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In viaggio con Marcovaldo alla Passerini Landi tra le tavole di Chiara Belloni

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“Storie dentro e dietro le storie”. L'artista piacentina Chiara Belloni ha definito così le tavole da lei dipinte e composte per ricordare le avventure di Marcovaldo in occasione del centenario della nascita di Italo Calvino. Marcovaldo è infatti uno dei personaggi celebri del grande scrittore italiano e le opere di Belloni sono esposte in mostra alla Passerini Landi fino a sabato 27 gennaio, a cura di Elisa Bozzi Sono quindi le ultime possibilità per viaggiare in compagnia dello stralunato protagonista che tutti conosciamo, passeggiando tra una tavola e l'altra dell'artista. Chi ancora non l'ha fatto, si affretti.
Suggestivo racconto per immagini, che si inserisce nell'ambito del progetto”Qui e altrove” pensato per l'anniversario di Calvino e ancora in itinere, il lavoro di Belloni non si limita ad essere la rappresentazione visiva delle avventure di Marcolvado descritte dall'autore nel libro: “Marcovaldo, ovvero le stagioni in città”: diventa piuttosto narrazione complessa di vissuto e arte, di storie perfettamente incastonate l'una dentro l'altra in cui nulla è lasciato al caso.

Una mostra di materiali e linguaggi differenti

Come fondale delle tavole ci sono infatti carte di vecchi cappelli, carte reperite ai mercatini del riuso, ma soprattutto ritagli di copertine di volumi degli Sessanta e Settanta, che rischiavano di essere cestinati dal proprietario e l'artista è riuscita a recuperare. La mostra diventa quindi un modo per accostare materiali e linguaggi differenti e impastarli in una narrazione evocativa che reinterpreti le peripezie del protagonista. Sugli sfondi multiformi Belloni interviene con la propria arte a tecnica mista, olio, china, tempera e acquerello, senza dimenticare la lezione dei grandi artisti del passato e dimostrandosi capace di immergere il visitatore nell'universo malinconico e sognante di Marcovaldo. Modesto e sensibile magazziniere schiacciato nel grigiore di una metropoli senza nome, il protagonista è grato alla neve, capace di cancellare contorni e rumori di quel “pianeta di intonaco e catrame” ben rappresentato in una tavola d' artista. La carta braille recuperata sui diventa allora lo sfondo perfetto per una città resa invisibile dalla coltre bianca, in cui i disegni leggeri dell'autrice ricordano quelli della città ideale di Leonardo da Vinci e la carota a tempera riporta alle avventure dello sfortunato Marcovaldo, trasformato accidentalmente in pupazzo di neve.
Luci e insegne pubblicitarie ricordano “il gran daffare” di una città sempre in movimento con i suoi abitanti, che fino ad un certo orario si occupano di produrre e poi si “buttano tutti a consumare”. Siamo in pieno boom economico e la bottiglia di Campari di Fortunato Depero campeggia sulla tavola di Belloni a ricordare la smania di fare acquisti da cui si fa prendere anche il protagonista, poi costretto a lasciare i prodotti desiderati al supermercato.

In questa metropoli fosforescente eppure inesorabilmente ostile, Marcovaldo è entusiasta quando incontra qualche sprazzo di natura. Il suo stupore genuino di fronte al ritrovamento di mucchi di funghi da raccogliere per sé e per gli amici, è resa dall'artista attraverso la realistica raffigurazione del fungo diviso in tutte le sue parti. Purtroppo però si tratta di funghi non commestibili, come il magazziniere scoprirà presto a proprie spese. A fare da sfondo ci sono ancora una volta le carte di recupero dei libri. Storie dentro ad altre storie tutte da scoprire quindi, intrecciate tra arte e vita grazie all'ingegno di Chiara Belloni. E il filo rosso è l'epopea di un personaggio non molto diverso da noi: oppressi da una realtà che spesso vorremmo diversa, migliore, e da cui cerchiamo di evadere senza troppo successo.

Micaela Ghisoni

Nella foto, una tavola dipinta da Chiara Belloni esposta alla Passerini Landi.

Pubblicato il 26 gennaio 2024

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

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    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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