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Notizie Varie

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Insieme possiamo, con il volontariato

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Insieme possiamo con il volontariato: è lo slogan della 35ª Giornata internazionale del Volontariato, in programma il 5 dicembre.
Fra le iniziative in programma a Piacenza organizzate da CSV Emilia, anche il video “La libertà di una scelta – Piacenza e i suoi volontari” con 24 volti e voci di persone impegnate a sostegno della nostra comunità*.
Qui il video
https://www.youtube.com/watch?v=m2IKC_E2E7g

È la risposa orgogliosa che la rete del volontariato il volontariato piacentino ha giocato anche in quest’anno durissimo, per dare risposte immediate e concrete.

I dati generali sul Volontariato a Piacenza
La provincia di Piacenza conta su 511 associazioni iscritte ai registri, di cui 243 Organizzazioni di Volontariato e 268 associazioni di promozione sociale.

Alcuni dati delle associazioni impegnate per l’emergenza a Piacenza

Farmaci a domicilio
Farmaci direttamente a casa per le persone e le famiglie in quarantena, isolate o impossibilitate, e per i pazienti più fragili, primi tra tutti anziani e malati cronici - il servizio di “consegna a domicilio”, promosso dall’Azienda Usl di Piacenza insieme alla sede di Piacenza di CSV Emilia, e garantito dai volontari di Croce Rossa, Avo e Gaps, affiancati per alcune zone dalla Pubblica assistenza Val Vezzeno, Barbari Odv e le sezioni Avis di Carpaneto, Lugagnano e Podenzano, attivo dalla metà di marzo, ha evitato a tanti cittadini di doversi recare in ospedale per il periodico ritiro dei farmaci coprendo l’intero territorio provinciale.
Dalla metà di marzo a metà giugno, i volontari (complessivamente una trentina) hanno percorso complessivamente oltre 10.000 km percorsi raggiungendo 1.000 cittadini.

I PROTAGONISTI DEL VIDEO

Anna Leonida e Adele Boncordo - Associazione I Nuovi Viaggiatori

Celestina Viciguerra - Il Circolino

Daniele Righi e Paola Vincini -Abracadabra Progetto Famiglie

Davide Bongiorni - Pubblica Assistenza Croce Bianca Piacenza

Ellen Dedaa Owusu - AUSER Piacenza

Ernesto Carolfi  - Confraternita di Misericordia Piacenza

Federico Tosca - Africa Mission Cooperazione e Sviluppo

Flori Vasilas e Claudio Cristea -   Croce Rossa Italiana Comitato di Piacenza

Francesca Molinari - GASB Gruppo attivo di solidarietà dal basso

Francesco Marchini e Giacomo Rossetti                 - Agesci

Giovanna Vezzoso - Centro di Solidarietà della Compagnia delle Opere di Piacenza

Giovanni Orsi - Emporio Solidale Piacenza

Jolana Obdrzalkova - ABIO Ass. Bambino in Ospedale

Loris Burgio - Fareambiente Laboratorio Verde Piacenza

Matteo Lombardi - Associazione Genitori Piacenza4

Roberto Grassi -Gruppo cinofilo La Lupa

Sara Nouader- AS.SO.FA.

Silvia Benedetti- A.C.I.S.J.F. Protezione della Giovane

Tiziana Di Sevo e Maria Grazia Porcari- GAPS Gruppo Accoglienza Pronto Soccorso

Nella foto, il logo ufficiale della 35ª Giornata internazionale del volontariato

Pubblicato il 4 dicembre 2020

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Calano ancora le nuove infezioni da Hiv

Hiv

In Emilia-Romagna sono sempre meno le persone che contraggono l’infezione da Hiv: i nuovi casi nel 2019 sono stati 209, rispetto ai 220 dell’anno precedente. Ma resta purtroppo ancora alto il numero di chi arriva a una diagnosi tardiva: è successo nel 58% dei casi, e il 43% delle persone era già in Aids, o in una fase molto avanzata dell’infezione, al momento della diagnosi. Un problema dovuto principalmente a una errata bassa percezione del rischio in alcune fasce della popolazione. Ecco perché, in occasione della Giornata Mondiale contro l’Aids in programma domani martedì 1 dicembre, la Regione Emilia-Romagna insieme a HelpAids lancia una nuova campagna di sensibilizzazione e comunicazione, “Proteggersi, proteggere - Vivere con l’Hiv oggi” (http://www.helpaids.it/viverehivoggi). Una iniziativa che vuole coniugare l’attenzione alla prevenzione, diffondendo buone pratiche per evitare il contagio, con quella alla diagnosi precoce, e insieme combattere stereotipi e pregiudizi nei confronti delle persone positive all’Hiv o malate di Aids. Una campagna che quest’anno dispone anche di un ulteriore strumento molto concreto: da fine novembre, per decisione della Regione assieme alle Aziende sanitarie, in Emilia-Romagna chi effettua il test HIV può, gratuitamente e nella stessa occasione, effettuare anche un test sierologico per il Covid-19. “Vediamo ogni anno calare il numero di nuove diagnosi di Hiv: non possiamo che esserne felici, ma non siamo di certo soddisfatti - dichiara Raffaele Donini, assessore alle Politiche per la salute -. Lo saremo pienamente solo quando riusciremo ad arrivare a una diagnosi precoce per tutti i casi. Invece ancora più della metà delle persone scopre il virus solo quando è già troppo tardi, e quindi quest’anno abbiamo avuto un aumento, seppur ridotto, degli emiliano-romagnoli che hanno sviluppato la malattia conclamata, l’Aids. Tutte le ricerche ci dicono che ciò accade perché dell’Hiv si parla ancora poco e male, perché ci sono ancora tanti pregiudizi nei confronti delle persone sieropositive, e questi stereotipi portano a pensare che l’Hiv non possa mai riguardarci da vicino”.

Test sierologici gratuiti

“Per questo motivo- prosegue Donini- quest’anno la nostra campagna vuole raccontare la normalità dell’Hiv, le storie di tante persone che convivono con il virus: una rassicurazione per chi sta iniziando il suo percorso di lotta, certamente, ma anche un monito per ricordare che non bisogna mai abbassare la guardia, adottare ogni precauzione e insieme non avere paura o vergogna di effettuare i test di controllo. Non per caso- conclude l’assessore- abbiamo scelto di rendere disponibile gratuitamente un test sierologico per il Covid-19 a chi effettua i controlli per l’Hiv: vogliamo aumentare lo screening contro il Coronavirus, certamente, ma crediamo anche sia importante aumentare la sensibilità di tutti nei confronti del test per l’Hiv”. In Emilia-Romagna in dieci anni, dal 2010 al 2019, le nuove diagnosi tra i cittadini residenti sono quasi dimezzate, passando da 388 a 209 e mettendo a segno, quindi, un -46%. Calo che si è fatto ancor più rilevante negli ultimi anni, considerando che nel 2015 i nuovi casi erano 291, scesi a 285 nel 2016, 220 nel 2018 e arrivati, appunto, a 209 (165 uomini e 44 donne) nel 2019, con un’incidenza del 4,7 ogni 100mila abitanti. I dati, elaborati dal Servizio prevenzione collettiva e sanità pubblica della Regione Emilia-Romagna, fotografano la situazione dello scorso anno e dell’arco temporale 2006-2019. Esaminando l’intero periodo di sorveglianza sanitaria, tra le persone sieropositive il 74% è maschio, il 31% ha dai 30 ai 39 anni, il 68% è italiano. La classe di età più colpita è quella tra i 20 e i 49 anni (78%), i casi di sieropositività sono invece modesti tra i più giovani e negli ultracinquantenni. L’incidenza tra i maschi è 11,4 casi ogni centomila abitanti, tra le femmine è 3,8. Le persone straniere con Hiv sono poco meno di un terzo del totale (32%), sensibilmente più giovani rispetto agli italiani e prevalentemente di sesso femminile. La modalità di trasmissione principale (88% nel 2019) è quella sessuale. Il 47% di tutti i casi è dovuto a trasmissione eterosessuale e purtroppo la percezione del rischio tra gli eterosessuali è molto bassa: solo il 14% dei sieropositivi l’ha dichiarata come motivazione del test di diagnosi. Le persone giunte tardi alla diagnosi lo scorso anno sono state 122: il 58% dei nuovi casi; in particolare, al momento della diagnosi il 43% delle persone era già in Aids o in una fase molto avanzata dell’infezione. I residenti in Emilia-Romagna che hanno sviluppato la malattia conclamata, quindi l’Aids, sono stati 59 nel 2019 (53 nell’anno precedente). Analizzandole provincia per provincia, le nuove diagnosi di Hiv nel 2019 sono state 47 a Bologna (con un’incidenza di 4,6 casi ogni centomila abitanti), 30 a Modena (incidenza 4,2), 24 a Ravenna (incidenza 6,1), 22 a Parma (incidenza 4,9) e Rimini (incidenza 6,5), 21 a Forlì-Cesena (incidenza 5,3), 20 a Reggio Emilia (incidenza 3,8), 13 a Piacenza (incidenza 4,5) e 10 a Ferrara (incidenza 2,9).
In Emilia-Romagna, da fine novembre 2020, è offerta la possibilità alle persone che eseguono il test HIV di effettuare gratuitamente nella stessa occasione un test sierologico per evidenziare la presenza di anticorpi al nuovo coronavirus SARS-CoV-2. L'iniziativa, oltre a favorire la partecipazione allo screening per Covid-19, ha in particolare l'obiettivo di sensibilizzare i cittadini sull’importanza del test HIV, soprattutto in un periodo in cui la pandemia e le misure necessarie per il suo contenimento hanno inciso sulle possibilità di accesso al test. L’opportunità di effettuare il test sierologico, con adesione su base volontaria, è rivolta a tutti coloro che effettuano il test HIV e sono assistiti in Regione. È possibile effettuare il test presso i centri Test&Counselling e gli ambulatori dedicate alle infezioni sessualmente trasmesse. Il test HIV può essere svolto in anonimato, mentre per aderire al test sierologico per SARS-CoV-2, e solo per questo, occorre rilasciare le proprie generalità per essere ricontattabili in caso di positività. Tutte le informazioni sono a disposizione sul sito
http://www.helpaids.it/testsierologici .

Pubblicato il 3 dicembre 2020

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Vivere in Appennino, già finanziate 42 domande. La Regione raddoppia i fondi

 montagna

In un piccolo borgo ricco di storia e tradizioni. O nella natura ancora incontaminata, tra parchi e crinali. Andare a vivere in Appennino: un’opportunità che per 341 giovani coppie o famiglie è diventata realtà, grazie anche all’aiuto della Regione per comprare o ristrutturare una casa. Di 28.500 euro l’importo medio assegnato a fondo perduto, a beneficio di nuclei con figli nell’80% dei casi, per un’età media di 32,5 anni. E’ la prima tranche di domande finanziate grazie al Bando Montagna, uscito il 15 settembre scorso: 10 milioni di euro le risorse stanziate dalla Giunta regionale per contributi a coppie e famiglie che hanno deciso di risiedere stabilmente in uno dei 119 comuni appenninici dell’Emilia-Romagna. Un finanziamento che potrà mobilitare investimenti per almeno altri 10 milioni di euro: dunque, anche un’iniezione significativa di risorse a beneficio dell’economia dei territori montani, grazie ai cantieri che si apriranno per gli interventi necessari, nel 93% dei casi realizzati da imprese locali. E in questa prima fase, sono stati premiati i nuclei che hanno deciso di insediarsi nei comuni più svantaggiati. Ma altri 10 milioni di euro sono già previsti per il 2021, inseriti nel Bilancio di previsione varato nei giorni scorsi dall’esecutivo regionale. L’obiettivo: dare risposta ad un'altra fetta cospicua delle tante domande arrivate: 2.310 in totale quelle ammissibili. Numeri che confermano il forte interesse in atto per l’Appennino. Un’inversione di tendenza da parte soprattutto dei giovani su cui può aver influito anche l’emergenza Covid, ma che più in generale rivela la ricerca di uno stile di vita più sostenibile. 20 milioni, con l’obiettivo di reperire altre risorse.

La montagna una priorità

“Si tratta di un risultato straordinario, una risposta fortissima- afferma il presidente della Regione, Stefano Bonaccini-. Abbiamo davvero colto un’esigenza reale quando, alcuni mesi fa, decidemmo di sostenere le aree montane favorendo chi avrebbe deciso di viverci, rivolgendoci soprattutto alle famiglie e alle giovani coppie. Oggi partiamo con il finanziamento di una prima quota di interventi, ma non ci fermiamo qui. Da subito raddoppiamo le risorse, grazie ai 10 milioni di euro inseriti nel Bilancio 2021, il cui esame è previsto in Assemblea legislativa a dicembre. E vogliamo finanziare questa misura in misura stabile, di fronte alle tante persone che hanno risposto al nostro bando. Ma soprattutto per il fatto che la Montagna sia per noi una priorità: territori fondamentali da un punto di vista ambientale, ricchi di storia e di tradizioni, che scontano uno svantaggio che vogliamo colmare. Abbiamo deciso di confermare il taglio dell’Irap per le imprese e le attività economiche nei comuni dell’Appennino, mettendoci altri 24 milioni di euro, poi investimenti per il digitale e per chi vive in queste aree. Per promuoverne uno sviluppo equilibrato e di qualità, creare occasioni di lavoro, spingere sulla crescita e lo sviluppo sostenibile”.
“Siamo di fronte a una misura innovativa, estremamente concreta e calata nella realtà effettiva del nostro Appennino. Le tantissime domande arrivate ne sono una conferma. E’ in atto una riscoperta della montagna che va sostenuta e messa in valore- spiega l’assessore regionale alla Montagna e pianificazione territoriale, Barbara Lori -. Con questo bando ci siamo posti tra gli altri due obiettivi: favorire il ripopolamento di questi territori e allo stesso tempo promuoverne la riqualificazione edilizia senza consumo di suolo. Per questo ci siamo rivolti alle giovani coppie con contributi per l’acquisto e la ristrutturazione che, sommandosi alle detrazioni fiscali previste dalla legge, potranno rappresentare un volano per il rilancio dell’economia, proprio a partire da uno dei settori più colpiti, quello dell’edilizia. Inoltre, per rendere ancora più efficace la misura abbiamo previsto una premialità nel caso gli interventi siano realizzati da imprese locali”. Su 341 interventi al momento finanziati, 70 sono nei comuni montani della provincia di Reggio Emilia per 1.993.416 euro di contributo regionale; 64 in quelli in provincia di Parma per 1.884.750 euro; 52 in quelli del Modenese per 1.547.500 euro; 42 in quelli in provincia di Piacenza per 1.215.576 euro; 25 in quelli del Bolognese per 738mila euro. E ancora: 47 i progetti e 1.402.500 di euro le risorse nei Comuni montani della provincia di Forlì-Cesena; 17 e 502.061 euro in quelli della provincia di Ravenna; 24 interventi e 703.500 euro in quelli del Riminese. In questa prima parte di domande finanziate, sono state premiati i progetti dei nuclei familiari che hanno inteso insediarsi nei comuni appenninici più svantaggiati.

Così la distribuzione
Tante le domande ammissibili, con appunto nuovi fondi in arrivo: 2.313. Così distribuite per province di provenienza: 129 in quella di Piacenza, 335 in quella di Parma, 297 in quella di Reggio Emilia, 390 in quella di Modena, 624 in quella di Bologna, 99 in quella di Ravenna, 319 in quella di Forlì-Cesena, 120 in quella di Rimini. Il valore medio dell’importo assegnato è di circa 28.500 euro. Ad usufruirne sono giovani nuclei famigliari (80%, quasi tutte con figli), nuclei monoparentali (genitore con figli, 14%), single (6%). L’età media è di 32,5 anni. Vengono finanziati 166 interventi di acquisto (il 49% del totale), 66 di ristrutturazione (18%), e 122 che prevedono un mix acquisto e di recupero (33%). Nell’80% dei casi interventi su immobili di valore storico, nel 93% lavori realizzati da imprese locali.

Evitare lo spopolamento
Sostenere lo sviluppo e la crescita dei territori montani. Ma non solo. Tra gli obiettivi del bando anche quello di contrastare lo spopolamento dell’Appennino, condizione imprescindibile per costruirne su solide basi il rilancio economico e sociale. Per questo il bando prevede per tutti i beneficiari del contributo - sia coloro che già vivono in montagna che quanti intendono trasferirsi - l’obbligo della residenza nel comune montano per almeno cinque anni, residenza che va comunque presa entro sei mesi dalla sottoscrizione dell’atto di acquisto o dalla data di ultimazione dei lavori di recupero. Tra le finalità anche quella di promuovere il recupero del patrimonio edilizio montano prevedendo criteri premianti nel caso di interventi su edifici di valore storico come le case di sasso, situati all’interno di aree di pregio ambientale, oppure dismessi e abbandonati. Un risultato raggiunto nell’80% delle proposte. Un altro elemento che garantiva punteggi aggiuntivi quello di utilizzare imprese locali: una scelta fatta con lo scopo di sostenere il lavoro proprio in queste aree più fragili. Anche in questo caso un obiettivo centrato nel 93% dei casi. Il bando ha previsto contributi a fondo perduto da un minimo di 10 mila euro, a un massimo di 30 mila euro e comunque non superiori al 50% delle spese sostenute in caso di acquisto dell'immobile e, in caso di ristrutturazione, al 50% dell’importo lavori e alla somma non portata in detrazione fiscale. Destinatari: nuclei famigliari in cui almeno uno dei componenti (ad esclusione dei figli) sia nato dopo il 1 gennaio 1980 (età massima 40 anni) e abbia la residenza anagrafica in Emilia-Romagna o comunque svolga un’attività lavorativa esclusiva o principale nel territorio regionale. Tra i requisiti anche l’Isee inferiore a 50mila euro se relativo a un nucleo già formato, e fino a 60 mila per nuclei da formare. Tra le diverse premialità prioritarie quelle a favore degli interventi realizzati in comuni montani in cosiddetta fascia 1 e 2 (su tre fasce, quelli più penalizzati sulla base degli indici di reddito, di anzianità e di spopolamento). Punteggi aggiuntivi anche per i nuclei familiari che trasferiscono la residenza da un comune non montano (in particolare se un componente del nucleo ha un lavoro in montagna); per le famiglie con figli conviventi e/o minori; per quelle già residenti, ma con attività lavorativa in altro comune montano. Aperto il 15 settembre e chiuso il 30 ottobre il bando prevede che l’intervento sia concluso entro 9 mesi (in caso di acquisto dell’immobile) o di 24 mesi (in caso di recupero, con fine dei lavori). Già alla fine di gennaio si aprirà la fase di rendicontazione e di successiva liquidazione dei contributi.

Pubblicato il 2 dicembre

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Cooperazione internazionale, nuovi aiuti umanitari ai Paesi in via di sviluppo

cooperazione internaz

Sono 40 i progetti di cooperazione internazionale indirizzati ai Paesi dell'area Mediterranea, Medio Oriente e Africa sub sahariana che si sono aggiudicati, per il 2020, contributi della Regione per oltre 1,4 milioni di euro. A realizzarli saranno Organizzazioni non governative, Terzo settore ed Enti locali dell’Emilia-Romagna. La Giunta regionale ha infatti approvato in questi giorni la graduatoria dello specifico bando pubblicato a luglio. “La Regione Emilia-Romagna è impegnata da oltre vent’anni in progetti di cooperazione allo sviluppo - commenta la vicepresidente con delega alla cooperazione internazionale, Elly Schlein -. La pandemia globale sfida il concetto stesso di confini e ci chiama a una maggiore cooperazione internazionale. Quest’anno abbiamo infatti deciso di indirizzare una larga parte delle risorse in questo ambito proprio al rafforzamento dei sistemi sanitari e al miglioramento della sicurezza alimentare, con un’attenzione particolare alle fasce più fragili e all’emancipazione femminile. Le proposte selezionate- sottolinea la vicepresidente- vanno in questa direzione, offrono aiuti concreti e tengono aperti i canali della solidarietà con le aree più fragili del mondo”.
La maggior parte dei progetti si rivolge alle fasce più vulnerabili della popolazione, soprattutto donne e bambini, con obiettivi precisi: far fronte alle necessità immediate, sia a livello umanitario che in ambito sanitario, e alle conseguenze economiche e sociali causate dal diffondersi della pandemia. Gli interventi finanziati saranno realizzati in Burkina Faso, Burundi, Camerun, Costa D’Avorio, Etiopia, Kenya, Mozambico, Senegal, Campi Profughi saharawi in Algeria, Palestina, Tunisia, Marocco, Bielorussia e aree ucraine contaminate dall'incidente nucleare di Chernobyl. L’intero pacchetto di risorse (1.423.965 euro) consentirà di cofinanziare fino al 70% il costo di ogni progetto selezionato. Dal 2018 ad oggi, la Regione Emilia-Romagna per i Paesi in via di sviluppo ha stanziato complessivamente otre 4,5 milioni di euro.

Pubblicato il 2 dicembre 2020

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È venuta meno la libertà in questo tempo di Covid?

liberta e covid Patane e Colombetti

È venuta meno la libertà in tempo di covid? è la domanda che ha fatto da collante al Webinar del 1 dicembre, su piattaforma Microsoft Teams organizzato dall’associazione degli Ex studenti del Collegio Sant’Isidoro, dall’Associazione MEIC Piacenza e ACLI Provinciali di Piacenza.
“Gli articoli 13 e 16 della Costituzione affermano l’inviolabile libertà della persona, sia dal punto di vista fisico che di circolazione”. Ha affermato il prof. Andrea Patanè, giovane giurista, docente alla Cattolica di Milano che ha sostituito il prof. Alessandro Candido della Bicocca, impossibilitato a partecipare.
Con questi DPCM varati dal Presidente del Consiglio si è andati contro alla costituzione, è stato chiesto al relatore. “La risposta - per Patanè - non è semplice, ma la dottrina maggioritaria dei giuristi ha dato una risposta affermativa. Si è partiti da un decreto legge del 6 febbraio 2020 che prevedeva misure di contenimento da adottarsi successivamente, per i cui i vari DPCM sono ritenuti validi”.
Si poteva fare diversamente? Il docente della Cattolica ha affermato che si poteva fare meglio discutendo gli atti in parlamento, dove si ha la massima espressione della democrazia.
Altra tematica affrontata da Patanè è stata il rapporto tra stato e regioni dove si sono visti notevoli contrasti. Il nostro paese ha scelto, secondo l’articolo 5 della Costituzione, di essere strutturato in una repubblica delle autonomie. I conflitti nati, in questo periodo, sono dovuti - secondo il prof. della Cattolica - all’eccessivo protagonismo di presidenti di regione e di sindaci che hanno preferito una sovraesposizione mediatica che non rientra con le proprie competenze giuridiche.

La fragilità in cui stiamo vivendo
“L’uomo non è che una canna, la più fragile di tutta la natura; ma è una canna pensante. Non occorre che l’universo intero si armi per annientarlo: un vapore, una goccia d’acqua è sufficiente per ucciderlo”.  È la frase di Pascal citata da Elena Colombetti, professore associato di Filosofia Morale, Facoltà di scienze della Formazione, Università Cattolica del Sacro Cuore, che rispecchia la situazione attuale di fragilità in cui stiamo vivendo.
Per quanto riguardo il controllo e la libertà - secondo la docente - la vita sociale attuale è fortemente pervasa dall’ambito virtuale e costantemente lasciamo traccia dei nostro movimenti e dei nostri dati. “Con il Covid - ha aggiunto Colombetti - questo tracciamento è diventato esplicito e si è materializzato in un confinamento che investe tutte le direzioni dell’umano”.
“La nostra società - ha commentato la docente - ha paura di perdere soltanto la nuda vita. Abbiamo scisso la nostra esperienza vitale, conta solo la sopravvivenza e l’esistenza è defraudata dal suo aspetto sociale e relazionale. L’io autonomo, la concezione predominante del nostro tempo, è stato messo in discussione da relazioni accessorie e periferiche. Quello che all’inizio pandemia sembrava solo un problema solo della Cina, invece ci ha fatto toccare con mano che siamo interdipendenti”. Per difendersi dalla interdipendenza - secondo Colombetti - la società si è posta in una situazione di isolamento.
“Alla luce di questa distopia nascono - ha affermato la docente - relazioni deficitarie e alienanti. Siamo in connessione, ma ognuno in una stanza differente; questo facilita una partecipazione, ma, al tempo stesso, esprime una dimensione atomizzante. Ci manca la dimensione relazionale, il bisogno di comunicazione, di rivedere gli amici, di andare a trovare i nonni…”. Tutto ciò - per Colombetti - mette in evidenza l’alterità che si sta vivendo: ci si deve isolare, ma abbiamo necessità degli altri. “In questa situazione - ha concluso la prof. della Cattolica - devo riconoscere il bisogno dell’altro anche quando mi viene presentato come un nemico da difendermi. Ho bisogno dell’altro che mi cura, che mi è amico, che mi consola perché “La consolazione è stare con la solitudine dell’altro” come dice Benedetto XVI”.   

 R.T.

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Pubblicato il 2 dicembre 2020

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