Banca di Piacenza e Ordine Costantiniano di San Giorgio Delegazione Emilia Romagna hanno ricordato la figura di monsignor Domenico Ponzini, a un anno dalla sua scomparsa, nel corso di un incontro al PalabancaEventi, a cui è seguita una funzione religiosa in San Dalmazio, presieduta dal vescovo emerito mons. Gianni Ambrosio (Priore regionale dell’Ordine Costantiniano), dall’economo della diocesi mons. Celso Dosi e da altri sacerdoti. Presente alla commemorazione mons. Arnaldo Morandi, Gran Ufficiale di Grazia dell’Ordine Costantiniano e segretario generale dell’Ufficio del Gran Priore card. Renato Raffaele Martino.
A fare gli onori di casa, in Sala Panini, Pietro Coppelli, nella doppia veste di condirettore generale della Banca e di Delegato provinciale dell’Ordine Costantiniano. «La Banca di Piacenza - ha detto il dott. Coppelli presentando i relatori don Stefano Antonelli e don Omar Bonini - è profondamente legata alla figura di mons. Ponzini, con il quale ha condiviso tante iniziative. In particolare, voglio qui ricordare il “Premio Solidarietà per la vita Santa Maria del Monte”, da lui titolato e dal lui presentato per trent’anni ogni ultima domenica di giugno». Il dott. Coppelli ha ricordato che Piacenza è sede della Delegazione Emilia Romagna dell’Ordine Costantiniano, retta dal Delegato regionale Cavaliere di Gran Croce di Grazia Corrado Sforza Fogliani al quale, al termine dell’incontro, mons. Morandi, in qualità di Delegato nazionale della Gebetsliga (unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo, ultimo imperatore d’Austria), affiancato dal Delegato provinciale prof. Maurizio Dossena, ha consegnato la Medaglia coniata quest’anno in sole 200 copie a ricordo del centenario della morte dell’imperatore.
Mons. Ponzini, mancato a 91 anni, è stato un sincero amico della Banca. Sua la definizione “un mecenatismo senza paragoni” riferita all’impegno del popolare Istituto di credito nella valorizzazione e nella conservazione del patrimonio storico-artistico del territorio. Da ultimo, fu di grande aiuto per la preparazione della mostra sui corali di Santa Maria di Campagna e fu uno dei primissimi visitatori della Salita al Pordenone. Fondatore dell’Ufficio Beni culturali della Diocesi, lo resse per molti anni divenendone poi direttore emerito. Dell’Ordine Costantiniano è stato per lungo tempo Priore vicario, carica attualmente ricoperta da don Antonelli (vicario giudiziale del Tribunale ecclesiastico diocesano e giudice presso il Tribunale ecclesiastico dell’Emilia Romagna) che ha ricordato mons. Ponzini sottolineandone le doti di grande storico. «L’ho conosciuto nel 1991 quando ragazzotto aiutavo la mia piccola parrocchia di Torrano - ha rammentato don Stefano -. Mi ha insegnato a riconoscere le cose preziose e antiche da conservare. Era un uomo che trasmetteva la sua passione per la storia della Chiesa e della nostra diocesi, passione che ha condiviso con la Banca, che ha pubblicato molti dei suoi libri. Per lui la conoscenza della storia era essenziale: il futuro lo costruiamo rielaborando ciò che ci è stato trasmesso dal passato. Ed è proprio rielaborando il modello delle pievi medievali studiate in un testo da mons.Ponzini che stiamo ristrutturando la diocesi con la creazione delle Comunità pastorali».
Don Bonini, giovane viceparroco di Pontedellolio, ha testimoniato il legame con mons. Ponzini attraverso il ricordo di quando lo incontrò mentre faceva il chierichetto nella parrocchia di Godi (San Giorgio). «Finita la messa mi invitò a mangiare una pizza e la nostra conoscenza proseguì nel tempo attraverso un fitto scambio di lettere. E’ anche merito suo - ha affermato don Omar - se sono entrato in Seminario. Di lui mi piace ricordare il suo amore per la vita e per le persone, delle quali sapeva cogliere le virtù e la competenza, e il suo amore per le cose belle. Ha lasciato un significativo testamento spirituale, nel quale a un certo punto dice: “Ho servito la Chiesa con tutti i miei limiti”».
Hanno testimoniato il loro ricordo di mons. Ponzini anche Giuseppe Borea, nipote di don Borea e padre Grigore Catan, della Chiesa Ortodossa. Il dott. Coppelli ha poi consegnato, in ricordo della giornata, la Medaglia della Banca ai relatori.
All’incontro - ai partecipanti è stata distribuita la pubblicazione di mons. Ponzini, edita dalla Banca, dedicata a Santa Maria del Monte - è seguita la messa in San Dalmazio in ricordo del compianto Priore vicario e come momento di preparazione spirituale alla festività dell’Esaltazione della Santa Croce, che cade il 14 settembre. Al termine della funzione sono stati distribuiti i diplomi ai neo Cavalieri, atto d’ingresso nell’Ordine Costantiniano di San Giorgio.
Nelle foto: in alto, da sinistra, Maurizio Dossena, Corrado Sforza Fogliani e mons. Arnaldo Morandi; sopra, i relatori, don Stefano Antonelli e don Omar Bonini con il dottor Pietro Coppelli.
Prosegue nel mese di settembre la rassegna di escursioni "Val Tidone Lentamente" abbinato a feste tradizionali valtidonesi: domenica prossima 11 settembre la camminata sarà uno dei momenti della "Festa dell'UVA", evento giunto alla settantesima edizione, e del "Valtidone Wine Fest" che si svolgono a Ziano Piacentino, organizzate dall'amministrazione comunale e dalle associazioni locali.
La guida escursionistica ambientale AIGAE Giuseppe Noroni accompagnerà i partecipanti in un itinerario di dolce colline tra le vigne della "città del vino", alla ricerca delle tonalità più adatte a dipingere il "paesaggio del vino" della Val Tidone, analizzandone le caratteristiche e le peculiarità. Un'occasione per scoprire percorsi con uno sguardo privilegiato sul paesaggio più conosciuto della Val Tidone che si concluderà con un simpatico pic-nic sulla terrazza dell'agriturismo Civardi Racemus. L'escursione prevede un percorso ad anello di mezza giornata con ritrovo presso la località Montecucco di Ziano Piacentino alle ore 9:15. Camminata di circa 10 chilometri, di tipo turistico e adatta a tutti con dislivello di circa 350 metri. Pranzo al sacco sulla terrazza dell'agriturismo e azienda vitivinicola Civardi Racemus. Al termine, possibilità di raggiungere Ziano Piacentino per partecipare alle altre iniziative in programma.
La quota di partecipazione è di € 10: l'iscrizione obbligatoria deve pervenire entro venerdì 9 settembre e l'escursione si svolgerà con un numero limitato di partecipanti. Tutte le informazioni dettagliate si trovano sull'evento Facebook oppure contattando direttamente la guida escursionista ambientale AIGAE Giuseppe Noroni tramite i seguenti riferimenti: telefono 3297265227 (anche WhatsApp) oppure tramite email .
Il nuovo comandante del 2° Reggimento Genio Pontieri col. Fabio Frattolillo (45 anni, già a capo del I Battaglione Pontieri) ha fatto visita alla Banca di Piacenza accompagnato dal col. Federico Collina, comandante uscente. Ai militari del Genio - accolti dal presidente del Cda Giuseppe Nenna, dal presidente esecutivo Corrado Sforza Fogliani, dal direttore generale Angelo Antoniazzi, dal condirettore generale Pietro Coppelli e dal vicedirettore generale Pietro Boselli - è stata mostrata, oltre ai locali operativi dove sono esposte alcune delle opere più importanti della collezione d’arte della Banca, la Sala del Consiglio di Amministrazione affrescata dal pittore piacentino Luciano Ricchetti. Gli ospiti sono poi stati accompagnati sulla terrazza panoramica, con vista a 360 gradi del nostro centro storico.
Ai comandanti Frattolillo e Collina, al termine della visita, è stata consegnata l’ultima pubblicazione della Banca, dedicata a Bartolomeo Rusca e curata da Laura Riccò Soprani.
Camilla Cacchioli, studentessa dell’Università Cattolica di Piacenza, dove ha terminato il secondo anno del corso in International management, si è aggiudicata la 36ª edizione del Premio Battaglia, quest’anno dedicato a “I 500 anni dalla posa della prima pietra di Santa Maria di Campagna e il ruolo della Basilica nella storia di Piacenza”, tema scelto dalla Banca di Piacenza e sul quale i partecipanti si sono cimentati nel loro lavoro di ricerca. Il premio, di 3mila euro, è stato consegnato dal presidente del Cda Giuseppe Nenna ai genitori Gabriella e Antonio Cacchioli, dato che Camilla si trova negli Stati Uniti per proseguire gli studi, nel corso dell’incontro che si è tenuto questa sera nella Biblioteca del Convento (presenti in sala la figlia avv. Sara Battaglia e il prof. Domenico Ferrari Cesena, componenti della Commissione giudicatrice del Premio), appuntamento che ha segnato la ripresa, dopo la breve pausa estiva, delle manifestazioni dedicate ai 5 secoli della Basilica mariana, promosse dalla Comunità francescana e dall’Istituto di credito di via Mazzini.
«Celebrazioni che - ha sottolineato il condirettore generale Pietro Coppelli - da aprile a giugno hanno contato 46 eventi con una partecipazione che ha superato le ottomila presenze e che, con soddisfazione della Banca, hanno ottenuto la Medaglia del Presidente della Repubblica e i patrocini dei Ministeri della Cultura e del Turismo. Senza dimenticare che il Santo Padre ha concesso l’indulgenza plenaria per i fedeli che fino all’aprile del prossimo anno si recheranno a pregare in Santa Maria di Campagna».
Il condirettore generale ha quindi ripercorso la storia del Premio Battaglia «nato nel 1987 per ricordare ed onorare Francesco Battaglia, uno dei fondatori della Banca e indimenticato presidente della stessa dal 1966 al 1986, anno della sua scomparsa, il 6 settembre, che non a caso è diventata la data nella quale viene consegnato il premio a lui intitolato» e ricordato il ruolo che l’avv. Battaglia ebbe nella crescita dell’Istituto «al quale ha sempre dedicato tantissime energie per farlo progredire. Tra i suoi insegnamenti, mi piace ricordare i criteri di scelta per la composizione del Cda, che a suo parere e anticipando le attuali regole imposte da Banca d’Italia, dovevano indirizzarsi verso persone dotate di responsabilità, lungimiranza, competenza e in possesso di alti valori morali ed etici. Tante le lezioni che ci ha lasciato e che abbiamo sempre cercato di seguire. L’invito, ai giovani da poco entrati a lavorare da noi, è di fare altrettanto».
Il condirettore generale ha infine preso in esame l’elaborato della vincitrice, «che si caratterizza per la profondità di analisi e la buona struttura». Sottolineato, in particolare, il capitolo dedicato ai Frati minori e l’interessante intervista a padre Secondo Ballati.
Come da tradizione, è uscito il bando per la prossima edizione del Premio Battaglia (la trentasettesima), che avrà per tema “L’importanza per Piacenza delle Fiere di cambio”. Possono partecipare gli studenti iscritti presso una delle sedi universitarie dell’Emilia Romagna, della Liguria e della Lombardia (i territori d’insediamento della Banca) che dovranno far pervenire l’elaborato entro il 31 maggio del 2023. Maggiori particolari sul sito della Banca (www.bancadipiacenza.it).
Nella foto, da sinistra, Domenico Ferrari Cesena, Gabriella Cacchioli, Giuseppe Nenna, Domenico Capra, Sara Battaglia, Pietro Coppelli.
Sono diciotto i superbi capolavori, suddivisi in tre serie diverse, che costituiscono la collezione di arazzi del cardinale Giulio Alberoni, in assoluto una delle più importanti raccolte italiane. Si tratta degli otto pezzi della Serie di Enea e Didone, tessuti dall’arazziere Michel Wauters di Anversa intorno al 1670 su cartoni di Giovan Francesco Romanelli, il maggiore allievo di Pietro da Cortona, gli otto pezzi della Serie di Alessandro Magno, tessuti da un ignoto arazziere fiammingo attivo a Bruxelles nella seconda metà del Seicento (forse Jan Leyniers) su probabili cartoni di Jacob Jordaens, uno dei più importanti seguaci di Rubens; e infine i due arazzi più antichi, quelli della cosiddetta Serie di Priamo. Lo spettacolare colpo d’occhio che la collezione alberoniana offre a qualsiasi visitatore abbia avuto accesso alla Sala degli arazzi, progettata alla metà del secolo scorso appositamente per la loro esposizione, risulta davvero unico e indimenticabile. Numerose le testimonianze in tal senso lasciate da artisti, intellettuali, personaggi illustri, al cospetto di questo patrimonio; citiamo solo una delle più recenti: John Scofield, chitarrista e star jazz, protagonista di uno dei concerti di punta dell’ultima edizione del Piacenza Jazz Fest ha, durante la sua performance, manifestato la sua emozione per la possibilità di esibirsi in un contesto così suggestivo. Colto e attento conoscitore dell’arte del suo tempo Giulio Alberoni, per quanto riguarda l’arte tessile, prediligeva i capolavori antichi. Dei diciotto straordinari pezzi istoriati nessuno è infatti a lui contemporaneo.
Riparte la campagna di restauro degli arazzi del Cardinale Alberoni Con il sostegno di Regione Emilia-Romagna e Fondazione di Piacenza e Vigevano Dopo più di un decennio di interruzione riparte la campagna di restauro dei capolavori in lana e seta del Collegio Alberoni. Se nel 1995 era stata avviata infatti un’impegnativa campagna di restauro della collezione che aveva consentito il recupero dei due pezzi più antichi della serie detta di Priamo e successivamente di due arazzi della Serie di Alessandro Magno, l’impossibilità di reperire ulteriori fondi e di attingere ai finanziamenti pubblici aveva in seguito portato all’interruzione dell’ambizioso progetto di recupero e salvataggio della preziosissima collezione tessile, progetto rimasto fermo per oltre dieci anni. Le cose hanno però iniziato a cambiare lo scorso anno. Nel dicembre 2021 Opera Pia Alberoni ha infatti potuto sottoscrivere con Regione Emilia-Romagna una convenzione finalizzata all’ampliamento dell’organizzazione museale regionale per il triennio 2021-2023 sulla base della Legge Regionale 18/2000, art. 6, comma 3. Il piano culturale triennale presentato da Opera Pia Alberoni è stato approvato dalla Regione che ha stanziato un contributo finanziario di €. 15.000 per il restauro di un arazzo della serie di Alessandro Magno per l’anno 2022, e un ulteriore finanziamento dello stesso importo per il restauro di un ulteriore arazzo della medesima serie, per l’anno 2023.
Il contributo di Fondazione Piacenza e Vigevano Il restauro degli arazzi è un’operazione non solo molto complessa dal punto di vista tecnico, ma anche molto impegnativa da quello degli oneri finanziari. Per poter coprire i 50.996,00 euro necessari per affrontare il restauro, nell’anno 2022, di un nuovo arazzo della serie di Alessandro Magno, Opera Pia Alberoni ha stanziato un contributo di €. 15.996,00 al quale si è aggiunto un ulteriore finanziamento della Fondazione di Piacenza e Vigevano, pari a €. 20.000,00. La sinergia di queste tre Istituzioni e l’immediato riconoscimento da parte della Fondazione di Piacenza e Vigevano della collezione di arazzi alberoniana come bene prezioso della comunità ha reso pertanto possibile riavviare la campagna di restauro della collezione alberoniana e affrontare il recupero di uno dei sei pezzi della serie seicentesca di Alessandro Magno ancora da restaurare.
L’arazzo in restauro Alessandro riceve la moglie di Spitamene Jan Leyniers(?), arazziere (1630-1686), su probabili cartoni di Jacob Jordaens (1593-1678), Alessandro nella sua tenda riceve la moglie di Spitamene che gli porta la testa del marito, arazzo in lana e seta, mt. 4,20 x 3,35. Gli otto arazzi che narrano le storie di Alessandro Magno sono probabilmente stati tessuti dall’arazziere di Bruxelles Jan Leyniers (1630-1686) sulla base di cartoni forniti da Jacob Jordaens (1593-1678), trai più importanti seguaci di Rubens. Come ha scritto padre Gian Felice Rossi la maniera rubensiana si rileva facilmente nell’esame stilistico dell’intera serie, nella quale prevale un insieme di colori dal tono basso. Gi episodi rappresentati sono tratti quasi sicuramente dal De rebus gestis Alexandri Magni di Quinto Curzio Rufo e sono i seguenti: [1] Alessandro si avvia a cavallo verso una spedizione militare; [2] Alessandro nella sua tenda riceve la moglie di Spitamene che gli porta la testa del marito; [3] Alessandro nel furore della battaglia; [4] Alessandro vincitore ossequiato dai vinti; [5] Alessandro in una foresta uccide un leone; [6] Una giovane donna (Rossane?), accompagnata dal figlioletto, si inginocchia davanti ad Alessandro; [7] Alessandro, caduto nel fiume Cidno, viene salvato dai suoi; [8] Alessandro, sceso da cavallo, accoglie la delegazione di un popolo vinto.
L’arazzo che sarà restaurato nel corso del 2022 è quello che, per trame e orditi, narra l’incontro di Alessandro con la moglie di Spitamene. Il soggetto, identificato da Vincenzo Pancotti con Timoclea condotta innanzi ad Alessandro, è stato reinterpretato da Arturo Pettorelli nel 1934, in seguito a un’attenta lettura del secondo libro dell’opera di Quinto Curzio Rufo.
La scena Le ampie bordure sono caratterizzate da cascate di foglie, fiori e frutti alternati a porzioni di armature, armi e nastri di tessuto. Al centro della bordura superiore è raffigurato un elmo, mentre in quella inferiore due trombe incrociate. I due angoli superiori sono definiti da capitelli corinzi decorati da nastri. Le bordure sono contornate da una fascia perimetrale interna marrone che la separa dalla scena figurata, e sono definite esternamente da una cimosa marrone scuro larga all’incirca 6 cm. Non sono presenti marchi di manifattura o iscrizioni. La scena figurativa è ambientata sotto una pesante tenda blu, ornata con decorazioni floreali, bordure geometriche e frange color ocra. La tenda si adagia su un ramo dell’albero presente sulla sinistra. Sotto la tenda Alessandro, in piedi con il capo coronato di alloro, affiancato da due uomini, uno vecchio e l’altro giovane, è raggiunto da una giovane donna che gli mostra la testa del marito che un giovane regge con la mano sinistra. Ella stessa ha fatto uccidere il marito che, nonostante fosse stato sconfitto, voleva continuare la guerra contro Alessandro, incurante dei pericoli ai quali, in questo modo, avrebbe esposto la moglie e i figli che lo avevano invece invitato a fidarsi della magnanimità del vincitore.
Lo stato di conservazione L’arazzo è tra quelli che abbisognano più urgentemente di un intervento di restauro. L’armatura tessile composta da orditi, che risultano essere la base per accogliere l’andamento pari/dispari delle trame colorate che costituiscono il disegno, appare in pessimo stato di conservazione. Osservando attentamente l’opera, è evidente la caduta di trama, sia nelle campiture in seta chiare, che quelle in lana marroni mettendo in evidenza gli orditi, ormai liberi dall’intreccio originale. I numerosi rammendi, eseguiti in un restauro precedente, hanno reso la struttura precaria, sottolineando la presenza di abrasioni, consunzioni e tagli che spezzano, di fatto, la catena dell’armatura tessile (sia in trama che in ordito). Le fibre costituenti, quindi soggette ad un naturale deterioramento nel tempo, abbinate alle operazioni di risarcimento realizzate in passato, hanno compromesso la stabilità strutturale da risanare con un intervento di restauro ad alta reversibilità.
Un laboratorio di restauro piacentino e alberoniano e una restauratrice d’eccezione
L’intervento di restauro dell’arazzo sarà eseguito a Piacenza, presso il laboratorio di Tiziana Benzi, ospitato presso Palazzo Chiappini, antico edificio di proprietà dell’Opera Pia Alberoni dove la fondazione ha la sua sede. Tiziana Benzi, profonda conoscitrice della collezione di arazzi alberoniani, ha già realizzato il restauro di uno degli arazzi della serie di Alessandro Magno, e ha partecipato al restauro di uno dei due pezzi cinquecenteschi della serie di Priamo. Nel suo importante curriculum vanta una lunga collaborazione con il Palazzo del Quirinale e con altre prestigiose Istituzioni quali Venaria Reale, Accademia di Francia, Museo egizio di Torino, Vittoriale degli italiani, Duomo di Cremona, Palazzo Ducale di Mantova, Ambasciata di Malta (Roma), Ambasciata di Francia (Roma) e molte altre ancora.
L’intervento di recupero
Il progetto di restauro è stato approvato dalla competente Soprintendenza che, con la dott.ssa Anna Coccioli Mastroviti, seguirà ogni sua fase. L’arazzo è stato già rimosso dalla Sala degli arazzi e trasportato presso il laboratorio. Una riproduzione fotografica stampata su tessuto, e nelle stesse identiche dimensioni, è stata allestita nella Sala così da colmare esteticamente la lacuna.
L’intervento di restauro progettato da Tiziana Benzi prevede le seguenti fasi. Si inizia con la diagnostica durante la quale l’arazzo verrà sottoposto a un’accurata analisi visiva tramite microscopio ottico digitale con ingrandimenti per approfondire lo stato di conservazione delle fibre di lana e seta e per valutare i parametri di pulitura successivi sia ad aria che ad umido. Seguirà la documentazione fotografica ad alta risoluzione e la redazione di una serie di rilievi grafici in cui verranno riportate le peculiarità tecniche e conservative dell’opera, con mappature dello stato di conservazione. Si procederà poi ai test preliminari di pulitura ad aria su fronte e retro, in aree localizzate e riportate su apposito grafico, seguiti da test di solubilità dei colori per verificare la stabilità delle tinte delle fibre quando vengono poste a contatto con il solvente che si prevede di utilizzare per la pulitura ad umido dell’arazzo: l’acqua deionizzata. Il risultato del test determinerà il grado di solidità dei coloranti, definendo se l’arazzo potrà essere sottoposto a pulitura ad umido. Seguirà la rimozione della fodera e delle cimose posticce per accedere al retro dell’arazzo. Nel caso vi sia la presenza di toppe o supporti localizzati sul retro, si valuterà la loro eventuale rimozione caso per caso. Potrà a questo punto avere inizio la fase di pulitura ad aria, procedendo, sulla base dei test preliminari a una calibrata pulitura con macro-aspiratore a potenza regolabile. Qualora i dati raccolti durante i test di solidità dei coloranti lo consentano si procederà con il lavaggio tramite pulitura ad umido su tavola aspirante o lavaggio ad immersione, seguendo un protocollo e una fase operativa già ampiamente collaudata dal laboratorio. Si entrerà successivamente nella fase di consolidamento e restauro dell’arazzo con la rimozione dei rammendi più grossolani, con le operazioni di chiusura degli stacchi e predisposizione dei supporti sul retro per il restauro da realizzarsi con consolidamento ad ago. Seguirà il restauro delle cimose e la foderatura finale con un sistema di fasce.
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