Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Notizie Varie

Notizie Varie

La Regione offre 4500 agli enti locali che attivano posti nei Nidi

Nidi nuovi posti



Un intervento straordinario per un obiettivo primario: accogliere tutti i bambini e le bambine nei nidi dell’Emilia-Romagna. I piccoli le cui famiglie e genitori hanno presentato richiesta ai Comuni, dove si è già registrato un aumento delle domande. La Regione ha infatti deciso di intervenire per dare una risposta positiva già nell’anno educativo che si aprirà, 2022-23. Stanziando 7 milioni di euro con una misura straordinaria e sperimentale per consentire ai Comuni un primo ampliamento dell’offerta educativa già da settembre, con un contributo di 4.500 euro annui per ogni nuovo posto attivato, e il conseguentemente abbattimento delle liste di attesa. Il finanziamento dell’intervento è reso possibile dall’utilizzo dei nuovi fondi europei: la Regione Emilia-Romagna è infatti la prima ad avere visto approvati dalla Commissione europea i propri programmi operativi sia del Fondo sociale europeo (Fse Plus) che del Fondo europeo di sviluppo regionale (Fesr) per il settennato 2021-27, a poca distanza dalla firma, il 19 luglio scorso, dell’accordo di partenariato tra Bruxelles e il Governo italiano. La Giunta Bonaccini è ora nelle condizioni di accelerare rispetto ad uno degli obiettivi più qualificanti del programma di legislatura: trasformare i servizi per l’infanzia in servizi universali, abbattendo progressivamente sia le liste d’attesa che le tariffe a carico delle famiglie per accogliere entro il 2025 tutte le bambine e i bambini, dando così risposta a ogni famiglia.

Una nuova ed efficace leva che dispiegherà i suoi effetti permettendo ai sindaci, di fronte alla crescita di richieste d’accesso già registrata da molte amministrazioni comunali, di ampliare la risposta. Non a caso, la prima attivazione dello strumento è stata condivisa al tavolo voluto dalla Regione con i gestori riunito nei giorni scorsi dalla vicepresidente della Regione. La misura regionale è stata presentata oggi in conferenza stampa dal presidente e dalla vicepresidente della Regione Emilia-Romagna. È stato illustrato come con questo intervento la Regione faccia un nuovo, importante passo avanti nel piano complessivo che dovrà portare entro la fine della legislatura a servizi educativi e scuole dell’infanzia accessibili a tutti i bambini e le bambine in Emilia-Romagna, con l’abbattimento sia delle liste d’attesa sia del costo a carico delle famiglie. Nidi e materne devono insomma diventare un servizio universale da assicurare a tutti, a prescindere dalle condizioni sociali di partenza, senza che un solo bambino resti escluso.

Già nelle prossime settimane, con l’avvio del nuovo anno educativo, i genitori che hanno fatto richiesta potranno vedere accolti i loro figli, perché i sindaci saranno nelle condizioni di potenziare i servizi. È un programma dell’Emilia-Romagna, la Regione che già oggi ha i numeri più alti in Italia per questi servizi, con coperture anche superiori ai target europei e con una qualità riconosciuta e studiata in tutto il mondo. Tuttavia c’è la volontà di progredire ancora, per l’inclusione dei bambini e per soddisfare una duplice esigenza: da un lato offrire a tutte e tutti pari opportunità fin dalla prima infanzia; dall’altro assicurare alle famiglie anche una risposta di conciliazione a sostegno della natalità e dell’occupazione femminile. Tutto ciò è reso possibile dall’efficacia e dalla rapidità con cui è stata completata la programmazione dei nuovi fondi europei, confermando un’altra eccellenza dell’Emilia-Romagna.
Sarà pubblicato entro il mese di settembre, rivolto ai Comuni e alle Unioni di Comuni alle prese con comprovate lista di attesa per i servizi 0-3 anni, o comunque una potenziale domanda alla quale in questo momento non si riesce a dare risposta. Gli Enti locali dovranno però garantire, alla luce delle risorse aggiuntive previste dalla Regione, di essere in grado di ampliare l’offerta pubblica, oppure di attivare nuovi posti di servizio nido tramite le convenzioni con i privati accreditati. Con una clausola ben precisa: alle famiglie dovrà essere garantita l’applicazione del sistema tariffario comunale.

Il contributo previsto per ciascun nuovo posto attivato nell’anno educativo 2022/23 sarà pari a 4.500 euro annui, eventualmente riparametrati in funzione dell’effettivo periodo di apertura del servizio. La rendicontazione a carico del Comune dovrà riportare il numero dei posti aggiuntivi attivati e indicare la copertura finanziaria ottenuta tramite la tariffa sostenuta dalle famiglie, i fondi comunali di cofinanziamento e il contributo regionale.

La misura si inserisce in un progetto complessivo che consentirà di mettere a regime un sistema di finanziamento integrato per il sostegno dell’offerta di servizi educativi 0-3 anni e l’abbattimento delle rette, con ulteriori risorse europee, integrate con quella nazionali e regionali. I nuovi posti creati rientreranno infatti nel sistema di finanziamento ordinario a sostegno delle spese di gestione e abbattimento rette.

I 7 milioni di euro di fondi europei della misura straordinaria portano le risorse stanziate quest’anno per il sistema integrato di istruzione 0-6 anni a una cifra senza precedenti: oltre 60 milioni e 500 mila euro. Più di 28 milioni di euro sono la quota del Fondo Nazionale assegnata quest’anno alla Regione per sostenere il sistema integrato di educazione e istruzione 0-6 anni, e ripartita tra i Comuni e Unioni dell’Emilia-Romagna. 7 milioni e 250mila euro di provenienza regionale - anch’essi ripartiti tra Comuni e loro Unioni - destinati a qualificare e migliorare nidi d’infanzia e servizi integrativi al nido per i bambini da zero a tre anni pubblici e privati convenzionati e/o accreditati. 18 milioni e 250 mila euro sono destinati, a seguito dell’assestamento del bilancio regionale, alla misura “Al nido con la regione” che, in continuità con gli scorsi anni, garantisce l’abbattimento delle rette a carico delle famiglie sull’intero territorio regionale, in alcuni Comuni fino all’azzeramento.

Pubblicato l'8 agosto 2022

Ascolta l'audio

Niente più domiciliari per i sindacalisti Si Cobas e Usb arrestati

manifestazione


È stata revocata la misura degli arresti domiciliari per i sei sindacalisti (quattro di “Si Cobas”, due di Usb) arrestati il 19 luglio scorso da Digos e Squadra mobile di Piacenza dopo una lunga indagine. La revoca è stata decisa dal tribunale del Riesame di Bologna. L’inchiesta coinvolge Ali Mohamed Arafat, Aldo Milani, Carlo Pallavicini, Bruno Scagnelli (Si Cobas), Issa Mohamed Abed e Roberto Montanari (Usb), accusati di associazione a delinquere, ma anche di violenza privata, resistenza e violenza a pubblico ufficiale, sabotaggio, interruzione di pubblico servizio. Per i sei rimane la misura cautelare dell'obbligo di firma.

“Cade di fatto il reato di associazione per delinquere per tutti gli imputati”, commenta in una nota il sindacato Usb. I sei dirigenti sindacali scarcerati dovranno però sottoporsi all’obbligo della firma tre volte a settimana. Il giudice si è riservato il deposito del dispositivo entro 45 giorni e solo dopo questo atto sarà possibile ricorrere in Cassazione per chiedere la revoca anche dell’obbligo di firma. Usb esprime soddisfazione per l’esito favorevole del riesame ma mantiene inalterato il giudizio sul gravissimo operato della Procura di Piacenza e mantiene alta la mobilitazione per fermare questo attacco gravissimo al sindacalismo conflittuale e di classe”.

“La lotta paga - fa sapere il Si Cobas - avanti così finché non saranno liberi del tutto”. Nell’inchiesta risultano indagati anche altri due sindacalisti, Elderdah Fisal e Riadh Zaghdane. Il lavoro investigativo della Digos, in collaborazione con la Squadra Mobile, è partito dal 2016 e conta numerosi episodi - sono 150 i capi di imputazione - condensati in 350 pagine di ordinanza.

Pubblicato l'8 agosto 2022

Ascolta l'audio

Anche le imprese possono piantare alberi con “Mettiamo radici per il futuro”

alberi distribuz


 
“Mettiamo radici per il futuro”, il grande piano green per fare dell’Emilia-Romagna il “corridoio verde” d’Italia, fa un altro passo in avanti. La Giunta regionale ha appena approvato un bando a sostegno degli interventi di forestazione che si rivolge a tutte le tipologie di imprese (escluse quelle agricole), con una dotazione finanziaria di 500mila euro per il biennio 2022-23. Più verde, dunque, più alberi e fasce boscate anche nei terreni di proprietà o in disponibilità delle imprese private, grazie a questi nuovi contributi. È la prima volta che esce un bando per la forestazione dedicato alle aziende, e costituisce un’ulteriore azione del percorso per aumentare la superficie verde dell’Emilia-Romagna. Si aggiunge così ai bandi 2021 e 2022 rivolti ai comuni delle aree di pianura per interventi di forestazione in ambito urbano e periurbano. Anche quest’autunno, inoltre, come ogni anno riprenderà la distribuzione gratuita di alberi a cittadini, associazioni ed enti, tramite vivai accreditati; e, con il progetto di Rinaturazione del Po, saranno messi a dimora circa un milione di nuovi alberi. L’obiettivo è di piantumare entro la fine del mandato di 4 milioni e mezzo di alberi, uno per ogni residente della Regione: un traguardo ambizioso, che si può raggiungere grazie alla collaborazione di tutti, cittadini, associazioni, enti locali e ora anche imprese.

Possono candidare progetti per accedere ai contributi le imprese, con qualsiasi forma giuridica, escluse quelle agricole. Il bando prevede, a fronte dell’impegno delle stesse nel mettere a disposizione i terreni e realizzare piantagioni forestali permanenti, la concessione di un cofinanziamento del 60% dei costi sostenuti. I progetti per i quali verrà presentata domanda di cofinanziamento dovranno avere una dimensione di investimento (spesa ammissibile) non inferiore a 10mila euro e non superiore ai 150mila. Potranno pertanto essere concessi dei contributi variabili da un minimo di 6mila a un massimo di 90mila euro. Nel caso di progetti con dimensione dell’investimento superiore a 150mila euro, il cofinanziamento non potrà comunque superare l’importo massimo di 90mila euro. Le domande per la presentazione delle proposte devono essere trasmesse alla Regione Emilia-Romagna, Settore Aree Protette, Foreste e Sviluppo Zone Montane, tramite Pec alla casella di posta elettronica entro e non oltre il 30 settembre prossimo, mentre la graduatoria verrà pubblicata entro il 31 ottobre. Il termine per la fine dei lavori di forestazione è fissato per il 31 dicembre 2023, la rendicontazione entro il 31 marzo 2024.

Pubblicato il 7 agosto 2022

Ascolta l'audio

Torna il bando per i giovani che vogliono vivere in montagna

Bando montagna


Andare a vivere in montagna, territori fondamentali per uno sviluppo di qualità. La Regione fa il bis e lancia il nuovo bando rivolto alle giovani coppie e famiglie che desiderano acquistare una casa in uno dei 121 comuni dell’Appennino emiliano-romagnolo. Cinque milioni di euro le risorse a disposizione per contributi a fondo perduto da un minimo di 10mila a un massimo di 30mila euro. Le domande potranno essere presentate dal 12 ottobre al 10 novembre prossimi: il via libera al bando da parte della Giunta è arrivato nella seduta di oggi, ora ci sono oltre due mesi di tempo davanti per prendere una decisione di vita importante ed eventualmente avanzare la propria candidatura. Salgono così a 25 milioni di euro i finanziamenti messi a disposizione dalla Regione per un’iniziativa inedita, sulla quale l’Emilia-Romagna ha aperto la strada, che punta a contrastare spopolamento, invecchiamento e a favorire nuove opportunità di sviluppo in Appennino e la valorizzazione di aree splendide e importanti per il sistema regionale. Quasi settecento le domande finanziate con il primo bando del 2020 – rivolto sia all’acquisto che al recupero di immobili - con il quale erano stati stanziati dieci milioni di euro, poi raddoppiati a venti, a fronte dello straordinario successo incontrato: oltre 2.300 le domande ammissibili, a dimostrazione di come fosse stata intercettata un’esigenza reale. Da qui la decisione di proseguire con l’intervento, facendo una scelta ritenuta più giusta in questa fase: destinare i fondi al solo acquisto della casa per evitare che i contributi regionali vengano sommati e sovrapposti alle agevolazioni nazionali esistenti sulla riqualificazione di immobili, a partire dal superbonus 110%. Opzione acquisto che peraltro era già risultata la preferita dai partecipanti al primo bando.

Come ha ricordato l'assessora alla Montagna, con questo bando la Regione rilancia il proprio impegno per i territori appenninici e dà gambe alla Conferenza per la montagna di poche settimane fa. E i principali indicatori, a partire dal rallentamento del decremento demografico, confermano che la strada intrapresa è quella giusta. Investire sulla montagna significa investire per uno sviluppo di qualità di tutto il territorio regionale: più sostenibile da un punto di vista ambientale, più equo sul piano sociale. E che metta al centro le giovani generazioni. In linea con le indicazioni che arrivano dal Patto per il lavoro e il clima e con gli obiettivi dello stesso Piano nazionale di ripresa e resilienza.
Solo in questa legislatura sono stati assegnati ai territori montani risorse per 750 milioni di euro, che salgono a 2 miliardi dal 2016. Investimenti pubblici di cui circa la metà direttamente dal bilancio regionale. E ora sono in arrivo le risorse del PNRR e della nuova programmazione dei fondi europei. Pochi giorni fa, poi, l’approvazione della nuova legge sulle cooperative di comunità, un provvedimento per sostenere proprio nei territori montani, nelle aree interne e in quelli più fragili nuove forme di sviluppo dal basso che vedano protagoniste le comunità locali.

Il nuovo intervento finanzia solo interventi di acquisto e non di riqualificazione. Una scelta dettata dalla necessità di evitare sovrapposizioni con le diverse misure e benefici nazionali - a partire dal superbonus 110% - che già prevedono agevolazioni soprattutto sul piano fiscale per sostenere interventi di ristrutturazione. Oltre che dalla volontà di rendere più veloci le procedure di erogazione dei contributi, che possono essere assegnati solo a consuntivo. Peraltro, già nel 2020, con il primo bando, l’acquisto si era rivelata l’opzione che aveva riscosso il maggiore interesse: delle 687 domande finanziate complessivamente, quasi la metà erano state per questa finalità, cui aggiungerne oltre 200 per interventi combinati di acquisto e recupero. Le domande rivolte a realizzare esclusivamente interventi di recupero erano state 147, pari al 21%.

Il bando è rivolto a giovani coppie e nuclei familiari, anche composti di una sola persona. Il richiedente dovrà essere nato dopo il 1 gennaio 1982, non dovrà cioè avere più di quarant’anni; essere residente in Emilia-Romagna, o svolgere un’attività lavorativa esclusiva o prevalente in regione. L’Isee del nucleo familiare non deve essere superiore a 50mila euro. Il contributo è indirizzato all’acquisto di un alloggio in proprietà (limitatamente ad alloggi già esistenti) da adibire a propria residenza abituale per almeno cinque anni. Per lo stesso periodo l’alloggio non potrà essere affittato, né venduto.

L’acquisto dell’alloggio deve essere effettuato in data successiva alla approvazione del bando. I contributi sono compresi tra un minimo di 10mila e un massimo di 30mila euro e comunque non potranno superare il 50% delle spese sostenute per l’acquisto dell’immobile. Il bando prevede punteggi aggiuntivi per chi ha uno o più figli conviventi; per chi ha meno di 30 anni; per chi ha già un’attività lavorativa in un comune appenninico; per chi abita in un Comune non montano e trasferisce la residenza in un comune montano. Tra i requisiti premianti anche quelli riferiti alla localizzazione dell’immobile. Verrà infatti attribuito un punteggio più alto a chi acquista casa in Comuni con gli indici di decremento demografico, vecchiaia e reddito più svantaggiati. La graduatoria rimarrà valida per 12 mesi. Chi aveva presentato domanda per il precedente bando e non aveva ottenuto finanziamenti, se non ha ancora acquistato l’alloggio potrà ripresentarla.

Pubblicato il 7 agosto 2022

Ascolta l'audio

Il Centro diurno della Besurica compie 10 anni

centro diurno besurica


Importante traguardo per il Centro Diurno per anziani della Besurica che compie 10 anni.
Alla presenza del Sindaco di Piacenza Katia Tarasconi e del Presidente della Fondazione Roberto Reggi, insieme a tutti gli anziani ospiti, alle loro famiglie e agli operatori, il Centro Diurno della Besurica, gestito da Unicoop, ha festeggiato giovedì 4 agosto il suo decimo compleanno.

L'inaugurazione nel 2012

Inaugurato nell’estate 2012, il Centro Diurno della Besurica è una struttura semiresidenziale sociosanitaria che assiste anziani con diverso grado di non autosufficienza e si prefigge di garantire agli anziani ospiti adeguata tutela socio-sanitaria in un contesto di vita comunitaria con caratteristiche di familiarità, di favorire negli anziani ospiti il mantenimento e/o il recupero di capacità fisiche, mentali e relazionali e di prevenire ulteriore perdita di autonomia, sostenere i nuclei familiari di appartenenza in vista del mantenimento dell’anziano nel proprio ambiente di vita.  Il Centro è accreditato con Comune di Piacenza e Az. Usl nel rispetto delle normative regionali in materia.
Il Centro, situato in Via Braille, vicino alla piazza e alla parrocchia, è diventato da subito parte integrante del quartiere. Gli ospiti ricevono spesso la visita dei bimbi della scuola materna e del nido, partecipano alle attività dalla vicina biblioteca e dei volontari della Misericordia.
La volontà di essere un centro diurno aperto, si concretizza anche attraverso la creazione di collaborazioni stabili e strutturate con associazioni di volontariato, ragazzi del servizio civile, allievi di scuole superiori e non, stagisti di enti di formazione e studenti universitari. Tali collaborazioni hanno permesso la realizzazione di attività e momenti animativi, partecipazione a eventi culturali, feste a tema, uscite, visite ai musei, ecc.
Il Centro Diurno della Besurica accoglie oggi n. 18 ospiti convenzionati con il Comune di Piacenza e 2 utenti privati.

Posti disponibili
Sono attualmente disponibili alcuni posti ad accesso privato, per informazioni:
UNICOOP Cooperativa Sociale a r.l.
tel. 0523-323677 –  www.cooperativaunicoop.it
Coordinatore del servizio: Daniela Sartori,

Pubblicato il 6 agosto 2022

Ascolta l'audio

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente