La Delegazione di Piacenza “Livio Scotti” del Moto Club Polizia di Stato nell’anno appena trascorso, ha deciso di sostenere l’attività della sede locale dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti nonché il Piano Marco Valerio del Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S. Il Piano Marco Valerio è un fondo destinato ai figli, malati cronici, del personale della Polizia di Stato ed è l’Ente al quale – per Statuto - tutte le delegazioni d’Italia del Moto Club Polizia di Stato fanno pervenire quanto raccolto per beneficenza, nell’ottica del rispetto della condizione di disagio e dolore di chi ha figli gravemente ammalati Grazie quindi ad una lunga serie di eventi organizzati lo scorso anno - ed anche a numerose donazioni di privati - gli iscritti piacentini al Moto Club hanno raccolto 2.900 euro che sono stati già devoluti agli enti beneficiari. Il Presidente della sede di Piacenza dell’Unione Italiana Ciechi ed Ipovedenti Giovanni Taverna e la Vice Presidente Franca Aliprandi nei giorni scorsi hanno accolto con calore e riconoscenza la rappresentanza della nostra Delegazione del Moto Club Polizia di Stato, che ha consegnato loro la cifra destinata, rappresentata simbolicamente anche da un variopinto maxi assegno. Dal cordiale incontro è emerso come la sinergia che si è stretta tra queste due realtà potrebbe portare, in un prossimo futuro, a nuove e più ampie collaborazioni, alla luce della comunione di intenti a favore di chi è più sfortunato. - La Delegazione di Piacenza del Moto Club Polizia di Stato, guidata sin dalla sua costituzione nell'anno 2010 dal Sostituto Commissario Michele Mauro, responsabile dell'Ufficio Minori della nostra Questura, da sempre è impegnata in attività benefiche a favore di chi ha più bisogno. Nel corso degli anni sono stati raccolti quasi 17.000 euro che sono stati destinati a diverse iniziative in città, ma anche sul territorio nazionale, al Piano Marco Valerio del Ministero dell’Interno – Dipartimento della P.S al quale, in questi ultimi due anni, sono stati devoluti ben 1.650 €, ed il tutto in stretta collaborazione con altri motoclub della nostra provincia, quali il Moto Club d’Epoca Tarquinio Provini ed i Pistoni Tonanti di Carpaneto Piacentino.
Terzo mandato per Sergio Bertaccini alla guida della Pro Loco di Castel San Giovanni. Il consiglio direttivo – scelto qualche settimana fa dai propri soci – nella sua prima riunione convocata per mercoledì 12 febbraio ha votato il proprio presidente che guiderà la Pro Loco per i prossimi quattro anni. Si tratta di una conferma per Bertaccini, che si pone al timone del sodalizio castellano per la terza volta. “Sono molto contento e onorato di ricoprire questo incarico – ha dichiarato il neo-presidente – cercherò di portare avanti il bene della nostra città, delle associazioni, del territorio e delle attività commerciali. Abbiamo un grande compito e insieme punteremo a migliorare il nostro lavoro. Il nostro intento è quello di creare un team che possa condividere il più possibile idee e competenze. Una condivisione che si estende anche ai soci al di fuori del consiglio direttivo”. Oltre al presidente sono state distribuite anche tutte le altre cariche: Antonella Cirillo, vicepresidente; Angelo Laface, cassiere/tesoriere con l’aiuto di Bertaccini e Cirillo; Davide Prati, segreteria, con l’aiuto di Danilo Agosti e Daniela Garrini; Sebastiano Calabrò, magazzino e attrezzatura, con l’aiuto di Eugenio Ramundo, Alessio Vecchia e Michele Mihaylov; Bruno Francesconi, cucina, con l’aiuto di Livia Manzini e Alice Tosca. “L’obiettivo di questo consiglio – prosegue Bertaccini – è quello di incrementare lo sviluppo, la collaborazione e la condivisione con tutte le realtà del territorio. Sarà importante anche la sinergia e il lavoro con la Cabina di Regia del Comune di Castel San Giovanni, il motore di tutte le iniziative e il luogo di confronto tra i tanti soggetti che operano nella nostra città”. Il compito del nuovo consiglio direttivo è ora di tracciare un programma per il 2020 con un calendario eventi. Una volta stilata la bozza, sarà presentata in una nuova assemblea, dove i soci potranno intervenire approvandola oppure portando consigli. Il presidente è stato investito inoltre del ruolo di responsabile delle attività dell’Info Point della Val Tidone e Val Luretta (gestito proprio dalla Pro Loco castellana) e potrà avvalersi del contributo e dell’apporto di alcuni soci per proseguirne l’attività. In quest’ottica, inoltre, lo scorso 3 febbraio è stato siglato un protocollo d’Intesa tra Pro Loco di Castel San Giovanni, associazione La Valtidone e Associazione Casagrande per la gestione dell’Info Point e una promozione strutturata delle due vallate.
Da diversi anni ormai all’Istituto Superiore di Istruzione Industriale “Guglielmo Marconi” di Piacenza si parla di ambiente e di tutela ambientale. Nell’ambito di un più ampio progetto di educazione ambientale, sono state trattate le tematiche più importanti con l’intento di fornire agli allievi gli strumenti per comprendere la natura che ci circonda, la sua salvaguardia e i comportamenti che ciascuno può assumere per limitare l’inquinamento e per contrastare i cambiamenti climatici. Quest’anno si è voluto approfondire l’argomento forse più comune, ma non per questo banale, come quello della tutela boschiva e del patrimonio forestale ovvero gli ambienti naturali a noi più vicini ed il loro utilizzo sostenibile. A tal proposito si sono tenuti due incontri che hanno avuto quale relatore il Maresciallo Gianluca Mancinelli, Comandante della Stazione Carabinieri Forestali di Bettola. Il Maresciallo, dopo aver illustrato i compiti, l’organizzazione e le prerogative dell’Organizzazione Forestale dell’Arma dei Carabinieri agli oltre 150 studenti del biennio e del triennio riuniti in Auditorium, ha sviluppato alcuni concetti ambientali già affrontati dagli allievi nel corso dell’anno scolastico. Sono state approfondite in particolare le tematiche della sostenibilità ambientale, della biodiversità, della tutela delle aree boscate e relativi collegamenti con le ultime cronache di dissesto idrogeologico anche a livello locale. Grazie alla pregressa preparazione degli studenti, si è potuto argomentare in modo interdisciplinare trattando nozioni base di bio-chimica e fisica al fine di voler fornire spunti di riflessione utili allo sviluppo di una autonoma capacità di analisi delle tematiche ambientali. Di fatto, si è voluto sottolineare come il concetto di educazione ambientale non possa essere relegato ad una semplice materia scolastica bensì ad un vero e proprio stile di vita da mantenere anche dopo il percorso di studi. La tutela dell’ambiente, inteso non come un bene privato ma di tutta la comunità, comincia dal sensibilizzare la collettività, soprattutto i ragazzi tramite incontri formativi per incentivare le persone ad avere uno stile di vita sostenibile. E proprio parlando ai giovani, che oltre a rappresentare il futuro della nostra società costituiscono anche la fascia più sensibile e più reattiva del corpo sociale, si cerca di porre rimedio alla noncuranza e all’indifferenza che stanno lentamente uccidendo il nostro pianeta. Per questo motivo, la loro educazione anche in campo ambientale costituisce da sempre un’autentica attività di polizia preventiva che per certi versi non è meno importante di quella attività di polizia repressiva con cui è più facile che i cittadini identifichino le forze dell’ordine.
Creare un ponte tra discipline scientifiche e discipline umanistiche. È questa l’anima alla base de “I Giovedì della Bioetica 2020”, il ciclo di appuntamenti, organizzato dalla Sezione Emilia Romagna dell’Istituto Italiano di Bioetica col sostegno della Fondazione di Piacenza e Vigevano, che si propone di interrogare la cittadinanza, sollecitando un dibattito culturale, intorno a tematiche di rilevanza scientifica, filosofica e morale e alle loro ricadute pratiche nella nostra vita quotidiana. Dopo l’ottimo riscontro dell’anno scorso, l’iniziativa torna quest’anno con otto incontri che vedranno ospiti studiosi italiani, dal profilo nazionale ed internazionale, i quali interverranno nel Salone d’Onore di Palazzo Rota Pisaroni su alcune delle grandi sfide etiche del nostro tempo, con particolare attenzione ai temi dell’integrazione persona-macchina, del cervello plastico, delle cellule staminali e delle malattie neurovegetative, di come il cervello genera la coscienza, delle meccaniche della natura e dell’ecosistema, della morte e del morire. Si parte il 12 marzo con l’incontro che vedrà protagonista Valter Tucci, dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova, dal titolo “Le basi neurogenetiche del male”. Il 44enne ricercatore proverà, attraverso gli studi effettuati nel campo della genetica, ad aprire un orizzonte di riflessione nuovo rispetto ad alcune delle domande che da sempre interrogano l’essere umano e che oggi, più che mai, continuano ad essere cruciali: che cos’è il bene? E il male? Cattivi si nasce? Si diventa? Si può smettere di esserlo? “I giovedì della Bioetica” si svilupperanno quindi lungo tutto l’arco dell’anno, fino all’appuntamento conclusivo del 12 novembre. “Gli autori e i temi delle conferenze di quest’anno - ha spiegato Giorgio Macellari, curatore scientifico dell’iniziativa e presidente dalla Sezione Emilia Romagna dell’Istituto Italiano di Bioetica - hanno come sfondo comune l’interrogazione sulle implicazioni etiche delle innovazioni scientifiche e biotecnologiche. L’obiettivo è divulgare il metodo e i progressi raggiunti in queste aree del sapere, per costruire una cittadinanza scientifica qualificata. Anche il mondo politico va coinvolto, nonostante, soprattutto in Italia, abbia tradizionalmente dimostrato una sorta di idiosincrasia verso il sapere scientifico: una classe dirigente che si muove in un sistema complesso e altamente dinamico come quello attuale non può infatti più esimersi dall’appoggio della scienza e degli interrogativi etici che solleva”. “Vogliamo creare un collegamento tra cultura umanistica e cultura scientifica - ha evidenziato Alberto Dosi della Fondazione di Piacenza e Vigevano -. Anche quest’anno sosteniamo quest’iniziativa perché tra gli scopi fondamentali del nostro ente c’è quello di diffondere la cultura: solo con una crescita culturale della città, infatti, possiamo migliorare la nostra vita”. Alla conferenza di presentazione del ciclo di appuntamenti – moderata dal giornalista Gaetano Rizzuto - era presente anche il gastroenterologo Fabio Fornari, che ha evidenziato come “con I Giovedì della Bioetica si promuova il sapere a tutto tondo, visto come opportunità per la crescita individuale e sociale, fisica e psicologica, intellettuale e spirituale”.
IL PROGRAMMA DE “I GIOVEDÌ DELLA BIOETICA 2020” - Si parte il 12 marzo, ore 17.30, con lo scienziato Valter Tucci dell’IIT (Istituto Italiano di Tecnologia) di Genova che affronterà il tema “Le basi neurogenetiche del male”; il 26 marzo, sempre alle 17.30, si terrà l’incontro con Alberto Oliverio dell’Università La Sapienza di Roma che parlerà del tema “Il cervello plastico”; il 2 aprile sarà Alberto Martinelli, dell’Università di Milano, a parlare di “Scienza e Democrazia: un progetto europeo”; il 23 aprile, Maria Chiara Carrozza, della Scuola Superiore Sant’Anna di Pisa, affronterà “Le sfide etiche dell’integrazione persona-macchina”; si conclude la prima parte dell’anno, il 21 maggio, con Elena Cattaneo, dell’Università di Milano, che tratterà il tema “Cellule staminali e malattie neurovegetative: i passi della scienza e dell’uomo”. “I Giovedì della Bioetica” riprenderanno in autunno, il primo ottobre, con Giuseppe Longo, dell’Ecole Normale Supérieure di Parigi e della Tufts University di Boston, che parlerà del tema “Meccaniche della natura ed ecosistema verso un’etica e un’analisi diverse del vivente”. L’8 ottobre ci sarà un gradito ritorno, con lo scienziato piacentino Matteo Cerri dell’Università di Bologna che spiegherà al pubblico “Come il cervello genera la coscienza”. L’ultimo appuntamento sarà il 12 novembre con lo scienziato Giuseppe Remuzzi, direttore dell’Istituto Mario Negri di Milano, con l’incontro dal titolo “Morte e morire. Non è ora che cominciamo a parlarne quando stiamo ancora bene?”.
Nuovi strumenti di investimento per i risparmiatori e forme alternative di finanziamento a disposizione delle piccole e medie imprese. Li ha brillantemente illustrati il dott. Gabriele Pinosa, amministratore unico di Gospa consulting, nel corso del partecipato incontro che si è tenuto a Palazzo Galli (Salone dei depositanti) per iniziativa della Banca di Piacenza. Il relatore è stato presentato del presidente del Cda dell’Istituto di credito Giuseppe Nenna, che ha ricordato quanto sia importante la diffusione dell’educazione finanziaria «per una banca che non ha mai fatto derivati e subprime, né ha mai venduto diamanti». Il presidente Nenna ha anche precisato - anticipando due argomenti della serata - che la Banca di Piacenza non applicherà tassi negativi alla clientela e che gli strumenti finanziari innovativi «sono alternativi e non sostitutivi di quelli del sistema bancario». Il dott. Pinosa ha inizialmente affrontato due problemi storici. Il primo, l’allocazione del risparmio delle famiglie italiane («a novembre 2019 erano 1.400 i miliardi lasciati sui conti correnti in un mondo che gira al contrario, dove i debitori per indebitarsi prendono soldi e ai creditori capita l’inverso») che deve puntare a una maggiore diversificazione degli asset investiti, alla diminuzione della quota detenuta in liquidità e all’aumento della redditività prospettica dell’investimento. Il secondo problema è invece quello del finanziamento delle Pmi, che sconta l’eccesso di dipendenza delle fonti finanziarie dal sistema bancario, la sottocapitalizzazione di numerose aziende e il difficile reperimento di risorse finanziarie alternative.Dopo aver fatto una fotografia alle piccole e medie imprese italiane (nel 2018 risultavano essere 156.754, di cui 130.300 piccole e micro imprese, occupando 4 milioni di addetti), il dott. Pinosa ha ricordato gli interventi legislativi che hanno cercato di canalizzare una parte dei risparmi degli italiani verso le Pmi e passato i rassegna gli strumenti finanziari a disposizione delle imprese e degli investitori. Dal lato delle imprese, gli strumenti di private debt sono, tra gli altri, i minibond, le cambiali finanziarie, le obbligazioni subordinate e partecipative. Sempre dal lato imprese («a cui è imposto un cambio di mentalità, soprattutto se a gestione familiare»), sono stati ricordati gli equity instruments (dove l’equity rappresenta il capitale proprio dell’impresa): il private equity, l’equity crowfunding e lo Spac (un veicolo, costituito dai promotori-sponsor, finalizzato a raccogliere capitali - attraverso la quotazione - che serviranno per l’acquisizione successiva di una società target). «Dal lato degli investitori - ha spiegato il dott. Pinosa - i risparmiatori possono accedere agli investimenti che finanziano l’economia reale, comprese le Pmi, attraverso degli strumenti collettivi del risparmio, in cui la decisione di allocazione del capitale investito è deputata ad un gestore professionale, con una diversificazione utile alla riduzione del rischio assunto». Tre gli strumenti a disposizione: i Fia (Fondi d’investimento alternativi, il cui portafoglio non comprende bonds, equity, cash), i Pir (Piani individuali di risparmio, che rappresentano un “contenitore fiscale” di strumenti finanziari che permette ai risparmiatori persone fisiche di investire il proprio denaro in maniera diversificata, usufruendo di interessanti incentivi fiscali) e gli Eltif (Fondi chiusi che puntano a creare un metodo alternativo di finanziamento alle Pmi affiancandosi ai Pir; sono caratterizzati da bassa liquidità e orizzonte temporale lungo). Il dott. Pinosa ha concluso il suo intervento osservando che «le Pmi hanno timore ad avvicinarsi a questi nuovi strumenti, ma c’è un modo per vincere la paura: fare un salto di qualità attraverso la piattaforma di servizi integrati Elite, creata proprio per supportare le piccole e medie imprese nella realizzazione dei loro progetti di crescita». Elite - nata dalla collaborazione tra Borsa italiana e Mef, Abi, Confindustria, Fondo italiano d’investimento, Academy e Bocconi - a fine 2019 ha superato le 1.400 imprese, di cui 840 italiane, per 100 miliardi di ricavi e 560mila dipendenti in 45 Paesi del mondo.
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