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Notizie Varie

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FAI Piacenza Webinar, due appuntamenti in marzo

monticelli


Nel mese di marzo due appuntamenti virtuali per visitare Piacenza e provincia a cura del Fai Piacenza. Nell'attesa di poter  riprendere gli appuntamenti in presenza con le visite culturali e le attività FAI sono in programma due incontri virtuali rivolti agli iscritti FAI su prenotazione, organizzati dalla Delegazione di Piacenza, dal Gruppo FAI Monticelli d'Ongina e dal FAI Giovani.
Due visite virtuali dedicate alla scoperta del nostro territorio e della nostra città, seguendo percorsi insoliti e approfondendo temi particolari e poco conosciuti come il legame di Monticelli d'Ongina con la cultura ebraica e la storia del reticolo di rivi urbani che ancora percorre il sottosuolo di Piacenza.


Sulle tracce della Monticelli ebraica
Martedì 23 marzo ale ore 21 viene proposto il tour sulle tracce della Monticelli d'Ongina ebraica. Nell'ambito del Progetto Memoria attiva dell’Istituto Comprensivo di Monticelli d’Ongina e dalla collaborazione tra Gruppo FAI di Monticelli d’Ongina, ANPI e Museo della Resistenza Piacentina, nasce un tour virtuale che ci accompagna per le vie di Monticelli alla scoperta di un'antica storia curiosa e poco raccontata, che però vive ancora nelle contrade e in alcuni edifici del paese: quella dell'antica comunità ebraica monticellese.

Alla scoperta dei rivi urbani di Piacenza
Il secondo incontro è previsto per martedì 30 marzo  alle ore 21.
Viene raccontata la storia, gli aneddoti ed il tracciato dei rivi artificiali che dalla presa sul Trebbia conducono acqua fino al centro cittadino. Un reticolo ben progettato, con origini romane, ancor oggi in parte conservato, che permetteva in tempi passati di usufruire dell'acqua per i più diversi usi: dalla difesa, all'agricoltura, all'uso per muovere le macchine di artigiani e delle prime industrie piacentine.

Come partecipare

Incontro virtuale su prenotazione riservato agli iscritti FAI. Posti limitati, prenotazione obbligatoria entro lunedì 22 marzo compilando il modello a questo link  
https://docs.google.com/forms/d/e/1FAIpQLSdi0mZu660bwsXtEkOEcQDnH4xKlBfBBviK11ZkNkoxAXi6zA/viewform?usp=sf_link #FAIPiacenzaWebinar
info email:

Pubblicato il 2 marzo 2021

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In servizio quattro nuovi agenti di Polizia Locale

polizialocale

Quattro nuovi agenti di Polizia locale hanno preso servizio nell'ambito del piano di implementazione del Corpo di Piacenza a seguito del concorso unico regionale.
A incontrarli nella cornice della sala consiliare il sindaco Patrizia Barbieri e l'Assessore alla Sicurezza Luca Zandonella, alla presenza del comandante Giorgio Benvenuti e di altri colleghi. “Sono contenta di avervi in squadra”, ha sottolineato il sindaco, rivolgendosi ai nuovi agenti: “La vostra presenza sul territorio è fondamentale sia per l'Amministrazione, sia per i cittadini, che in voi vedono un punto di riferimento divenuto ancor più prezioso in questi mesi così difficili, in cui è sempre più importante potersi rivolgere fiducia alle Forze dell'Ordine anche per un supporto informativo”.
Parole cui hanno fatto eco quelle dell'assessore Zandonella, richiamando l'inaugurazione, pochi giorni fa, del presidio di Polizia Locale in piazzetta Pescheria e “l'impegno per il rinforzo dell'organico, che vedrà i neo assunti proseguire sul campo la propria formazione, con un periodo di affiancamento al personale più esperto, sempre in un'ottica di prossimità e dialogo con la collettività”.
“La pandemia – ha rimarcato il sindaco Barbieri – ha messo in luce nuove esigenze e un più marcato ruolo di dialogo e ascolto delle Forze dell'Ordine, in uno sforzo corale coordinato dalla Prefettura che vede, nel vostro lavoro, una componente strategica per rispondere in modo tempestivo ed efficace alle sollecitazioni della comunità, portando avanti una costante opera di prevenzione e controllo del territorio nel segno della collaborazione con tutti i cittadini”.

Pubblicato il 2 marzo 2021

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Pazienti oncologici, aumenta l’assistenza con cure palliative e ricoveri in hospice

 Hospice

Un momento estremamente delicato, in cui diventa fondamentale mettere al centro la persona, saper rispondere, con un’assistenza adeguata, alle esigenze del paziente e della sua famiglia. Nel percorso di fine vita sono aumentati, in Emilia-Romagna, negli ultimi dieci anni, i pazienti oncologici che sono stati assistiti con le cure palliative: il 14% in più, e ancora maggiore - +43% - è stato l’aumento dei ricoveri in hospice; non solo, perché, per questi pazienti sono cresciute del 6,6% le prestazioni di assistenza domiciliare e quelle ambulatoriali sono più che raddoppiate negli ultimi tre anni. Contemporaneamente, sono state limitate, negli ultimi giorni di vita, terapie ad alto livello di intensità e invasività che, come dimostrato da consolidate evidenze scientifiche, non portano vantaggi in termini di sopravvivenza se non in misura molto limitata e non garantiscono un miglioramento nella qualità della vita. Lo studio “L’assistenza nel fine vita ai pazienti oncologici in Emilia-Romagna nel decennio 2010-2019”, condotto dall’Agenzia Sanitaria e Sociale regionale e disponibile sul sito https://assr.regione.emilia-romagna.it/ mostra come l’impegno della Regione, delle Aziende sanitarie e del Terzo settore per garantire un percorso di fine vita dignitoso, limitare le sofferenze e, laddove possibile, permettere al malato di trascorrere gli ultimi giorni nel proprio ambiente domestico o nell’hospice, abbia permesso di raggiungere buoni risultati. Anche grazie allo sviluppo di una organizzazione territoriale “a rete”, in cui lavorano diverse equipe multiprofessionali, con la possibilità di integrarsi e confrontarsi per rispondere in maniera sempre più puntuale ed omogenea ai bisogni dei malati e delle loro famiglie. Garantendo, innanzitutto, la continuità assistenziale da un luogo di cura all’altro: dal ricovero in reparto ospedaliero all’hospice, dalle terapie ambulatoriali all’assistenza domiciliare. E, proprio per quanto riguarda la presenza degli Hospice, l’Emilia-Romagna è tra le prime in Italia per numero di strutture, con almeno un Hospice attivo per ogni provincia, per un totale di 23 strutture con 310 posti letto complessivi.

 In aumento le cure palliative

La ricerca evidenza anche come le cure palliative abbiano un effetto positivo sulla presa in carico dei pazienti: dal confronto tra chi ne ha beneficiato e chi non le ha ricevute, è emerso come a parità di area di residenza, caratteristiche demografiche e principali condizioni cliniche, i pazienti sottoposti a trattamenti palliativi abbiano un minore rischio di ospedalizzazione, una minore necessità di ricorrere al pronto soccorso e una minore probabilità di essere sottoposti a trattamenti invasivi ad alta intensità di cura. “Dal cancro si può guarire. Con le cure più avanzate, la tempestività della diagnosi, la ricerca scientifica e con il lavoro incessante a livello multidisciplinare dei nostri professionisti sanitari- sottolinea l’assessore regionale alle Politiche per la salute, Raffaele Donini-. Per queste ragioni l’Emilia-Romagna è una delle regioni italiane che ha le migliori percentuali di sopravvivenza a cinque anni dalla diagnosi. Ma talvolta, come per tutte le malattie, la scienza e la medicina non riescono a garantire il risultato sperato. É importante che in questi casi i pazienti abbiano i migliori percorsi di fine vita possibili, attraverso la somministrazione di cure palliative, in grado di controllare il dolore e con un percorso di assistenza domiciliare calibrato su ogni singolo paziente. In Emilia-Romagna lo facciamo. Investendo risorse in strutture e ricerca e collaborando con il Terzo Settore per essere vicini ai pazienti e alle loro famiglie anche in quei difficili momenti”.

In Emilia-Romagna, negli ultimi 180 giorni di vita, l’utilizzo delle cure palliative nei pazienti oncologici è aumentato, nel confronto tra il 2010 e il 2019, del 14,2%: si va dal 55% di pazienti trattati nel 2010 al 62,8% nel 2019. L’aumento dell’assistenza ha riguardato principalmente l’utilizzo dell’hospice (3.076 pazienti nel 2010 e 4.413 nel 2019, + 43,45%). L’assistenza domiciliare integrata è aumentata del 6,6% (da 8.250 pazienti nel 2010 a 8.483 nel 2019) e si conferma il dato positivo che la maggior parte delle prese in carico avviene precocemente: il 56,9% dei pazienti riceve l’assistenza a domicilio almeno 90 giorni prima del decesso e solo una piccola parte negli ultimi giorni di vita.

Pubblicato il 26 febbraio 2021

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Torna il Giro d’Italia anche a Piacenza

 Giro

Quattro tappe del Giro d’Italia in Emilia-Romagna, che si conferma terra di ciclismo e di sport ospitando anche quest'anno una parte importante della più grande corsa italiana su due ruote e una delle più blasonate al mondo. C’è l’annuncio ufficiale, con la presentazione del programma del 104 Giro d’Italia, che si svolgerà dal 8 al 30 maggio prossimi, in 21 tappe. La Corsa Rosa, che partirà da Torino nell’anno del 160° Anniversario dell’Unità d’Italia, giungerà in Emilia-Romagna con la Piacenza-Sestola: partenza dal capoluogo emiliano (da piazza Cavalli) e primo suggestivo arrivo in montagna. Proseguirà con la Modena-Cattolica, dove protagonisti diventeranno i velocisti. Poi l’entusiasmante arrivo a Bagno di Romagna (con partenza da Siena), la “Tappa Bartali”, e il via da Ravenna (con arrivo a Verona). A Ravenna, in particolare, i temi sportivi si incrociano e valorizzano quelli culturali promossi dal territorio, con il grande omaggio a Dante Alighieri nei settecento anni dalla morte, uno dei temi centrali del Giro di quest'anno.

Un passaggio che è sottolineato in regione da due grandi mostre: la prima nella città dove il sommo poeta è sepolto (“Le Arti al tempo dell'esilio” nella Chiesa di San Romualdo) e la seconda nella vicina Forlì, dove fu ospite della famiglia Ordelaffi (“Dante. La visione dell’arte” nei Musei San Domenico), che saranno arricchite da una serie di eventi collaterali. Ma non solo la cultura accompagna le tappe emiliano-romagnole. L’approdo della 12a tappa a Bagno di Romagna sarà l’occasione per ricordare Alfredo Martini, “padre-partigiano del ciclismo italiano” nei 100 anni della nascita. Ma anche un indelebile protagonista di questa gara storica, Gino Bartali, a cui la tappa è dedicata.

“Siamo terra di sport, come ci viene ormai riconosciuto da più parti - sottolinea il presidente della Regione Emilia-Romagna, Stefano Bonaccini -, sia per la capacità ricettiva e organizzativa dimostrata nei grandi eventi realizzati finora, sia per la presenza di impianti, potenziati e ristrutturati negli ultimi anni con importanti investimenti regionali. Abbiamo deciso di puntare sullo sport per valorizzare il territorio, come volano di crescita e di sviluppo non solo dal punto di vista turistico ed economico ma anche per promuovere l’interesse per la pratica sportiva in generale, favorendo il benessere psico fisico della nostra comunità. Il ciclismo, e in particolare il Giro d’Italia, qui è di casa e ci auguriamo che le tappe sul nostro territorio possano essere particolarmente accoglienti per gli organizzatori e gli atleti, così come saranno sicure dal punto di vista della prevenzione sanitaria”. “Il Giro d’Italia - chiude il presidente - è uno dei 40 eventi previsti al momento in Emilia-Romagna nel nostro calendario 2021, che arricchiremo. Fatto di appuntamenti nazionali e internazionali in tutte le discipline e questo è un punto d’orgoglio e anche occasione di ripartenza per l’Emilia-Romagna, in un difficile momento di crisi per la pandemia”.

L’Emilia-Romagna entrerà nel circuito da martedì 11 maggio, con la quarta tappa, Piacenza – Sestola, di 186 Km, dove i ciclisti dovranno affrontare un dislivello di 1800m (difficoltà 3) per raggiungere il primo arrivo in salita, momento delicato per gli atleti in gara. Mercoledì 12 maggio si svolgerà la quinta tappa del giro: Modena -Cattolica, di 171 Km, con 300 metri di dislivello (un percorso che metterà alla prova i velocisti). Giovedì 20 maggio i ciclisti affronteranno la dodicesima tappa, Siena-Bagno di Romagna, la famosa “Tappa Bartali”, 209 km di percorso con 3 Gpm e 3.700m di dislivello (difficoltà livello 3). Venerdì 21 maggio, la tredicesima tappa partirà da Ravenna per arrivare a Verona dopo 197 km di percorso, in gran parte in pianura, senza grandi difficoltà (livello 1).

Pubblicato il 27 febbraio 2021

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Aumentano le imprese straniere nel territorio regionale

 imprese straniere

Nel 2020 buona la crescita delle imprese straniere attive (+2,8 per cento, +1.388 unità), che risulta la più dinamica degli ultimi 5 anni. L’incremento è distribuito un po’ in tutti i settori economici: evidente soprattutto nelle costruzioni (+3,1 per cento, +543 unità), ma anche nel commercio (+255 imprese, +2,1 per cento), nonostante il peso delle restrizioni imposte dalla pandemia. Alla fine del 2020 le imprese attive straniere in Emilia-Romagna sono risultate 50.639, quindi il 12,7 per cento del totale delle imprese regionali. Rispetto alla fine del 2019, sono aumentate di 1.388 unità, +2,8 per cento, con un’ulteriore accelerazione della crescita, che risulta con il tasso di variazione più elevato degli ultimi 5 anni. Ugualmente rispetto alla fine del 2019, il segno rosso per le imprese di nati in Italia, che risultano 347.128 con una perdita di 3.377 unità (-1,0 per cento). A livello nazionale, le imprese di nati all’estero sono cresciute del 2,7 per cento, e sono il 10,9 per cento del totale, mentre le altre imprese sono diminuite lievemente (-0,1 per cento). È quanto emerge dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna.

La tendenza all’incremento delle imprese straniere è dominante in tutti i macrosettori di attività economica, ma non è omogeneamente diffusa. La crescita è evidente soprattutto nelle costruzioni (+3,1 per cento, +543 unità), la più numericamente significativa degli ultimi 9 anni, in particolare nei lavori di costruzione specializzati (+441 unità, +2,9 per cento), settore nel quale la quota di imprese estere è pari al 32,5 per cento. Nei servizi, l’apporto maggiore viene dalla crescita, la più forte degli ultimi 4 anni, che le imprese estere riescono a registrare anche nel commercio (+255 imprese, +2,1 per cento), all’ingrosso e al dettaglio e riparazione di autoveicoli e motocicli (+119 imprese, +8,7 per cento), mentre le imprese non estere diminuiscono dell’1,9 per cento. Ancora, nonostante le restrizioni connesse al Covid, accelera la crescita nelle altre attività di servizi (+142 unità, +6,6 per cento), trainate dai servizi per la persona (+116 imprese). Viceversa, le imprese di nati in Italia diminuiscono del 2,0 per cento.

Prosegue solo leggermente più contenuta (+105 unità, +2,2 per cento) la crescita delle imprese estere nei servizi di alloggio e ristorazione con un aumento in gran parte dovuto alla ristorazione (+82 unità), attività nella quale le imprese estere sono arrivate a essere il 18,6 per cento delle attive. La base imprenditoriale straniera della manifattura ha una dinamica positiva, contenuta, ma in accelerazione (+1,4 per cento, +73 unità), mentre flettono le imprese industriali non estere (-1,6 per cento). La crescita è concentrata nella fabbricazione di prodotti in metallo (+42 unità) e nella riparazione, manutenzione e installazione di macchine (+20 unità), mentre le difficoltà indotte dalla pandemia fanno arretrare i settori moda (-41 imprese).

Infine, si conferma in accelerazione la crescita delle imprese estere in agricoltura (+6,9 per cento), settore ancora marginale per loro, mentre si riducono dell’1,9 per cento le imprese agricole non straniere. “Da qualche anno i dati rilevano una crescita delle imprese straniere nel nostro territorio, crescita che si conferma anche per il 2020, nonostante le difficoltà straordinarie che hanno caratterizzato questo ultimo periodo – dichiara Alberto Zambianchi, presidente di Unioncamere Emilia-Romagna -. Quello dell’imprenditorialità “straniera” è sicuramente un fenomeno complesso, che necessita di “chiavi di lettura” specifiche e di riflessioni. Prima fra tutte quella che ci fa rilevare come le persone che decidono di migrare, in genere, sono quelle più dinamiche, più dotate di “propensione al rischio” e che possiedono una buona capacità di adattamento. Va poi comunque sottolineato che il trend in crescita conferma l’attrattività dei nostri Territori. Inoltre, si può notare che le imprese guidate da stranieri rappresentano, non solo un fattore di benessere per le rispettive famiglie, ma anche un fattore di sana integrazione, con ricadute economiche e sociali positive. Concludo sottolineando che si tratta di un fenomeno importante che deve essere guidato da politiche mirate e finalizzate a favorirne lo sviluppo nell’ambito della legalità”.

Pubblicato il 26 febbraio 2021

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