Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

La salma del duca Pierluigi Farnese fu ricoverata in Santa Maria di Campagna

duca

Si può dire accertato il luogo della Basilica di Santa Maria di Campagna nel quale la salma di Pierluigi Farnese rimase per quasi un anno, prima di essere trasportata via Po all’isola Bisentina. Il duca, com’è noto, era stato ucciso fra le 12 e le 14 di sabato 10 settembre 1547 da congiurati in intelligenza con l’imperatore Carlo V, che da sempre rivendicava il nostro territorio (da 35 anni, invece, incorporato nello Stato della Chiesa e da 2 infeudato da Paolo III al figlio che aveva avuto quando non aveva ancora prestato i voti maggiori).
La salma del duca venne dunque gettata, in un primo tempo (due ore circa dopo la morte), nel fossato del castello visconteo di Piazza Cittadella (per dimostrarne appunto la morte) e da lì poi recuperata per essere portata - lo stesso giorno - nella chiesa di San Fermo, in via Cittadella. Lì rimase due giorni e martedì 13 (giunto a Piacenza, il giorno prima, Ferrante Gonzaga, Governatore imperiale di Milano) venne per ordine di quest’ultimo trasferita in Santa Maria di Campagna. Ma dove fu sistemato il cadavere, in che parte del tempio ormai diventato chiesa palatina? In sagrestia, si diceva, dove era una volta il cimitero dei frati.
E una delegazione della Direzione della Banca di Piacenza (con il direttore generale Antoniazzi, il condirettore Coppelli e il vicedirettore Boselli), accompagnata da fra’ Franco, vi ha fatto un sopralluogo,  accedendo da una scala di una stanza attigua. E nonostante gli apparati tecnologici che vi sono stati sistemati nel secolo scorso, è parso confermato (e maggiormente dettagliato) quanto sempre si è detto e saputo.

Proseguono le ricerche sul cimitero paleocristiano

Il 2 gennaio è - secondo la tradizione, richiamata anche da antiche testimonianze - il giorno nel quale si celebrava la memoria dei cristiani uccisi a seguito delle persecuzioni ordinate da Diocleziano nel 303, successivamente gettati nel Pozzo dei martiri posto all’interno di Santa Maria di Campagna. Nella giornata di oggi 2 gennaio, dopo la messa solenne delle 11, la Comunità francescana e la Banca di Piacenza hanno inteso rivitalizzare questa secolare ricorrenza, dando conto dell’esito delle ricerche (in atto da più tempo, e che continuano) relative al cimitero paleocristiano che si trova sotto la Basilica mariana.
Padre Secondo Ballati ha ricordato le iniziative in programma per le celebrazioni dei 500 anni dalla posa della prima pietra per la costruzione della chiesa, che si deve proprio alla devozione nata intorno al Pozzo dei martiri con la realizzazione, dopo l’anno mille, dell’oratorio di Santa Maria in Campagnola, nel tempo divenuto troppo piccolo per accogliere fedeli e pellegrini.
Gli aggiornamenti sull’attività di studio intorno al cimitero ipogeo sono stati forniti da Roberto Tagliaferri, responsabile dell’Ufficio Economato della Banca. L’esposizione è stata intervallata da musiche di Schumann e Handel suonate da Alessandro Achilli (organo) e Sergio Piva (sax).

Roberto Tagliaferri


«Duplice - ha spiegato l’ing. Tagliaferri - l’obbiettivo del gruppo di lavoro che si avvale del contributo, tra altri, degli architetti Elena Montanari e Carlo Ponzini: da una parte ampliare la conoscenza di parti non prima visitate del cimitero, dall’altra aggiungere, grazie a questa maggiore conoscenza e all’analisi di documentazioni inedite, elementi riguardanti il Pozzo dei martiri». L’area cimiteriale sottostante la chiesa - è stato evidenziato - si può considerare divisa in tre parti. Una riguarda la zona sottostante la sagrestia, che ospitava le inumazioni dei frati della Basilica. Un’altra parte è sottostante la croce greca, la cui proiezione si estende dall’ingresso fino ai gradini del presbiterio attuale, ed è composta sostanzialmente da quattro gallerie parallele; in alcuni punti sono presenti loculi spesso sostenuti da archi in muratura con ancora presenza di resti di salme. Sotto l’ingresso della Basilica, ci sono poi due camere parallele da cui si accede ad altre celle con loculi.
La parte sotto il Coro, retrostante il presbiterio e l’attuale altare, è quella meno conosciuta ed è stata oggetto - ha sottolineato l’ing. Tagliaferri - di ispezioni ed indagini mai prima svolte. Si tratta della zona dove, secondo molte testimonianze, era stata conservata, in aderenza alla Basilica, la chiesetta di Campagnola. Lì si sono concentrate le nuove ricerche.
E’ stato infine annunciato che gli organizzatori pensano di poter aprire qualche parte del cimitero ipogeo in occasione dell’inizio delle celebrazioni per i 500 anni dalla posa della prima pietra di Santa Maria di Campagna, previsto per il prossimo 3 aprile.

Nelle foto: in alto, la delegazione della Banca di Piacenza durante il sopralluogo in Santa Maria di Campagna; sopra, l'intervento di Roberto Tagliaferri.

Pubblicato il 2 gennaio 2021

Ascolta l'audio

Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

    Ascolta l'audio

    Conteggio articoli:
    5

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente