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Notizie Varie

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Corvi (Confcooperative): «Il Governo venga incontro alle nostre esigenze»

Corvi

Confcooperative Piacenza ha incontrato i sindacati del settore sociale al fine di procedere con le azioni di tutela delle proprie cooperative gravemente danneggiate dai provvedimenti di blocco delle attività disposti per arginare la diffusione del Coronavirus. Il tavolo con sindacati e cooperative tenutosi presso la sede dell’associazione in Viale Sant’Ambrogio è stato precipuamente attivato per esaminare le vie ad oggi perseguibili per proteggere il reddito dei dipendenti che si trovano, a seguito delle ordinanze, costretti a casa per la chiusura delle strutture nelle quali ordinariamente operano. Il novero degli strumenti ad oggi disponibili per le aziende è stato unanimemente giudicato inadeguato rispetto sia al sostegno al reddito dei lavoratori delle coop sociali interessate che alla sostenibilità economica delle cooperative. Le cooperative auspicano quindi che il Governo possa considerare tale situazione straordinaria e rispondere adeguatamente alle esigenze delle imprese e dei suoi lavoratori nei prossimi provvedimenti.
È già ad oggi certamente gravissimo il danno economico dovuto alla sospensione del lavoro ed alla chiusura degli uffici di tante cooperative (e non solo) erogatrici di servizi alla persona. “Per questo - sottolinea la direttrice di Confcooperative Piacenza Nicoletta Corvi – rimane più che mai attivo anche il nostro appello agli enti appaltanti. Chiediamo infatti alle amministrazioni il massimo supporto e condivisione di provvedimenti relativamente alla fatturazione dei servizi non svolti conseguentemente alle ordinanze. Tutto questo al fine di superare insieme questo pesantissimo blocco delle attività, in modo da garantire centinaia di educatori, assistenti sociali, insegnanti, operatori socio-sanitari, psicologi e personale ausiliario”. Confcooperative Piacenza, attivatasi già dalle prime ore della crisi, conferma pertanto che è totale l’attenzione posta nel seguire l’evoluzione della situazione accompagnando le proprie imprese associate in tutte le procedure che è necessario attivare affinchè, alla seria emergenza sanitaria, non si aggiunga anche quella economica, altrettanto deleteria.

Pubblicato il 6 marzo 2020

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«Il futuro è donna»

 

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Donne, mogli, madri. Lavoratrici. Ma prima di tutto “persone”. Significativo in tal senso il tema scelto dal Cif (Centro italiano femminile) per il prossimo 8 marzo, Giornata Internazionale della Donna: “I diritti delle donne sono diritti umani”.
L’idea di diritti umani delle donne appartiene al “senso comune” anche se esprime un concetto rivoluzionario. Includere le prospettive delle donne, le loro vite negli standard dei diritti umani e nella realizzazione, contiene una verità che tuttora non è sempre non è sempre stata riconosciuta. Torna alla mente una canzone di Lucio Dalla: “E se è una femmina si chiamerà Futura”. “Per me il futuro è donna” ha affermato con convinto ottimismo una delle giovani donne (moglie, madre e lavoratrice) durante il Forum organizzato da Notizie, settimanale della diocesi di Carpi,  e dal Cif in vista dell'8 marzo. Lode al femminismo? No, oggettiva constatazione della realtà. Già le giovanissime generazioni femminili esprimono “una marcia in più” rispetto ai coetanei maschi; le statistiche confermano che a livello scolastico le donne hanno i voti più alti e sono le più brave.
Non solo: un istruttore della scuola di paracadutismo conferma che nei corsi le donne sono quelle che apprendono prima, perché più diligenti e attente. Poi però accade che la linea retta verso l’alto rischi di diventare una parallela o, peggio, una parabola. Con il paracadute degli stereotipi gli uomini finiscono per destreggiarsi meglio e sul lavoro… alla fine la donna viene messa di fronte ad uno “stop”. Lo dicono le statistiche delle carriere e delle retribuzioni. Imposizione o scelta? Oggi la parola d’ordine è “conciliazione” tra diritti: quello di poter realizzare il proprio sogno di donna, moglie e madre e quello di raggiungere obiettivi e ruoli chiave nella professione. Si potrebbe parlare di una “cultura della conciliazione per costruire il bene comune”.
Conciliazione sotto l’aspetto familiare, lavorativo, politico. Alcuni imprenditori illuminati preferiscono parlare di “armonizzazione”, come se il problema fosse tutto nella terminologia. In realtà occorre partire da altro, ossia dalla constatazione che le politiche familiari in Italia negli ultimi anni sono completamente ferme e che le amministrazione locali latitano tra vincoli di bilancio e pregiudizi ideologici. Ciò che è emerso dal Forum è dunque l’urgenza di riportare al centro dell’agenda della politica, a cominciare dal territorio, il tema delle Pari opportunità, della conciliazione dei tempi, della flessibilità sul lavoro e nell’organizzazione degli orari delle scuole e dei servizi pubblici. Se anche a livello locale la buona offerta di servizi non è riuscita ad arginare il calo demografico, evidentemente servono altri supporti, a cominciare proprio dalla conciliazione o…armonizzazione dei tempi di lavoro e familiari. Se i diritti delle donne sono “diritti umani” allora che siano fatti valere.

Pubblicato il 6 marzo 2020

Maria Silvia Cabri

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Confcooperative: «Seicento lavoratori della cooperazione senza lavoro»

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Seicento lavoratori a casa. Un intero comparto pesantemente toccato dalle disposizioni per arginare la diffusione del Coronavirus. È questo l’allarme lanciato dalle cooperative sociali aderenti a Confcooperative Piacenza che, in costante contatto con i propri associati, sta seguendo attivamente le problematiche dovute all’emergenza in atto ed alle chiusure di strutture e servizi alle persone a seguito di ordinanze emesse dalle autorità competenti. “Le nostre cooperative sociali - spiega il presidente di Confcooperative Daniel Negri - gestiscono servizi per le persone bisognose e fragili; sono quindi di fatto servizi pubblici che devono essere paragonati alla sanità ed alla scuola, ma che allo stato attuale non godono delle stesse tutele. La cooperazione sociale ha per legge una valenza di funzione pubblica che in quanto tale necessita di precise misure a tutela. I lavoratori impegnati in queste strutture e servizi non hanno oggi le stesse certezze di cui giustamente godono categorie che svolgono funzioni equiparabili e di grande valenza sociale. Tra di essi figurano educatori, assistenti sociali, insegnanti, operatori socio-sanitari, pedagogisti, psicologi, personale ausiliario”. “Anzitutto chiediamo al Governo - prosegue Negri - certezze sull’attivazione della Cassa Integrazione per i lavoratori dei servizi sospesi, insieme alla garanzia che tale provvedimento ricomprenda anche le strutture chiuse per disposizioni locali e non solo ministeriali e regionali”. Confcooperative sottolinea come la situazione provinciale sia resa peculiare dal fatto che Piacenza è terra di confine con la zona del più importante focolaio nazionale. Non è zona rossa ma in quanto centro urbano immediatamente limitrofo, vive di riflesso i disagi della zona rossa. Necessariamente lo sguardo del governo deve essere uno sguardo d’insieme e complessivo, altrimenti rischia di perdere pezzi di problematica molto importanti. I danni economici, in ogni caso, saranno rilevanti, e Confcooperative condivide le preoccupazioni dei propri associati. A livello provinciale e regionale l’associazione sta seguendo i tavoli che sulla questione si stanno aprendo, e, nel perdurare della carenza di informazioni precise, Confcooperative Piacenza è ovviamente disponibile a contribuire ad una cabina di regia territoriale al fine di, assieme alle altre associazioni di categoria e alle autorità preposte, seguire al meglio imprese, operatori e cittadini in questa delicata situazione.

L’APPELLO DEI CONSIGLIERI REGIONALI PIACENTINI

“Le nostre aziende e attività commerciali della provincia di piacenza stanno attraversando un momento di crisi profonda dovuta alle misure e al dilagare dell’emergenza relativa al coronavirus di questi giorni e settimane. Chiediamo un impegno di tutte le istituzioni per poterle inserire in misure di rimborso o agevolazione”. Questa la presa di posizione, a riguardo, dei consiglieri regionali piacentini Matteo Rancan, Valentina Stragliati, Katia Tarasconi e Giancarlo Tagliaferri che, in modo bipartisan, vogliono sollecitare le istituzioni, in particolar modo Regione e Governo, ad intervenire per tutelare il comparto produttivo di Piacenza. “Piacenza è provincia di confine e di continuo scambio con la “zona rossa” e questo ha portato e porterà inevitabilmente a crolli di entrate alle nostre aziende e pubblici esercizi. Per questo chiediamo alle istituzioni di ricomprendere la nostra zona in aiuti, agevolazioni o rimborsi (passando anche attraverso riaperture di presentazione di domande del POR-FESR regionale riguardanti il commercio) che si andranno a stanziare o a prevedere per il vicino lodigiano. Le aziende piacentine hanno bisogno di aiuto e Regione e Governo devono lavorare per garantire ciò”.

Pubblicato il 3 marzo 2020

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Coronavirus, tutti i consiglieri comunali: «I provvedimenti vanno rispettati»

 Comune Consiglio comunale Palazzo Mercanti 2

I consiglieri del Comune di Piacenza, in merito alla situazione legata al Coronavirus, con voce unica e concorde, chiedono ai cittadini di “prestare la massima attenzione e di agire con senso di responsabilità. Non bisogna generare, in nessun modo, alcuna psicosi. Tuttavia è bene non sottovalutare e banalizzare la situazione. È importante che ognuno di noi si comporti in modo responsabile, seguendo con attenzione le restrizioni disposte dall’Autorità Sanitaria. In particolare vi chiediamo di evitare luoghi affollati, ridurre al minimo i contatti diretti e prolungati, non uscire di casa se si hanno sintomi influenzali, lavare spesso e bene le mani con acqua calda e sapone. Recatevi in Pronto Soccorso solo per situazioni di effettiva emergenza. È un momento difficile per la nostra città, ma, tutti uniti, possiamo superarlo e tornare più forti di prima. Quindi, impegniamoci insieme. La salute dei piacentini dipende da ognuno di noi. Un pensiero affettuoso alle persone risultate positive e ai nostri concittadini in isolamento domiciliare fiduciario. Il nostro grazie ai medici, agli infermieri e agli operatori sanitari che da giorni lottano senza sosta per aiutare tutte le persone che ne hanno bisogno. Aiutiamoli ad aiutarci”.

Pubblicato il 4 marzo 2020

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La scout Greta in Olanda

scoutgreta

Quando l’attenzione alle emergenze sociali e ambientali diventa un lavoro: mai come oggi, in questi giorni di incertezza e sospensione, fa piacere leggere la storia di Greta Blengino, una giovane studentessa di Torino che sta per iniziare l’Università delle Arti e delle Scienze Liberali nella città olandese di Leida.

Greta ha 19 anni e dopo la maturità classica si è presa un anno sabbatico per vedere il mondo e fare esperienze di volontariato; è al termine del suo percorso di Scout e sta per affrontare la scelta se entrare nella comunità dei capi e diventare educatrice o rimanere scout senza tale impegno.
Dopo il suo recente soggiorno alla Casa della Carità a Piacenza, dove suor Teresa e suor Cristina l’hanno accolta per alcuni giorni, ci ha raccontato come cambierà la sua vita da universitaria.
“Ho cercato in Italia una facoltà che unisse le discipline di legge e psicologia, ma non ho trovato nulla di simile. È stata un’amica di mamma a parlarmi dell’università di Leida che mi ha subito entusiasmato, forse anche perché sono abituata a viaggiare e il fatto di trasferirmi all’estero mi coinvolge ancora di più. Così ho inviato il curriculum e una lettera di presentazione: immagina la mia soddisfazione quando mi hanno detto di avermi accettato senza neanche fare il colloquio con i professori!”
Greta ha dovuto scegliere uno dei quattro indirizzi della facoltà che rappresentano delle sfide globali, che poi andrà ad approfondire nei tre anni di studi: “tra prosperità, pace e giustizia, sostenibilità e diversità mi sono orientata sulla sostenibilità”.
Alla base della scelta di questa giovane intraprendente ci sono sicuramente i valori della comunità scout di fede e servizio: anche in questi mesi invernali infatti Greta è impegnata nella casa delle suore di S. Luisa di Torino, dove va tutte le mattine per servire la colazione ai senzatetto: “molto mi chiedono chi me la faccia fare una tale fatica, uscire presto e con il freddo, ma io sento qualcosa che mi spinge a soccorrere e aiutare quando vedo delle disuguaglianze e delle ingiustizie, come una volontà innata di agire – spiega Greta. Ma sono sicuramente anche i suoi studi classici ad aver fatto la differenza, Ulisse accolto sulla spiaggia del re dei Feaci Alcinoo da sua figlia Nausicaa insegna: “dagli antichi ho imparato e interiorizzato il valore dell’ospitalità, di accogliere lo straniero e in generale le persone in difficoltà. Il liceo classico poi è una scuola tosta dove impari a studiare e maturi la volontà di apprendere, di affrontare quello che ancora è sconosciuto”.
In futuro Greta si vede impegnata in qualche organizzazione internazionale, forse una Ong che si occupa di minoranze e migrazione: “nulla però è deciso, infatti la prima regola dell’università che frequenterò è tenere la mente aperta”.
Camilla Quagliaroli

Nella foto, Greta Blengino, con la divisa scout, alla Casa della Carità di Piacenza insieme a suor Teresa Cristina Cavaletti e al neodiacono Giuseppe Porcari.

Pubblicato 3 marzo 2020

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