La Fondazione di Piacenza e Vigevano aderisce alla Giornata Mondiale per la consapevolezza sull’Autismo illuminando di blu la facciata d XNL Piacenza, il Centro dedicato alle arti contemporanee, nelle notti di lunedì 1 e martedì 2 aprile.
Istituita nel 2007 dalle Nazioni Unite, questa ricorrenza, così come la campagna che invita a illuminare di blu i principali monumenti italiani, ha l’obiettivo di accendere l’attenzione su un disturbo di natura neurobiologica che genera difficoltà soprattutto nell’interazione e nella comunicazione sociale. Una condizione che, secondo i dati dell’Osservatorio Nazionale per il monitoraggio dei disturbi dello spettro autistico, si manifesta sempre più di frequente, in età precoce, e riguarda un bambino su 77 (età 7-9 anni), con una maggiore prevalenza nei maschi, colpiti 4,4 volte in più rispetto alle femmine.
«La giornata del 2 aprile unisce le associazioni e gli enti di tutto il mondo attivi sul tema dell’autismo, invitandoli a collaborare – sottolinea il presidente di Fondazione Roberto Reggi –, e questo è il punto che più ci sta a cuore. Per trovare risposte efficaci, i grandi temi hanno bisogno di persone che mettano in comune energie, punti di vista e risorse, e che lavorino per sviluppare progetti condivisi. A fianco di queste iniziative di rete noi ci siamo e sempre ci saremo, per promuovere la ricerca e la diagnosi, per migliorare la qualità della vita e per contrastare la discriminazione e l’isolamento di cui sono vittime, ancora oggi, tante persone con ASD e le loro famiglie».
Perché sia stato scelto il colore “blu” a simbolo di questa giornata lo spiega il sito web di Autism Speaks, la più grande organizzazione di ricerca sull’autismo negli Stati Uniti, che ricorda come il blu da un lato sia associato alla razionalità e alla logica, aspetti importanti per comprendere questa condizione, e dall’altro trasmetta calma e serenità, due qualità importanti per le persone con ASD, che spesso lottano con problemi di ansia e di ipersensibilità sensoriale.
“Dal miracolo alla prevenzione e cura del tumore al seno”: un tema tutto al femminile quello che l'associazione Convegni di Cultura Maria Cristina di Savoia ha promosso l'8 marzo, Giornata Internazionale della donna. Obiettivo dell'incontro, ospitato nella Sala delle Colonne del Palazzo vescovile di Piacenza e coordinato dall'oncologa Isabella Lorenzetti, tracciare un quadro multidisciplinare ed evolutivo dell'oncologia senologica: dai primi approcci ancora poco scientifici alla neoplasia della mammella fino alla cura e alla prevenzione odierne. Un'occasione importante per aumentare la consapevolezza attorno ad un problema sanitario che riguarda moltissime donne, ma anche per ricordare la figura di Maria Cristina di Savoia, per cui la tutela della donne è stata una priorità. Dopo i saluti della presidente Rosella Beoni, ci ha pensato la professoressa Donatella Vignola, membro dell'associazione e coordinatrice didattica della scuola paritaria Sant'Orsola, a presentare il team di dottoresse relatrici: da Isabella Thea Lorenzetti (oncologa medica all'IRCCS, Istituto di Ricovero e Cura Mater Domini di Castellanza) a Rossella Schianchi (medico radiologo ed ex coordinatrice del Centro Salute Donna Piacenza), passando per Evelina Begnini (chirurga senologica Ospedale Santa Maria Nuova di Reggio Emilia) fino a Claudia Razza (medico nutrizionista Unità Operativa Gastroenterologia ed Epatologia dell'ospedale di Piacenza).
L'intervento della professoressa Vignola
“La scelta di professioniste esperte in senologia ma con specializzazioni differenti permette di fornire una prospettiva a tutto tondo su prevenzione e cura del tumore al seno” – ha detto Vignola - , che poi ha ricordato brevemente la figura e le opere di beneficenza della Beata Maria Cristina di Savoia, per cui la tutela delle donne è stata una priorità. “Vissuta a cavallo tra il tramonto dell'astro di Napoleone e i primi moti rivoluzionari, Maria Cristina di Savoia sposa nel 1832 il Re di Napoli Ferdinando II di Borbone– ha spiegato - . Muore a soli 23 anni nel 1836, ma il suo operato benefico a favore di poveri, donne e orfani ha grande risonanza ancora oggi, specie in quello che è stato il Regno delle due Sicilie . Ne abbiamo memoria soprattutto per il talento manageriale di ispirazione cristiana e caritatevole con cui ha ridato vita all'opificio di San Leucio per la produzione della seta”. “Una cittadella organizzata prevalentemente da operaie donne – sottolinea Vignola -, che in questa comunità trovano lavoro, reddito, alfabetizzazione, istruzione professionale specializzata e la possibilità di utilizzare produzione e proventi ricavati per il mantenimento di sé e delle proprie famiglie. La capacità imprenditoriale della sovrana ha reso le seterie di San Leucio, visitabili ancora oggi, un rinomato modello d produzione europeo e ha dato a molte donne dei bassifondi napoletani la possibilità di un riscatto sociale. Beatificata nel 2014 per la guarigione miracolosa di Maria Vallarino, affetta da tumore bilaterale al seno nella seconda metà del 1800, Maria Cristina di Savoia è venerata ancora oggi nel suo sepolcro in Santa Chiara. Abbiamo voluto organizzare questa giornata anche per ricordare l'esempio luminoso di questa sovrana, dando un messaggio di speranza e di fede”.
Thea Lorenzetti, passato e presente della medicina
Dal miracolo di Maria Cristina di Savoia ha preso il via il primo intervento di Isabella Thea Lorenzetti, proteso fra passato e presente della medicina. “Il medico chirurgico che nel 1866 visitò a Varazze Maria Vallarino riscontrando un tumore maligno al seno destro indico alla paziente di seguire una terapia a base di sanguisughe, unzioni, impiastri con cicuta e piante medicinali – ha spiegato la dottoressa -. L'assenza di risultati e la presenza di tumore più tardi riscontrata anche nell'altra mammella resero la prognosi disperata, tanto da spingere il medico a consigliare alla donna di rivolgersi con fiducia alla preghiera: l'invito fu a contattare Virginia Lombardo di Rivarolo Ligure, che diffondeva la devozione alla venerabile Maria Cristina di Savoia. In pochi giorni di preghiera il tumore scomparve inspiegabilmente da entrambe le mammelle e la Vallarino morì nel 1905 alla età di 75 anni. Cosa succede invece oggi quando si scopre di avere un tumore al seno?” - continua Lorenzetti - . Ad interessare sono soprattutto le parti anatomiche più soggette ad ammalarsi: i lobuli, da dove esce il latte nel corso dell'allattamento, e i dotti galattofori, cioè i canali tramite i quali il latte fuoriesce dalla ghiandola mammaria, che a sua volta è composta da un insieme di micro - ghiandole. “Il tumore alla mammella è il più frequente tra le donne – ha detto - . Il rapporto tra mortalità e incidenza è oggi fortunatamente molto basso, ma per la sua diffusione resta comunque la prima causa di morte tra le donne insieme al tumore al polmone. La ghiandola mammaria è presente sia nella donna che nell'uomo. Possono ammalarsi anche gli uomini, ma le diagnosi maschili di tumore alla mammella sono spesso legate a sindromi genetiche. Stili di vita, genetica e terapie ormonali sono tra i fattori di rischio per lo sviluppo di questo tipo di cancro. Tra questi menopausa tardiva, nulliparità o prima gravidanza in età avanzata, mancato allattamento al seno, esposizione a terapia ormonale sostitutiva per menopausa precoce e storia famigliare di tumore alla mammella fra parenti di primo e secondo grado costituiscono parametri rivelanti. La famigliarità può preludere alla presenza di mutazioni genetiche che favoriscono lo sviluppo della malattia”. “Varie le possibili manifestazioni della presenza di tumore alla mammella – ha osservato poi la relatrice, subito dopo aver passato in rassegna i diversi tipi di cancro e i conseguenti cambiamenti di tessuto e di comportamento a livello cellulare in base alla capacità di diffusione della patologia. La presenza di un nodulo, che può avvertirsi anche in sede ascellare, costituisce la spia più frequente del carcinoma mammario. Sanguinamento del capezzolo, cambiamento della forma della ghiandola mammaria, introflessione del capezzolo e mutamento nel colore o nella forma dell'aureola sono manifestazioni più rare, ma possibili. Fino ad arrivare ai segnali più eclatanti della presenza tumorale: arrossamento e pelle a buccia d'aranci”.
Come fare quindi per prevenire la malattia?
“Ci sono la prevenzione primaria e quella secondaria – ricorda Lorenzetti -. La prima riguarda lo stile di vita e tutti quei fattori modificabili dall'individuo per evitare l'insorgenza del tumore. La seconda concerne la diagnosi precoce attraverso lo screening mammografico. Diversi i vantaggi di una diagnosi tempestiva: aumenta le guarigioni e consente terapie meno invasive e meno tossiche.” Sulla prevenzione secondaria si è concentrato poi l'intervento della dottoressa Schianchi. “Le donne hanno solitamente una maggiore aspettativa di vita e sono più attente ai controlli rispetto agli uomini - ha detto - . Lo screening mammografico regionale per la diagnosi di tumore alla mammella con invio di lettera a domicilio inizia a 45 anni, ma questo non vuol dire che non si debbano eseguire controlli in precedenza. La mammografia clinica può infatti essere eseguita a partire dai 40 anni previa prescrizione del medico curante e di solito viene accompagnata da visita senologica. L'ecografia mammaria, esente da radiazioni, si può invece effettuare una volta all'anno fino a 40 anni”. “Oggi che gli stili di vita sono cambiati e i rapporti intimi si consumano spesso in tempi precoci, io la consiglio anche a partire dai 15 anni – precisa -. Sicuramente dai 25 ai 40 anni: ad ammalarsi di tumore al seno sono infatti ragazze sempre più giovani. Nelle donne dai 50 ai 74 l'invito allo screening mammografico diventa biennale e si interrompe a 74 anni. È però fondamentale continuare a controllarsi perché con l'avanzare dell'età l'incidenza del cancro aumenta”.
Le conquiste della medicina
Aldilà dei parametri generali indicati dalla regione, ognuno deve cucirsi addosso il proprio screening in base al personale profilo di rischio genetico e famigliare – ha sottolineato Schianchi –, sottoponendosi agli esami più appropriati con la necessaria frequenza”. Successivamente la dottoressa Evelina Begnini ha portato il punto di vista del medico chirurgo, sottolineando come la senologia rappresenti in modo emblematico la storia della medicina: sia in termini di evoluzione del rapporto tra la donna e la mattina sia per quanto riguarda la relazione medico - paziente. Un processo di trasformazione che sotto il profilo chirurgico si potrebbe riassumere in un concetto fondamentale: di fronte ad una paziente malata di tumore alla mammella oggi “non si fa più tutto per sicurezza, ma si fa quello che serve alla singola donna”. Dalle mastectomie invasive del passato, che prevedevano l'asportazione di tutta la ghiandola insieme ai muscoli pettorali e a tutti i linfonodi ascellari, si è giunti oggi alla chirurgia conservativa spesso seguita da radioterapia - ha spiegato la dottoressa –. Quando possibile la quadranctectomia mammaria accompagnata dall'analisi e dall'esportazione del linfonodo sentinella a livello ascellare è attualmente la prima scelta, soprattutto nello stadio precoce della malattia. Passi da gigante sono stati compiuti anche nella tecniche ricostruttive mutuate dalla chirurgia – continua - , che oggi, tra espansori, protesi, impianti, tessuti autologhi e materiali biometrici, permette interventi in grado di garantire esiti sempre più efficaci: con risultati estetici, oncologici e psicologici ottimali per il medico e per le esigenze della singola paziente, nell'ottica di una medicina sempre più personalizzata”.
L'intervento chirurgico
A evidenziare la necessità di terapia medica a supporto e completamento dell'intervento chirurgico ci ha pensato ancora una volta la dottoressa Lorenzetti. “L'intervento chirurgico da solo non è sufficiente a garantire la remissione del cancro - ha detto -. La scelta delle cure mediche (ormonoterapia, radioterapia, chemioterapia, o più recentemente immunoterapia) , che possono anche essere combinate per ottenere maggior successo, dipende dal tipo e dallo stadio del tumore mammario, dalle necessità della paziente e dal pericolo di recidiva. Meno scontata l'importanza di fornire supporto mentale alle donne malate - sottolinea - , per aiutarle a tollerare lo stress psicologico della diagnosi e delle terapie. Il lavoro a maglia ha un ruolo centrale in questa direzione. Lo sa bene 'Il gomitolo rosa': onlus nazionale nata a Biella (città della lana) per volontà dell'oncologo Alberto Costa, che promuove laboratori gratuiti di maglia per pazienti ex pazienti oncologiche. Il ricavato dei prodotti manifatturieri originali creati viene interamente devoluto all'associazione a beneficio delle pazienti”.
Ultima a prendere la parola la dottoressa Claudia Razza, promotrice insieme alla collega Mara Negrati e al dottor Luigi Cavanna del progetto Seta (acronimo di seno e terapia alimentare): un percorso condensato nel prezioso volumetto intitolato “Metti la prevenzione in tavola” e pensato in particolare per le donne già operate di tumore al seno. L'obiettivo è di aiutarle a prevenire le recidive attraverso alimentazione e stile di vita. “L'Istituto Internazionale di Ricerca sul Cancro insieme a quello americano ha stilato dieci raccomandazioni fondamentali per la prevenzione oncologica – ha spiegato - . Ai vertici troviamo «non fumare», «limitare il più possibile il consumo di alcolici», «mantenersi normo peso». Più ampiamente un' attività fisica regolare, un'alimentazione varia ed equilibrata come quella della dieta mediterranea e la scelta di allattare al seno riducono sia il rischio di recidive di tumore alla mammella sia il pericolo di insorgenza”.
Micaela Ghisoni
Nella foto, Rossella Beoni con le relatrici interventue all'incontro promosso dai Convegni Maria Cristina.
Taglio del nastro per il nuovo giardino e parco giochi di Piazza Matteotti a Pontenure. In un'atmosfera festosa, numerosi bambini della scuola materna ed elementare del paese hanno partecipato alla cerimonia inaugurale insieme al primo cittadino Manola Gruppi, al preside Leonardo Mucaria, al personale scolastico e a molti cittadini. Durante la cerimonia di inaugurazione è stata scoperta una targa commemorativa dedicata a Mattia Corbellini e Guglielmo Gobbi, due giovani scomparsi tragicamente. Nel suo discorso di inaugurazione, il sindaco Manola Gruppi ha espresso la propria soddisfazione nel poter offrire alla comunità di Pontenure, e in particolare ai bambini, una nuova area dove potersi incontrare e divertire. E questa area verde rappresenta un'opportunità per i più giovani di socializzare e trascorrere momenti spensierati all’aria aperta. L'intervento è stato ideato e diretto dall’architetto Hijazin Adnan, il quale ha posto particolare attenzione alla salvaguardia delle numerose piante presenti nel sito, integrando in modo armonico le diverse attrezzature ludiche. Il risultato è un percorso che avvicina i bambini alla natura, offrendo loro un ambiente ricco di stimoli e opportunità di gioco. Tra le varie attrezzature, è stata inserita un’area appositamente dedicata al gioco del pallone, caratterizzata da un fondo in erba sintetica e reti di protezione per evitare disturbi agli altri utenti. Questo permette ai bambini di divertirsi praticando il loro sport preferito in un ambiente sicuro e adatto alle loro esigenze. L'intervento per la realizzazione di questa area verde ha comportato un costo di circa 100mila euro, finanziati tramite fondi derivati dall'avanzo di bilancio, poiché le richieste di contribuzione regionale non hanno avuto esito positivo.
Un cena insieme per spiegare alle donne immigrate l'importanza delle feste pasquali in Italia e il motivo per cui i bambini in quel periodo non vanno a scuola o all'asilo. Ma anche un momento per salutare chi tornerà per qualche giorno dalle proprie famiglie. Questo il senso dell'agape fraterno organizzato alla Protezione della Giovane per l'arrivo della Pasqua. Guidata dalla responsabile Giuseppina Schiavi, la casa di solidarietà femminile di via Tempio accoglie sia mamme migranti con i loro bambini sia insegnanti, studentesse e operatrici italiane, e ogni anno a Natale e Pasqua riuunisce le sue ospiti attorno ad un animato tavolo conviviale. Quest'anno gli auguri pasquali sono stati scambiati la sera dello scorso 18 marzo, insieme ad amici, volontari e benefattori dell'associazione. “Abbiamo spiegato alle mamme migranti che la ricorrenza di Pasqua è importante per noi come per loro lo è il Ramadan, alla fine del quale il 3 aprile ci sarà una grande festa e i bambini rimarranno a casa dall'asilo o dalla scuola – ha spiegato Schiavi - . La cena è stata una bella occasione di ritrovo tra persone di provenienze e religioni diverse, nel rispetto delle abitudini alimentari di ciascuno”. Oltre a uovo di cioccolato e colomba – continua la responsabile -, quest'anno abbiamo distribuito a ciascun ospite un regalo molto utile: il libretto rosso intitolato «Ricomincio da me: guida tascabile per prendersi cura delle donne». Un vademecum che riunisce associazioni e servizi di Piacenza a cui accedere in risposta ai molteplici bisogni della popolazione femminile”.
Nato grazie al Tavolo sulle Politiche di genere istituito dall'amministrazione comunale per volontà dell'Assessora al welfare Nicoletta Corvi e dell'Assessora alle Pari Opportunità Serena Groppelli (coordinatrici del Tavolo di Genere) il libretto, pronto da circa un mese, si avvale del contributo delle varie associazioni femminili piacentine, comprese quelle di lavoratrici autonome e imprenditrici. Ma non solo: al Tavolo si sono seduti anche uomini e la guida tascabile è frutto di collaborazione reciproca. “Noi siamo una delle realtà che ha contributo alla realizzazione del progetto – ha spiegato Giuseppina Schiavi - , ponendo l'attenzione sulle necessità delle donne straniere e dei loro bambini. Il lavoro di gruppo ha comportato diverse riunioni e si è distribuito in più fasi: prima abbiamo individuato i molteplici bisogni rispetto ai quali le donne dovrebbero poter trovare risposte: per le ragazze straniere è emersa non solo l'esigenza primaria di avere cibo e alloggio, ma anche l'importanza di raggiungere una realizzazione economica e sociale e di trovare un orientamento professionale soddisfacente il bisogno di essere aiutate nell'accudimento dei figli, di accedere a cure psicofisiche, di essere amate, di avere tempo da dedicare ad arte e cultura, di vivere una cittadinanza attiva e di sentirsi sicurezza. Nelle fase successiva abbiamo quindi suddiviso e raggruppato le varie associazioni del territorio in base alle possibili risposte ai diversi bisogni”. Fondamentale la tappa seguente – sottolinea la responsabile della Protezione della Giovane -, in cui abbiamo creato delle icone che identificassero e spigassero graficamente ciascun bisogno. Lo scopo era rendere i contenuti del vademecum immediatamente chiari e comprensibili a tutte le utenti, senza la necessità di una traduzione in più lingue. Nel libretto si trova quindi l'elenco di tutte le associazioni, abbinato ai diversi servizi che possono fornire e ai numeri telefonici di riferimento a cui rivolgersi. Crediamo che sia uno strumento prezioso per tutte le donne che vivono a Piacenza o rimangono qui per un periodo” .
Una rete pensata per le donne
A chiarire obiettivi e contenuti del progetto sono le Assessore promotrici, nella presentazione riportata all'inizio della guida. "Questo vademecum comprende i servizi, i progetti attivi e i riferimenti dei soggetti pubblici e del privato sociale che nella nostra città operano a sostegno delle donne e delle loro esigenze, dei loro desideri, delle loro ambizioni. Rappresenta una mappa che può orientare ed essere d'aiuto a chi si trovi ad affrontare nel proprio percorso di vita particolari situazioni di difficoltà o cambiamento, crescita e sviluppo. Il vademecum è quindi uno strumento per informare ed orientare chi necessita di supporto ma può anche essere di aiuto alle stesse realtà attive, per migliorare la conoscenza reciproca e facilitare l'integrazione e la collaborazione. Una rete pensata da donne (e non solo) per aiutare le donne e creare le condizioni per sostenere positivi percorsi di vita. Il vademecum è il frutto del lavoro del Tavolo sulle Politiche di genere istituito dall'Amministrazione comunale per approfondire e sviluppare i temi legati alle pari opportunità e le azioni di contrasto alla violenza contro le donne e, più in generale, la promozione del benessere personale. È un Tavolo a cui aderiscono e partecipano tante diverse realtà: Istituzioni pubbliche, associazioni di volontariato, associazioni culturali, cooperative sociali, associazioni di promozione sociale, tutti soggetti impegnati in modi diversi a offrire servizi e iniziative a supporto delle persone ed, in particolare, delle donne. Nel vademecum troverete quindi, a partire dai bisogni che abbiamo cercato di individuare, le proposte attive sul territorio e i riferimenti degli enti a cui rivolgersi per poterne fruire. Una prima edizione, aperta e ricca, che speriamo possa ampliarsi nel tempo per poter rispondere in modo sempre più puntuale al desiderio delle donne di sviluppare una propria autonomia di vita e di pensiero e al bisogno di poter essere sostenute nei momenti difficili della propria vita”.
Anche quest’anno le giornate delle festività pasquali, a Fiorenzuola d’Arda, saranno animate dal “Ponta e cül”, la tradizionale battaglia delle uova sode in scena nel cuore della Città, in piazza Molinari, nelle giornate di Pasqua e Pasquetta, rispettivamente dedicate agli adulti e ai bambini. La manifestazione - organizzata dall’associazione Genitori di Fiorenzuola in collaborazione con la sezione locale degli Alpini, la Pro loco e il patrocinio del Comune - è stata presentata nella sala dell’Orologio del Municipio dal sindaco Romeo Gandolfi; dall’Assessore alla cultura Massimiliano Morganti; da Emanuele Cabrini, esponente dell’associazione Genitori e da Roberto Buschi, esponente della sezione fiorenzuolana degli Alpini. Presenti anche gli Assessori Elena Grilli e Franco Brauner e il Presidente del Consiglio comunale Federico Franchi.
IL “PONTA E CÜL” DEI BAMBINI AL SABATO
Quest’anno l’evento vedrà in realtà una sostanziale novità rispetto agli anni scorsi: il “Ponta e cül dei bambini”, che fino all’anno scorso si teneva nella mattinata del lunedì dell’Angelo, da quest’anno si giocherà nel pomeriggio del sabato di Pasqua, dalle 15 circa. “Negli ultimi anni – ha commentato Emanuele Cabrini, esponente dell’associazione Genitori - avevamo purtroppo notato una diminuzione delle presenze nella mattinata del lunedì: abbiamo pertanto valutato di apportare questa novità che speriamo possa garantire una buona partecipazione di bambini e ragazzi”. Oltre alle gare classiche a cui ci si potrà iscrivere, l’associazione Genitori allestirà un banchetto dove chi vorrà, portando le uova da casa, potrà giocare a colorarle e disegnarle. Confermato invece nella mattinata di Pasqua, dalle ore 9, l’evento clou della manifestazione, il “Ponta e cul” degli adulti. Per la due giorni di battaglia delle uova, sono già state acquistate 5.800 uova, a cui si aggiungeranno quelle cotte, come da tradizione, dallo staff degli Alpini. Il ricavato delle iscrizioni alla manifestazione andrà a favore delle varie attività annuali organizzate dalle associazioni promotrici dell’evento a favore della cittadinanza fiorenzuolana.
Nella foto: da sinistra Federico Franchi, Franco Brauner, Elena Grilli, Romeo Gandolfi, Roberto Buschi, Emanuele Cabrini e Massimiliano Morganti.
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