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«Benvenuti nella camera delle meraviglie»

Il taglio del nastro con il sindaco Tarasconi il presidente Nenna lassessore Fiazza e Antonio Iommelli 



Inaugurata la mostra di Natale della Banca di Piacenza dedicata al genio di Francesco Mochi,
autore dei cavalli della Piazza, simboli iconici della città

Cerimonia in due momenti: nel loggiato di Palazzo Gotico e al PalabancaEventi
sede della rassegna che apre oggi 13 dicembre e durerà fino a domenica 18 gennaio



«Benvenuti nella camera delle meraviglie». È con questa frase che il curatore scientifico Antonio Iommelli ha accolto gli invitati al PalabancaEventi che hanno potuto ammirare in anteprima, dopo il taglio del nastro, la mostra “Piacenza e i suoi cavalli”, inaugurata alla presenza delle autorità e dei rappresentanti di “Rete Cultura Piacenza”: il sindaco del Comune di Piacenza Katia Tarasconi (con l’assessore alla Cultura Christian Fiazza), il vicepresidente della Fondazione di Piacenza e Vigevano Mario Magnelli (accompagnato dal consigliere di amministrazione Robert Gionelli), il vicepresidente della Camera di Commercio dell’Emilia Filippo Cella, il direttore dell’Ufficio Beni Culturali della Diocesi di Piacenza-Bobbio Manuel Ferrari. Presenti, tra gli altri, il prefetto Patrizia Palmisani, il questore Gianpaolo Bonafini, la senatrice Elena Murelli, il comandante provinciale dei Carabinieri Pierantonio Breda, il comandante provinciale della Guardia di Finanza Massimo Amadori, il comandante del 2° Reggimento Genio Pontieri Daniele Paradiso, il direttore della Banca d’Italia Massimo Calvisi, la direttrice della Galleria Ricci Oddi Lucia Pini e alcuni prestatori. La Banca di Piacenza era rappresentata dal presidente Giuseppe Nenna, dal vicepresidente Domenico Capra, dall’a.d. e direttore generale Angelo Antoniazzi, dal vicedirettore generale Pietro Boselli e da componenti del Consiglio di Amministrazione.
E la “camera delle meraviglie” - circondata da “bandiere” alte 9 metri raffiguranti alcune sculture del Mochi - ha al centro il pezzo forte della mostra: il Cavallo Pallavicini, il modello (senza cavaliere) in bronzo che l’artista toscano realizzò per convincere il duca Farnese a commissionargli la realizzazione delle statue equestri di Ranuccio e Alessandro. Altro pezzo di rilievo, un Cristo nudo del Mochi, sempre in bronzo, di proprietà del conte Orazio Zanardi Landi, presente all’inaugurazione.
«Abbiamo voluto rendere omaggio alla città con questa mostra - ha sottolineato il presidente della Banca Nenna dal loggiato di Palazzo Gotico - e celebrare i 400 anni dell’inaugurazione dei Cavalli della Piazza insieme ai nostri 90 anni che festeggeremo nell’imminente 2026». Il sindaco ha ringraziato la Banca «che ogni Natale ci regala una mostra», definendo l’iniziativa «meravigliosa» e ricordando il presidente Corrado Sforza Fogliani «che sarebbe molto contento di questa iniziativa». L’assessore Fiazza si è detto «orgoglioso per questa occasione che rappresenta una cosa unica nella storia dell’arte italiana». Il dott. Iommelli ha spiegato l’importanza di una rassegna «che ci permette di capire chi era Francesco Mochi» e che «ha messo insieme la città grazie alla disponibilità dei prestatori». Quest’anno Santa Lucia arriva a dorso di un cavallo, ha scherzato il direttore dei Musei Civici di Palazzo Farnese.
L’obiettivo della mostra che la Banca tradizionalmente offre alla città nel periodo natalizio è dunque quello di approfondire e celebrare il genio di Francesco Mochi (Montevarchi, 29 luglio 1580 - Roma, 6 febbraio 1654), colui che ha ideato e realizzato i maestosi monumenti equestri che adornano la piazza principale della nostra città, che prese il nome proprio dai cavalli dedicati a Ranuccio e Alessandro Farnese. Un omaggio che quest’anno l’Istituto di credito ha voluto dedicare con ancora maggior forza ai piacentini, focalizzando l’attenzione sui due simboli iconici della città a quattrocento anni dall’inaugurazione dei monumenti avvenuta nel 1625 (le opere furono realizzate tra il 1612 e il 1620 e completate appunto 4 secoli fa). L’evento rientra tra le iniziative di Rete Cultura Piacenza.
La mostra - aperta al pubblico al PalabancaEventi da sabato 13 dicembre 2025 a domenica 18 gennaio 2026 e patrocinata dal Comune di Piacenza - racconta perché fu decisa la costruzione dei due cavalli a Piacenza e il motivo che portò alla scelta dello scultore toscano. Non solo, la rassegna vuole promuovere la conoscenza dell’arte barocca e del contesto storico-artistico di Piacenza nel XVII secolo.
I contenuti della mostra (non solo espositiva) saranno accessibili attraverso diverse modalità di fruizione. L’allestimento è curato da NEO (Narrative Environments Operas) di Milano.
All’evento è stato dedicato un catalogo (“Piacenza e i suoi cavalli, Francesco Mochi e il genio equestre 1625-2025, stampa Kréati) a cura di Antonio Iommelli.

La camera delle meraviglie

PROGETTO SCIENTIFICO
La mostra è strutturata in quattro sezioni distinte:
• Tra studio e piazza. Questa sezione ha come fulcro il Cavallo Pallavicini (scultura del Mochi in bronzo, 94x120 cm, Roma, collezione Pallavicini) e offre una riproduzione virtuale immersiva dei due monumenti equestri di Piazza Cavalli. Ad arricchire questa parte dell’esposizione si potranno osservare stampe di alcune fotografie ad alta risoluzione realizzate dallo storico dell’arte Luca Canonici, le quali ritraggono i grandi capolavori di Francesco Mochi.
• Volti e ambizioni: Questa sezione pone la sua attenzione sul contesto storico di Piacenza tra il 1612 e il 1625, l’arco temporale in cui i due monumenti piacentini vennero commissionati e realizzati. Oltre ai ritratti del duca Alessandro Farnese, di suo figlio Ranuccio e di Margherita Aldobrandini, si potrà ammirare il San Luca di Giovanni Lanfranco, risalente al 1611. Quest’opera è una chiara testimonianza dei contemporanei legami culturali esistenti tra Piacenza e Roma, città verso la quale numerosi artisti provenienti dalle aree di Parma e Piacenza si diressero per completare la loro formazione su indicazione della famiglia ducale (come nel caso dello stesso Lanfranco, che lasciò importanti opere a Piacenza).
• Dalla cera al bronzo. Questa sala è interamente dedicata ai due monumenti equestri. Qui si potranno ammirare due litografie celebrative di Alessandro e Ranuccio Farnese. Per una migliore comprensione del processo produttivo, saranno esposti gli stampi in argilla e i modelli in cera provenienti dal Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza, che illustrano le fasi di creazione delle due sculture in bronzo. Inoltre, un touchvideo mostrerà e descriverà le storie raffigurate sui basamenti dei due monumenti.

• Le sfide del secolo/Dietro le quinte. Questa sezione ripercorre la storia della conservazione dei due cavalli nel corso del XX secolo. Oltre a testimonianze del loro ricovero nel castello di Rivalta durante i conflitti mondiali (evento qui ricordato dal dipinto di Gian Paolo Panini raffigurante il Castello), saranno esposte fotografie dei restauri condotti dal Polo di Mantenimento Pesante Nord di Piacenza e il Registro delle visite, che include la firma di Margaret d’Inghilterra in occasione di una sua visita ai monumenti.

Lo splendido Cavallo Pallavicini



FRANCESCO MOCHI
Formatosi a Firenze con il pittore manierista Santi di Tito, Francesco Mochi passò nella bottega di Camillo Mariani. I suoi principali modelli furono i grandi scultori attivi a Firenze nel Rinascimento, come Donatello, Michelangelo e Giambologna. Il suo primo capolavoro fu l’Annunciazione per il Duomo di Orvieto (1603-1608). Nel 1612 si trasferì a Piacenza (arrivato nella città emiliana tramite un cugino legato alla famiglia Farnese) dove realizzò i due monumenti equestri per Ranuccio ed Alessandro Farnese per la piazza principale della città, oggi nota come Piazza dei Cavalli proprio per la presenza delle due sculture. Dal 1629 tornò a Roma e completò la splendida statua, iniziata in gioventù, della Santa Marta per la Cappella Barberini in Sant’Andrea della Valle. Nel 1634 realizzò il bellissimo Battesimo di Cristo, nato per San Giovanni dei Fiorentini, ma mai collocatovi; fu in seguito posto su Ponte Milvio (oggi è a Palazzo Braschi). Nel 1640 terminò la Santa Veronica per uno dei pilastri della cupola di San Pietro in Vaticano, da considerare il suo capolavoro della vecchiaia.


PROGETTO ESPOSITIVO
Il progetto espositivo, a cura di NEO, per gli spazi del PalabancaEventi, nasce con l’intento di rimettere in scena la monumentalità dell’artista che ha lasciato un segno indelebile nella città. Il concept si sviluppa a partire da un’idea centrale: valorizzare, attraverso una narrazione immersiva e teatrale, la potenza plastica e il significato simbolico delle opere del Mochi, restituendo al pubblico un’esperienza di forte impatto visivo e contenutistico. All’ingresso della mostra, il visitatore viene accolto nel salone del Palazzo con quattro immagini semitrasparenti di grande formato, tratte dagli scatti di Luca Canonici, che delimitano un ambiente sospeso e suggestivo. All’interno di questo spazio, sei monitor disposti in due aree speculari offrono un montaggio sincronizzato di immagini e testi, permettendo di confrontare i dettagli e le peculiarità delle due statue equestri. Questo sistema narrativo, pensato per agire su tre schermi contemporaneamente, accompagna lo spettatore in una lettura attenta e coinvolgente delle opere. Al centro della sala campeggia la scultura del “Cavallo”, che diventa simbolo visivo della mostra e ne introduce immediatamente il senso profondo, evocando con forza il titolo e il tema generale. Nella sala posteriore, una seconda installazione multimediale amplifica il percorso esperienziale grazie a una grande videoproiezione che racconta i basamenti delle due statue, mettendo in luce le affinità e le differenze tra i due progetti scultorei. L’intenzione è quella di dare risalto non solo alla forma ma anche al significato, mostrando come ogni elemento delle opere contribuisca alla costruzione del mito. Le altre sale della mostra presentano un allestimento più tradizionale, ma coerente con l’impostazione complessiva.

ORARI
Giorni e orari di apertura:
da martedì a venerdì​​16-19
sabato e domenica​​10-13; 16-19

Aperture straordinarie:
26/12​​​10-13; 16-19
05/01​​​10-13; 16-19
06/01​​​10-13; 16-19
Chiusa tutti i lunedì e il 25 dicembre

Per informazioni:
relaz [DOT] esterne [AT] bancadipiacenza [DOT] it
0523 542137

INGRESSO LIBERO

Nelle foto di Del Papa l'inaugurazione della mostra dedicata al Mocchi.

Pubblicato il 13 dicembre 2025

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Sottocategorie

  • Un libro per capire le differenze tra cristianesimo e islam e costruire il dialogo

    uslam


    “La grande sfida che deve affrontare il cristianesimo oggi è di coniugare la più leale e condivisa partecipazione al dialogo interreligioso con una fede indiscussa sul significato salvifico universale di Gesù Cristo”. Con questa citazione del cardinale Raniero Cantalamessa si potrebbe cercare di riassumere il senso e lo scopo del libro “Verità e dialogo: contributo per un discernimento cristiano sul fenomeno dell’Islam”, scritto dal prof. Roberto Caprini e presentato di recente al Seminario vescovile di via Scalabrini a Piacenza grazie alle associazioni Confederex (Confederazione italiana ex alunni di scuole cattoliche) e Gebetsliga (Unione di preghiera per il beato Carlo d’Asburgo).

    Conoscere l’altro

    L’autore, introdotto dal prof. Maurizio Dossena, ha raccontato come questa ricerca sia nata da un interesse personale che l’ha portato a leggere il Corano per capire meglio la spiritualità e la religione islamica, sia da un punto di vista storico sia contenutistico. La conoscenza dell’altro - sintetizziamo il suo pensiero - è un fattore fondamentale per poter dialogare, e per conoscere il mondo islamico risulta di straordinaria importanza la conoscenza del Corano, che non è solo il testo sacro di riferimento per i musulmani ma è la base, il pilastro portante del modus operandi e vivendi dei fedeli islamici, un insieme di versi da recitare a memoria (Corano dall’arabo Quran significa proprio “la recitazione”) senza l’interpretazione o la mediazione di un sacerdote. Nel libro sono spiegati numerosi passi del Corano che mettono in luce le grandi differenze tra l’islam e la religione cristiana, ma non è questo il motivo per cui far cessare il dialogo, che secondo Roberto Caprini “parte proprio dal riconoscere la Verità che è Cristo. Questo punto fermo rende possibile un dialogo solo sul piano umano che ovviamente è estremamente utile per una convivenza civile, ma tenendo sempre che è nella Chiesa e in Cristo che risiede la Verità”.

    Le differenze tra le due religioni

    Anche il cardinal Giacomo Biffi, in un’intervista nel 2004, spiegò come il dovere della carità e del dialogo si attui proprio nel non nascondere la verità, anche quando questo può creare incomprensioni. Partendo da questo il prof. Caprini ha messo in luce la presenza di Cristo e dei cristiani nel Corano, in cui sono accusati di aver creato un culto politeista (la Santissima Trinità), nonché la negazione della divinità di Gesù, descritto sempre e solo come “figlio di Maria”. Queste divergenze teologiche per Caprini non sono le uniche differenze che allontanano il mondo giudaico-cristiano da quello islamico: il concetto di sharia, il ruolo della donna e la guerra di religione sono aspetti inconciliabili con le democrazie occidentali, ma che non precludono la possibilità di vivere in pace e in armonia con persone di fede islamica. Sono chiare ed ampie le differenze religiose ma è altrettanto chiara la necessità di dover convivere con persone islamiche e proprio su questo punto Caprini ricorda un tassello fondamentale: siamo tutti uomini, tutti figli di Dio. E su questo, sull’umanità, possiamo fondare il rispetto reciproco e possiamo costruire un mondo dove, nonostante le divergenze, si può convivere guardando, però, sempre con certezza e sicurezza alla luce che proviene dalla Verità che è Gesù Cristo.

                                                                                                   Francesco Archilli

     
    Nella foto, l’autore del libro, prof. Roberto Caprini, accanto al prof. Maurizio Dossena.

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