Menu
logo new2015 ok logo appStore logo googleStore

Centuplo

«Il Ceis è nato nella nostra cucina»
 

L’amicizia tra don Bosini, Benito e Gabriella Castellani e un gruppo di famiglie ha portato a Piacenza la novità di Progetto Uomo

9castellani bosini

“Don Giorgio, mi drogo, aiutami”. Nasce dal grido d’aiuto di una studentessa di 18 anni che don Giorgio Bosini aveva conosciuto quand’era assistente dell’Azione Cattolica Ragazzi l’associazione “La Ricerca Onlus” che nel 1980 porta, a Piacenza, l’intuizione del Progetto Uomo di don Mario Picchi.
Il germoglio di questa realtà, che sin dall’inizio ha voluto camminare con i ragazzi al fianco delle famiglie, è spuntato nella cucina di Benito e Gabriella Castellani. L’sos lanciato a don Bosini - che dei Castellani era grande amico - ha smosso persone, creato incontri, tessuto relazioni. Si è partiti con una cena a casa Castellani, si è arrivati alla nascita del Ceis, Centro Italiano di Solidarietà, poi diventato associazione “La Ricerca Onlus”.

A questa umanità ferita e allo sbando, che trascina con sé le proprie famiglie, Benito Castellani si è dedicato fino alla fine mettendo a disposizione dell’associazione la sua professionalità di informatico, ma anche la sua carica umana e la sua fede.

L’amore di Dio fa nuove tutte le cose

È dedicata a lui la nuova uscita, a firma di Barbara Sartori, della collana “Il centuplo quaggiù e l’eternità”, che gli abbonati al nostro settimanale ricevono in omaggio con questa edizione de il Nuovo Giornale. Volto noto del volontariato piacentino (è stato anche vicepresidente di Svep) Benito insieme alla moglie Gabriella è stato - oltre che tra i pionieri de “La Ricerca” - uno degli attivi protagonisti della nascente parrocchia di San Giuseppe Operaio, ideatore, con gli amici, di mille iniziative di aggregazione, dalle società sportive del quartiere alla “Festa da Steimbar”.

Originario di Sant’Andrea a Bagni, in provincia di Parma, dov’era nato nel 1939, rimasto orfano di padre e cresciuto in collegio, approda a Piacenza a quasi trent’anni come tecnico della “Olivetti” incaricato di seguire l’assistenza nelle aziende. Uomo dalla volontà ferrea e dal carattere taciturno, segnato dalle ferite dell’infanzia, nell’incontro con Gabriella, che sposa nel 1969, pensa di aver trovato casa. Ma entrambi devono fare i conti con i nodi del passato.
È nella loro parrocchia di San Giuseppe Operaio che incontrano il Cammino neocatecumenale, in un momento di fortissima crisi matrimoniale. È, per loro, un nuovo inizio. Benito non esitava a definire quello suo e di Gabriella un “amore redento” dall’amore stesso di Dio, che li ha spinti a spalancare le porte di casa al prossimo, a partire dai tossicodipendenti che iniziavano il percorso di recupero, fino ai bambini di Villa Grilli.

Ricostruire la persona

Benito e Gabriella - anche se con compiti differenti - sono stati “famiglia” per tanti ragazzi dell’associazione. Nei primi anni Ottanta l’urgenza era il dilagare dell’eroina. Con il tempo si sono affrontate nuove sfide: le persone con disturbi psichiatrici legati all’uso di sostanze, le “nuove droghe” chimiche che bruciano il cervello, l’emergenza Aids che ha portato alla nascita della casa “Don Venturini”, la necessità di accompagnare in un cammino di recupero le mamme tossicodipendenti con i loro bambini.

“La Ricerca” ha esteso i suoi gruppi di auto mutuo aiuto alle coppie in crisi, a chi rischia di scoppiare per il peso di un’assistenza faticosa a familiari anziani o malati, a chi vive il dolore del lutto. Ha avviato l’accoglienza a un gruppo di richiedenti asilo, fedele al mandato di Progetto Uomo di fornire, prima che una terapia, una rete di relazioni.
Ecco perché - a distanza di oltre trent’anni - Progetto Uomo mantiene la sua attualità e può essere applicato ovunque la persona viva una lacerazione, una condizione che la mette “a rischio”.
“Il cuore - spiega don Bosini - è la valorizzazione della propria identità, la conoscenza di Dio attraverso l’uomo, attraverso l’ascolto della sua domanda più profonda, quella sul senso della vita. La comunità prima che un luogo è uno stile di vita: la relazione è determinante per il recupero”.

I giovani delle Gmg e le Lodi all’hospice

Di carattere riservato, quasi spigoloso, ha saputo farsi accanto a tanti, sul lavoro, in parrocchia, nel volontariato.
La famiglia ne ha avuto piena consapevolezza soltanto dopo la morte, avvenuta dopo 12 anni di malattia il 14 dicembre 2013.
Nella debolezza della croce, l’amore di Dio da cui si era sentito avvolgere l’ha reso maestro e amico. È stato un testimone soprattutto per i giovani che ha accompagnato alle Giornate mondiali della Gioventù, l’ultima a Madrid, nel 2011, già gravemente malato. Ogni mattina, partivano da Piacenza per recitare le Lodi con lui attorno al suo letto all’hospice di Casalpusterlengo.

(pubblicato su "il Nuovo Giornale" di giovedì 1° dicembre 2016) 

Enrico Manfredini.
Un vescovo nel dopo Concilio

10manfredini

Mons. Manfredini, classe 1922, prete nel 1945,
è cresciuto come uomo e come sacerdote guardando ai grandi esempi
che aveva di fronte nella sua Milano, da S. Ambrogio a San Carlo,
dal cardinal Schuster a Montini, il futuro Paolo VI.
Fu lui a destinarlo come vescovo a Piacenza nel 1969.
Nel 1983 il passaggio a Bologna e nel dicembre dello stesso anno la prematura scomparsa.
Carattere deciso, fu un interprete di primo piano nella Chiesa del dopo Concilio.
“Tutti i giorni nella celebrazione della messa, mons. Enrico
- scrive in questa pubblicazione mons. Francesco Cattadori,
suo segretario negli anni ’70 - ha fatto testamento:
ha deciso a chi lasciare la vita, per chi morire. Aveva avuto in dono la vita,
per aver qualcosa di unico, di prezioso, di degno di Dio
da poter offrire a sua volta a Lui in dono”.

L'AUTORE.
Mons. Francesco Cattadori, nato a Piacenza nel 1941, è sacerdote dal 1965.
È stato formatore e poi rettore del Seminario vescovile della diocesi di Piacenza
e segretario del vescovo mons. Enrico Manfredini dal 1970 al ’75.
È stato parroco a Bardi e dal 1988 al 2005 ha fatto parte dei francescani minori dell’Umbria.
È stato parroco a Saliceto di Cadeo dal 2006 al 2009,
anno in cui è passato fino al 2013 alla parrocchia di Rivalta.
Oggi è canonico della Cattedrale di Piacenza, assistente ecclesiastico
dell’Associazione “Familiari del clero” e cappellano dell’istituto delle Figlie di Gesù Buon Pastore.

Enrico Manfredini.
Un vescovo nel dopo Concilio
Supplemento a "il Nuovo Giornale" di giovedì 15 dicembre 2016

Disponibile in redazione (Piacenza, via Vescovado 5)
Per informazioni: tel. 0523.325995 -

Carmen Cammi,
“la mente e il cuore prima di tutto”

A Carmen Cammi, storica assistente sociale dell’Usl di Piacenza e tra i protagonisti della vita ecclesiale degli scorsi decenni della Chiesa piacentina soprattutto nel settore della testimonianza della carità, è oggi dedicata l’associazione dei volontari della Caritas diocesana.
Sulla figura di Carmen Cammi, morta nel 1987 a 53 anni, interviene l’autrice della pubblicazione, Lucia Romiti.

cammi“Il tratto principale di Carmen che caratterizzava la sua professionalità, era sicuramente la speciale sensibilità e il massimo rispetto che quotidianamente metteva in ogni sua parola e intervento. Persona di grandi vedute, riusciva a coniugare in modo equilibrato il dovere di rispettare la nuova normativa e l’esigenza di rispettare la vita. Anche a noi colleghe giovani con poca esperienza o appena uscite dal percorso universitario, si rivolgeva con il massimo rispetto, senza evidenziare i nostri errori o le nostre inadeguatezze ma stimolando l’approfondimento e valorizzando l’apporto professionale. Ci ha fatto amare la professione dell’assistente sociale”. Così ricorda Carmen Cammi, Rosalia Serena, una delle assistenti sociali che lavoravano nel Servizio Area minori e disabili dell’Usl numero 2 negli anni Ottanta. Servizio che operava sul territorio della Val Trebbia, della Val Nure e di Piacenza città.
A guidare il gruppo, dall’81 all’87, la piacentina Carmen Cammi, deceduta a causa di una malattia incurabile nella notte tra il 30 e il 31 luglio 1987.
Di famiglia modesta e molto dignitosa, Carmen era nata a Piacenza il 16 gennaio 1934, primogenita di tre figli. Il percorso scolastico la porta a Milano a frequentare la Scuola superiore di servizio sociale Ensiss.
Capace, metodica e molto umana, viene assunta presso l’Enaoli (Ente nazionale assistenza orfani dei lavoratori italiani) di Piacenza prima ancora di diplomarsi. Poi il passaggio all’Usl e l’assunzione di un ruolo dirigenziale portato avanti con grande equilibrio e coraggio. Tutti ricordano il suo sorriso, la sua gentilezza, la sua dedizione al lavoro, il suo saper andare oltre gli steccati politici e culturali.
Iscritta al partito della Democrazia cristiana, è consigliere comunale dal ‘65 all’ ‘80. È molto attiva nel mondo del volontariato e dell’associazionismo e negli anni in cui a Piacenza è vescovo mons. Enrico Manfredini partecipa al sorgere dell’Assofa (Associazione solidarietà familiare) e del “Dopo di noi”.
Dal 1998 l’associazione onlus che raggruppa i 600 volontari in servizio presso la Caritas diocesana di Piacenza porta il suo nome. Carmen infatti è stata anche tra le prime collaboratrici della Caritas. L’attuale direttore, Giuseppe Chiodaroli, così la ricorda: “L’ho conosciuta come generosa, disponibile: non risparmiava energie per i poveri e per le Commissioni che allora si sono create all’interno della Caritas: una volontaria doc”.
Molto determinata e tesa al benessere delle persone, Carmen Cammi è stata alla guida del Servizio Area minori e disabili dell’Usl numero 2 in un tempo di grandi cambiamenti sociali.
Profondamente religiosa e cresciuta nell’Azione Cattolica, ha affrontato con grande serenità e affidamento tre gravi malattie che negli anni l’hanno colpita. Non si è mai sposata, la sua vita erano il suo lavoro, i colleghi, le amiche con cui amava viaggiare, la famiglia di origine con la quale ha sempre vissuto. La mamma, Maria, le diceva sempre: “La mente e il cuore prima di tutto”.

Lucia Romiti

Benito Castellani.
L'amore "redento"  apre all'accoglienza

9castellani COP

Benito Castellani nasce a Sant’Andrea a Bagni, in provincia di Parma,
nel 1939. Rimasto orfano di padre e cresciuto in collegio,
dopo aver cambiato città e diversi lavori approda a Piacenza
come tecnico della “Olivetti” incaricato di seguire l’assistenza nelle aziende.
Uomo dalla volontà ferrea e dal carattere taciturno,
segnato dalle ferite dell’infanzia, nell’incontro con Gabriella,
che sposa nel 1969, pensa di aver trovato casa.
Ma entrambi devono fare i conti con i nodi del passato.
Sono sul punto di separarsi quando l’amore di Dio
li raggiunge attraverso le catechesi del Cammino neocatecumenale:
la loro relazione rinasce e li apre a prospettive impensate.
Diventano protagonisti della vita della parrocchia di San Giuseppe Operaio
e, insieme all’amico di sempre don Giorgio Bosini, sono tra i fondatori
dell’associazione “La Ricerca Onlus”.
Benito muore il 14 dicembre 2013 dopo 12 anni di malattia:
un calvario che ha vissuto affidandosi a Dio.

L'AUTRICE.
Barbara Sartori, giornalista professionista,
laureata all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano,
è redattrice del settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio
Il Nuovo Giornale e collabora con Avvenire.
Per la collana “I Santi in tasca” (edita da “Il Nuovo Giornale”
con “Nuova Editrice Berti”) ha scritto “Madre Teresa di Calcutta”,
“Suor Leonella Sgorbati”, “Gregorio X”, “Bertilla Antoniazzi”
e “Giancarlo Bertolotti”.
Per la collana “Testimoni della fede” de Il Nuovo Giornale
è autrice delle biografie di Santa Francesca Saverio Cabrini,
Sant’Angela Merici, Serafina Farolfi, Giuseppe ed Assunta Marchetti,
San Michele Arcangelo, San Raffaele Arcangelo.
Per la collana “Il Centuplo quaggiù e l’eternità” ha scritto il libretto
“Agostino Sisteli. L’educazione è cosa del cuore”.
Per le “Paoline” ha scritto le biografie della beata Margherita
di Città di Castello, di Sant’Agnese Segni e di San Colombano.

Benito Castellani.
L'amore "redento" apre all'accoglienza
Supplemento a "il Nuovo Giornale" di giovedì 1 dicembre 2016

Disponibile in redazione (Piacenza, via Vescovado 5)
Per informazioni: tel. 0523.325995 -

Carmen Cammi.
"L'importante sono la mente e il cuore"

8cammi COP

Carmen Cammi nasce a Piacenza nel 1934.
Dopo aver frequentato a Milano
la Scuola superiore di Servizio sociale Ensiss,
inizia a lavorare come assistente sociale
presso l’Enaoli (Ente nazionale assistenza
agli orfani dei lavoratori italiani) di Piacenza.
È molto apprezzata a livello professionale e umano.
Cresciuta nell’Azione cattolica, si iscrive al partito della Dc
e dal ‘65 all’ 80 è eletta consigliere comunale.
A cavallo tra gli anni Settanta e Ottanta diventa dirigente
del Servizio sociale, area minori e disabili, dell’Usl 2.
Molto attiva nel mondo del volontariato e dell’associazionismo,
è tra le prime collaboratrici della Caritas
che nel 1998, dopo la sua morte avvenuta
nel 1987, a soli 53 anni, le ha dedicato l’associazione onlus
“Carmen Cammi”, che oggi raggruppa 600 volontari
distribuiti in 35 servizi.

L'AUTRICE.
Lucia Romiti, laureata in filosofia all’Università degli studi di Macerata e giornalista, 
è redattrice della rivista del Rinnovamento nello Spirito Santo,
collabora con il settimanale della diocesi di Piacenza-Bobbio “Il Nuovo Giornale” 
e con alcune testate locali marchigiane.
Per la collana “Testimoni della fede” de “Il Nuovo Giornale” è autrice delle biografie 
di San Damiano di Molokai, Santa Teresa Couderc, Don Angelo Lolli, Teresa Maruffi, 
Fra’ Serafino da Pietrarubbia, Padre Giuseppe Bocci, Celestina Donati, Pio X (per ragazzi).
Per la collana “I santi in tasca” è autrice delle biografie di Giovanni Paolo II, 
Zelia e Luigi Martin, Padre Pio da Pietrelcina, Santa Teresa Benedetta della Croce, 
Pio X, Paolo Burali e Andrea Avellino.
Per la collana “Il centuplo quaggiù e l’eternità” è autrice dei libretti dedicati a don Luigi Bergamaschi, mons. Antonio Lanfranchi, Felice Fortunato Ziliani, Francesca Conti e Giovanni Spezia.

Carmen Cammi.
"L'importante sono la mente e il cuore"
Supplemento a "il Nuovo Giornale" di giovedì 17 novembre 2016

Disponibile in redazione (Piacenza, via Vescovado 5)
Per informazioni: tel. 0523.325995 -

"Il Nuovo Giornale" percepisce i contributi pubblici all’editoria.
"Il Nuovo Giornale", tramite la Fisc (Federazione Italiana Settimanali Cattolici), ha aderito allo IAP (Istituto dell’Autodisciplina Pubblicitaria) accettando il Codice di Autodisciplina della Comunicazione Commerciale.

Amministrazione trasparente