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Mariolina Ceriotti Migliarese: Il matrimonio? Un romanzo impegnativo ma che vale la pena leggere

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“Risposami!” è il titolo dell’incontro che si è svolto domenica 26 gennaio nel centro parrocchiale dei Santi Angeli Custodi di Piacenza, per iniziativa del nostro settimanale, in collaborazione con la comunità guidata da don Pietro Cesena. Relatrice la neuropsichiatra infantile e psicoterapeuta per adulti e coppie nonché scrittrice Mariolina Ceriotti Migliarese. A moderare l’incontro, sulla relazione di coppia nelle sue crisi e rinascite, Barbara Sartori.

Distribuirsi le parti

La tendenza al controllo, alla critica e l’incapacità di delegare è ciò che i mariti che la psicoterapeuta segue lamentano di più nei confronti delle mogli le quali, a loro volta, si lamentano soprattutto dell’incapacità dei mariti di essere co-gestori della famiglia e della loro tendenza a delegare. Una questione circolare dunque. Donne che, per natura maestre della reticolazione, tengono troppe questioni insieme nella mente e uomini che, concentrati su un obiettivo per volta e rinunciando a prendere parte alle cose, lasciano alle donne la completa iniziativa. A detta della Migliarese, che all’esperienza professionale vi unisce la sua personale costruita in quelli che, ad oggi, sono ben 50 anni di matrimonio, è necessario che una coppia, soprattutto se ha figli, si distribuisca le parti e che contratti non una ma più e più volte nella vita. Da dove iniziare? Anche dagli hobby del genitore. “È bello che il papà si costruisca un suo spazio personale nel quale relazionarsi col figlio. Dall’andare insieme alla partita domenicale, all’acquisto settimanale dell’album di figurine”.

Tornare a darsi appuntamenti

Comunicare bene, condividere interessi e valori e stare insieme un tempo sufficiente nell’arco della giornata sono, secondo la neuropsichiatra, le tre cose indispensabili per la tenuta della coppia. Di importanza vitale è però anche che la coppia non smetta mai di essere tale all’arrivo di un figlio. “Se prima piaceva andare al cinema, appena possibile bisogna tornarci – ricorda – mostrando così al figlio che alla coppia servono anche divertimento e manutenzione”.

Riposizionare l’incastro di opposti

Un romanzo impegnativo in cui si alternano pagine appassionanti e pagine noiose e il cui valore si scopre nel tempo è per la Migliarese l’immagine del matrimonio, raro nell’epoca odierna fatta di lettori di racconti. Antagonista della storia l’idealizzazione dei difetti secondo modelli astratti. “In una relazione ci si innamora più volte in maniera diversa” spiega la dottoressa. Due i livelli dell’innamoramento; se il primo, più facile da riconoscere, si gioca sul piano estetico, fisico e caratteriale, il secondo consiste in un incontro, ai nostri occhi familiare, di opposti. È quella che la psicoterapeuta definisce attrazione di caratteristiche specifiche e complementari. Estroverso con introverso e così via. Ma dove nasce allora il problema? Dal fatto che, nel tempo, le due persone cambiano e, cambiando, si incrina l’incastro tra opposti. Il risultato? Dal cercare il diverso si passa, per comodità, a volere il simile. “La differenza è una sfida ancora più difficile quando arriva un figlio”. Differenza di genere, stirpi e di modelli genitoriali alle spalle. Bisogna chiedersi – prosegue l’esperta – come costruire progressivamente l’alleanza tra due io in un noi. Un primo passo, essere ognuno testimone del valore dell’altro nella propria vita.

Cambiare il modo e non l’essenza

Prima di imboccare una delle tante vie di fuga, la psicoterapeuta suggerisce di provare a chiedere all’altro di cambiare i comportamenti e mai le caratteristiche. Una richiesta che, per noi inclini alla ripetizione, richiede tempo e realismo. “Non si può chiedere al proprio coniuge di diventare gentile ma si può chiedergli di non mettersi a gridare appena apriamo la porta di casa”. È la modalità dunque a poter essere migliorata, compresa quella del litigio, da distruttivo a costruttivo. Un esempio? Invece di sputarsi addosso cattiverie spaccando il tavolo di casa, iniziare a scambiarsi i pensieri seduti al tavolo di una pizzeria.

Esercitarsi ad osservare

Per Mariolina Migliarese, una coppia che vuole rinascere deve esercitarsi quotidianamente nell’osservare, unico modo per non essere sfondi invisibili. Recuperare cioè la percezione dello sguardo che aveva durante la fase dell’innamoramento forte. Un allenamento a vedere non il negativo ma il positivo, a guardare con gli occhi di affetto e tenerezza la fragilità presente nell’altro.

Prendere acqua alla nostra sorgente per bere in due

“Errore comune a tutti è caricare l’altro della soma di renderci felici”. La verità che la consulente di coppie cerca di portare a galla è che nessuno può far davvero felice nessuno in quanto la felicità è un compito personale che affonda le sue radici nella creatività. Creatività che, come la intendeva il pediatra e psicanalista Donal Winnicott, è la possibilità di attingere alla nostra ricchezza interiore per portare qualche frutto nel e al mondo esterno. Come? Preparare un buon pranzo o dare alla luce un figlio. Un movimento dunque contrario all’egocentrismo e che permette di diventare migliori e mantenere vivo l’innamoramento del cui spegnimento siamo, per la Migliarese, i colpevoli. “Chiederci se siamo persone interessanti fa parte della rinascita dell’innamoramento, movimento spontaneo ben distinto dall’amore di sopportazione”.

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Incontrarsi nella realtà

In tema di colpevoli, relativamente al calo odierno del desiderio maschile, la Migliarese incolpa principalmente la pornografia. Un peccato contro la relazione in quanto distruttore dell’incontro reale tra due persone che, per natura, cambiano nel tempo. Necessario quindi lottare per tornare a vivere il talamo nuziale.

Donare nuovamente la fiducia è possibile

E se il talamo viene tradito? Come si fa a ricostruire? “La fiducia è un regalo – continua la neuropsichiatra – dato la prima volta quando ci si sposa e, non prevedendo garanzie, spetta solo a me decidere, se vale la pena ridonarlo”. Dare o no il perdono non dipende dunque da quello che l’altro fa. Un lavoro lungo quello sul perdono ma che può portare a scoprire lati sconosciuti del coniuge finendo talvolta per costruire una vita di coppia migliore di prima.

Fare il tifo per non per un tu ma per un voi

Un lungo cammino che passa anche attraverso spazi personali e confidenziali di amicizia e ascolto purché, come sostiene la dott.ssa Migliarese, non sia mai un ascolto pettegolo e si abbia a cuore la protezione della relazione. “Spesso le coppie ferite – spiega – per vergogna e timore dell’immagine, faticano ad esternare ed è qui che si fa necessario il doppio sguardo da parte di chi ascolta”. Cos’è? Un primo sguardo volto ad accogliere, con riservatezza, lo sfogo, a rendere oggettivo il tradimento, ad insultare se necessario e un secondo volto a ricordare il bene dell’altro. “Ci vuole qualcuno che abbia nel cuore la speranza che la coppia possa farcela a rinascere. Qualcuno – prosegue – in alleanza con la relazione ”. Un’alleanza quindi non di parte. Ecco spiegato il motivo per cui, invece di rivolgersi alla famiglia d’origine, è meglio rivolgersi ad amici della coppia o alle organizzazioni apposite.

Elena Iervoglini

Nelle foto, l'incontro a Borgotrebbia con la psicoterapeuta Mariolina Ceriotti Migliarese.

Pubblicato il 27 gennaio 2025

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