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«Il concerto», un inno alla vita

A "Dis-chiusure" domenica 7 aprile proiezione del film di Radu Mihaileanu. Il commento di padre Antonello

antonello concerto

Domenica 7 aprile nella Sala degli Arazzi della Galleria Alberoni a Piacenza la mostra-evento “Dis-chiusure” propone alle ore 17 la proiezione del film “Il concerto” di Radu Mihaileanu, che vede la musica, un direttore d’orchestra e una violinista protagonisti di una storia di dischiusura della vita e delle relazioni.
Le visite alla mostra terminano alle 17 anziché alle 19 per permettere la visione del film.

Presentato fuori concorso al Festival di Roma, nel 2010 ha vinto, fra gli altri, i Premi César per la migliore musica da film e per il miglior sonoro.
Al termine della proiezione, che è gratuita, avrà luogo una conversazione con padre Erminio Antonello, superiore del Collegio Alberoni.
Pubblichiamo un suo commento sui contenuti del film.

Pensando al film “Il concerto” di Radu Mihaileanu
Non si può imprigionare la musica!

Non si può imprigionare la musica!
Per incorniciare la mostra-evento "Dis-chiusure. Il violino con il filo spinato di Jannis Kounellis" verrà proiettato il film Il concerto di Radu Mihaileanu.

Può un violino con filo spinato suonare la musica?
Ciò che appare impossibile a una ragione calcolante può accadere.
Dischiudere continuamente la vita dagli intoppi che la realtà frappone al desiderio può apparire talvolta impossibile.
Eppure il desiderio, che è il cuore della ragione, come un’onda non cessa d’adagiarsi sulla spiaggia della realtà per modellarla e trasformarla.
Dal grembo di una cassa armonica può sbocciare una musica carica di significato per l’umano.
Così è di questo film "Il concerto" di Radu Mihaileanu. L’impossibile accade e la vita si riaccende.

Il film gustoso nella sua parte narrativa e carico di imprevisti nello svolgimento delle scene racconta di “una Musica”, appunto il concerto per violino ed orchestra di Tchaichovsky, che risuona nella mente del direttore d’orchestra, Andrej Filipov, nell’impossibilità di essere suonata finché, in una storia scritta sul filo del surreale, trova la sua via d’uscita.
Direttore e orchestrali impediti e umiliati dal regime comunista trovano il loro riscatto suonando alla fine quel concerto che era stato interrotto e derubato al suo svolgimento.

Come un filo rosso più importante del semplice racconto è la metafora di vita che lega dall’inizio alla fine il film.
Vi è qualcosa nella vita umana che resiste a tutte le violenze e a tutti gli impedimenti.
Questa è la bellezza dell’umano. In esso vi è tanta energia che può sempre farlo risorgere dalle proprie ceneri.
La libertà dell’uomo, per quanto possa essere coartata e schiacciata, possiede un’inventiva inattesa che può aprire sempre nuovi orizzonti di significato e di possibilità.
Si può sempre ricominciare.

La libertà, per poter operare, deve essere guidata dal desiderio.
Nel film il direttore, Andrej Filipov, è la rappresentazione personalizzata del desiderio che, come forza irrefrenabile, lo attraversa e lo guida per portare a termine il concerto interrotto.
Egli riesce a riunire tutti gli orchestrali, che per quanto surrealmente depistati dal suonare il concerto, tuttavia alla fine al tocco magico del violino riescono ad esprimere se stessi.
La vita è così: si può essere trascinati via da basse passioni e fuorviati da maldestre deviazioni, ma il cuore dell’uomo conserva il desiderio del bene.

Lì, in questo sacrario umano, si deve scendere se si vuole essere fedeli a se stessi e alla vita.
Il nostro tempo pare dimenticarsene; e adatta cuore e anima a meccanismi di autosoddisfazione nell’illusione di poter stare bene.
Purtroppo vi annega. E la sua solitudine diventa ancora maggiore.
Quando al contrario si ha il coraggio di custodire il desiderio di giustizia e di tensione al vero, allora l’affezione alla vita ricomincia a vibrare.
È quello che accade a Anne-Marie Jacquet, la solista del concerto di Tchaichovsky.
Vuole conoscere la sua origine e accetta di percorrere una via a prima vista impossibile.
Eppure nella fedeltà a questo desiderio può scoprire la verità di se stessa.
Attorno a lei allora accade il miracolo di un concerto impossibile, dove i concertisti ritrovano l’antica tensione e vengono trascinati a trovare l’armonia e l’unità per suonare quel concerto che era rimasto sospeso.

Alla fine, il film è un inno alla vita, ben rappresentato dallo straordinario suono del violino che incanta e liberamente può suonare la “sua” musica.

Padre Erminio Antonello
Superiore del Collegio Alberoni

Pubblicato il 3 aprile 2019

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