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Notizie Varie

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Tempo di Grest: dedicare le proprie vacanze al servizio dell'altro

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L’estate: tempo di cortili in cemento bollenti, campi di grano dorati e bambini sudati che pedalano veloci sotto il Sole, ma non solo: per le parrocchie, è anche e soprattutto tempo di Grest. Ogni anno, in questi mesi caldi e pigri, tante famiglie affidano i loro bambini e ragazzi alle cure degli educatori e animatori degli oratori italiani.
Il Grest quindi non è solo fatto di bambini, ma anche e soprattutto di adolescenti che scelgono di dedicare le proprie vacanze al servizio dell’altro.
Per raccontare e “assaggiare” un briciolo di questa esperienza, ci affidiamo alle parole di un educatore dell’Oratorio San Filippo Neri di Castel San Giovanni: “Mi chiamo Mattia Bossi e sono educatore nell’oratorio di Castel San Giovanni dal 2014. Sono nell’ambiente dell’oratorio sin da piccolo, ho frequentato il Grest da ragazzo e quando si è presentata l’occasione, mi sono proposto per fare l’educatore. Questo ruolo permette di osservare il Grest da un nuovo punto di vista, scoprendo tutto un altro mondo rispetto a quello che sembra, quando lo si vive da ragazzo: ci sono privilegi da un lato, ma anche molte responsabilità dall’altro. In particolare ricordo che quando ero educatore i primi anni, c’erano tantissimi bambini e mille cose da fare".
"È stato un ambiente stimolante: non mi sono mai trovato senza cose da fare, ogni giorno bisognava preparare i giochi, far partecipare i bambini, gestire le criticità. Però da educatore giovane ho sempre potuto contare sui miei responsabili, figure di riferimento che mi hanno guidato e indirizzato verso le scelte giuste. Poi, dopo due o tre anni mi è stato proposto di assumere il ruolo di responsabile. Così mi si è aperto un altro mondo ancora: i doveri si moltiplicano a dismisura ed è molto più difficile, perché spesso ti trovi a dover richiamare anche chi ha la tua stessa età.".
“L’esperienza da educatore è da provare, perché ti dona una diversa chiave di lettura sulle cose, ti dona molta più responsabilità di quanta tu non abbia a quell’età e ti aiuta a capire se il tuo futuro è stare coi bambini. Non è facile, ma può portare anche molte soddisfazioni sul lato organizzativo, sociale e affettivo. Può farti capire molte cose su di te che prima non sapevi".

Paolo Prazzoli

Pubblicato il 25 luglio 2019

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Come si misura la felicità

Dal reddito alla rete di amici all’alimentazione: un libro di Luciano Canova

lucianocanova
È in libreria “Il metro della felicità”, opera di 160 pagine di Luciano Canova, ricercatore e docente di Economia Comportamentale alla scuola “Enrico Mattei” di Milano.
Il libro è stato presentato a Piacenza per iniziativa dell’Ucid (Unione Cristiana Imprenditori Dirigenti).

Ma come si misura la felicità?
“Nel libro - dice l’autore - preciso che non c’è una sola risposta. Alla fine prevale l’idea che sia molto difficile fornire una risposta univoca al quesito, ma che piuttosto sia utile porsi alcune domande fondamentali. Gli economisti quando provano a misurare il benessere di una persona, una comunità o un’impresa hanno a cuore la felicità. Per far ciò io parto descrivendo la metrica con cui tradizionalmente l’economia misura il benessere, ovvero il reddito. Questo è un fattore fondamentale nella qualità della vita”.

“Il denaro – sottolinea Canova - è fondamentale per garantire una vita dignitosa. Tuttavia a livello individuale credo che le persone si accorgano bene che la felicità non dipende solo dai soldi ma anche da altri fattori, come le relazioni sociali o il lavoro. C’è una certa saggezza nella vita pratica, il difficile è poi comunicarla. Ci siamo abituati all’immediatezza, alla sintesi, alla velocità di comunicazione, ma ci sono cose che necessitano di tempo e di risposte non univoche”.

Nel misurare la felicità – emerge nel libro – c’è una componente istantanea e contingente, legata a quello che ci succede, e c’è una componente più strutturale, più legata al reddito, alla nostra rete amicale, al lavoro, al nostro regime alimentare...
“Il prodotto interno lordo – afferma Canova - ci dà un’istantanea della salute del processo produttivo di un Paese. Sarebbe opportuno però mettere sul tavolo più misure per capire lo stato di benessere delle persone. Molti governi in realtà lo stanno capendo, anche se il problema diventa veicolare un messaggio così complesso alla gente comune. È fondamentale, perché se riesci a farlo tanti fenomeni che a prima vista non sembrerebbero spiegabili cominciano ad avere un’interpretazione”.

Pubblicato il 24 luglio 2019

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A Podenzano, marcia e festa del pomodoro

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È ormai tradizione che l’ultima domenica del mese di luglio la comunità di Podenzano festeggi il pomodoro, prodotto tipico della pianura piacentina.

La kermesse è organizzata in varie serate con artisti di strada, bar aperti, mercatini e diversi tipi di intrattenimento che vanno dalla commedia dialettale al cabaret e alle serate danzanti.

La giornata di domenica 28 luglio è interamente dedicata alla Grande Fiera del Pomodoro e al mattino gli sportivi possono prendere parte alla Marcia del Re Pomodoro.
Si tratta di una manifestazione podistica ludico motoria, non competitiva, a passo libero aperta a tutti.

Sono programmati tre percorsi, pianeggianti, di 5, 12, 19 km.
Il ritrovo è presso il Giardino Hawaii (via C. Battisti) dalle ore 7 alle 9.
La partenza è prevista dalle ore 7.30 fino alle ore 9 e la manifestazione si chiude alle ore 13.
Ci sono ristori lungo tutto il percorso ed uno finale.

Info: http://www.gmbordin.com

La Festa del pomodoro è proprio dedicata alla raccolta del pomodoro, infatti la località di Podenzano è circondata da campi coltivati a pomodoro e vi hanno sede alcune delle maggiori ditte che si adoperano per la trasformazione del prodotto.
La festa è occasione di svago, attività agonistiche amatoriali e di incontri e discussioni.
Via Montegrappa si riempie di colori, suoni, ma soprattutto sapori, per cogliere le tipicità della gastronomia piacentina.

Lo slogan della manifestazione è proprio "Un Mondo di sapori" che torna propone un intero fine settimana con di musica, sport e tante iniziative culinarie.
La manifestazione organizzata dal Comune di Podenzano con il patrocinio della Provincia di Piacenza e della Camera di Commercio, Industria e Artigianato è una delle manifestazioni più significative, nel panorama nazionale, dedicate al pomodoro.

R.To.

Pubblicato il 23 luglio 2019

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Santuario di Santa Maria del Monte: le origini nell’anno Mille

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Sono oltre venti i santuari mariani della diocesi di Piacenza-Bobbio.
Di particolare interesse per la sua posizione geografica è la chiesa di Santa Maria del Monte in Val Tidone che ha origini molto antiche: si ritiene che l’attuale santuario sia il risultato di ripetute aggiunte e rimaneggiamenti su un originario sacello edificato probabilmente da monaci dell’ordine di San Colombano attorno all’anno mille.
Già dal 1152 risulta essere stata meta di continui pellegrinaggi. In tempi più recenti, la chiesa era meta di pellegrinaggio in occasione della festa liturgica di Maria Nascente, ogni 8 settembre.

Da oltre vent’anni, la Banca di Piacenza ha scelto Santa Maria del Monte come sede per la consegna del Premio Solidarietà per la Vita, assegnato l’ultima domenica di giugno a chi si distingue per solidarietà, per l’impegno e la dedizione nel promuovere e nel difendere la vita.

La chiesa era stata restaurata nel 1991 su iniziativa di don Luigi Occhi, ma una serie di eventi eccezionali d’instabilità geologica ha, in un tempo relativamente breve, messo a rischio la sopravvivenza del santuario.
La causa principale è l’enorme frana che ha interessato il versante nord e divorato per di più la vecchia strada che saliva alla chiesa.
Il colpo di grazia l’ha dato il sisma del maggio 2012, che pur avendo un epicentro lontano, ha avuto serie ripercussioni sull’antica chiesa.
“L’altura è in una posizione esposta, e tende a essere toccata da ogni sisma che interessa le aree emiliane, tanto è vero che l’Osservatorio Alberoni voleva installarvi la sua strumentazione, che da qui può percepire la maggior parte delle scosse”, ha spiegato don Giuseppe Bertuzzi.
Dopo la dichiarazione d’inagibilità dell’agosto 2012, le sottili volte a foglio della chiesa hanno dovuto essere puntellate, mentre si cominciava a pensare a come intervenire per salvare la chiesa.

Tenendo a mente la devozione secolare e l’attaccamento delle comunità, 15 sacerdoti, che rappresentano circa 40 parrocchie del vicariato della Val Tidone, hanno deciso, nell’aprile 2013, di concentrare il contributo annuale 8x1000 per la conservazione del patrimonio artistico del vicariato tutto sul santuario nel suo momento di maggior bisogno.
Un importante contributo è arrivato anche dalla Banca di Piacenza, da sempre attenta e generosa nel suo decennale sostegno per Santa Maria del Monte.
Anche l’azienda vitivinicola Mossi ha contribuito alla copertura delle spese.

Il processo è stato rapido: nel luglio 2013 la conferenza episcopale ha dato il suo consenso, e ottenute le autorizzazioni, i lavori sono partiti nella primavera del 2014.
Prima di tutto si è dovuto intervenire sulle fondazioni, rafforzandole con l’installazione di micropali e con la costruzione di una trave di collegamento.
Si è poi potuto procedere con i lavori sul tetto, sostituendo le travi di legno ormai non più valide con altre nuove, in rovere.
Sono stati anche applicati rinforzi in fibra di carbonio, leggera e solidissima, per assicurare le volte.
Un’intelaiatura metallica è stata aggiunta per fornire maggiore resistenza strutturale e una miglior distribuzione dei carichi di fatica.
La struttura realizzata coniuga resistenza e flessibilità, così da resistere al meglio anche a eventuali nuove scosse telluriche.
All’interno, intonaci e affreschi sono stati restaurati e ripuliti dalle macchie formatesi nel tempo, e dove la pittura era andata persa, il disegno è stato riprodotto a spolvero e ritocchi pittorici ad acquerello ora mitigano le mancanze.

C’è una bella immagine usata da tempo per parlare del santuario.
Il suo snello campanile sembra un dito puntato verso il cielo, come un invito ad aprirsi dalla serenità, alla speranza e alla pace.
Il restauro ultimato garantisce che l’immagine rimanga valida nel futuro.
La piccola chiesetta è un luogo di pace e di riflessione.

Gabriele Molinelli

Pubblicato il 24 luglio 2019

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A Vernasca tornano gli artisti di strada

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Il nome Bascherdeis è già tutto un programma. Si tratta dell’italianizzazione del termine inglese busker che identifica in tutto il mondo gli artisti di strada.
Si tratta di showman, con gli spettacoli più vari e fantasiosi, che, da ogni parte, dal 26 al 28 luglio convergono a Vernasca, sull’Appennino Piacentino, per un festival di grande spontaneità e divertimento.

Quest’anno Bascherdeis sarà un vero e proprio viaggio nell’anniversario del 50° dallo sbarco sulla Luna: To the Moon and Back!
Si potrà vivere l’ebrezza di lanciarsi da un tappeto elastico, di volare su un trapezio come se fosse un atterraggio sulla Luna.

Bascherdeis è una festa che lascia spazio alla fantasia perché la meraviglia, la poesia, l’estro e la musica degli artisti internazionali sanno coinvolgere tutti.
In questa quindicesima edizione, gli organizzatori vogliono festeggiare 15 anni di divertimento, di sogni, di allegria, in una spettacolare manifestazione.

Il cartellone di Bascherdeis mette in campo più di 50 compagnie, composte da oltre 100 artisti provenienti da Sudafrica, Inghilterra, Italia, Francia, Messico, Germania, Belgio, USA, Russia, Canada, Cile...
Ci sono inoltre tanti coinvolgenti set musicali che mescolano generi e strumenti.
Anche il contorno di Bascherdeis è ricco e variegato con mercatini dell’artigianato, dell’oggettistica e la presenza di pittori, illustratori, caricaturisti e incisori.

Orari degli spettacoli:
 venerdì 26 dalle 21 alle 1; sabato 27 dalle 17.15 alle 3; domenica 28 dalle 17 all’1.
Per info: https://www.bascherdeis.it/

Pubblicato il 23 luglio 2019

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