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Lo Spirito Santo Paraclito, filo diretto con Dio

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Il vangelo di Giovanni riporta queste parole di Gesù: “Non vi lascerò orfani: verrò da voi. Ancora un poco e il mondo non mi vedrà più; voi invece mi vedrete, perché io vivo e voi vivrete. In quel giorno voi saprete che io sono nel Padre mio e voi in me ed io in voi”.
Essere orfani vuol dire mancare degli affetti più cari che ci hanno generato, crescere da soli senza la dimensione paterna e materna dell'amore.
È in quel vuoto che veniamo insidiati, non ci sentiamo amati e tutto ci crolla addosso.
Le nostre più grandi ferite sono nella mancanza di amore, di attenzione, di cura filiale e si protrarranno per tutta la vita, radicandosi nel nostro intimo.
Ora Gesù ci avvisa che sta venendo da noi. Compie il primo passo e ci manda un “consolatore” per alleviare la nostra solitudine, lo Spirito Santo.
Qui c'è tutta la forza dell'incarnazione.
Lo Spirito Santo è la terza persona della Santissima Trinità: è un tutt'uno con il Padre e con il Figlio, è il vicolo di passaggio dentro di noi di un vero amore filiale che prenda il posto della solitudine, della ferita, della mancanza da cui siamo piegati e per cui ci sentiamo impotenti.

Dio può curare le nostre infermità più profonde con lo Spirito Consolatore e quelle ferite che l'umano non riesce a riempire, perché ci guarisce.
Ecco perché chi incontra Cristo, non è più la stessa persona.
Il mondo non vede lo Spirito Paràclito, quello spirito di verità che il mondo non può ricevere perché non lo riconosce.
Voi lo riconoscerete perché scenderà in voi e vi rimarrà, dice Gesù.
Lo Spirito Santo è un dono per chi ha riconosciuto Dio come Padre e questo cambia per sempre la vita, lo vediamo nelle conversioni eclatanti.
Chi ha incontrato Gesù, ha consegnato la sua vita alla misericordia.
Così c'è l'oggi di Dio che incorpora le ferite del nostro passato, le rivendicazioni, gli abbandoni e tutto viene trasformato dall'amore di Dio in una possibilità nuova.
L'oggi di Dio è nuova partenza: a volte questo cammino avviene in tempi molto brevi, oppure può volerci tutta la vita.
La guarigione attuata dallo Spirito Santo che è dentro di noi, a noi spetta solo di adorare Cristo nei nostri cuori, sempre pronti a rendere testimonianza della speranza che genera in noi.
Avremo motivo di sperare e saremo noi stessi “consolatori”, ma sarà un’opera di trasformazione del nostro cuore che richiede fede.

Estratto dalla Lectio mattutina
di madre Maria Emmanuel Corradini,
abbadessa del Monastero benedettino di San Raimondo,
del 17 maggio 2020, Giovanni 14,15-21

a cura di
Gaia Leonardi


Pubblicato il 21 maggio 2020

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  • In Cattedrale è stato ricordato il beato Secondo Pollo

    pollo

    Lunedì 26 dicembre il vescovo mons. Adriano Cevolotto ha presieduto la messa in Cattedrale a Piacenza nella memoria del beato Secondo Pollo, cappellano militare degli alpini. Vi hanno partecipato i rappresentanti delle sezioni degli Alpini di Piacenza e provincia e i sacerdoti mons. Pierluigi Dallavalle, mons. Pietro Campominosi, cappellano militare del II Reggimento Genio Pontieri, don Stefano Garilli, cappellano dell'Associazione Nazionale degli Alpini di Piacenza, don Federico Tagliaferri ex alpino e il diacono Emidio Boledi, alpino dell'anno nel 2019.
    Durante la Seconda guerra mondale, il sacerdote parte per la zona di guerra del Montenegro (Albania), dove trova la morte il 26 dicembre dello stesso anno, colpito da fuoco nemico mentre soccorreva un soldato ferito. 
    Originaio di Vercelli, fu beatificato il 24 maggio 1998 da papa Giovanni Paolo II. 

    Nella foto, il gruppo degli Alpini presenti in Cattedrale con il vescovo mons. Adriano Cevolotto.

    Pubblicato il 27 dicembre 2022

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