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Notizie Varie

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Parte la settimana internazionale del Romagnosi all'insegna della multiculturalità

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Sono stati ricevuti  nella mattinata di oggi martedì 11 febbraio nell'aula consiliare del Municipio, gli studenti protagonisti del progetto Erasmus+ "Be real@school" che coinvolge l'Istituto Romagnosiin team con tre scuole europee le cui delegazioni - provenienti da Ungheria, Germania e Belgio - condivideranno questa settimana, proprio a Piacenza, la prima tappa del percorso che le vedrà collaborare nei prossimi mesi.Ad accogliere il gruppo la sindaca Katia Tarasconi e l'assessore alle Politiche Giovanili e Next Generation EU Francesco Brianzi, affiancati dalla dirigente scolastica dell'istituto Romagnosi Raffaella Fumi, dalla vice preside Daniela Scaglioni e dalla referente del progetto Alessandra Olivieri, unitamente alle docentitedescheKati Tonn e Hannah GesistestdelNiedersächsisches InternatsgymnasiumdiEsens, Evy Van Cauteren e Flore De OstdellaVZW Katholieke Scholen Groot-Bornemin Belgio, Timea Nagy e Judith Porcsin per l'istituto unghereseToth Arapd Gimnasium di Debrecen.

Evento il 14 febbraio

Il progetto Erasmus+ in questione si focalizzasui temi della diversità e dell'inclusione, della sostenibilità ambientale, del benessere individuale e collettivo, della cittadinanza europea e del ruolo delle istituzioni. Durante la loro permanenza a Piacenza, gli studenti stranieri saranno impegnati, con i loro coetanei italiani, in workshop scolastici e presso la Caritas diocesana, con una trasferta a Torino per visitare la cooperativa sociale "Raggio". Il tutto culminerà nella mattinata di venerdì 14 febbraio, nella cornice del salone monumentale di Palazzo Gotico, dove circa 250 studenti daranno vita, in un'atmosfera internazionale, all'evento "Bridge Builders: celebrating Diversity and Inclusion Together". Nell'occasione, gli studenti e le studentesse dell'Istituto Romagnosi, che rappresentano 25 nazionalità diverse, allestiranno una mostra volta a far conoscere, alla comunità scolastica, ai loro "colleghi" Erasmus+ e alla cittadinanza, la propria cultura, mentre tra sfilate di costumi tipici, canti e presentazioni del percorso svolto durante queste giornate vissute insieme andrà in scena una composita performance collettiva.

Pubblicato l'11 febbraio 2025

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Il Giorno del Ricordo: una tragedia che ha segnato profondamente la storia italiana

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Al Giardino dei Martiri delle Fobie, nell'area verde tra via Trivioli e via Buozzi, si è svolta la cerimonia commemorativa delle vittime delle Foibe e della tragedia istriana nel secondo Dopoguerra. Hanno partecipato, tra le autorità, il prefetto Paolo Ponta, la presidente della Provincia Monica Patelli e la sindaca Katia Tarasconi.
Dopo gli interventi istituzionali,
in chiusura, dopo il momento di preghiera affidato al parroco di San Giuseppe Operaio don Federico Tagliaferri, hanno preso la parola gli alunni della classe 5°C della primaria Vittorino da Feltre - salutati, al termine, anche dal ministro per gli Affari Europei Tommaso Foti - che hanno immaginato cosa significhi racchiudere i propri affetti e le proprie cose più care in una valigia, come è accaduto alle popolazioni istriane e giuliano-dalmate costrette a lasciare le proprie terre. Presenti anche, accanto agli esponenti di istituzioni e associazioni, una delegazione del Consiglio comunale dei Ragazzi di Gragnano e una rappresentanza della Consulta provinciale degli studenti.

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L'intervento della sindaca Tarasconi

Sono trascorsi più di vent'anni, da quando il Parlamento italiano ha istituito per legge il Giorno del Ricordo, restituendo la doverosa dignità e la dimensione collettiva della memoria a una tragedia che ha profondamente segnato la storia del nostro Paese, ma troppo a lungo è stata offuscata, soggetta a un processo di rimozione politica che ne ha impedito il pieno e legittimo riconoscimento. Onorare questa ricorrenza come stiamo facendo oggi, nell'area verde intitolata ai Martiri delle foibe, significa allora rinnovare il senso di commossa partecipazione al dramma della popolazione istriana e giuliano-dalmata, restituendo giustizia e ripercorrendo le orme dei nostri connazionali che nel secondo Dopoguerra hanno dovuto lasciare la loro terra d'origine per vivere, come profughi, nella propria Patria. Nelle donne e negli uomini che subirono, sino alle estreme conseguenze, la brutalità impietosa delle milizie partigiane di Tito, nelle famiglie che persero per sempre i propri cari nella profondità delle fenditure carsiche, nei militari e civili che pagarono con la vita le proprie radici italiane - tra loro anche esponenti delle Forze dell'ordine e dell'Arma, sacerdoti, antifascisti e membri del Cln - identifichiamo le vittime di una disumanità che, come ha ammonito in più occasioni il presidente Mattarella, è "il frutto della discriminazione e della vendetta, a qualunque titolo esercitati". Conoscere il passato ci permette di trarne una lezione universale: l'odio e la violenza generano solo altro odio, altra violenza che mai, agli occhi e nella coscienza di uno Stato civile e democratico, possono trovare giustificazione. Per questo avvertiamo più forte che mai, in una Giornata come quella odierna che richiama in modo così netto le nefandezze e l'orrore del totalitarismo, la responsabilità condivisa e l'urgenza di costruire una cultura di pace, trasmettendo alle giovani generazioni la consapevolezza che non esiste valore più grande. Ciò che avvenne, dopo l'8 settembre 1943, in quel lembo orientale al confine con i Balcani, non si può dimenticare: le esecuzioni sommarie, gli arresti e le torture, gli stupri, le testimonianze atroci dei sopravvissuti che raccontano l'indicibile dei corpi ammassati, le ombre delle persone costrette a camminare in fila, legate le une alle altre, verso la voragine. Tacere, o restare indifferenti, ci rende sempre e comunque colpevoli. Ma gran parte del Paese scelse di voltarsi dall'altra parte anche dopo il Trattato di Parigi, mentre più di 300 mila italiani fuggivano le persecuzioni e l'ostilità del regime jugoslavo per cercare rifugio nei campi allestiti lungo la spina dorsale della Penisola. Lo spiega bene uno scrittore, Diego Zandel, venuto al mondo "oltre il reticolato di Servigliano", nelle Marche, dove i suoi genitori erano approdati abbandonando Fiume: "Ci divideva dal paese un muro alto; ci sentivano diversi, ci sentivamo diversi. E così quando passammo ai padiglioni del Villaggio Giuliano-Dalmata della Capitale. I romani non capivano bene chi erano quelle duemila persone sistemate nei dormitori, che parlavano quello strano dialetto. E noi sentivamo di essere altri da loro. Ancora la frontiera, di cui sono figlio. La frontiera che continuo a portarmi dentro".

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Il prefetto Porta

Pur in una ricorrenza dolorosa, desidero iniziare il mio intervento con una sottolineatura positiva, alla quale lo scorso anno ho solo accennato. Proprio l’altro ieri, 8 febbraio, le Città gemelle di Gorizia in Italia e Nova Gorica in Slovenia sono divenute Capitale Europea della Cultura “senza confini”, “borderless”, come recita il motto dell’evento. A tale proposito, sono ancora vive nella nostra memoria le immagini del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella e dell’allora Presidente Sloveno Borut Pahor che, mano nella mano, il 17 luglio 2020 rendevano omaggio alla Foiba di Basovizza – l’oltraggio di questi giorni non modifica nulla – e al Monumento ai Caduti Sloveni. A margine di quello storico avvenimento, in occasione della restituzione alla minoranza slovena in Italia del “Narodni Dom” (Casa del Popolo) di Trieste, incendiato dai fascisti nel 1920, il nostro Capo dello Stato così si espresse: “la storia non si cancella e le esperienze dolorose, sofferte dalle popolazioni di queste terre, non si dimenticano”. E in effetti, la riappacificazione e la memoria condivisa, dovute anche all’inclusione di Croazia e Slovenia nell’Unione Europea, non possono far dimenticare né gli eccessi nazionalisti del regime nei confronti delle popolazioni di lingua e cultura slava, né, tantomeno, le immani sofferenze patite dalle popolazioni italiane negli ultimi anni della seconda guerra mondiale e nel periodo immediatamente successivo, fino al Trattato di Pace di Parigi del 10 febbraio 1947, con il quale venivano fissati gli attuali confini orientali del nostro Paese. Mentre il resto d’Italia veniva progressivamente liberato dall’oppressione nazifascista, in Venezia Giulia, Istria e Dalmazia, le milizie comuniste jugoslave di Tito ponevano in essere una vera e propria persecuzione nei confronti non solo di militari, funzionari statali e appartenenti al Partito fascista, ma anche di persone inermi, di vario orientamento politico o del tutto neutrali, compresi anziani, giovani e donne. Valga per tutti un nome, quello di Norma Cossetto, torturata e violentata prima di essere gettata in una foiba nel 1943, insignita dal Presidente Ciampi della Medaglia d’Oro al Merito Civile alla Memoria nel 2005. Migliaia di italiani infoibati, spesso ancora vivi, centinaia di migliaia costretti all’esilio, profughi in Patria, ammassati in centri di raccolta e spesso accolti con diffidenza e ostilità, anziché con un doveroso abbraccio, dai propri connazionali. Cerchiamo allora di rimediare, sia pur tardivamente, a quella mancanza, abbracciando idealmente, in questa giornata, i profughi ancora viventi, i loro figli, i loro familiari. Non siete più soli, non sarete mai più soli. In un’Europa purtroppo sfregiata dalla ricomparsa di un nazionalismo e di un imperialismo che, forse ingenuamente, ritenevamo consegnati alla Storia, le vicende del nostro confine orientale ci insegnano che soltanto rispettando la dignità di ogni persona in quanto tale, a prescindere dalle origini, dalle opinioni e dalla lingua, potremo conseguire una Pace autentica, fondata sulla Giustizia, e non solo sull’ apparente assenza delle ostilità.

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La presidente della Provincia Patelli

La cerimonia che ci riunisce qui oggi ci consente di rendere un partecipe omaggio alle migliaia di vittime di feroci brutalità e alle centinaia di migliaia di profughi di una vicenda cupa e drammatica della storia europea. Il Giorno del Ricordo - istituito dal Parlamento nel 2004 - ci aiuta a “conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani e di tutte le vittime delle fòibe, dell’esodo dalle loro terre degli istriàni, fiumàni e dàlmati nel secondo Dopoguerra e della più complessa vicenda del confine orientale”. Il nostro commosso pensiero va quindi a ogni persona torturata, fucilata o gettata viva nelle profondità delle fòibe, e a chi fu deportato o costretto all’esodo dalla propria terra, come avvenne nel caso di oltre trecentomila nostri connazionali. Queste tremende violenze, benché accertate e documentate, sono state a lungo tempo sottovalutate o addirittura negate: “Una pagina strappata nel libro della nostra storia” - come la definì il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella - che occorre rileggere, con coraggio e con maturità, per accrescere e rafforzare la nostra consapevolezza sulle scelte da fare oggi e per il futuro. Il Giorno del Ricordo costituisce infatti un’occasione importante anche per ampliare lo sguardo in relazione a ciò che possiamo imparare dalle tragiche lezioni del passato. Gli eventi della Seconda guerra mondiale ci rammentano che le radici delle ingiuste sofferenze dei popoli si trovano negli egoismi, nell’odio ideologico e nell’odio etnico, nei regimi e nei totalitarismi di ogni tipo. Tutto ciò deve costituire un mònito per ciascuno di noi, come Istituzioni e come singoli cittadini: ne sono una fin troppo evidente conferma le vite spezzate, le famiglie distrutte e i sogni infranti da sopraffazioni, torture e sanguinosi conflitti dei nostri giorni.

Nelle foto di Del Papa, la commemorazione del Giorno del Ricordo.

Pubblicato il 10 febbraio 2025

Il gruppo Casalasco promuove uno screening preventivo anti-tumore

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Una delle armi migliori per preservare la propria salute è la prevenzione. Per questo, Gruppo Casalasco, da sempre attento al benessere delle proprie persone, promuove dal 2017 a favore dei suoi dipendenti, campagne di screening preventivo per la diagnosi precoce dei tumori, in collaborazione con Anvolt (Associazione Nazionale Volontari Lotta contro i Tumori) sezione di Parma. Quest’anno l’attività è rivolta in particolare alla diagnosi precoce del cancro alla tiroide. L’azienda in queste settimane ospita presso i suoi stabilimenti di Rivarolo del Re (Cr), Fontanellato e Busseto (Pr), Gariga e San Polo di Podenzano, i medici qualificati di Anvolt e le loro strumentazioni per lo screening ecografico a cui i dipendenti possono sottoporsi durante l’orario di lavoro in forma totalmente gratuita. L’attività si colloca all’interno del percorso “Wellbeing in Casalasco”, che prevede diverse altre iniziative, tutte pensate per migliorare il benessere delle persone che lavorano all’interno del gruppo. “L’attenzione alle persone è tra i nostri valori fondanti e crediamo moltissimo in queste attività – spiega Giovanna Poletti, Global Shared Value & Quality del Gruppo Casalasco -. Grazie alla collaborazione con Anvolt Parma, nel corso degli anni è stata offerta la possibilità ai dipendenti dei siti del gruppo Casalasco di usufruire di diverse campagne di screening per la diagnosi precoce dei tumori e di ricevere informazioni utili in tema di prevenzione e corretti stili di vita. Si tratta di iniziative che registrano ogni volta un altissimo numero di adesioni e sono molto apprezzate dai dipendenti”.

“La prevenzione è fondamentale e, purtroppo, a volte viene sottovalutata, quando invece dovrebbe essere la nostra prima arma di difesa – commenta Iris Bortolotto, responsabile Anvolt delegazione di Parma -. È infatti il mezzo più efficace per fermare il tumore prima che diventi un pericolo, permettendo di intercettare eventuali segnali in una fase precoce e aumentando significativamente le possibilità di intervento e guarigione. Siamo lieti di collaborare con Casalasco per questa opportunità che l’azienda dà ai suoi dipendenti: diffondere la cultura della prevenzione e sensibilizzare le persone sull’importanza dei controlli periodici è una delle nostre missioni più importanti”. “La nostra presenza, per il secondo anno consecutivo e a così alti livelli, nella classifica di Statista conferma il nostro impegno per rendere la nostra attività più sostenibile, che si traduce in azioni concrete e mirate”, dichiara Costantino Vaia, amministratore delegato di Casalasco. “Siamo impegnati su più fronti, da quello agricolo a quello industriale, lungo tutta la filiera. Progetti come l'innovation center e il parco agrivoltaico che saranno centrali in questo 2025, sono il frutto di una strategia imperniata su una crescita sostenibile e che abbraccia a 360 gradi tutta la nostra attività”.

Pubblicato il 10 febbraio 2025

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«Progetti del cuore» porta due nuovi mezzi per Aism e Pa San Giorgio

Progetti del cuore veicoli 

Progetti del Cuore, grazie al generoso contributo di alcune imprese piacentine, ha consegnato nei giorni scorsi due nuovi veicoli destinati ai cittadini più fragili a sostegno delle iniziative di Aism (associazione italiana sclerosi multipla) di Piacenza e della Pubblica Assistenza di San Giorgio. I veicoli garantiranno alle due realtà attive sul territorio di continuare il loro operato erogando importanti servizi come attività di trasporto organizzato e di accesso alle strutture sociosanitarie, ritiro di farmaci, supporto a tutte le necessità di natura sociale e quelle quotidiane di incontri e socializzazione.
Collaborando con comuni, associazioni e aziende virtuose, Progetti del Cuore conferma il suo impegno a sostegno del bene comune, supportando progetti volti a migliorare la qualità di vita delle comunità, con un'attenzione particolare a bambini, anziani e cittadini con disabilità. “Con questa duplice iniziativa - ha commentato Daniele Ragone, amministratore unico di Progetti del Cuore - il territorio di Piacenza si arricchisce di ulteriori strumenti volti a migliorare concretamente la qualità della vita dei cittadini più fragili, ricordandoci che da soli possiamo fare poco, ma insieme possiamo agire per il bene comune”.

Pubblicato il 10 febbraio 2025

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Pronti i nuovi corsi professionali finanziati dalla Regione

Corsi online formazione

Sostegno al lavoro e all'innovazione nella nuova offerta di corsi di formazione approvata dalla Giunta regionale. Con l’obiettivo di favorire l’occupazione, rafforzare le competenze dei cittadini e rispondere alle esigenze delle imprese in un contesto di profonda trasformazione economica. Con uno stanziamento complessivo di 8,1 milioni di euro, superiore al budget iniziale previsto dal bando, la Regione ha messo a punto il programma di formazione per l’inserimento e reinserimento nel mercato del lavoro. I corsi rispondono in particolare alle richieste delle imprese di profili professionali legati alla transizione ecologica e digitale dei processi produttivi e dei mercati. “Questo piano di formazione mira a generare lavoro di qualità - afferma il vicepresidente con delega allo Sviluppo economico e formazione professionale, Vincenzo Colla -, a contrastare le diseguaglianze e accompagnare l’Emilia-Romagna nella transizione ecologica, attraverso un investimento senza precedenti sulle persone e sulla loro capacità. L’impegno della Regione sulla base del Patto per il lavoro e per il clima e della Strategia regionale dell’Agenda 2030, mette al primo posto il rafforzamento delle condizioni per accedere a un’istruzione di qualità, equa e inclusiva, e acquisire quelle competenze necessarie a rafforzare la propria posizione lavorativa o l’occupabilità a fronte dei processi di cambiamento di tutti i settori produttivi, delle filiere manifatturiere e dei servizi connessi e della filiere del terziario”. I corsi coprono l'intero territorio regionale e sono relativi alle filiere dell’agroalimentare, della meccanica, meccatronica e motoristica, edilizia e costruzioni, moda e tessile, servizi di informazione e comunicazione come reti telematiche, dispositivi, servizi web. Ampio spazio nei corsi anche alle professionalità per i servizi avanzati alle imprese tra cui logistica, energia e ambiente, servizi alle persone tra commercio e distribuzione, turismo e ristorazione e tutti i processi trasversali di gestione di impresa. L’offerta è costruita in percorsi modulari e flessibili per consentire alle persone l’acquisizione di competenze dal livello base a quello intermedio fino all’avanzato. Prevede corsi da 24 ore, per conseguire un attestato di frequenza, e corsi da 64 ore riferiti al Sistema regionale delle qualifiche, che prevedono il rilascio di una Scheda di capacità e conoscenze.

TUTTI I CORSI DISPONIBILI SUL SITO ORIENTER

Tutti i percorsi formativi sono disponibili nella banca dati online Orienter, dove vengono inserite le opportunità di formazione finanziate dalla Regione Emilia-Romagna, attraverso il Fondo sociale europeo, e i corsi autorizzati per lo svolgimento di specifiche professioni o per il raggiungimento di una qualifica. L’attivazione dei singoli corsi terrà conto della effettiva domanda da parte delle persone. Per candidarsi bisogna aver assolto l’obbligo d'istruzione e il diritto-dovere all'istruzione e formazione ed essere residenti o domiciliati in Emilia-Romagna. Le ricerche possono essere effettuate secondo diversi criteri di selezione, dalla sede del corso alla qualifica di riferimento e alla tipologia di formazione. Per ciascun percorso sono indicati anche riferimenti dell’ente di formazione che gestisce il corso.

Pubblicato il 10 febbraio 2025

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