campagna nella categoria comunicazione per la Pubblica amministrazione.

LE AZIONI PREVISTE NEL BREVE PERIODO

Il nuovo Piano per l’abbattimento delle liste d’attesa aumenta l’offerta di prestazioni, in particolare delle visite specialistiche, anche attraverso il coinvolgimento di strutture private accreditate, da un lato per consentire al sistema di assorbire il maggior numero di richieste non ancora evase e di riportare le attese a una situazione di maggiore equilibrio, e dall’altro per offrire ai cittadini servizi di assistenza e cura appropriati, ovvero commisurati ai propri bisogni, sotto il profilo prescrittivo, organizzativo ed erogativo. Sono tre le tipologie di intervento previste già per il breve periodo: rendere sempre effettiva la possibilità di prenotare le prestazioni, garantendo le condizioni per avere le agende sempre aperte e con un orizzonte di disponibilità di almeno 24 mesi; aiutare gli utenti sollevandoli dall’onere di dover ricontattare i servizi di prenotazione nel caso non vi fosse disponibilità, ma introducendo in questi casi le liste per la registrazione delle richieste in un elenco progressivo in ordine cronologico e garantire i tempi di attesa delle classi di priorità indicate in ricetta. Già entro il mese di aprile, inoltre, ciascuna Azienza Usl, in collaborazione con l’Azienda Ospedaliera-Universitaria o eventuale Irccs di riferimento, dovrà presentare un Piano straordinario di produzione per il proprio ambito territoriale, per garantire, nell’immediato e per tutto il 2024, un significativo aumento di prestazioni. Le aziende dovranno migliorare ulteriormente l’efficienza produttiva ed organizzativa, anche incrementando la presenza e l’operatività degli specialisti nel setting ambulatoriale e nelle strutture territoriali, in primis le Case della Comunità.

Pubblicato il 10 aprile 2024

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La «lezione» dell’astrofisica Brusa agli alunni di Carpaneto: per avere successo bisogna studiare

Marcella Brusa pubblico

Due “brevi” lezioni di astrofisica quelle che Marcella Brusa, scienziata piacentina e docente universitaria all’Alma Mater Studiorum di Bologna, ha tenuto nella mattinata del 5 aprile a Carpaneto Piacentino. Al Teatro Moder, Brusa ha parlato ai giovanissimi studenti dell’Istituto comprensivo di Carpaneto e Gropparello, spiegando con un linguaggio semplice le leggi che regolano gli elementi della Terra e rispondendo alle domande – molte e centrate – del giovane pubblico. La prima parte è stata dedicata alle classi terze, quarte e quinte della primaria, che a metà mattina si sono date il cambio con quelle della secondaria di primo grado. Un’iniziativa che la dirigente scolastica Roberta Gulieri ha voluto realizzare in un’ottica di avvicinamento delle nuove generazioni alle discipline Steam e di consapevolezza della parità dei sessi nell’approcciarsi alle scienze.

Il buon esempio: “studiate e avrete successo”

I bambini e i ragazzi hanno partecipato con molta attenzione alle lezioni. “Se li lasciamo alla stessa altezza da terra, cade prima il foglio o la penna?” ha chiesto Brusa prima di provare l’esperimento per spiegare, con un esempio pratico e poi con l’aiuto della teoria, la forza di gravità e il ruolo della resistenza dell’aria. “La penna!” hanno urlato alcuni; “Il foglio!” è l’urlo che si è alzato in contemporanea con altre voci. E alla domanda “Chi vuole venire a provare?” è stato difficile scegliere fra una schiera di mani alzate. Una sfida vinta, dunque, almeno sul piano dell’interesse, quella dell’istituto. Ma oltre alla fisica, Brusa ha dato al suo pubblico un insegnamento di vita: “Se volete raggiungere un obiettivo, studiate”. Da parte sua non è certo mancato il buon esempio. “Dopo tredici anni di scuola ne ho fatti altri otto fra università e dottorati di ricerca, e poi sono andata via, a Monaco di Baviera, per fare le prime esperienze lavorative. Molti miei colleghi, invece, si sono spostati di città in città”. Marcella Brusa ha anche raccontato di essere “partita” dal liceo classico. “La matematica si può imparare anche all’università – ha detto –, non è per forza necessario fare un istituto tecnico per diventare uno scienziato”.

Cambiare il linguaggio ma non i contenuti

“Ho cercato di non semplificare tanto i concetti quanto il registro linguistico – ha commentato Brusa dopo l’incontro coi bambini della primaria – per far passare concetti importanti, anche complicati, cercando di trovare parole comprensibili anche ai più piccoli”. La scienziata si è detta molto soddisfatta della preparazione e della curiosità del giovane uditorio. “È sempre una sfida – le sue parole – anche se lavoro su queste cose da tantissimo tempo, ogni volta che devo parlare con un pubblico diverso bisogna sempre mettersi in gioco”. Certe domande non se le aspettava. “Si vede che sono classi molto ben preparate, quindi complimenti alle maestre che hanno fatto un ottimo lavoro”.

Sperimentarsi in tutti i campi

La dirigente Roberta Gulieri ha spiegato che l’incontro nasce da un percorso, voluto dal Ministero dell’Istruzione e del Merito, di valorizzazione delle discipline Steam. “Incontrando Marcella Brusa i bambini e i ragazzi hanno potuto conoscere concretamente l’esperienza di una persona che è riuscita a mettere a frutto le proprie competenze fino a raggiungere livelli altissimi nella ricerca mondiale”. Bisogna partire dalla giovanissima età. “È molto importante che fin da subito sia chiaro che non ci sono differenze di genere – ha aggiunto la preside –. Dobbiamo sradicare l’idea che esistono discipline più adatte ai maschi o alle femmine: ognuno di noi deve trovare la propria realizzazione in quello che corrisponde alla propria indole. Il nostro compito è offrire ai ragazzi l’opportunità di sperimentarsi in tutti i campi, in modo che ognuno trovi la propria felicità”.

Francesco Petronzio

Pubblicato il 9 aprile 2024

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Il vescovo Cevolotto in visita alla diga del Molato

Vescovo CBPC diga del Molato

Alla diga del Molato (Alta Val Tidone) prosegue la procedura di collaudo dell’opera e continuano le visite sia da parte delle istituzioni piacentine, regionali e ministeriali sia da parte dei cittadini. Nei giorni scorsi in visita alla diga anche il vescovo della docesi di Piacenza - Bobbio Monsignor Adriano Cevolotto accompagnato dal Direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi arch.  Manuel Ferrari e dal Responsabile dell’Ufficio Tecnico della Curia geom. Carlo Baldini.
Ad accoglierli il Presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Luigi Bisi insieme al Vicepresidente Stefano Riva, agli amministratori Giampiero Silva e Filippo Gasparini, al direttore generale Pierangelo Carbone, al direttore d’area amministrativa Carlo Marchetta e ai tecnici e ai guardiani della diga. La visita ha riguardato l’intera opera nelle sue varie parti, sia quelle aperte al pubblico come il coronamento (camminamento), sia quelle accessibili solo accompagnati dai tecnici del Consorzio come gli scarichi di mezzo fondo, ausiliario e di superficie e le voltine.
La procedura di collaudo, iniziata lunedì 18 marzo, prevede il completo riempimento dell’invaso della diga del Molato passando dalla attuale quota idrica autorizzata di 353,70 metri sul livello del mare (pari a un volume di circa 7,6 milioni di metri cubi d’acqua) a 354,40 metri sul livello del mare (pari a circa 8,06 milioni di metri cubi).

La diga del Molato ha un’architettura a volte sostenute da contrafforti (n. 17 voltine ad interasse di 10 m inclinate di 45° verso monte) con due parti laterali a gravità massiccia in calcestruzzo. Fortemente distintiva la facciata verso valle, caratterizzata da una sequenza di immensi vuoti, interrotti da archi in successione che la fa risultare altamente monumentale, ma mai eccessiva. La diga si inserisce nel contesto vallivo con grande armonia e naturalezza, quasi fosse un’appendice spontanea delle cime appenniniche che la ospitano. La diga del Molato, interamente in calcestruzzo armato, è alta 55 metri rispetto al piano di fondazione, lunga 180 metri sul fronte e il coronamento superiore misura 322 metri comprendendo le strutture laterali che risvoltano dal fronte verso i fianchi. Il bacino è lungo due chilometri e mezzo e per un tratto penetra nel territorio pavese di Zavattarello (provincia di Pavia). Gli organi di scarico della diga del Molato sono: uno scarico di superficie in corpo diga (con tre soglie di sfioro libero), uno scarico di superficie ausiliario in sponda destra, uno scarico di mezzofondo anch’esso in sponda destra e uno scarico di fondo (con due condotte in acciaio).

Un po' di storia

L’opera fu progettata dall’ing. Augusto Ballerio lungo il torrente Tidone ai piedi del Monte Bissolo, a circa 250 m a monte della confluenza del Rio Molato. Il Direttore tecnico dei lavori fu l’ing. Guido Comboni. I lavori incominciarono nel 1920 e nel 1923 subentrò ad imprese precedenti la Ditta Filippa di Torino. I lavori terminarono nel 1928. Nell’occasione ci fu il primo collaudo.

La Val Tidone si estende tra due gruppi di alture al confine tra le Regioni Lombardia ed Emilia Romagna, e tuttavia, da un punto di vista formale e giurisdizionale, appartiene alla provincia di Piacenza. La vallata è caratterizzata dalla presenza di numerosi corsi d’acqua, tra cui spicca, per dimensioni ed estensione, il Torrente Tidone, affluente destro del Po. Già nei primi decenni del XX secolo si era resa manifesta l’idea di realizzare un sistema di raccolta e regolazione delle acque nella Val Tidone per migliorare l’irrigazione a scopi agricoli. L’iter progettuale e realizzativo della diga del Molato fu lungo e complesso: dal momento in cui venne proposta, essa rimase un progetto astratto fino al 1912. Con l’avvento della prima guerra mondiale il progetto venne abbandonato per poi essere ripreso nel 1920, quando vennero emanate le prime leggi a favore dello sviluppo del settore delle costruzioni funzionali all’agricoltura in quanto dedicate allo stivaggio ed alla regimazione delle acque. I lavori per la realizzazione della diga terminarono nel 1928, anno in cui l’opera venne collaudata, inaugurata e messa in funzione.

Nella foto, il vescovo Cevolotto alla diga del Molato.

Pubblicato l'8 aprile 2024

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Coldiretti, un allarme alimentare al giorno. Ecco black list

agricoltori brennero

Nell’ultimo anno è scoppiato in Italia oltre un allarme alimentare al giorno con ben 422 allerte che hanno riguardato prodotti stranieri per la presenza di residui di pesticidi vietati in Italia, micotossine, metalli pesanti, inquinanti microbiologici, diossine o additivi e coloranti, in aumento del 42% rispetto allo stesso periodo dell’anno. E in quasi 6 casi su 10 si tratta di prodotti provenienti da paesi Extra Ue.
È quanto emerge da una analisi Coldiretti su dati Rasff al 1° aprile 2024 diffusa in occasione della mobilitazione di diecimila agricoltori in due giorni al Brennero per fermare l’invasione di prodotti alimentari stranieri spesso spacciati per italiani.Al presidio partecipano anche oltre 2000 agricoltori provenienti dall’Emilia-Romagna, guidati dal Direttore Regionale Marco Allaria Olivieri.

Frutta e verdura sono al primo posto per numero di segnalazioni, pari al 30% del totale. Si va dai pistacchi turchi e iraniani con alti livelli di aflatossine – rileva Coldiretti – alle carote dall’Egitto con residui di Linuron, un pesticida vietato in Europa. Ma ci sono anche i fagioli all’occhio del Madagascar con Chlorpirifos, una sostanza bandita in Ue perché sospettata di danneggiare il cervello dei bambini, presente peraltro anche sui fagioli dal Bangladesh. Norovirus sui frutti di bosco congelati tedeschi e serbi, ma neppure il succo d’arancia congelato è sicuro – continua Coldiretti –, poiché su quello iraniano ci sono residui di Propiconazole, sostanza anch’essa vietata. Pesticidi banditi anche sui peperoncini dal Kenya, mentre sui fichi secchi turchi sono state rinvenute aflatossine. 
Al secondo posto tra i prodotti più pericolosi c’è il pesce, con 107 segnalazioni. Si va dalle ostriche francesi e olandesi con la presenza di norovirus – prosegue Coldiretti – alle seppie congelate dall’Albania con contenuto di cadmio, dal pesce spada e dal tonno spagnoli con presenza di mercurio oltre i limiti ai filetti di merluzzo congelato dalla Cina con la salmonella, presente anche nelle cozze cilene.

Tra i prodotti più pericolosi ci sono anche le carni, quasi principalmente per la presenza di salmonella. Ne è stata scoperta nelle carni di pollo e di tacchino dalla Polonia, dall’Olanda dalla Spagna e dall’Olanda, ma anche nelle cosce di rana turche e cinesi.
Al quarto posto i cereali dove la quasi totalità delle segnalazioni riguardano il riso dal Pakistan, per la presenza di aflatossine e residui di pesticidi vietati, mentre al quinto troviamo le spezie, dal peperoncino dello Sri Lanka con aflatossine all’originano turco con tossine naturali, dal peperoncino cinese con salmonella al cumino indiano con residui di pesticidi.
“E’ necessario che tutti i prodotti che entrano nei confini nazionali ed europei rispettino gli stessi criteri, garantendo che dietro gli alimenti, italiani e stranieri, in vendita sugli scaffali ci sia un analogo percorso di qualità che riguarda l’ambiente, il lavoro e la salute – ha sottolineato il presidente della Coldiretti Ettore Prandini - Dal Brennero chiediamo dunque l’applicazione del principio della reciprocità, ovvero stesse regole uguali per tutte a partire dai fattori di produzione. Basti pensare all’uso dei pesticidi. Un quarto di quelli usati negli Stati Uniti risulta vietato nella Ue e le percentuali salgono se si tengono in conto i paesi del Sudamerica. E’ assurdo che noi continuiamo a importare cibi prodotti con sostanze che in Europa sono vietate da decenni”.

Nella foto, al Brennero i diecimila agricoltori della Coldiretti per dire stop al fake in Italy.

Pubblicato il 9 aprile 2024

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Aumentano ancora i nuovi contratti nel Piacentino

 Contratti inizio 24

In linea con gli andamenti degli ultimi mesi, anche per il trimestre marzo-maggio è previsto un aumento dei nuovi contratti all’interno del sistema imprenditoriale piacentino. I nuovi contratti previsti, infatti, si attesteranno a 6.650 unità, di cui 2.130 solo nel mese di marzo; un dato, quest’ultimo, che mostra un incremento del 9,8% sul marzo 2023. Secondo l’analisi dell’Ufficio Studi della Camera di Commercio dell’Emilia sui dati del sistema informativo Excelsior, le attivazioni previste si concentreranno per il 66% nel settore dei servizi e per il 58% nelle imprese con meno di 50 dipendenti. In testa alla graduatoria dei settori che assorbiranno il maggior numero di nuovi contratti vi sono i servizi alle imprese, per i quali sono previsti 2.430 nuovi contratti in tre mesi, con un -8% rispetto a marzo-maggio 2023; a seguire troviamo l’industria manifatturiera, con 1.620 nuovi contratti in un trimestre (+19,1% rispetto ai dati del relativo trimestre del 2023) e, al terzo posto il commercio che, con 950 nuovi contratti in un trimestre, segna un +35,7% rispetto allo stesso trimestre del 2023. Interessante notare, tra l’altro, che per una quota pari al 24% le imprese prevedono di assumere personale immigrato. Per quanto riguarda la tipologia dei nuovi contratti, nel 25% dei casi saranno a tempo indeterminato, mentre nel 75% saranno a termine (a tempo determinato o altri contratti con durata predefinita). Dei 2.130 nuovi contratti previsti per il mese di marzo, l1,3% (240 posizioni) è rivolto a candidati con titolo di laurea diploma Its, il 29,1% (620 posizioni) a candidati con il diploma di scuola media superiore, il 40,8% (870 posizioni) a soggetti con qualifica di formazione o diploma professionale; continuano comunque a crescere anche le opportunità per i soggetti che hanno la scuola dell’obbligo (18,8% delle entrate previste).

Le analisi della Camera di Commercio dell’Emilia evidenziano, ancora una volta, il permanere delle difficoltà delle imprese nel reperire le figure professionali ricercate. Per il mese di marzo i profili più difficili da reperire risultano, nell’ambito dirigenziale e con elevata specializzazione tecnica, le figure di tecnici in campo ingegneristico, tecnici dei rapporti con i mercati, tecnici della salute e tecnici dell’organizzazione e dell’amministrazione delle attività produttive, mentre nel segmento degli impiegati, delle professioni commerciali e nei servizi le difficoltà le difficoltà si scontano soprattutto nella ricerca di professionisti qualificati nei servizi sanitari e sociali, negli operatori della cura estetica, negli esercenti ed addetti nelle attività di ristorazione e nelle professionalità qualificate nei servizi personali. Per quanto riguarda invece l’ambito degli operai specializzati, sono particolarmente ricercati gli operai specializzati alle rifiniture delle costruzioni, fabbri ferrai costruttori di utensili, conduttori di veicoli a motore, meccanici artigianali, montatori, riparatori e manutentori di macchine fisse e mobili.

Pubblicato il 6 aprile 2024

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